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Bechelloni Giovanni - 13 novembre 1979
Perché Pannella non ha perduto
di Giovanni Bechelloni

SOMMARIO: Pannella ha da sempre nemici, in Italia e in Europa, "tra i professionisti della politica": egli è "portatore di un modo di fare politica" che si contrappone ai canoni del mestiere "di chi della politica fa una carriera". Al Congresso di Genova, Pannella si è scontrato coi "nipotini" di tali professionisti della politica, ma è uscito "vincitore", anche se i giornali "hanno dato all'opinione pubblica un'immagine confusa e penosa dei lavori del congresso".

Pannella, che si è formato "sui testi del liberalismo politico", vuole "collegare i principi del liberalismo...ai moderni mezzi di comunicazione di massa e alle aspirazioni libertarie e socialiste". Se si tiene conto di questo, Pannella è uscito vincitore dal congresso, riuscendo a neutralizzare "le aspirazioni leniniste di una parte della base del partito". "Il partito non ha soffocato il movimento" e sui punti essenziali - destinazione dei fondi del finanziamento pubblico e politica dei referendum - Pannella ha vinto. "Il suo carisma resta pressoché intatto".

(»Gazzetta del Popolo 13 novembre 1979 - ripubblicato in "I RADICALI: COMPAGNI, QUALUNQUISTI, DESTABILIZZATORI?", a cura di Valter Vecellio, Edizioni Quaderni Radicali/5, 1981)

Il partito radicale e Marco Pannella hanno, da sempre, molti nemici tra i professionisti della politica, in Italia e, adesso, anche in Europa. Sono nemici per definizione: Pannella è portatore di un modo di fare politica che si contrappone ai canoni del mestiere che i professionisti della politica apprendono nella lunga e laboriosa milizia che li porta ai ruoli di primo piano.

Nel congresso di Genova, Pannella si è scontrato coi nipotini di tali professionisti della politica, con i reduci o i testimoni dei tanti partiti e partitini che sono stati inventati o sognati in Italia negli ultimi dieci anni. Da questo scontro Pannella è uscito vincitore, anche se di stretta misura e pagando un prezzo elevato in termini di immagine pubblica. Molti quotidiani, soprattutto quelli vicini alle aree politiche che hanno da sempre considerato il "Partito" lo strumento principe della politica hanno dato all'opinione pubblica un'immagine confusa e penosa dei lavori del congresso di Genova.

Pannella - che non è un prodotto dei '68, si è formato negli Anni 40 sui testi del liberalismo politico; è stato compagno di università di molti degli attuali leaders dei maggiori partiti - non ha mai voluto costruire un partito. Pannella ha voluto e vuole scavare nell'opinione pubblica e nella testa della gente collegando i princìpi del liberalismo politico ai moderni mezzi di comunicazione di massa da un lato e ai miti e alle aspirazioni libertarie e socialiste dall'altro.

Se si tiene conto di questo, si deve concludere che Pannella è uscito vincitore dal congresso di Genova, riuscendo a neutralizzare, grazie anche alle abilità manovriere dei suoi ex colleghi e compagni dell'Ugi, le aspirazioni leniniste di una parte della base del partito. Capi e capetti che speravano, con il congresso, di impossessarsi dello strumento-partito sono stati sconfitti. Lo strumento-partito resta "uno" dei mezzi per portare avanti la politica radicale, ma certamente non il principale. Sui punti essenziali del dibattito - destinazione dei fondi del finanziamento pubblico e iniziative esterne, politica dei referendum - Pannella ha vinto.

Il partito non ha soffocato il movimento e il carisma di Pannella resta pressoché intatto, ancora utilizzabile per le compagne di opinione che i radicali si apprestano a lanciare. Le campagne dovrebbero servire nell'ipotesi di Pannella, a recuperare alla politica, settori di opinioni, spezzoni di ceti e di classi, che la »partitocrazia di regime tiene lontani dalla politica congelando in un limbo qualunquista e genericamente protestatario energie utilizzabili per un cambiamento democratico e modernizzatore.

Certo, il congresso di Genova non ha dato risposte in positivo. Non è emersa una volontà politica all'altezza delle ambizioni di Pannella e di chi con lui è alla ricerca di nuovi modi di fare politica, capaci di superare quelli tradizionali dei partiti. Ma è già qualcosa poter constatare che i sostenitori della forma-partito hanno dovuto qui registrare una battuta d'arresto, che la ricerca di alternative credibili ed efficienti resta aperta.

 
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