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Vigevano Paolo - 28 luglio 1989
Relazione al CF di Roma del tesoriere (1-5 settembre 1989)
Paolo Vigevano

SOMMARIO: La situazione finanziaria del partito è tale da pregiudicarne la stessa possibilità di esistenza. Dalla fotografia dello stato del partito, come emerge dalle previsioni economiche, non vi è neppure la possibilità di reperire i mezzi necessari per arrivare alla fine del 1990. Da qui la necessità di una mobilitazione straordinaria per scongiurare la concreta possibilità di dover chiudere entro l'anno il PR.

Care compagne, cari compagni,

in questa riunione di Consiglio Federale avremmo dovuto essere in condizione di effettuare, tutti allo stesso grado di informazione e di approfondimento, un dibattito sullo stato del partito, che ci consentisse, in quanto membri del Consiglio federale di assumerci quelle responsabilità consultive e, se necessario deliberative, che lo statuto del partito ci affida e che la mozione approvata al congresso di Budapest ha reso ancora più rilevanti per le responsabilità che essa ha affidato al Primo segretario e al Tesoriere, congiuntamente al Presidente del partito ed al presidente del Consiglio Federale.

Dibattito sullo stato del partito, che, se in realtà, dalla riunione del Consiglio federale di Madrid in poi, non è stato mai interrotto, ha avuto però momenti diversi di approfondimento e di messa a fuoco dei singoli problemi. Non solo, ma questa è anche la prima riunione di un Consiglio federale sostanzialmente nuovo per almeno la metà dei partecipanti, ai quali abbiamo inviato la documentazione relativa alle più significative sedute dello scorso anno, ma che dovranno comunque confrontarsi qui con una problematica per loro prevalentemente nuova. Anche per i partecipanti "vecchi" delle riunioni di questo Consiglio, d'altra parte, il problema di un'analisi puntuale dello stato del partito, è problema sostanzialmente nuovo, almeno per gli sviluppi che questo ha avuto nei quattordici mesi che ci separano dalla riunione di Madrid.

Per affrontare adeguatamente questo dibattito lo si sarebbe dovuto affrontare per tempo con una adeguata informazione a tutti i consiglieri sui contenuti di queste relazioni, per consentire un approfondimento e un avvio del dibattito anche al di fuori di questo Consiglio.

Questo non è stato possibile, e probabilmente avremo finito di scrivere queste relazioni, come avvenne a Madrid, poche ore prima dell'inizio della nostra riunione.

Quando a Madrid presentammo quella relazione, che fu definita, criticandola, una "fotografia" della realtà del partito, in quanto non forniva la rappresentazione del suo divenire, né progetti di iniziativa politica, ci eravamo prefissi l'obbiettivo di analizzare lo strumento partito sotto il profilo della sua organizzazione, del tipo di organizzazione delle risorse umane che lo compongono, e sotto quello del suo valore economico.

Obbiettivo di quella relazione fu proprio quello di analizzare il partito per cifrare il fabbisogno economico, il fabbisogno, sotto il profilo quantitativo e qualitativo, delle risorse umane necessarie ad assicurare l'uscita del Partito radicale dalle istituzioni e la realizzazione del partito trasnazionale. Un elemento di particolare rilievo in quella analisi fu infatti la quantificazione economica del valore della nostra presenza istituzionale, in rapporto alla quantificazione complessiva dei fabbisogni del partito radicale, includendo in questo approssimativo, ma realistico bilancio consolidato, anche i gruppi parlamentari, e la Radio Radicale.

Proprio questa sproporzione tra l'apporto da autofinanziamento e l'apporto dovuto alla presenza istituzionale, sproporzione confermata dall'insuccesso della campagna di sottoscrizione straordinaria dell'estate successiva, fu uno degli elementi determinanti a riproporre in termini di drammatica urgenza il tema della chiusura del partito.

A Madrid, la previsione della non presentazione del partito in quanto tale alle elezioni europee appariva come un ostacolo insuperabile non solo alla realizzazione del "trasnazionale", ma anche alla continuità del partito stesso.

La stessa possibilità di realizzare un congresso in un paese dell'Est europeo allora non era neppure immaginabile.

Per raggiungere questi obbiettivi il Partito ha dovuto pagare dei prezzi che oggi ne mettono ancora, e ancor più gravemente forse di allora, in discussione l'esistenza.

Il partito non riesce ad essere forza, cioè non è riuscito e non riesce a tradurre in iscrizioni, in autofinanziamento, in risorse militanti, in mezzi, il risultato politico conseguito.

Dal mese di marzo in poi gli iscritti di paesi diversi dall'Italia non hanno più ricevuto la "Lettera Radicale", che era l'unico strumento di contatto con il partito. Dal mese di gennaio è uscito un solo numero di Notizie Radicali in francese. In Iugoslavia, dopo il numero di convocazione del congresso di Budapest, non è stato distribuito più nulla, in Portogallo è avvenuto altrettanto, tranne per l'informazione che Luis Mendao continua a produrre e a distribuire di propria iniziativa. In paesi come la Spagna, la Polonia non è stato pubblicato nulla. In Italia, Notizie Radicali, che usciva prima con cadenza mensile con circa 20 pagine a numero, poi con cadenza decadale a 6 o 8 pagine, ormai viene prodotto una volta al mese e in una edizione che non supera le otto pagine. Dopo Budapest non si è riusciti nemmeno a produrre un numero di giornale che fornisse un resoconto adeguato all'esito di quello storico congresso.

Altrettanto si può dire per le iscrizioni al partito, dall'inizio dell'anno ad oggi si sono iscritte 2.556 persone delle quali 552 al di fuori d'Italia (ai 2.004 iscritti italiani si dovrebbero aggiungere, si spera presto, circa un centinaio di persone che hanno erroneamente versato una cifra corrispondente alla quota di iscrizione in vigore nel corso del 1988).

Alla stessa data dello scorso anno, quando non c'era stata alcuna iniziativa politica di una portata equivalente a quelle realizzate nel corso dell'89, gli iscritti italiani (dall'inizio dell'anno) erano 1.890 e quelli di altri paesi 207. Si può facilmente constatare, solo leggendo le cifre, che il risultato di quest'anno non è molto diverso da quello del medesimo periodo dell'anno scorso, ma se rapportiamo questo risultato all'iniziativa politica svolta nel corso del 1989, ci si rende conto di quanto raccolto in rapporto alla mole d'iniziativa politica svolta. Anche il non essere riusciti a raccogliere iscrizioni, tra gli iscritti al Partito Comunista Italiano, a seguito dell'adesione del parlamentare comunista Willer Bordon al partito radicale è una misura dell'inadeguatezza politica e organizzativa con cui il partito si deve confrontare oggi.

Ma se andiamo a confrontare le risorse, in termini di persone, di energie di cui il partito disponeva all'epoca del consiglio federale di Madrid e quelle di cui si dispone oggi, ci accorgiamo che i numeri sono cambiati di poco: tra i gruppi parlamentari e i loro collaboratori, il partito, il centro d'ascolto sull'informazione radiotelevisiva e l'IRDISP il totale delle persone che a qualsiasi titolo percepivano un compenso in forma continuativa è passato da 129 a 120. A questa riduzione ha contribuito la Radio Radicale con 5 persone, il partito con 2 , il Gruppo parlamentare alla Camera dei Deputati con 2. Il problema tuttavia non è, come non era a Madrid, solo quello del numero di persone, ma anche e soprattutto quello della competenza di ciascuna di esse, in rapporto ai compiti affidati, del tipo di rapporti di collaborazione istituiti e della loro organizzazione.

Su questo piano, ad eccezione della ristrutturazione in atto all'interno della Radio Radicale, resa possibile dall'introduzione di una persona dotata di capacità professionali adeguate, in tutti gli altri settori che fanno capo al Partito radicale, la struttura è rimasta sostanzialmente inalterata rispetto a quella di un anno fa. Questa struttura si è dovuta confrontare con compiti che avevano come caratteristica la dispersione su iniziative molteplici, che facevano capo a responsabilità politiche diverse ed esterne al partito, come è avvenuto per la campagna elettorale per le elezioni europee, con la presentazione di candidati in quattro liste diverse, nelle quali sono stati candidati o hanno collaborato direttamente tutti i membri di segreteria ad eccezione del solo Segretario, nonché tutti i collaboratori del partito, tranne il gruppo dei compagni che sono stati presenti in questo arco di tempo in Iugoslavia e a Budapest. Campagna elettorale che è iniziata il giorno dopo il congresso di Rimini, il cui sv

olgimento era stato deciso solo 20 giorni prima, al termine di un Congresso come quello di Budapest che aveva impegnato sin dall'inizio di marzo quasi tutta la struttura del partito.

Si è trattato di quattro mesi durante i quali il partito, le sue strutture, sono state letteralmente travolte da un'alluvione di iniziativa politica, e, per quanta acqua, non si è riusciti a costruire gli invasi, a regolarne il flusso, a trasformarla nell'energia necessaria a raccogliere quei risultati quantitativamente indispensabili alla riuscita del progetto del partito.

Chi ha vissuto direttamente la vicenda radicale di questi anni sa che i momenti più difficili e pericolosi sono sempre stati proprio quelli, come quello odierno, immediatamente successivi alle grandi e fortunate campagne politiche, sia per l'effetto distraente, o di evasione che il successo determina in ciascuno, sia per l'accentuarsi degli attacchi, proprio in quei momenti, da parte degli avversari politici, che tentano di riassorbire l'effetto del loro insuccesso. La possibilità di superare questi momenti era affidata soprattutto alla capacità del partito, soprattutto attraverso il contatto con gli iscritti, di collegare il successo conseguito al proprio progetto, e di trasformarlo in forza numerica e politica.

Quello che differenzia la fase attuale da quelle che il partito ha attraversato nel passato è che da un anno a questa parte il partito è in una fase di trasformazione, che, realizzata o meno, è comunque indispensabile alla sua esistenza e pertanto le difficoltà da superare sono enormemente più grandi di quelle che ha dovuto superare in analoghi periodi della sua storia. Il fatto poi che la trasformazione non si sia compiuta, ed in certi casi nemmeno effettivamente iniziata, rende la situazione drammatica, con la conseguenza che senza essere in grado di realizzare il nuovo, il partito non è in condizione di realizzare nemmeno quelle attività ordinarie che sono indispensabili al suo corretto funzionamento.

Dalla lettura del documento sullo stato del partito, realizzato da Maurizio Turco e da Danilo Quinto, concepito come raffronto dello stato attuale del partito con le previsioni e le analisi svolte in occasione del Consiglio federale a Madrid, si comprende facilmente come, in realtà, la struttura del partito sia sostanzialmente la medesima, con tutti i problemi non risolti che erano stati messi in evidenza in occasione di quella riunione del Consiglio federale; anzi molti si sono aggravati.

La prima valutazione da effettuare è quella del prezzo che l'esigenza di flessibilità e di versatilità della struttura costringe a pagare a scapito del suo rendimento complessivo. Ci troviamo di fronte ad un organismo che, in meno di 40 giorni riesce ad organizzare un congresso in un paese dell'Est europeo di oltre 1.500 persone, delle quali oltre l'85% proviene da paesi diversi dall'Ungheria, dove il congresso ha sede e non riesce invece ad assicurare la redazione di un testo di 10-12 cartelle ogni 15 giorni a tre quattromila persone in Europa attraverso la Lettera Radicale.

Altrettanto si può dire per altri servizi del partito, a cominciare dalla tesoreria, dall'organizzazione dei viaggi, alla gestione degli indirizzari, dalla gestione delle sedi all'organizzazione dei servizi per la stampa, tutti servizi che devono essere assicurati con continuità e con qualità adeguata anche ai costi che queste voci ormai in molti casi comunque comportano. E' quindi necessario avvalersi anche di apporti professionali qualificati.

Una delle forme di più forte resistenza interna che la struttura del partito presenta a qualsiasi tentativo di riorganizzazione è l'equivoco che continua a persistere sull'apporto della militanza, che in alcuni casi si riduce al sinonimo di retribuzione sotto la media di mercato, che prescinde però spesso dalla adeguatezza della prestazione rispetto al compito richiesto. Si tratta di un meccanismo perverso che se assicura la straordinarietà di alcune prestazioni, non offre garanzie di continuità e qualità nell'attività ordinaria.

Il che non significa abolire l'apporto militante, ma assicurare semmai condizioni di servizi adeguati a garantire l'aggregazione del maggior numero di militanti per assicurare l'attività politica.

L'aver introdotto nel corso del 1988, a livelli di responsabilità direttive nel settore amministrativo e di organizzazione generale all'interno di Radio Radicale persone con competenze professionali adeguate, pur nella situazione di estrema difficoltà economica e finanziaria e di iniziativa politica, in cui la radio versa, ha assicurato la possibilità di una ristrutturazione interna che fino ad ora non era stata possibile.

Uno dei problemi tuttora irrisolti e sul quale recentemente il partito ha addirittura compiuto dei passi indietro, come dicevo già all'inizio di questa relazione, è quello della comunicazione scritta, sotto tutti gli aspetti da quello della produzione a quello della distribuzione. Per tentare di potenziare questo settore soprattutto sul piano trasnazionale, nella riunione del Consiglio federale di Madrid, era stata decisa la costituzione di "un comitato per lo studio e la realizzazione di un progetto di rivista", che ben presto però, anche in conseguenza delle difficoltà economiche e finanziarie passò dal progetto di rivista alla realizzazione di un numero unico affidata a Roberto Cicciomessere, che ne è stato anche, con la sola collaborazione di Sergio D'Elia l'unico estensore e organizzatore. Questo testo (circa 300 cartelle, tradotte in Inglese, Francese, Spagnolo, Ungherese, Tedesco, Sloveno e Serbo-Croato) avrebbe dovuto essere lo strumento dell'iniziativa politica, per la crescita del partito sul

piano trasnazionale. Il rapido evolversi della vicenda politica in Unione Sovietica, Ungheria e Polonia, che era divenuta nel frattempo il centro dell'interesse politico del Partito radicale, non ne consentiva un adattamento adeguato a intervenire in una realtà in così rapida evoluzione. A questo problema si aggiungeva inoltre una più approfondita valutazione dell'onere relativo ai costi di distribuzione e alla difficoltà di acquisizione degli indirizzari selezionati necessari alla sua realizzazione. In conclusione, il progetto è stato *abbandonato e quel testo, comunque prezioso, non viene utilizzato in alcun modo, quando potrebbe comunque essere oggetto di un'iniziativa editoriale soprattutto al di fuori d'Italia.

L'ostacolo dell'acquisizione di nuovi indirizzari selezionati, soprattutto in paesi diversi dall'Italia continua ad essere uno dei problemi da risolvere e che ormai da mesi non è stato più ripreso seriamente in esame. Dalla riunione di Madrid ad oggi, la crescita del numero di indirizzi selezionati di cui il partito dispone è stata irrisoria rispetto a fabbisogni che annualmente dovrebbero essere dell'ordine del milione. Tranne l'acquisizione di 90mila indirizzi in Portogallo e di circa 25.000 in Iugoslavia selezionati sulla base di caratteristiche professionali, dai quali si sarebbero dovuti estrarre, attraverso successivi invii postali, indirizzari ulteriormente selezionati, ai quali distribuire il Numero Unico, la crescita in termini di indirizzi effettivamente selezionati sulla base di un qualche interessamento all'attività del Partito Radicale, al di fuori d'Italia non supera i 4.000 nominativi.

In Italia è stato completato invece il collegamento e la verifica di tutti gli indirizzari dei referendum dal 1977 in poi, che ha portato a rendere disponibile un indirizzario di oltre 1.200.000 nominativi di persone che hanno firmato i dodici anni almeno un referendum radicale e di circa 200 mila che ne hanno firmato più di uno.

Nella riunione del Consiglio Federale a Madrid era stata evidenziata l'esigenza, in vista della costituzione su basi transnazionali del partito, di rafforzarne la comunicazione scritta, alla quale, grazie e a causa della presenza di Radio Radicale in Italia, si era in gran parte sostituita la comunicazione orale. L'attuale stato dell'unico strumento di informazione scritta del Partito radicale, Notizie Radicali da invece la misura di quanto non solo questa esigenza non sia stata soddisfatta, ma di quanto si sia regrediti rispetto alle già inadeguate condizioni in cui ci trovavamo quattordici mesi fa. Oggi Paolo Pietrosanti, con la sola collaborazione di Gianfranco Spadaccia, è rimasto l'unico curatore del giornale del Partito radicale, che perciò, per numero di pagine e periodicità fornisce un terzo della quantità di informazione assicurata durante l'anno scorso.

Roberto Cicciomessere sta portando a termine in questi giorni la realizzazione di un potentissimo strumento, sia di supporto alla produzione scritta, sia di vera e propria comunicazione per via telematica, che consentirà al partito di poter fruire di un archivio degli scritti radicali, accessibile via computer e di fornire, a richiesta, in qualsiasi parte del mondo l'informazione quotidianamente prodotta o risposte a specifici quesiti. Questo strumento sarà di enorme supporto tecnico alla produzione scritta del partito e potrà essere a sua volta un'occasione di produzione scritta attraverso le risposte ai quesiti specifici che verranno posti per il suo tramite. Non potrà però essere considerato per anni ancora come mezzo di comunicazione concorrenziale con la stampa tradizionale o con la comunicazione radiofonica. Infatti gli Italiani possessori di un computer in condizione di dialogare via telefono sono oggi nell'ordine dello 0,2-0,3 % della popolazione, anche se il numero di personal computer vendut

i ogni anno (460.000 nel solo 1988), lascia prevedere una loro rapida evoluzione numerica. Anche le percentuali francesi (15% della popolazione) dei possessori di computer dotati di apparecchiature idonee al collegamento non raggiungono ancora le percentuali di utenti di altri mezzi di comunicazione di massa come la radio, la televisione o la carta stampata. In prospettiva, tenendo conto della diffusione di questi strumenti nel Nord America, senz'altro in molti paesi dell'Europa occidentale, ma con un forte ritardo dell'Italia, gli strumenti di comunicazione telematica avranno una diffusione analoga a quelli tradizionali. Il pregio comunque dello strumento telematico, a differenza di tutti gli altri, è quello di avere un bacino di utenza praticamente illimitato, equivalente a quello della rete telefonica in tutto il mondo. Il problema sarà quello di far conoscere l'esistenza di questa banca-dati radicale e di fare in modo che sia in grado di una specificità di servizi equivalente a quella che è tutt'og

gi la trasmissione in diretta delle sedute del Parlamento da parte di Radio Radicale.

A maggior ragione quindi il problema della produzione scritta e della produzione scritta in più lingue resta una carenza drammatica nell'attività del partito.

Prima di concludere questa parte della mia relazione voglio ricordare un problema nel quale continuiamo ad imbatterci nel tentativo di organizzare il partito e non solo sul piano transnazionale. E' il problema delle sedi del partito, con particolare riferimento a quelle periferiche. Le sedi funzionano se sono uno strumento di effettivo supporto e non, come spesso avviene, di ostacolo all'iniziativa politica. La sede di coordinamento di Bruxelles, ad esempio, presso gli uffici dei parlamentari radicali, e quindi con la disponibilità di personale, di mezzi tecnici ha consentito al partito di investire direttamente in attività politica, senza doversi fare carico di problemi logistici e organizzativi che non siano quelli di tenere una elementare contabilità. La presenza dei parlamentari consente loro di impegnare il tempo marginale rispetto all'attività istituzionale, tempo che può essere anche consistente, in attività politica di partito. Un rendimento analogo, anche se a livelli diversi, lo hanno dato quei

recapiti radicali, che hanno costituito per anni le sedi del partito in Italia. Si trattava di case di compagni dove arrivavano i materiali informativi del partito, che poi venivano distribuiti agli altri iscritti e le riunioni, anche a ritmi intensi si tenevano nei caffè. La disponibilità di una sede era un fatto eccezionale che si verificava solo quando, in occasione di campagne politiche particolarmente intense, se ne affittava una, di solito solo per qualche settimana. Si trattava di strutture minime, ma che consentivano di impegnare il tempo marginale dalle attività lavorative in attività di partito, senza dover affrontare problemi logistici ed economici, che avrebbero comportato una disponibilità a tempo pieno, da parte degli iscritti o dei militanti. Oggi qualcosa di analogo avviene solo in Portogallo, dove grazie a Luis Mendao, che non dispone di una sede, nonostante la condizione di abbandono in cui è stato lasciato dal partito, ha assicurato l'esistenza dell'unico centro al di fuori d'Italia, ch

e svolge attività di partito, senza il sostegno sul posto di compagni venuti dall'Italia. A Madrid invece, l'esistenza di una sede è stata il paravento che nascondeva un'iniziativa politica inesistente e l'ostacolo a una qualsiasi forma di aggregazione. Oggi parliamo di un centro di iniziativa a Budapest e sento parlare di una sede a Varsavia. Bene, se non è chiara l'attività minima che deve essere svolta in Ungheria piuttosto che in Polonia (Lettera Radicale), e non si tenta prioritariamente di assicurare queste attività, anche indipendentemente dall'esistenza di una sede del partito, si rischierà di costruire centri non dimensionati in funzione delle attività da svolgere, che rischieranno di essere di ostacolo anziché di supporto ad una qualsiasi attività politica.

Ho preferito approfondire questi argomenti, prima di passare all'esame della situazione economica, perché, dalla riunione del Consiglio federale di Madrid in poi, abbiamo dovuto concentrare la nostra attenzione sul drammatico problema dell'esistenza del partito, e quindi delle condizioni della sua possibile chiusura, piuttosto che su quegli elementi di vita quotidiana, che sono essenziali a garantirne il funzionamento sia nell'ordinarietà che nei momenti di massimo impegno.

Sul piano economico, apparentemente la condizione del partito non è molto variata rispetto a quella che vi avevamo presentato a Budapest, in quanto apparentemente ne sono solo slittati i termini temporali. Grazie alla disponibilità delle anticipazioni sul finanziamento pubblico del 1990, e all'esito delle elezioni per il Parlamento europeo in Italia, che hanno assicurato rimborsi delle spese elettorali e, in parte molto inferiore, contributi dagli altri partiti, è stato possibile assicurare i mezzi finanziari necessari a rinviare all'autunno il momento di crisi anche finanziaria del partito e soprattutto della Radio Radicale. Escludendo i costi della campagna elettorale, che, per le ragioni sopra esposte, può considerarsi in pareggio, il disavanzo per il partito prevedibile allo stato attuale per la fine dell'anno è di circa 1.900 milioni, cioè di 250 milioni superiore a quello registrato alla fine di marzo che era di 1.650 (incluse le spese relative al congresso di Budapest). Infatti le spese per il par

tito, come si può ricavare dal preventivo che vi è stato distribuito, sono, nei nove mesi, di 3.500 milioni, incluse quelle relative al prossimo congresso, e con un'incidenza di circa 600 milioni per le spese per iniziative politiche, cifra questa, che potrà variare in funzione delle decisioni che verranno prese. Le entrate da autofinanziamento possono essere previste in circa 500 milioni (dei quali 300 raccolti nei primi 3 mesi e mezzo), e quelle provenienti dalle quote di indennità (circa il 60% della somma mensile), che i parlamentari versano al partito, saranno di circa 770 milioni. A queste si aggiungono entrate dal settore televisivo per 370 milioni (che si aggiungono ad una cifra analoga incassata nel primo trimestre dell'anno) e, sulla base di quanto deciso in proposito dal Consiglio federale a Strasburgo anticipazioni dal finanziamento pubblico per 1.600 milioni, portando così il totale delle entrate nei nove mesi a 3.250 milioni. Questa situazione che peggiorerebbe di poco quella pur grave

registrata alla fine di marzo, è però resa più difficile dalla condizione della Radio radicale, che presenta un disavanzo economico relativo all'esercizio di circa un miliardo, che si tradurrà nel mese di ottobre in una crisi finanziaria, che rischierà di comprometterne il funzionamento.

Il disavanzo economico del partito e i fabbisogni della radio, determinano quindi per la fine dell'anno un fabbisogno complessivo di circa tre miliardi.

All'epoca del congresso di Budapest, la condizione in cui ci eravamo venuti a trovare era analoga, ma potevamo contare sulla possibilità di anticipare la quota di finanziamento pubblico dell'anno successivo, condizione che non sarà ripetibile, né alla fine di quest'anno, né nei mesi successivi. Infatti le elezioni per il Parlamento europeo hanno chiarito in modo inequivoco che il Partito radicale, in quanto tale non si presenterà nemmeno alle prossime elezioni politiche, oggi prevedibili per la prossima primavera. La non presentazione, comporta la perdita del finanziamento pubblico del 1991, e quindi la possibilità che all'inizio del 1990 le banche lo possano anticipare. Ci troveremo quindi all'inizio del '90, se non avremo reperito i due miliardi necessari, con un indebitamento di circa 3 miliardi, senza la possibilità di usufruire di quelle forme di credito che ci hanno consentito quest' anno di finanziare l'attività del partito.

Care compagne, cari compagni,

come ho tentato qui succintamente di illustrarvi, la condizione di difficoltà in cui opera il partito continua a essere tale da pregiudicarne la possibilità di esistenza. Pertanto la delibera adottata a Budapest e la conseguente modifica statutaria, in base alla quale al primo segretario e al tesoriere, congiuntamente al Presidente del partito e al Presidente del Consiglio federale sono delegati i poteri congressuali "per tutte le decisioni relative alla vita ed al patrimonio del Partito radicale", potrebbe essere opportunamente messa in atto in qualsiasi momento. Ma se questa eventualità è comunque possibile e probabile, noi tutti dobbiamo tentare di operare al massimo sforzo, sapendo che l'eventualità esiste, e che potremo operare direttamente per scongiurarla fino all'ultimo secondo utile prima che tale delibera venga attuata, senza doverci caricare l'onere di convocare a questo scopo, né congressi straordinari, né riunioni del Consiglio federale.

Dalla fotografia dello stato del partito, sulla base di quanto emerge dalle previsioni economiche il partito non è neppure in condizione di affrontare il compito che lo aspetta, cioè quello di reperire i mezzi necessari per arrivare alla fine dell'anno e quello di affrontare il 1990.

Dobbiamo metterci in condizione di tentare.

Abbiamo una quarantina di giorni per compiere questo, che è il primo passo necessario anche se di per sé non sufficiente. Per tentare di confrontarci con questi problemi, dobbiamo ricostruire quei minimi strumenti che sono la dotazione essenziale del partito: la possibilità innanzitutto di comunicare tra noi e con gli altri iscritti, in Italia e negli altri paesi. Dobbiamo soprattutto dotarci delle risorse umane e dei mezzi tecnici, che ci consentano di tradurre in successo anche quantitativo e quindi in forza, quei risultati politici che oggi ci appaiono miracolosi e quasi sproporzionati all'effettiva consistenza del partito.

Dobbiamo tentare di assicurare a Radio radicale la possibilità di veder tradotti in mezzi economici i risultati recentemente conseguiti sul piano parlamentare. La decisione del Parlamento italiano di dotarsi di uno strumento, che, in via permanente, fornisca ai cittadini l'informazione, che per oltre tredici anni Radio radicale ha assicurato gratuitamente, deve diventare operativa.

Sono passi apparentemente piccoli, ma oggi estremamente difficili, che possono essere realizzati solo con la consapevolezza di ciascuno della loro necessità.

 
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