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Partito Radicale Olivier - 10 gennaio 1996
Lettera di Francisco CHAVIANO

Questa lettera di Francisco CHAVIANO indirizzata ad Emma BONINO è arrivata alla sede del partito a Roma, insieme ad un esemplare della cartolina del PR "Libertà per Cuba, libertà per Chaviano". Ricordiamo che Francisco è stato condannato a 15 anni di galera al termine di un processo-farsa e che si trova ora nel carcere di Punto del Est da dove si è iscritto due anni fa e riscritto poi al Partito Radicale.

Sig.ra Emma Bonino

Commissario dell'Unione Europea

Aiuti Umanitari, Protezione dei Consumatori e Pesca.

Membro del Partito Radicale, transpartito transnazionale

Carcel de Punto del Est, 10 gennaio 1996

Gentile correligionaria,

Le scrivo con molto piacere dopo due anni di desideri repressi, a causa della condizione di prigionia in cui mi trovo. In questo posto, dove siamo considerati dei "Contro-rivoluzionari" e tenuti accanto a dei prigionieri comuni, non è minimamente riconosciuta la mia condizione né di prigioniero di coscienza, né quella di prigioniero politico.

La nostra vita, sottomessa, oltre al resto, ad una costante vigilanza da parte della Sicurezza di Stato - che è disposta a fornire piccole concessioni se mi comporto bene, ciò si intenda come non scrivere lettere come questa o non rendere pubbliche le mie richieste davanti al Tribunale Supremo o al Presidente Fidel Castro - è, infine, una costante, sistematica pressione, affinché mi adegui agli interessi del Governo.

In realtà, tale proposta è inaccettabile; non è possibile contare sul mio consenso per occultare i documenti che provano che la sentenza di 15 anni fu determinata dalla polizia politica a partire dal dicembre 1991, cioè quando questa mi intimò ad abbandonare il paese e a lasciare il mio lavoro sui "desaparecidos" perché, se non l'avessi fatto, mi avrebbe condannato a tale pena. Questa fu la vera ragione di tutto, il resto è il risultato dell'incessante accusa cui sono stato oggetto da quel momento, mediante una serie di aggressioni contro la mia persona e la mia famiglia.

Non è possibile considerare legittima la farsa giuridica di cui sono stato vittima, dal momento che l'udienza si è svolta a porte chiuse, in un tribunale circondato da rappresentanti della Sicurezza di Stato e in cui non è stata neanche concessa la presenza dei miei avvocati; per non parlare delle condizioni che hanno dato luogo ai fatti: non sono state accettate le prove documentali a mio favore, cosi come i testimoni, i quali avrebbero potuto dimostrare la responsabilità delle autorità in tutta la vicenda. Gli stessi documenti presentati dal MINISTERO (Fiscalia) come prova di "Rivelazione di segreti" - ragione per la quale mi si condanna - non sono stati letti nel corso dell'udienza, poiché contengono i piani di aggressione da parte della polizia politica contro la mia persona. Se tutto questo non bastasse, sono stato drogato con un farmaco per ostacolare la mia partecipazione all'udienza.

Per tutti questi motivi, continuerò ad insistere affinché si dichiari nullo il giudizio pronunciato e venga autorizzato un nuovo processo, questa volta pubblico e in cui siano rispettate le garanzie giuridiche.

Comunque, lo scopo di questa lettera non è parlare di me, bensì quello di esprimerLe, in primo luogo, la mia gratitudine per tutte le azioni realizzate a mio favore dal Partito Radicale, durante il periodo in cui Lei occupava l'incarico di Segretario dello stesso. Vorrei inoltre sottolinearLe che mi identifico profondamente con la linea del Partito e Le assicuro che sarò (?) un esponente coraggioso della lotta comune per un mondo migliore, più umano e meno violento. Sentiremo la sua mancanza come dirigente del Partito, ma contemporaneamente ci rallegriamo molto della sua designazione a Commissario dell'Unione Europea nel dossier "Aiuti Umanitari". Parlo al plurale poiché Le esprimo non solo la mia opinione, ma anche quella dei miei colleghi prigionieri politici (i pochi con cui sono in contatto, data la separazione impostaci), insieme ai quali penso che la Sua promozione sarà molto proficua per la causa del P.R., che è anche la nostra.

I miei compatrioti in questione, mi riferisco al prigioniero di coscienza Ruben Hoyos, attivista nei diritti umani, condannato a 8 anni di prigione per "Propaganda Nemica", di cui ha già scontato sei, nonostante il suo stato precario di salute; Marcos Hernandez, che ha già scontato sei anni di una condanna di 20 per "spionaggio", sentenza che gli è stata inflitta sulla base di supposte informazioni, non presentate a giudizio, di un agente non identificato, ma la cui vera ragione fu quella di aver avuto legami con gruppi dell'opposizione durante l'esilio, nel periodo in cui era ufficiale della Marina della Pesca (?) (ha chiesto di essere ammesso nel P.R.); l'ing. Rafael Fernandez, che ha trascorso in prigione tre dei 15 anni di condanna per un delitto "costruito" di "pirateria", ma che in realtà è da ricondurre al furto di una imbarcazione priva di equipaggio, affondato nel porto, con il proposito di far uscire clandestinamente numerose persone; arrestato in alto mare, il tribunale ha sentenziato che l'uso de

ll'imbarcazione per fini differenti a quelli cui era destinata costituisse, inverosimilmente, un atto di "pirateria" (anch'egli ha chiesto l'ammissione al P.R.). E infine il giovane Arturo Suarez Ramos, in carcere da nove anni per una condanna di 30 per "pirateria aerea", nella quale si è sicuramente trovato coinvolto, considerata l'immaturità propria della sua età; ciononostante, in seguito si è convertito, in un valido attivista del Comitato Cubano Pro-Diritti Umani in prigione, gruppo in cui entrò a far parte nel 1988 e dove ha svolto un arduo lavoro, ragione per la quale ha subito rappresaglie di ogni tipo.

I miei compatrioti ed io ci siamo trovati in disaccordo con la politica nord-americana nei confronti del governo cubano, che consideriamo inefficace e scorretta, cosi come la legge Torricelli. Crediamo invece più appropriata la posizione di apertura dell'Europa, ma nutriamo dei timori che questa possa risultare troppo ingenua, dato che il governante cubano è uomo molto abile e potrebbe verificarsi che la buona volontà europea non venga corrisposta come di dovere.

Vorremmo attirare la Sua attenzione sui cambiamenti occorsi a Cuba negli ultimi anni, poiché, se si osservano attentamente, si può dedurre che non corrispondono ad una politica indirizzata verso l'inserimento nell'economia di mercato, come invece è opportuno al giorno d'oggi; al contrario, si soddisfa strettamente il fabbisogno necessario per mantenersi al potere. L'apertura si inquadra nell'ambito del cosiddetto "capitalismo di Stato", in cui è il governo l'unico che tratta con il capitale straniero; si osservi inoltre che persino la mano d'opera rimane estranea alla relazione di mercato che si viene a stabilire, dal momento che il lavoratore può rivendicare solo una piccola parte del suo stesso salario, quella che il governo ritiene opportuno assegnargli. Le aperture per la popolazione in sé sono minime ed obbediscono ai bisogni estremi.

In materia di "Diritti Civili e Politici", il governo è reticente nel fare concessioni di qualsiasi tipo. Recentemente si è recata a Cuba la Troica (?) dell'Unione Europea, presieduta dallo spagnolo Pico de Coana, con l'obiettivo di trattare con le autorità cubane l'inserimento di questo paese in un trattato con l'Unione Europea, molto conveniente, contenente anche la cooperazione economica. Le nostre informazioni sono scarse e lacunose ma, secondo quel che ci è giunto, ci risulta che la Troica abbia suggerito al governo cubano, tra varie richieste, un'amnistia generale per i prigionieri politici, il rispetto dei Diritti Umani e una revisione del Codice Penale. Secondo quello che abbiamo udito, il governo cubano si è dimostrato reticente riguardo a tali richieste, per poi affermare, all'ultimo momento, che avrebbe adempiuto quanto suggerito in modo volontario e graduale.

Secondo la storia della nostra Repubblica, i dittatori del passato furono propensi alle Amnistie dei Prigionieri Politici, come nel caso di Gerardo Machado, che ne concesse tre in sette anni di potere; anche Furgencio Batista ne concesse alcune, di cui lo stesso Fidel Castro fu probabilmente il maggior beneficiato, considerando la gravità del suo delitto e il poco tempo che trascorse in carcere. Nonostante tutto ciò, il nostro presidente attuale non condivide questa tendenza storica, giacché in 37 anni non ha concesso neanche una sola amnistia. In tutto questo tempo, i prigionieri politici sono serviti come mezzo per le trattative del presidente cubano, il quale li ha messi in libertà a piccoli gruppi, per congratularsi delle azioni di alcune personalità e facendo apparire tali iniziative come un atto di benevolenza da parte sua, cosa falsa, dato che le persone messe in libertà avevano già pagato in eccesso il delitto commesso, semmai delitto c'è stato.

In materia di delitti contro le forze di Sicurezza di Stato, sono comuni le condanne che oltrepassano di gran lunga l'entità del delitto commesso. I processi penali seguiti in questi casi non offrono la minima garanzia, sono pervasi di esagerazione, prove false e sentenze decise a priori. L'udienza è una farsa nel senso pieno della parola, considerato che la difesa è letteralmente manipolata ed agisce sotto una forte pressione intimidatoria.

Per tutte le ragioni elencate, crediamo che il ricorso all'Unione Europea è essenziale affinché si facciano i primi passi verso l'instaurazione di uno stato di diritto nel nostro paese. Se il governo cubano non adempie a tutto ciò, che è il minimo che si possa chiedere, allora questo dimostrerebbe che non c'è serietà, né buona volontà nel cosiddetto processo di trasformazione e di apertura. Pertanto, l'Europa dovrà rafforzare la propria posizione.

Avrei ancora molto da dirLe, ma questa lettera è già molto lunga e temo inoltre che le parole non possano esprimere quello che vorrei. La autorizzo a fare della presente quello che Lei ritiene più opportuno.

Augurandole un anno di successi personali, La saluto affettuosamente.

Francisco CHAVIANO GONZALEZ

Presidente del Consiglio Nazionale

per i Diritti Civili a Cuba.

Membro del Partito Radicale.

 
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