Roger LewisGRAN BRETAGNA - Ricercatore presso l'Università della Calabria, ha scritto lo scorso anno una approfondita indagine sulla "ndrangheta", il cui recente inserimento nel mercato della droga è stato contrassegnato da un aumento sconvolgente degli omicidi volontari. Ha collaborato, a partire dal 1983, con la commissione antimafia del Parlamento italiano, nel 1985 ha scritto il libro ``Il Grande affare - Politica del traffico clandestino della droga''.
SOMMARIO: A partire da una analisi etnografica dei differenti tipi di utilizzatori e di venditori d'eroina e di cocaina, l'autore descrive l'evoluzione e le caratteristiche dei bacini di distribuzione delle droghe illecite. Sottolinea che i profitti immensi e la forza di queste strutture sono una conseguenza diretta della repressione.
("I costi del proibizionismo sulle droghe" - Atti del colloquio internazionale sull'antiproibizionismo, Bruxelles 28 settembre - 1 ottobre 1988 - Ed. Partito Radicale)
``Per quello che riguarda la droga l'Europa ha già il suo mercato comune. Non c'è bisogno di aspettare il 1992'' Ufficiale spagnolo di polizia (Time, 1· agosto)
Da quando, nel 1969, è stato pubblicato il fondamentale saggio di Preble e Casey ``Taking Care of Business'', l'etnografia urbana ha raggiunto un certo livello di rispettabilità nel campo delle ricerche sulle droghe illegali. Il dominio delle autorità mediche e psichiatriche ha lasciato spazio ad un approccio multidisciplinare che riconosce che i dati che si possono raccogliere nel contesto di un trattamento con priorità di cura non assicurano affatto un quadro esatto di quello che accade nel mondo reale. La maggior parte dei consumatori di cannabis e di cocaina, se non gli eroinomani, non entra in contatto con servizi di disintossicazione o con centri antidroga come risultato dell'uso di droga. La ricerca etnografica è uno dei pochi modi con cui si può raggiungere questa gente e se ne possono registrare le esperienze.
Anche dei seri studi economici sui mercati delle droghe illegali sono una relativa novità. Per molti anni l'idea che si aveva dei ``drogati'' era tale che essi venivano reputati incapaci di fare scelte economiche razionali. Il loro bisogno di droga era ritenuto talmente alto che avrebbero pagato qualsiasi cosa e commesso qualsiasi crimine pur di avere quello che volevano, fino ad arrivare all'assurda pretesa espressa durante non lontane campagne elettorali, secondo cui se tutti i drogati fossero stati disintossicati o messi in galera la maggior parte dei delitti per le strade sarebbe stata eliminata all'istante (vedi Epstein, Agency of Fear, 1976). In realtà i tossicodipendenti piuttosto che pagare dei prezzi alti in modo inaccettabile cercheranno degli sbocchi alternativi del mercato, la sostituzione dell'eroina con altre droghe, la riduzione o l'eliminazione del consumo o l'entrata volontaria in trattamento.
Così com'è cresciuta la conoscenza dei comportamenti legati all'uso di droga è diminuita la pazienza verso i resoconti semplicistici sul modo con cui funzionano il mercato e il sistema di rifornimento. Quando informa su un sequestro di droga, la stampa spesso ne sopravvaluta il valore, moltiplicando un'ipotetica purezza X della sostanza per un altrettanto ipotetico prezzo Y al dettaglio fino ad arrivare al valore totale Z. Questo può far fare bella figura alle forze di polizia impegnate, ma ci dice poco o niente su come vanno oggi le cose. Allo stesso modo, il controllo del traffico di droga viene spesso attribuito a qualche monolitica cospirazione straniera controllata di volta in volta dal signore della guerra Khun Sa, dalla famiglia mafiosa dei Bonanno o dal cartello Medellin. Anche questo fa scrivere articoli eccitanti, ma non è così che vanno le cose.
PERCHÉ L'INTERESSE PER QUESTO ARGOMENTO?
Ho cominciato ad occuparmi di queste cose in modo abbastanza indiretto. Lavoravo a Londra in un centro antidroga che aveva origine dalle subculture sulle droghe ``alternative'' degli anni Sessanta ed ero continuamente sorpreso dalla differenza che c'era tra come la stampa parlava dello spaccio di droga e la letteratura allora esistente sull'argomento, e l'esperienza vera e propria di clienti e colleghi. Molti avvocati e poliziotti più attenti con cui mi trovavo a parlare sembravano ugualmente stupiti. Verso la fine degli anni Settanta mi ritrovai, con mia sorpresa, a testimoniare in tribunale come esperto su questi argomenti. All'epoca, nonostante il lavoro di Silverman, Brown, Spruill, Moore e altri negli Stati Uniti, in Inghilterra lo studio delle droghe illegali era considerato un'occupazione eccentrica. (Era un po' come essere informati sui ``munchies'', un fenomeno conosciuto e discusso probabilmente da tutti i consumatori abituali di cannabis eppure a malapena registrato nella saggistica e pochiss
imo studiato).
Quando assunsi il compito di etnografo della strada con obiettivo di ricerca sull'epidemiologia dell'uso problematico di droga a Londra nel 1980, fu reso subito chiaro che qualsiasi lavoro su prezzo, purezza o disponibilità delle droghe sarebbe stato considerato di secondaria importanza. Una misura di quanto le cose sono cambiate sta nel fatto che nel 1986 il Ministero degli Interni britannico stesse finanziando ricerche sugli aspetti economici del mercato illegale di droga e delle politiche di repressione antidroga nel Regno Unito. Esistono cinque fattori che spiegano probabilmente questo recente interessamento:
1) la preoccupazione per i costi sociali dell'uso problematico di droga
2) le convinzioni in materia economica delle amministrazioni britannica ed americana dal 1980
3) il riconoscimento dell'evidente forza finanziaria ed influenza dei gruppi di trafficanti, e la loro influenza destabilizzante su aree locali ed intere regioni
4) il coinvolgimento nelle ricerche scientifiche e nelle agenzie governative di persone che avevano fatto, a un certo punto della loro vita, esperienza indiretta o personale di uso di droghe illecite e di spaccio al dettaglio
5) lo sviluppo della lotta alla droga come importante obiettivo politico.
A partire dal 1980 ho studiato i mercati della droga a Londra, Napoli e Roma e sono attualmente impegnato in uno studio su varie città nell'Italia centrale e settentrionale. Questo lavoro deriva dalla preoccupazione diffusa in Italia per la quantità di persone che fanno uso di eroina (stimate intorno a 150.000), il tasso in continuo aumento dei morti per overdose (242 nel 1985, 292 nel 1986 e 516 nel 1987), e l'implicazione della mafia siciliana, della camorra napoletana e della 'ndrangheta calabrese nello smercio all'ingrosso. Mafia, 'ndrangheta e camorra non sono usati qui come termini generici, ma si riferiscono strettamente alle origini geografiche, culturali e criminali di questi gruppi.
LA RACCOLTA DI INFORMAZIONI
Sono state pubblicate molto poche informazioni sul funzionamento del mercato della droga in Europa o sulla fluttuazione dei prezzi e della purezza (eroina, cocaina, anfetamina) attraverso gli anni. In genere il materiale raccolto dai centri antidroga non è né sistematicamente organizzato (ma questo sta cambiando) né genericamente disponibile. A parte gli accessi privilegiati ai documenti giudiziari e statali, la nostra principale fonte di informazioni sul mercato sono state interviste dirette a tossicodipendenti e spacciatori. Fin dall'inizio un'osservazione partecipe si è dimostrata un metodo di ricerca produttivo. La natura illegale delle attività studiate ha significato che i contatti erano qualche volta cauti, che non sempre gli appuntamenti erano rispettati e che il consenso non poteva essere dato per scontato. Comunque queste difficoltà non sono state tanto frequenti come ci si sarebbe potuti aspettare e la collaborazione in generale è stata buona. Sono stati registrati anche commenti e opinioni s
ulla natura generale della struttura di rifornimento e il modo di operare del mercato, in aggiunta alle esperienze specifiche personali.
In alcune occasioni abbiamo intervistato importatori di grosse quantità di cannabis ed acquirenti di eroina a chili, anche se, a causa dei problemi di sicurezza di queste persone e di quanto i criminali professionisti dominano il mercato all'ingrosso, questo è successo molto raramente. Molti dei nostri contatti sono stati consumatori di droga e spacciatori di tagli intorno o al di sotto dell'oncia per l'eroina e del chilo nel caso della cannabis. A Londra, a differenza che in Italia, ci sono stati pochi casi di spacciatori di eroina di questo livello che non ne fossero anche consumatori e, invariabilmente, dipendenti. La facilità di procurarsi eroina a poco prezzo è una tentazione costante per uno spacciatore che ne sia consumatore anche se non ancora assuefatto.
IL GIUSTO PREZZO
La cocaina e l'eroina vengono vendute in polvere e questo rende facile diluirle con sostanze inerti o psicoattive per aggiungere peso ed aumentare i margini di profitto. Fino a questo punto non abbiamo incontrato il ``crack'' benché la sua disponibilità a Londra fosse evidente fin dai primi anni Ottanta. Gli acquisti al chilo, all'oncia e, in Inghilterra, di più grammi, richiedono una pesata di precisione del prodotto. Valutarne la purezza è più difficile. E' possibile usare vari test dilettanteschi e professionali, di solito a seconda del livello del sistema di distribuzione al quale avviene la transazione. La cocaina può essere provata o ``gustata'' dal probabile spacciatore o cliente per valutarne gli effetti. Gli spacciatori di cocaina spesso hanno un interesse da clienti per il valore del loro prodotto. L'andamento incerto e discontinuo e la brusca interruzione di alcune reti di distribuzione della cocaina sono stati attribuiti, da molti contatti presi sul campo, ad un uso eccessivo della droga ste
ssa.
Nello spaccio per strada è difficile che siano permesse delle prove, dato che le dosi sono generalmente già confezionate, sottopeso e pesantemente tagliate e che la preoccupazione principale dello spacciatore sta nella rapidità dell'operazione di scambio. Gli acquisti non vengono fatti indiscriminatamente e i clienti scontenti per motivi di peso o di qualità possono non concludere l'acquisto o non ripeterlo. Dei singoli spacciatori che persistano in un modo inaccettabile di condurre gli affari possono ritrovarsi tagliati fuori e, a livello di grossisti, essere oggetto di azioni punitive.
La richiesta di cocaina ed anfetamina tende ad essere più elastica di quella di eroina. La cocaina e le anfetamine non danno una forma di dipendenza che comporta una sindrome fisica di astinenza o, perlomeno, i consumatori non ritengono che questo accada. L'assenza di forme evidenti di dipendenza fisica come quelle associate con le droghe oppiacee come l'eroina mette i consumatori in una posizione di contrattazione più forte e li rende più insistenti sulla buona qualità del prodotto. Questo si riflette parzialmente sulla purezza relativamente più alta dei campioni di cocaina sequestrati al dettaglio paragonati a quelli di eroina. C'è meno urgenza nel procedere all'acquisto, anche se il consumo cospicuo associato a molto uso di cocaina significa che è possibile che siano pagate forti cifre se l'acquirente è convinto che la qualità del prodotto accresca il suo status.
A Londra negli ultimi otto anni i prezzi dell'eroina si sono mantenuti relativamente stabili con qualche fluttuazione minima. La purezza della sostanza è caduta da un 40-55% dei primi anni Ottanta ad un 30% circa nel 1987. Ma questo è un tasso ancora notevolmente alto se paragonato a quello italiano dove l'attuale purezza della sostanza a livello di spaccio per strada non supera il 4-6%. In Italia i costi tendono ad essere superati grazie alla diluizione, benché i prezzi siano aumentati costantemente.
L'EROINA NELLA CITTA'
L'esperienza fatta in Europa suggerisce che i mercati della droga in piena efficienza tendono a svilupparsi prima nelle grandi metropoli. Successivamente altre città sviluppano un loro mercato sussidiario o autonomo. Però la diffusione del consumo non è sempre uniforme. All'interno delle grandi città stesse spesso c'è uno spostamento verso la periferia in risposta alla domanda locale ed alla pressione della polizia. Negli ultimi dieci anni questo è successo a Londra, Parigi e Roma.
L'eroina, la cocaina, l'hashish vengono tutte importate in Europa. Quando il mercato è allo stadio iniziale e ancora poco sviluppato, l'importazione e la distribuzione sono in genere forniti da piccolo traffico, iniziative individuali e spedizioni cooperative organizzate dai consumatori stessi. Via via che il mercato cresce organizzazioni criminali, gruppi etnici e singoli malavitosi tendono a inserirsi a livello di importazione e spaccio all'ingrosso, ma non all'estensione o all'esclusione di tutte le altre iniziative. La quantità del coinvolgimento dipende dalla nazione, dalla città, dal tipo e dalle origini dei prodotti e dalle opportunità di profitto.
A seconda delle proprietà farmacologiche di una particolare droga illegale e di dove circola, alcuni mercati possono registrare la presenza di gruppi ristretti di consumatori organizzati in sistemi informali di baratto e scambio mentre altri mercati possono essere di natura profondamente impersonale. Negli anni Sessanta e all'inizio dei Settanta buona parte degli arrivi di droga in Europa era relativamente amichevole e informale e principalmente limitata a studenti, ``bohemiéns'' e giri privati. Nel tempo queste reti amichevoli di distribuzione e scambio tendono a spezzarsi. Più stabile diventa il mercato di eroina, più forti sono i tentativi di penetrazione da parte del crimine professionale. Il prezzo sale, la qualità scende e il prodotto è venduto in dosi sempre più piccole, e la diluizione e la vendita sottopeso diventano le forme più comuni di frode.
Comunque abbiamo trovato profonde variazioni da nazione a nazione e da città a città. Benché le cose siano andate in modo molto diverso in Europa e in America, la saggistica americana ha costituito una preziosa pietra di paragone con cui valutare quello che accade in Europa. Agli inizi degli anni Ottanta il mercato di Londra non si presentava né stabilizzato né violento come quello di New York. Il ``business'' era condotto in un modo più amatoriale, benché le cose stessero cambiando. Già agli inizi della nostra ricerca a Londra c'erano indicazioni che qualche autonoma iniziativa violenta stava cercando di penetrare nel sistema di distribuzione a livello dell'ingrosso in modo da estorcere prezzi più alti dai clienti e da truffare importatori e distributori stranieri che non avevano familiarità con la struttura.
A Napoli abbiamo trovato che il consumo di eroina era particolarmente diffuso in periferia e nell'hinterland, forse perché la tradizionale cultura dei vicoli ne scoraggiava l'uso nella parte vecchia della città. Ma in una città dove la disoccupazione strutturale è un problema fondamentale non c'è carenza di mano d'opera criminale per il sistema di spaccio. A Roma c'è un uso diffuso di eroina da parte di giovani disoccupati e marginalizzati. Spacciare è un modo per guadagnare un po' di contanti e garantirsi una riserva personale di droga. In tutte e due le città la tossicodipendenza è profondamente radicata nei casermoni della periferia.
La rete di vendita al dettaglio rifornisce distretti specifici. In tutte e due le città il mercato è ampiamente controllato dalla criminalità organizzata. Una delle differenze principali tra Roma e Napoli è che la malavita romana è così disorganizzata e divisa che dipende per le forniture quasi totalmente da importatori, fabbricanti e distributori del Sud Italia. I gruppi napoletani sono meglio organizzati e hanno più riserve finanziarie, avendo alle spalle generazioni di esperienza nel contrabbando di tutti i generi. Insieme alle organizzazioni siciliane e calabresi dominano i livelli medio e superiore del mercato romano di eroina.
A dispetto del ruolo di Napoli come centro di transito e distribuzione della droga, la purezza della sostanza a livello di strada sembra scemare più rapidamente che a Roma. Può darsi che questo sia causato dal maggior numero di singoli che a Napoli più che a Roma tentano di infiltrarsi nella distribuzione e di sopravvivere solo con lo spaccio di droga. Sembra anche che importatori del Terzo Mondo a Roma alzino il livello della purezza vendendo eroina di alta qualità direttamente sul mercato al dettaglio, del quale probabilmente non capiscono bene il funzionamento.
Mentre si può affermare che a Napoli e a Roma i gruppi del crimine organizzato dominano il rifornimento all'ingrosso, c'è una situazione completamente diversa a ``Pandoro'', dove tutti i tentativi dei clan calabresi e napoletani di penetrare la rete di distribuzione sono falliti; ``Pandoro'' è un centro di immagazzinamento e raccolta di trafficanti del Sud asiatico e un punto focale per la distribuzione alle altre parti d'Italia. Nel corso degli anni i distributori locali hanno istituito contatti diretti con i produttori stranieri e sembrano avere una reputazione per l'efficienza, l'onestà e l'affidabilità. Una reputazione di questo tipo è di immenso valore in un giro illegale di affari in cui non esistono contratti scritti e la buona fede è di importanza cruciale. La provincia è ricca e produttiva e c'è poca disoccupazione, ma nonostante questo ci sono molti consumatori di eroina. Per quanto riguarda chi acquista quantità intorno al chilo il prezzo è quasi la metà di quello di Roma. Mentre questo fenom
eno sembra abbastanza raro in Italia, un recente saggio su ``Southdown'', una città del sud dell'Inghilterra riporta che i gruppi di distribuzione sono composti da tossicodipendenti che acquistano e rivendono eroina a chili.
OSSERVAZIONI CONCLUSIVE
Abbiamo trovato che nonostante contrazioni, attenuazioni e sistemi paralleli di distribuzione, non ci si è allontanati dal modello piramidale di Preble e Casey, anche se con alcune eccezioni di rilievo. Mi auguro che durante il dibattito ci sarà la possibilità di sviluppare questi concetti e anche di dedicare un po' di tempo alla domanda e l'offerta e al ruolo del crimine organizzato nell'economia italiana della droga.
Il mio commento finale è che un uso problematico della droga farà parte della nostra società per un prevedibile futuro. I sistemi di distribuzione che si sono sviluppati danno profitti immensi e la repressione può fare poco più che operazioni di sequestro. Anzi, è stato sostenuto che oggi la repressione fornisce un apprezzabile sistema di supporto agli spacciatori. Le cose migliori del tanto deprecato approccio olandese e del molto discusso e poco compreso ``sistema'' inglese possono costituire una risposta. In un periodo in cui i pericoli dell'uso della droga sono rapidamente eclissati dalla realtà dell'AIDS, l'unica scelta di buon senso è una riduzione dei pericoli piuttosto che una ``guerra alla droga''.