E' stato scoperto a Bologna un monumento agli omosessuali sterminati nei lager nazisti, e questa è una buona notizia. La notizia cattiva, invece, è che l'ARCI GAY, insieme all'amministrazione comunale comunista di Bologna, si è dimenticata di commemorare anche le centinaia di migliaia di omosessuali e lesbiche sterminati, deportati, esiliati, letteralmente scomparsi nei paesi a regime comunista.
Forse la memoria può tradire e far dimenticare che Stalin reintrodusse il reato di omosessualità nel 1933, che da allora in poi furono organizzate retate di massa, soprattutto negli ambienti artistici di Mosca, Odessa e Leningrado. Che il futuro di una intera generazione di intellettuali omosessuali fu drammaticamente segnato (Sergei Esenin, Nikolai Kliuev, Mikhail Kuzmin, Sofia Parnok, Yury Zavadsky, Pavel Antokolsky, tanto per citarne qualcuno). Che Georgy Chicherin, capo della diplomazia sovietica per anni, fu internato in clinica psichiatrica a forza e poi allontanato dall'incarico. Che Sergei Eisenstein fu "caldamente invitato" a sposarsi. Che tutte le poche testimonianze sulla questione pervenute da quel paese negli anni che vanno dal 1933 a ieri sono terrificanti.
Ci si può dimenticare, o far finta di non conoscere tutto. Tranne che la feroce repressione attuata dfal regime comunista cubano e da qurello cinese, tutt'ora operanti. Non delle condizioni di vita allucinanti nelle quali hanno vissuto per decenni gli omosessuali dell'est europeo. Non del silenzio entro il quale migliaia - o forse centinai adi migliaia - di vite omosessuali sono state spente.
La cattiva coscienza dei partiti comunisti ci ha messo 50 anni buoni per riconoscere lo sterminio attuato dai nazisti anche nei confronti degli omosessuali in quanto tali, oltre che nei confronti degli ebrei, degli zingari, degli oppositori politici. Quanto ci metteranno per riconoscere l'orrore nel quale hanno vissuto e sono morti gli omosessuali e le lesbiche nei regimi comunisti? ENZO CUCCO ANGELO PEZZANA