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Vanni D'Archirafi Raniero - 26 ottobre 1994
Vanni D'Archirafi, Membro della Commissione.

Signor Presidente, vorrei innanzitutto rassicurare l'onorevole Tongue che io rimarrò qui sino alla fine del dibattito, come del resto è mia abitudine: non c'è nessun precedente negativo. Cercherò di rispondere a tutte le questioni, nei limiti delle mie possibilità e nel quadro dell'orientamento che la Commissione segue su questo tema. Ne riassumerò, molto brevemente, i termini dopo l'intervento introduttivo dell'onorevole Castellina, che ringrazio per aver ricordato i punti salienti, il mio stesso intervento in commissione e quelli che, a suo avviso, sono i punti qualificanti del dibattito di oggi.

Non è, forse, inutile ricordare che il 5 ottobre la Commissione ha adottato una comunicazione al Parlamento e al Consiglio che esamina le iniziative da prendere a seguito della consultazione sul Libro verde "Pluralismo e concentrazione dei mezzi di comunicazione di massa nel mercato interno". Nella comunicazione la Commissione analizza i risultati di questa prima consultazione, pervenendo alla conclusione che potrebbe risultare necessaria - ripeto, potrebbe risultare necessaria - un'iniziativa comunitaria in materia di proprietà dei mezzi di comunicazione.

Viene, quindi, lanciata - e questa è la parte operativa della comunicazione - una seconda fase dei lavori per approfondire alcuni elementi e, in particolare, definire il contenuto di un'eventuale iniziativa. La Commissione - conclude la comunicazione - prenderà una posizione definitiva al termine di questa seconda fase dei lavori. So che alcuni di voi ritengono che questa decisione non sia stata sufficientemente né incisiva né dinamica. Non condivido - se mi permettete una mia opinione - questa conclusione, questa valutazione.

Credo che la pausa di riflessione prevista sia necessaria per vari motivi, tra cui i seguenti: non si può non riconoscere che la questione del contenuto di un'eventuale iniziativa è questione estremamente complessa e sensibile. Nel caso si decidesse di intervenire, bisognerebbe certo trovare soluzioni equilibrate alla posta in gioco, la quale consiste nell'apertura del mercato unico dei media nell'Unione europea, tenuto conto degli sviluppi tecnologici e, certamente, salvaguardando il pluralismo a livello europeo.

I lavori effettuati fino ad oggi sulla base del Libro verde vertevano essenzialmente sulla questione di sapere se era necessario o meno un intervento comunitario. E', però, giocoforza constatare, oggi, che la decisione di prendere un'iniziativa - è questo, forse, l'elemento nuovo che posso aggiungere, per parte mia, al dibattito - è strettamente collegata al contenuto della stessa, sulla quale la Commissione non dispone ancora di sufficienti elementi.

Ricordo, qui, che quasi tutti gli interlocutori della consultazione - circa settanta tra operatori, associazioni, federazioni a livello europeo e anche individuale - pur esprimendosi in modo maggioritario a favore di un'iniziativa, si sono poi astenuti dal darci elementi sui contenuti che, a loro avviso, questa iniziativa doveva contenere. E', quindi, indispensabile una nuova consultazione per approfondire il problema del contenuto. Tutti gli ambienti interessati, fra cui anche una parte del Parlamento, hanno espresso un auspicio in questo senso. Ritengo, di conseguenza, che si tratti, tutto sommato, di un risultato positivo di cui non si deve minimizzare - e io non minimizzo - la portata.

L'azione 1 prevista nel Libro verde, che consisteva nel non prendere alcuna iniziativa, è ormai chiaramente scartata. La Commissione ha ritenuto che vi fossero elementi sufficienti per giustificare la prosecuzione dei lavori.

Capisco che, per quanto riguarda il calendario, vi siano perplessità per il ritardo che questa nuova fase potrebbe comportare. La Commissione, tuttavia, non è rimasta con le mani in mano, anche durante la fase di consultazione, e ha già lanciato un nuovo programma di studi per chiarire i criteri che ci sembrano centrali: quello dell'audience come, appunto, criterio di misura quando si tratterà di dover - accanto all'apertura, accanto alla liberalizzazione del mercato - decidere come questa apertura incida sul pluralismo e come occorra salvaguardare quest'ultimo; quello relativo al controllo dei media, sul quale, nella consultazione già avuta, non c'è unanimità di consensi, non c'è unanimità di vedute, non c'è unanimità di criteri. E questa è un'altra ragione per cui la consultazione è necessaria.

I risultati di questi studi - che sono poi degli studi propositivi, perché verranno versati nella consultazione - e di un questionario che rientra nel rituale di questo tipo di attività saranno inviati a tutte le parti interessate, e in primo luogo al Parlamento, prima di fine anno. Alla luce di questi lavori, la Commissione potrebbe decidere, come previsto nella comunicazione, se prendere un'iniziativa - in questo caso si tratterebbe del contenuto di essa - nel corso del 1995. Il termine "iniziativa" - e mi riferisco qui ai termini e alle articolazioni dell'interrogazione presentata dalla commissione per la cultura - è sembrato destare preoccupazioni e si è chiesto di qualificarlo. Da parte mia, ritengo che, tuttavia, questo termine un po' anodino abbia il vantaggio di non anticipare i risultati dei lavori quanto al tipo di strumento giuridico che verrà scelto, quanto al suo contenuto e ad eventuali misure di accompagnamento.

Ricordo che, nel dibattito svoltosi nel mese di gennaio, in occasione della discussione e dell'approvazione della risoluzione del Parlamento, io mi riferii a tre possibili misure: parlai di un regolamento, di una direttiva e di una direttiva atipica e, forse, in questo concetto rientra proprio quello che sto dicendo circa eventuali misure di accompagnamento, un terreno ancora in parte sconosciuto.

Infine, per evitare qualsiasi malinteso sull'oggetto di un'eventuale iniziativa relativa alla proprietà dei mezzi di comunicazione, consentitemi di insistere sul fatto che tale iniziativa consisterebbe, in primo luogo, come oggetto principale, nel realizzare il mercato interno nel settore dei mezzi di comunicazione, tenendo, nel contempo, presente quell'elemento connaturale, immanente ed essenziale che è la protezione del pluralismo. Scopo dell'iniziativa, quindi, non sarebbe quello di risolvere eventuali problemi esistenti in uno Stato membro specifico. Gli obiettivi di competenza della Comunità non consentono, allo stato attuale, un intervento comunitario per risolvere, nell'uno o nell'altro Stato membro, un problema di pluralismo imputabile all'aumento della concentrazione dei mezzi di comunicazione. Questo tipo di problemi è di competenza delle autorità nazionali responsabili che possono adottare e che adottano le misure che ritengono adeguate per limitare la concentrazione dei mezzi di comunicazione.

Per eliminare la disparità delle norme nazionali anticoncentrazione - disparità che sta proprio all'origine delle barriere giuridiche esistenti nel mercato interno e che provoca questa situazione di incertezza giuridica - la comunicazione della Commissione prevede, appunto, l'ipotesi che risulti necessaria un'iniziativa per instaurare questo mercato interno in questo settore, e, conseguentemente, la necessità di provvedere a livello europeo la protezione efficace del pluralismo. Non vi è, quindi, a mio avviso, contraddizione, come talvolta viene sostenuto, tra l'obiettivo del mercato interno e quello della protezione del pluralismo. Il primo non potrebbe certo essere realizzato senza prendere in considerazione, in modo acconcio, il secondo.

Solo dopo l'attuazione di un'eventuale iniziativa a livello europeo, alcuni Stati membri - gli Stati membri, forse, in generale, ma questo dipenderà dal contenuto, appunto, dell'iniziativa che la Commissione potrebbe proporre e che, poi, il Consiglio dovrebbe discutere e approvare - potrebbero trovarsi nella necessità di adeguare le normative nazionali per conformarle agli obblighi comunitari.

Concludendo, desidererei, in questa sede, confermare che la Commissione - e lo dico perché l'onorevole Castellina ne ha fatto, giustamente, un punto importante - intende associare strettamente il Parlamento ai propri imminenti lavori e mantenere i contatti con tutti i parlamentari particolarmente interessati al problema. A tal fine diffonderà sistematicamente tutti i documenti non riservati relativi ai suoi lavori, i risultati degli studi, i questionari, le osservazioni non riservate delle parti interessate. Il Parlamento, inoltre, sarà invitato alle eventuali riunioni ufficiali con le parti interessate.

Questa è, anche per me, una parte introduttiva del dibattito, non la parte conclusiva. Adesso ascolterò, con estrema attenzione ed interesse, gli interventi degli onorevoli parlamentari.

 
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