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Archivio federalismo
Jadrejcic Tamara, Manzi Silvja - 31 dicembre 1994
Processo a Milosevic: la Comunità internazionale (5)

LE RESPONSABILITA' DELLA COMUNITA' INTERNAZIONALE

a cura di Tamara Jadrejcic e Silvja Manzi

SOMMARIO: Ripercorrendo cinque anni di dichiarazioni e di decisioni mai rispettate, questo capitolo evidenzia le grandi capacità di Milosevic a giocare sulle numerose contradizioni della comunità internazionale: dai vecchi riflessi anti tedeschi del Quai d'Orsay e del Foreign Office alla solidarietà ortodossa, dalla debolezza dell'ONU alla inesistenza di una politica europea degna di questo nome, dai proclami americani alla vigliacheria degli Stati europei, ...

- 25 settembre 1989 - incontro Milosevic-Vlasov (primo presidente della Repubblica russa)

- 11 maggio 1990 - discorso di Milosevic in una fabbrica di Pancevo; critica la Croazia e la Slovenia colpevoli di aver permesso la supervisione nelle recenti elezioni ai rappresentanti di potenze straniere, la Jugoslavia "non ha bisogno dell'aiuto di nessuno per aiutarla ad introdurre la democrazia".

(dall'ANSA 1990, 11 maggio 1990)

- 19 luglio 1990 - il Parlamento serbo approva una lettera di protesta contro "l'unilaterale e inaccettabile risoluzione" del Parlamento europeo in cui "indirettamente si suggerisce la formazione dello Stato albanese sul territorio della Serbia".

(dall'ANSA 1990, 19 luglio 1990)

- 13 marzo 1991 - incontro segreto tra Iazov (ministro difesa sovietico) e Kadijevic (ministro difesa jugoslavo) a Mosca

- 31 marzo 1991 - i primi incidenti mortali a Plitvice

- 29 aprile 1991 - l'esercito federale occupa il villaggio croato di Kijevo (20 Km da Knin)

- 30 maggio 1991 - Milosevic tiene una relazione all'Assemblea popolare della Serbia - il Parlamento serbo - con la proposta in cinque punti della soluzione della crisi jugoslava:

"(...) Non è la prima volta che ci scontriamo con le intenzioni delle grandi forze, che in rapporto con loro si arrivi ad una posizione del tutto inuguale e dipendente solo perché siamo un paese piccolo e perché non ci comportiamo nel modo che è di loro gradimento. (...) Quello che ci colpisce, e che dovrebbe allarmare tutti i popoli, è un certo assurdo per cui oggi, nel tempo di grandi valori democratici e umanistici, si applica la violenza politica, si annuncia quella economica e non si esclude quella fisica sui popoli e sulle persone che tengono alla propria autonomia e indipendenza. (...) Vorrei credere che i rappresentanti americani in Jugoslavia abbiano ingannato il proprio governo per quanto riguarda i fatti sulla Jugoslavia e sulla Serbia, con l'aiuto dei politici del nord-ovest del nostro paese che sotto il termine 'democrazia' gli hanno venduto il secessionismo. (...)"

(dal quotidiano Borba di Belgrado, 31 maggio 1992, numero 151, pag. 1)

- 28 giugno 1991 - la prima missione della "trojka CE" (De Michelis, Poos e Van der Broek)

- 2 luglio 1991 - il generale Adzic, capo di Stato maggiore federale, dichiara ufficialmente lo stato di guerra

- 5 luglio 1991 - la CE sospende gli aiuti al governo federale per oltre 900 milioni di dollari e la vendita di armi

- 6 luglio 1991 - missione della "trojka CE" a Brioni (Croazia), si parla dell'invio degli osservatori CE per vigilare sulla tregua tra unità slovene ed esercito federale

- 7 luglio 1991 - l'accordo, con la mediazione europea, per una moratoria sull'indipendenza di Croazia e Slovenia, di tre mesi

- 14 luglio 1991 - gli osservatori CE arrivano a Zagreb

- 24 luglio 1991 - Tudjman chiede l'intervento dei Caschi Blu dell'ONU

- 7 agosto 1991 - dall'intervista di Milosevic rilasciata alla "Sky Network":

"(...) ... praticamente la Presidenza decise per proprio conto un controllo jugoslavo sul cessate-il-fuoco. Non fu possibile cancellare la decisione della Presidenza. Noi siamo una nazione indipendente, uno Stato sovrano, e perché dobbiamo farlo sulla base del Memorandum d'intesa, quando possiamo farlo con, e attraverso, le autorità jugoslave, che sono ora in funzione, spero in modo efficiente? (v.c.t.) (...) Tutti gli stranieri in questa nazione sono ben accetti, ma non i soldati. Sapete che noi abbiamo perso metà della nostra popolazione nella prima guerra mondiale, e quasi altrettanto nella seconda, combattendo per la libertà. Non ci piace la presenza militare straniera qui in Jugoslavia, soprattutto quando, penso, vi accorgete del fatto che questo tipo di presenza militare in Jugoslavia, presenza militare straniera, non è in conformità con l'indipendenza di uno Stato. (...) Bene, credo che nessuno dall'esterno possa giudicare la credibilità della Presidenza e delle istituzioni della Jugoslavia. Dobbiamo

pulire la nostra casa da soli. (...) Spero che saremo in grado di risolvere la nostra situazione, e vogliamo cooperare con la Comunità Europea, ma su basi egalitarie e non che essa si intrometta in cose interne alla Jugoslavia. (...)"

- 12 settembre 1991 - la conferenza di pace all'Aja

- 16 settembre 1991 - giunge a Belgrado Lord Carrington, presidente della Conferenza di pace sull'ex Jugoslavia

- 17 settembre 1991 - firmato il cessate-il-fuoco tra serbi e croati con la mediazione di Lord Carrington

- 25 settembre 1991 - l'ONU decide un embargo sull'importazione delle armi

- 5 ottobre 1991 - dalla dichiarazione di Milosevic alla TV di Belgrado:

"E' stato fatto un grande passo avanti con il fatto che la Conferenza dell'Aja ha accettato di invitare i legittimi rappresentanti di SAO (Regione autonoma indipendente) di Krajina e SAO Slavonia orientale. (...) Se tenete conto di questa decisione ed anche dei principi che ha posto la Conferenza, cioè che le soluzioni non possono essere imposte con la forza e che si deve rispettare il diritto all'autodeterminazione e la volontà del popolo, ciò vuol dire che questa volontà, che sicuramente sarà espressa autenticamente da parte dei legittimi rappresentanti di una e dell'altra Krajina, sarà rispettata come base per raggiungere la soluzione finale del loro status."

(dal quotidiano Politika di Belgrado, 5-10-91)

6 ottobre 1991 - dalla dichiarazione di Milosevic dopo la Conferenza dell'Aja:

"(...) i cittadini della Serbia e il popolo serbo in tutto il paese, hanno accolto l'ultimatum e le minacce, presenti nella Dichiarazione della Comunità europea, con grande amarezza. Noi rifiutiamo questo ultimatum come atto di pressione e violenza non compatibile con l'ordinamento democratico che si vuole costruire in Europa, come forte violazione dell'uguaglianza delle parti che partecipano ai lavori della Conferenza."

(dal quotidiano Politika, Belgrado 6-11-91)

- 13 ottobre 1991 - Cyrus Vance incontra a Belgrado Markovic, Milosevic, il ministro della difesa e il capo di Stato Maggiore; Milosevic ribadisce le sue posizioni: non si può accettare che le frontiere amministrative diventino frontiere tra due Stati con un atto unilaterale

- 15 ottobre 1991 - incontro di Milosevic e Tudjman con Gorbaciov a Mosca, firmano un memorandum d'intesa

- 18 ottobre 1991 - piano europeo di pace respinto dalla Serbia e dal Montenegro

- 31 ottobre 1991 - durante l'incontro con il commissario CE, Wijnaendts, Milosevic dichiara che la Serbia "non si piegherà ad alcun ultimatum" e che la Serbia "rifiuta di accettare che la Conferenza dell'Aja decreti la fine della Jugoslavia"

(fonte TANJUG, dall'ANSA 1990) (v.c.t.)

- 5 novembre 1991 - Milosevic dichiara, sulla possibilità di sanzioni CE contro la Jugoslavia, che "questi interventi dipendono dall'ONU e non dalla Comunità, il cui scopo ultimo sembra essere quello di abolire la Jugoslavia"

(dall'ANSA 1991, 5-11-1991)

- 8 novembre 1991 - la CE decide le sanzioni contro l'ex Jugoslavia

- 18 novembre 1991 - colloquio Vance-Milosevic a Belgrado:

Milosevic approva l'idea di una forza di interposizione dell'ONU, l'idea è "molto buona, (...) potrebbe assicurare una pace giusta e duratura in Jugoslavia"

(fonte TANJUG, dall'ANSA 1991)

- 27 novembre 1991 - il Consiglio di Sicurezza dell'ONU autorizza l'invio di una forza di pace nell'ex Jugoslavia

- 2 dicembre 1991 - la CE decide di abolire le sanzioni economiche adottate l'8 novembre contro la Macedonia, la Croazia, la Slovenia e la Bosnia-Erzegovina e di mantenerle contro la Serbia e il Montenegro

- 10 dicembre 1991 - alla commemorazione del 50· anniversario della sollevazione serba contro il nazismo, Milosevic dichiara che la sua Repubblica si batte per impedire che la Germania torni a dominare questa regione dell'Europa

(dall'ANSA 1991, 10-12-1991)

- 18 dicembre 1991 - Milosevic in un comunicato attacca la CE che, a certe condizioni, ha deciso di riconoscere la Croazia e la Slovenia, questo "avvantaggia la secessione", è "illegittima e illegale dal punto di vista del diritto internazionale e della Carta dell'ONU", la Conferenza di pace sulla Jugoslavia "non ha possibilità di successo se non sotto l'egida delle Nazioni Unite"

(dall'ANSA 1991, 18-12-1991)

- 23 dicembre 1991 - la Germania riconosce la Croazia e la Slovenia

- 3 gennaio 1992 - 15· cessate-il-fuoco, si fermano i combattimenti in Croazia

- 6 gennaio 1992 - Boutros-Ghali decide di inviare in Jugoslavia i primi 50 osservatori militari delle NU

- 7 gennaio 1992 - l'aviazione federale abbatte un elicottero degli osservatori europei

- 9 gennaio 1992 - la Conferenza europea a Bruxelles

- 15 gennaio 1992 - il riconoscimento della Croazia e della Slovenia da parte di molti paesi

- 16 gennaio 1992 - dalla dichiarazione di Milosevic dopo l'incontro con il premier greco Mitsotakis ad Atene:

"La Jugoslavia nei suoi anni di esistenza ha cambiato lo status sociale e politico ma ha continuato ad esistere come entità internazionale."

(dall'ANSA 1992, 16-1-1992)

- 31 gennaio 1992 - riunione a porte chiuse a Belgrado dei leader serbi su missione Caschi Blu

- 27 febbraio 1992 - la riunione a Sarajevo tra la CE e i leader dei tre partiti di Bosnia-Erzegovina, i serbi proclamano la repubblica serba di Bosnia-Erzegovina

- 27 febbraio 1992 - dalla dichiarazione di Milosevic al Parlamento:

egli considera con favore l'arrivo dei Caschi Blu che "è senza alcun dubbio il punto di partenza per la soluzione pacifica della crisi. (...) L'invio dei Caschi Blu nelle zone di crisi in Croazia segnerà la fine della violenza contro il popolo serbo in Krajina."

(dall'ANSA 1992, 27-2-1992)

- 5 marzo 1992 - Vance incontra a Sarajevo i leader delle tre componenti, croati, serbi e musulmani

- 9 marzo 1992 - la conferenza di pace sull'ex Jugoslavia a Bruxelles

13 marzo 1992 - arrivano a Sarajevo il generale Nambiar e 14mila Caschi Blu

- 6 aprile 1992 - la CE riconosce la Bosnia-Erzegovina; inizia l'assedio di Sarajevo

- 7 aprile 1992 - gli Stati Uniti riconoscono Slovenia, Croazia e Bosnia-Erzegovina

- 2 maggio 1992 - Izetbegovic, di ritorno da Lisbona, viene fermato all'aeroporto da soldati federali

- 3 maggio 1992 - Izetbegovic viene rilasciato

- 5 maggio 1992 - dopo l'incontro di Marc Goolding (sottosegretario delle Nazioni Unite per le operazioni pacifiste) con Borisav Jovic, S. Milosevic e Blagoje Adzic (ministro della difesa YU) a Belgrado, S.M. dichiara:

"Senza dubbio le Nazioni Unite rappresentano l'organizzazione più imparziale nella soluzione della crisi jugoslava... (...) Per quanto riguarda le accuse contro la Serbia queste sono diverse, ma il loro denominatore comune è il fatto che la conservazione della Jugoslavia in forma ristretta non corrisponde agli interessi di quelle forze che negli ultimi anni si sono date da fare perché essa si disintegrasse."

(dal quotidiano Politika di Belgrado, 8-5-1992)

- 29 maggio 1992 - dall'intervista di Milosevic alla TV serba:

"Le sanzioni e le pressioni contro la Serbia sono iniziate nel momento in cui all'Aja abbiamo rifiutato che la Jugoslavia venisse cancellata con un tratto di penna. (...) Si tratta di una propaganda bene organizzata e finanziata che ha la funzione di creare un'opinione pubblica contraria alla Serbia. (...) Da una parte la Comunità Europea ha accettato il principio del consenso delle tre parti come unico e più importante principio della Conferenza sulla Bosnia ed Erzegovina; d'altra parte, parallelamente, è entrata (la CE, ndc) in un processo del tutto diverso, cioè: un referendum incompleto, il riconoscimento anticipato, tutte mosse che dovevano minacciare questo principio per il quale si è espressa."

(dal quotidiano Politika di Belgrado, 29-5-1992)

- 30 maggio 1992 - votato alle NU, con le astensioni di Cina e Zimbabwe, l'embargo totale contro la Serbia e il Montenegro

- 30 maggio 1992 - dall'appello di Milosevic a USA e Russia:

"Il primo passo è contribuire alla cessazione dei combattimenti e ridurre tutte le forze sotto controllo. (...) Chiedo pertanto che lei - Bush, ndr - e il presidente Eltsin stabiliate un comando congiunto per le forze armate delle nazionalità della Bosnia-Erzegovina. Per conto della Serbia, offro piena cooperazione nel perseguimento della pace. (...) Solo gli Stati Uniti e la Russia sono in grado di assicurare il controllo delle forze appartenenti alle differenti nazioni della Bosnia-Erzegovina. (...) Il vostro aiuto ci è indispensabile se vogliamo arrestare i combattimenti e risolvere i nostri contrasti."

(dall'ANSA 1992, 30-5-1992)

- 25 giugno 1992 - dall'intervista di Milosevic rilasciata alla TV greca Antenna:

"Ritengo che una confederazione greco-jugoslava non solo sarebbe un fattore di stabilità nell'area - balcanica - ma servirebbe anche gli interessi sia del popolo greco sia di quello serbo."

(Alla domanda di cosa a quel punto succederebbe con la Macedonia)

"Sono sicuro che né i greci, né noi cercheremo di risolvere questo problema con l'aggressione e sono sicuro che le autorità di Skopje non avrebbero niente in contrario alla massima integrazione in una, del tutto logica, integrazione (v.c.t.) in senso economico, culturale e altro... (...) L'intervento internazionale potrebbe rappresentare solo un atto di aggressione contro un paese piccolo e indipendente".

Per quanto riguarda il ruolo di Ankara, Milosevic dice "credo e spero che i dirigenti turchi mostreranno più saggezza dei loro amici rappresentati dai dirigenti della Bosnia ed Erzegovina".

Per quanto riguarda il problema dell'indipendenza della Macedonia, Milosevic ha detto che la Serbia "ha assolutamente comprensione per la sensibilità della Grecia, (...) in Macedonia e a Skopje questi problemi non sono stati capiti in tempo".

(dal quotidiano Politika di Belgrado, 27-6-92)

- 28 giugno 1992 - Mitterand passeggia nel centro di Sarajevo, l'ONU decide di inviare 850 Caschi Blu canadesi per garantire la riapertura dell'aeroporto

- 30 giugno 1992 - i canadesi prendono possesso dell'aeroporto di Sarajevo, la flotta americana al largo della Dalmazia

- 10 luglio 1992 - al vertice di Helsinki la CSCE decide l'invio nell'Adriatico di navi da guerra dell'UEO e della NATO

- 13 agosto 1992 - il Consiglio di sicurezza delle NU autorizza anche l'uso della forza militare per assicurare i rifornimenti di viveri e medicinali in Bosnia e ordina ispezioni nei campi di prigionia serbi

- 25-27 agosto 1992 - Conferenza di pace a Londra, Karadzic promette di chiudere i lager e di consegnare l'artiglieria pesante (l'impegno non sarà mantenuto); creazione di un forum permanente a Ginevra co-presieduto da Vance per l'ONU e Owen per la CE

- 15 settembre 1992 - il Consiglio di sicurezza dell'ONU decide l'invio di altri 6 mila Caschi Blu a Sarajevo

- 23 settembre 1992 - la Jugoslavia viene espulsa dall'ONU

- 20 febbraio 1993 - Milosevic in un'intervista alla 'Pravda':

"La Jugoslavia è diventata la prima vittima del revanscismo tedesco, (...) dietro tutti questi avvenimenti c'è l'alleanza tedesco-cattolica interessata alla distruzione non solo della Jugoslavia ma anche della Russia, (...) tutto è cominciato dopo la riunificazione della Germania che ha diviso i Paesi in 'buoni' e 'cattivi'; i 'buoni' sono quelli che durante la seconda guerra mondiale erano dalla parte dei fascisti e hanno perso la guerra, mentre i 'cattivi' sono quelli che non stavano con loro e che hanno vinto la guerra" è "sorprendente il fatto che la comunità mondiale abbia dato più peso al diritto alla secessione che a quello dell'unità della Jugoslavia, in tal modo è stato distrutto un Paese che è tra i fondatori dell'ONU" la soluzione del conflitto dipende "anche dai musulmani la cui volontà di porre fine alla guerra è condizionata da quelle forze che li appoggiano attivamente. (...) In Croazia si è insediato un regime totalitario-sciovinista che gode dell'appoggio della Germania, senza il quale i cro

ati non si permetterebbero mai di attaccare un territorio che si trova sotto la protezione dell'ONU. (...) Non tutti i cittadini del vostro paese - la Russia, ndr - sanno come stanno le cose, se lo sapessero non consentirebbero mai una partecipazione russa alle sanzioni contro la Serbia e il Montenegro, (...) la partecipazione della Russia alle sanzioni è un fatto vergognoso per il vostro paese. Noi in ogni caso non possiamo credere che la Russia parteciperebbe alle misure di genocidio contro il popolo serbo."

(dall'ANSA 1993, 20 febbraio 1993; dal quotidiano Politika di Belgrado, 21-2-1993)

- 1 marzo 1993 - Milosevic in un'intervista al quotidiano turco 'Hurriyet':

egli accusa la Turchia di fomentare il conflitto per "formare un impero dall'Adriatico alla Grande muraglia cinese" e di "interferenza" negli affari interni della Serbia, "avvertiamo in ciò un voler fomentare la guerra, il che è non solo controproducente, è un grave colpo alle relazioni bilaterali"

l'idea della Turchia "sulla creazione di un impero turco dall'Adriatico alla Muraglia cinese minaccia gli interessi della Serbia e della Grecia, mentre l'appoggio della Turchia al presidente Izetbegovic danneggia soltanto il popolo musulmano in Bosnia."

i musulmani bosniaci "sono burattini nelle mani di chi vuole dividere la Jugoslavia"

Belgrado aveva definito "provocatoria" una visita del presidente turco Turgut Ozal nell'ex Jugoslavia

(dall'ANSA 1993, 1 marzo 1993; dal quotidiano Politika di Belgrado, 2-3-1993)

- 6 aprile 1993 - Milosevic in un'intervista al 'Washington Post':

"Apprezzo molto che gli Stati Uniti non si comportino da poliziotto del mondo per rimettere le cose a posto a modo loro"

la Casa Bianca "è orientata a occuparsi dei problemi essenziali degli Usa, non cercherà di nascondere i suoi guai interni aprendo nuovi fronti internazionali"

Clinton ha "incoraggiato ogni etnia nella ex Jugoslavia" e la sua volontà di arrivare ad una pace "durevole" porterà a risultati positivi per i serbi;

fumando un sigaro che dice essere arrivato a Belgrado di contrabbando dice "sapete bene che non c'è embargo che tenga";

nega che i serbi di Bosnia siano impegnati in "operazioni di pulizia etnica. (...) E' in atto una campagna denigratoria per descrivere i serbi come terroristi, criminali, assassini... è tutto falso, noi facciamo del nostro meglio per sostenere la pace."

(dall'ANSA 1993, 6 aprile 1993)

- 26 aprile 1993 - il parlamento serbo-bosniaco respinge ancora il piano di pace

- 29 aprile 1993 - Karadzic chiede a Clinton di riunire le parti in conflitto per "aiutarle a trovare una soluzione"

(dall'ANSA 1993, 26 aprile 1993)

- 2 maggio 1993 - firmato ad Atene un piano di pace anche dai serbo-bosniaci

- 15 maggio 1993 - dichiarazione di Karadzic il giorno del referendum nella Repubblica serba di Bosnia sull'accettazione o meno del piano di pace

dice che "se il referendum boccerà il piano Vance-Owen numero uno, io chiederò un Vance-Owen numero due"

(dall'ANSA 1993, 15 maggio 1993)

- 24 maggio 1993 - dichiarazione di Svetozar Stojanovic (nota) sul rifiuto di avere osservatori dell'ONU lungo il confine:

"Il presidente Cosic ritiene che sia superfluo inviare osservatori lungo il nostro versante della frontiera, poiché noi manteniamo le nostre promesse e abbiamo ridotto il nostro aiuto ai serbi di Bosnia";

la Serbia "non minaccia affatto" la Repubblica ex jugoslava della Macedonia e il Kosovo "è un problema interno"

(dall'ANSA 1993, 24 maggio 1993)

- 16 giugno 1993 - Karadzic al termine degli incontri a Ginevra con i mediatori CE e ONU e Milosevic:

egli respinge gli "eccessi di ottimismo" ma "si tratta di un passo verso la pace, (...) noi sacrificheremo qualche territorio per la pace, (...) circa 1000 chilometri quadrati"

(dall'ANSA 1993, 16 giugno 1993)

- 28 luglio 1993 - Milosevic dopo gli incontri a Ginevra:

"Abbiamo avuto colloqui molto aperti, molto diretti e difficili. La mia impressione è che ci avviciniamo alla soluzione di diverse questioni vitali"

(dall'ANSA 1993, 28 luglio 1993)

- 3 agosto 1993 - Milosevic a Ginevra prima di un incontro sui negoziati di pace:

"Spero che una soluzione pacifica venga raggiunta, alla fine. Nei negoziati non c'è altra scelta che dialogare. (...) Credo che tutte le parti faranno del loro meglio al fine di risolvere la crisi attraverso i negoziati. Non credo che alcuno abbia bisogno di pressioni particolari"

(dall'ANSA 1993, 3 agosto 1993)

- 19 agosto 1993 - Milosevic a Ginevra il giorno prima dei colloqui di pace:

domani sarà un "giorno cruciale, (...) sulle carte sono stati fatti grandi progressi (...) ma vedremo cosa succederà domani"

(dall'ANSA 1993, 19 agosto 1993)

- 31 agosto 1993 - Karadzic sui negoziati di pace:

"I negoziati sono terminati, la conferenza continua domani e ci aspettiamo che la parte musulmana firmi l'intero pacchetto"

(dall'ANSA 1993, 31 agosto 1993)

- 31 agosto 1993 - Milosevic sui negoziati di pace:

"Ci aspettiamo un'accettazione di questo piano da parte dei musulmani, tutto sarà più chiaro domani"

(dall'ANSA 1993, 31 agosto 1993)

- 1 settembre 1993 - Milosevic sui negoziati di pace:

egli ritiene ancora valido il piano di pace che prevede la costituzione di tre repubbliche etniche costituenti una nuova "Unione" all'interno della Bosnia e dice che "è evidente che tutte e tre le parti sono coscienti del fatto che la guerra non può continuare e vorranno metterne fine"

(dall'ANSA 1993, 1 settembre 1993)

- 2 settembre 1993 - Milosevic sui negoziati di pace, alla televisione di Belgrado:

non è possibile "che si insista sul mantenimento delle sanzioni contro i serbi quando sono i musulmani ad aver rifiutato il piano di pace. (...) Spero che la comunità internazionale prenda coscienza di questo problema che è molto importante per noi. (...) Penso che la decisione - di rottura delle trattative, ndr - debba soprattutto essere valutata dai loro cittadini. (...) Riguardo il fallimento di questa tornata, io credo che la pace è vicina e che l'impegno per conseguirla batterà le opzioni di guerra"

(dall'ANSA 1993, 2 settembre 1993)

- 18 settembre 1993 - Milosevic dopo l'incontro con Owen e Stoltenberg a Belgrado:

"vi sono le condizioni per la fine del conflitto, (...) certo restano difficoltà territoriali, ma il piano non fallirà a causa di un uno per cento"

(dall'ANSA 1993, 18 settembre 1993)

- 22 settembre 1993 - Karadzic sull'intesa di pace:

"Ci sono indicazioni che i musulmani accetteranno. E se non lo faranno neanche questa volta, ritireremo tutte le nostre concessioni"

(dall'ANSA 1993, 22 settembre 1993)

- 17 ottobre 1993 - Il testo che segue è la trascrizione di un colloquio telefonico tra il maggiore francese dell'UNPROFOR Albinet e il maggiore dei servizi segreti serbo-bosniaci Milenko Indjic, svoltosi alle ore 12,00 del 17 ottobre 1993. Il giorno precedente Sarajevo era stata sottoposta a un pesante bombardamento da parte delle artiglierie serbe:

Albinet - Ho un'informazione per voi...

Indjic - Sì?

Albinet - Ci sono alcuni aerei (NATO, ndr) in arrivo. Voleranno sopra Sarajevo. Ok?

Indjic - A bassa quota?

Albinet - A quota molto bassa. Ok? Ma non abbiate paura.

Indjic - Non conosce l'orario?

Albinet - No, non lo so.

Indjic - Ok.

Segue, alle ore 12,30, una conversazione telefonica tra il maggiore Indjic e il colonnello francese Roger Duburg, capo dello staff UNPROFOR e vice del comandante in capo, il generale francese André Subirou:

Duburg - Probabilmente ha già ricevuto il messaggio che riguarda gli aerei...

Indjic - Sì, sì.

Duburg - Ok. Allora: è una cosa che non vi riguarda.

Indjic - Ok.

Duburg - Ok?

Indjic - Ok.

Duburg - Ma, attenzione: per favore, state al gioco! Capito? La chiamerò più tardi...

Il giorno 17 gli aerei della NATO sorvolarono effettivamente la capitale della Bosnia-Erzegovina, ma senza colpire alcuna postazione dell'artiglieria serba.

(da Panorama, 9 dicembre 1994)

- 4 novembre 1993 - dall'intervista di Milosevic con i redattori dei maggiori giornali, radio e TV di Belgrado:

"(...) non sarebbe accettabile e spero nemmeno logico che la parte serba vada alla Conferenza con le sanzioni mentre la Croazia no. (...) ... la Conferenza internazionale non può occuparsi dei nostri problemi interni... una Conferenza che eventualmente avrebbe all'ordine del giorno le proposte per la soluzione del problema del Kosovo, o per esempio del Sangiaccato, Vojvodina e alcune altre cose, secondo noi è inaccettabile. Quanto la pace sta nelle mani delle tre parti, tanto la pace ci sarà, quanto sta nelle mani dell'estero, tanto la pace non ci sarà. (...) Dunque, queste forze non vogliono che qui esista alcun paese autonomo e indipendente, padrone di se stesso e che è un serio fattore militare-politico sui Balcani. E noi siamo il più forte fattore militare-politico sui Balcani. Questo concetto di disintegrazione della Jugoslavia in più Stati piccoli, i quali poi saranno guidati dai governi fantocci, è stato costruito prima ed è ancora valido. (...) Questo popolo non accetterà mai la schiavitù. Questo pop

olo vuole eleggere da solo il proprio potere (v.c.t.) e non vuole che questo gli sia imposto dall'estero. (...) Questo popolo, semplicemente, a differenza di altri popoli nella ex Jugoslavia, non ha padroni in Europa, né ha sopportato mai i padroni. (...) Anche Lord Carrington, che era il presidente della Conferenza, appena ha lasciato questa funzione, ha dichiarato che il più grande sbaglio è stato il riconoscimento della Bosnia ed Erzegovina e che questo ha provocato la guerra in Bosnia ed Erzegovina."

(dal quotidiano Politika di Belgrado, 4-11-1993)

- 13 novembre 1993 - dall'intervista di Milosevic alla rivista degli imprenditori della Comunità Europea:

"Il riconoscimento della Slovenia, della Croazia e poi della Bosnia ed Erzegovina, sono stati i primi errori della Comunità Europea che hanno portato alla guerra civile sui territori della ex Jugoslavia. (...) Le sanzioni sono state decise sotto l'accusa che la Serbia ha operato l'aggressione nei confronti della Bosnia ed Erzegovina, mentre la Serbia lì non ha nemmeno un soldato."

(dal quotidiano Politika di Belgrado, 13-11-1993)

- 29 novembre 1993 - Milosevic a Ginevra ai colloqui di pace:

egli definisce "ingiuste" le sanzioni dell'ONU contro la federazione perché colpiscono soltanto i serbi mentre "solo musulmani e croati continuano la guerra in Bosnia-Erzegovina"

critica l'UE accusandola di essere complice di un "genocidio"

(dall'ANSA 1993, 29 novembre 1993)

- 1 dicembre 1993 - dopo il primo giorno dei negoziati di Ginevra, Milosevic si è incontrato con il ministro degli esteri greco Karolos Papuljas, con l'inviato speciale del presidente dello Zimbabwe e con l'inviato del presidente russo, Vitalij Curkin; dall'intervento di Milosevic:

"La Comunità Europea ha commesso tanti sbagli nella crisi jugoslava. Negli ultimi giorni di questo ne parla pubblicamente uno dei vostri ex rappresentanti, il presidente della Conferenza, Lord Carrington. (...) Lo sbaglio più tragico che dura ancora e nello stesso tempo rappresenta un crimine contro un intero popolo è la continuazione delle sanzioni contro la Jugoslavia, che sono state imposte con dure violazioni della Carta delle NU, come rappresaglia per l'aggressione che non abbiamo svolto. (...) Non so come pensate di fermare la guerra tra musulmani e croati con le sanzioni imposte alla Serbia e non so come potrete spiegare ai vostri figli perché uccidevate i nostri figli, perché svolgevate questa guerra contro tre milioni di nostri bambini e con quale diritto di dodici milioni di cittadini d'Europa avete fatto un poligono per, spero, l'ultimo, genocidio di questo secolo. (...) Loro non accetteranno alcuna pace finché nutrono la speranza che la comunità internazionale distruggerà la Serbia con le sanzion

i e renderà loro possibile vincere una guerra che hanno perso. Per fortuna, gli effetti del genocidio contro i serbi non possono rendere un successo una politica che ha appiccato il fuoco della guerra in Bosnia e nel quale adesso brucierà anch'essa."

(dal quotidiano Politika di Belgrado, 1-12-1993)

- 26 aprile 1994 - Milosevic riceve a Belgrado una delegazione della Duma russa guidata dal generale Nikolaj Bezborodov, vicepresidente del Comitato per la difesa; i rappresentanti del parlamento russo hanno unanimemente dichiarato che le sanzioni economiche contro la Jugoslavia devono essere abolite senza condizioni; dalla dichiarazione di Milosevic:

"E' molto importante riabilitare il ruolo neutrale delle Nazioni Unite per quanto riguarda il processo di pace nell'ex Bosnia ed Erzegovina, abbandonare la politica di pressioni, minacce e soluzioni forzate dalla parte della comunità internazionale."

(dal quotidiano Politika di Belgrado, 27-4-1994)

- 2 luglio 1994 - sul piano di spartizione della Bosnia, Haris Silajdzic dice che le mappe sono qualcosa che "legalizza il genocidio, (...) se non saranno per noi accettabili continueremo la guerra".

(da Il Corriere della Sera)

- 30 settembre 1994 - dalla lettera "riservata" indirizzata dal capo dell'UNPROFOR, generale Michael Rose, al comandante serbo bosniaco Ratko Mladic, pubblicata per estratti e con grande scandalo dal quotidiano 'The Times', contiene le rassicurazioni di Rose sulla sua scarsa propensione a richiedere bombardamenti NATO contro le forze di Mladic:

"Questi sono tempi difficili per tutti (...) ma noi non dobbiamo permettere che incidenti tattico-locali danneggino il cammino verso la pace".

(da Panorama, 9 dicembre 1994)

- 16 ottobre 1994 - in un editoriale su Novi List, Maroje Mihovilovic scrive:

"(...) Ha detto l'avvocato belgradese Srdja Popovic, collaboratore del Tribunale Internazionale per i crimini di guerra in ex Jugoslavia 'La Serbia non si è ancora confrontata con la verità di crimini che ha compiuto.' (...) A Belgrado è stato chiaramente detto a Goldstone che la Serbia rifiuta la collaborazione con il Tribunale, e che non vuole estradare gli accusati, perché 'proibito dalla costituzione jugoslava'. (...)"

(da Novi List, 16 ottobre 1994)

- 21 ottobre 1994 - da un'intervista a Zvonimir Separovic, Presidente dell'Azione per la Croazia "Libertas", ex ministro degli Esteri croato:

"(...) Cherif Bassiouni, principale inquirente per i crimini di guerra in ex Jugoslavia, mi ha espresso varie lagnanze contro Owen, Vance e Ghali perché loro boicottavano tutte le azioni della sua Commissione di indagine per il suo finanziamento, ma anche perché gli hanno chiesto di diminuire i crimini dalla parte dei serbi affinché tutte e tre le parti nella guerra in Bosnia risultassero essere moralmente uguali per assicurare le trattative ed il processo di pace. Il professore Bassiouni mi ha detto come e quando si è svolto il primo conflitto tra di loro:

'Nel dicembre del 1992. Eagleburger, allora segretario di Stato USA, aveva accusato Milosevic, Karadzic e sette altri capi serbi come criminali di guerra ed aveva chiesto una nuova Norimberga. Ho visto Owen e Vance quando uscirono da quella riunione: erano completamente scioccati. Sentivano il pericolo che la nostra Commissione agisse come un franco tiratore (loop cannon), rendendo più difficile il processo di pace. Il lavoro di Owen non era quello di ricondurre i crimini di guerra nell'alveo della giustizia ma di assicurare le trattative di pace. Riteneva che il suo lavoro sarebbe risultato più difficile se "l'altro esercito" dell'ONU avesse provato a mettere Milosevic in carcere. Owen usava l'ONU come una struttura per realizzare l'obiettivo primario della "soluzione politica". Ogni ostacolo su tale percorso andava tolto.'

Un giorno, all'ONU a Ginevra, costoro parlavano delle esumazioni dalle fosse collettive. Allora è accaduta una cosa inusitata, mi ha detto Bassiouni. Owen gli ha chiesto di presentare i massacri che hanno compiuto i musulmani contro i serbi come peggiori di quanto fossero in realtà per avere un equilibrio con i crimini di massa compiuti dai serbi a danno dei croati.

'Gli ho detto che non intendevo fare nulla del genere e qui è cessato il nostro colloquio. Da allora non ho più parlato con lui.'

Owen non ha mai smentito Bassiouni nelle sue dichiarazioni alla stampa in proposito. Bassiouni si è lamentato con me anche di Ghali, con il quale è amico da quarant'anni. Entrambi sono egiziani, noti giuristi ed esperti di diritto internazionale. Bassiouni mi ha detto che Owen aveva una forte influenza su Ghali e che questi lo aveva avvisato di come le trattative politiche fossero arrivate ad un punto critico e di come occorresse lavorare con cautela in materia di diritti umani: "go easy on this".

'Lui è un diplomatico molto prudente' dice Bassiouni di Ghali.

'Io mi considero un difensore della giustizia, ero affascinato dalla mia missione. Ghali mi disse che avevo irritato la burocrazia e alcuni governi importanti. Così è stata minata la nostra amicizia quarantennale.'

Il portavoce di Ghali ha smentito tale dichiarazione a Bassiouni sul "procedere con cautela" nel perseguire i grandi criminali.

Ma non credo si debba dubitare della verosimiglianza delle sue parole. (...)"

(da Nedjeljna Dalmacija, 21 ottobre '94)

Negli ultimi mesi sono stati registrati sulla Bosnia oltre 2.600 sorvoli di aerei ed elicotteri da trasporto militari provenienti dalla Serbia. E tutto questo in presenza di una risoluzione Onu che stabilisce una "no-fly zone" che impegna i caccia Nato ad abbattere i trasgressori.

(da Panorama, 9 dicembre 1994)

- 16 novembre 1994 - dalla registrazione di un colloquio tra un alto ufficiale serbo di Lukavica (dintorni di Sarajevo) e un comandante dell'esercito jugoslavo di stanza a Subotica (Serbia):

"Per la prossima offensiva nella zona di Trnovo, procurateci equipaggi volontari per carri T-55, trasporti corazzati, una divisione Pionir con comandante, e squadre di ricognizione. Siamo disposti a offrire paghe fino a 80 dinari jugoslavi (80mila lire, ndr)".

(da Panorama, 9 dicembre 1994)

- 23 novembre 1994 - dalla registrazione di una comunicazione tra Rose e Jovan Zametica, consigliere di Radovan Karadzic, nella cassetta Rose prega i serbi di non avanzare verso la città e afferma:

"Se inseguite le truppe (bosniache, ndr) nell'area protetta, ogni eventuale reazione sarà internazionale e fuori dal mio personale controllo".

(da Panorama, 9 dicembre 1994)

 
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