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Arnao Giancarlo - 30 aprile 1990
SEMANTICHE DEL PROIBIZIONISMO
di Giancarlo Arnao

(articolo per l'International Journal on Drug Policy - apr 90)

PARTE 1

SEMANTICHE DELLE DROGHE ILLEGALI

PREMESSE

Il postulato del sistema di controllo della droga sta nella qualificazione di un numero di sostanze i cui effetti sull'uomo sono:

1) intrinsecamente nocivi

2) intrinsecamente diversi da quelli delle altre sostanze.

Le differenze tra sostanze legali e illegali sono sanciti da una terminologia che ha le seguenti caratteristiche:

A) i termini sono apparentemente obiettivi, scientifici e descrittivi

B) il loro reali significati sono soggettivi e ideologici

Questa contraddizione appare chiaramente nel testo della Single Convention (SC).

Nella SC del 1961, gli obiettivi principali del controllo internazionale della droga erano denominati come "dipendenza dalle droghe narcotiche" e "abuso di droghe narcotiche".

Le considerazioni introduttive erano seguite da un "Glossario", che dava le definizioni di tutti i termini usati nel test. Ma in questo glossario le parole "dipendenza", abuso" e "narcotico" non comparivano.

Nella nuova SC del 1988 il termine "dipendenza" scompare dal testo; la parola "abuso" è ancora ignorata dal glossario.

Questi termini, però, sono le parole chiave della proibizione delle droghe illegali.

NARCOTICI E DROGHE

Sappiamo molto bene che il significato farmacologico della parola "narcotico" fa riferimento ad un gruppo definito di sostanze, che coincide grosso modo con gli oppiacei e l'alcool. Dato che la Single Convention considera implicitamente come "narcotici" anche cannabis, cocaina, stimolanti e sostanze psichedeliche (ma non l'alcool), sarebbe il case che desse la propria definizione operativa di questa parola. Ma, come abbiamo visto, questo non accade. In realtà la parola "narcotico", apparentemente scientifica, diventa un termine legal-burocratico che definisce le sostanze sulla base del loro status legale.

Secondo la National Commission dell'ONU,

"la parola 'narcotici' è stata purgata dal suo significato scientifico diventando invece un simbolo delle droghe socialmente condannate"

(National Commission on Marijuana and Drug Abuse: "Drug use in America; problem in perspective", Washington 1973,p. 17)

Il termine "droga" è definito nel Glossario della SC del 1961 come segue:

"tutte le sostanze delle Tabelle I e II, sia naturali che sintetiche".

Nella SC del 1988 il termine "droga narcotica" viene definito nel Glossario come "ogni [...] sostanza [...] nelle Tabelle I e II". Questo vuol dire che le "droghe" sono definite non dalle loro caratteristiche oggettive, ma dalla loro classificazione in una categoria soggettivamente sanzionata.

ABUSO

Da un punto di vista strettamente logico, il termine "abuso" ha un significato relativo, nella misura in cui è legato al concetto di "uso": definiamo "abuso" un tipo di "uso" che ha effetti negativi.

Il Comitato di Esperti sulla Tossicodipendenza dell'OMS, nel suo XVI Rapporto del 1969 adottava la definizione di "abuso di droga" come "un uso persistentemente o sporadicamente eccessivo di droga non consistente o non legato ad una accettabile pratica terapeutica".

Questa definizione considera quindi "abuso di droga" qualsiasi genere di uso non terapeutico.

Lo stesso concetto viene espresso dall'American Psychiatric Association nel 1972:

" ... come regola generale, riserviamo il termine di abuso di droga all'uso illegale e non terapeutico di un numero limitato di sostanze, molte delle quali sono droghe, che hanno la proprietà di alterare lo stato mentale in modi che sono considerati dalle norme sociali e definiti per statuto come inappropriati, indesiderabili, nocivi, minacciosi o, come minimo, alieni culturalmente" (Glasscote et al.: "The Treatment of Drug Abuse, Washington 1972, ).

Questa definizione è legata più chiaramente a valutazioni non scientifiche, come la legalità o la conformità alla cultura dominante.

La stessa OMS ha riconosciuto nel 1975 che il termine "abuso" era stato usato in modo arbitrario e non scientifico:

" 'Abuso di droga' è una termine che necessita di qualche chiarificazione [...] Il termine è un modo comodo, ma non molto esatto, per indicare che (1) una droga non meglio specificata sta venendo usata in maniera e quantità non definite [...] e che (2) questo uso è stato giudicato da qualche persona o gruppo come sbagliato (illegale o immorale) e/o dannoso per il consumatore, la società, o entrambi. Ciò che alcuni possono definire "abuso di droga" può non essere ritenuto tale da altri [...] Per questi motivi l'espressione 'abuso di droga' è stata evitata in questo lavoro" (Kramer - Cameron : "A Manual on Drug Dependence", OMS 1975, p. 16, e sgg.).

Nonostante questo, l'espressione "abuso di droga" ha continuato ad essere usata nella maggior parte delle pubblicazioni dell'OMS. Una testimonianza della schizofrenia concettuale dell'OMS si ritrova in un documento pubblicato nel 1980, sotto il titolo "Drug-Abus Reportin System".

"Il termine 'abuso di droga' è un'espressione piuttosto imprecisa, e, come è stato sottolineato in un'altra pubblicazione dell'OMS, non esiste un accordo generale sulla sua definizione. Ciononostante, questo termine viene qui impiegato [...] in riferimento alle conseguenze dannose dell'uso non terapeutico di droga" (Rootman - Hughes: "Drug-abuse reporting System", OMS 1980,p.9).

Una lettura approfondita della letteratura prodotta dall'ONU e dall'OMS, indica chiaramente che, quando si tratta di sostanze illegali, viene sempre usata la parola "abuso" invece di "uso". Questa attitudine semantica sembra postulare l'equivalenza tra "abuso" e "uso di sostanze illegali", e quindi l'idea che le conseguenze dell'uso di sostanze illegali siano necessariamente patologiche - un'idea che si accorda bene con la filosofia di un'altro organismo dell'ONU.

"L'ONU scoraggia l'uso delle seguenti espressioni e concetti: "uso ricreativo" di droghe, "uso responsabile" di droghe [...] (ONU DND: "The UN and Drug Abuse Control", NY 1987,p.49).

Riassumendo, con le parole di Goode:

"La parola 'abuso' usata nel contesto [...] provoca la netta impressione che si stia parlando di qualcosa di misurabile, qualcosa di molto simile [...] ad una malattia bisognosa di cure. In questo modo il termine serve contemporaneamente a due scopi: evoca una scientifica obiettività e discredita il fenomeno che definisce" (Goode: "Drugs in American Society", Knopf 1972,p.26)

Secondo la Commissione Nazionale dell'ONU:

"il termine 'abuso di droga' deve essere cancellato dalle dichiarazioni ufficiali e dai dialoghi politici pubblici. Il termine non ha utilità funzionale ed è diventato nient'altro che un'arbitraria parola in codice per quell'uso di droghe che oggi si ritiene sbagliato" (op. cit., p.13).

ASSUEFAZIONE/DIPENDENZA

Nel 1957 l'OMS definiva due tipi di tossicodipendenza:

1) "assuefazione", caratterizzata da dipendenza e tolleranza fisica;

2) "abitudine", caratterizzata da dipendenza fisica ma non tolleranza ((OMS Expert Committee, cit. da Young: "The Drugtakers", London 1971,p. 42)

Nel 1965 questa definizione è stata sostituita da una definizione più generale, espressa come segue:

"La tossicodipendenza è uno stato, psichico e a volte anche fisico, provocato dall'interazione tra un organismo vivente e una droga, caratterizzato da un comportamento che comprende sempre la spinta obbligata ad assumere la droga in modo continuativo o periodico in maniera da provarne gli effetti psichici e talvolta da evitare il disagio della sua assenza. La tolleranza può esistere o meno. (OMS BUll., n.32, 1965).

Questa definizione generica veniva integrata da definizioni separate di "dipendenze specifiche", collegate a nove diversi tipi di sostanze: (1) alcool, (2) anfetamine, (3) barbiturici, (4) cannabis, (5) cocaina, (6) allucinogeni, (7) khat, (8) oppiacei, (9) solventi.

Come si vede, la definizione generale può essere estesa a qualsiasi condizione: "caratterizzato da un comportamento che comprende sempre la spinta obbligata ad assumere la droga in modo [...] periodico in maniera da provarne gli effetti psichici": questo concetto è talmente ampio e vago che può essere applicato anche ad abitudini quasi universali come prendere tè o caffè la mattina appena alzati.

D'altro canto la definizione dell'OMS non chiarisce secondo quali criteri il concetto di "dipendenza specifica" sia stato attribuito a certe sostanze piuttosto che ad altre. Ad esempio, non si capisce perchè sia stata data l'etichetta di dipendenza agli allucinogeni (che sono usati quasi universalmente in modo occasionale) e non al tabacco. Insomma, sembra che la definizione dell'OMS di "tossicodipendenza" sia vuota di qualsiasi significato scientifico. Secondo Goode:

"la nuova definizione [...] è priva di qualsiasi utilità e confonde più che spiegare. Il suo intento è palesemente di natura ideologica: assicurarsi che un'etichetta screditante sia applicata al maggior numero possibile di droghe di uso (o abuso) corrente" (Goode, op.cit., 23).

Inoltre la definizione di dipendenza dell'OMS del 1965 è contraddetta dalle "indicazioni diagnostiche" della "sindrome di dipendenza" delineate da un'altra pubblicazione ufficiale dell'OMS, uscita nel 1987: il "I.C.D. - 10". Secondo questo documento:

"si può fare una diagnosi di dipendenza solo se vengono soddisfatte tre o più delle seguenti condizioni:

i) un forte desiderio o necessità di assumere droga

ii) la consapevolezza soggettiva di un indebolimento della capacità di controllare il proprio modo di assumere la droga [...]

iii) uso della sostanza con l'intenzione di eliminare il senso di privazione

iv) uno stato psicologico di privazione [...]

v) prove di tolleranza [...]

vi) restrizione del repertorio personale di modi di uso della droga

vii) l'abbandono progressivo di piaceri o interessi alternativi privilegiando l'uso della sostanza

viii) la persistenza dell'uso di droga nonostante prove evidenti di conseguenze decisamente dannose [...]

ix) la prova che il ritorno all'uso della sostanza dopo un periodo di astinenza conduce ad un ristabilimento più rapido di altri elementi della sindrome che accadono a individui non dipendenti"

(ICD - 10, OMS, Ginevra 1987).

Questa definizione ha criteri molto più precisi di quella del 1965.

USO NON TERAPEUTICO

Come abbiamo visto, il concetto di "abuso" è strettamente collegato alla discriminazione tra "uso terapeutico" e "uso non terapeutico".

La definizione di "uso non terapeutico" data dall'OMS è:

"L'uso di droghe che provocano assuefazione [...] eccetto [...] che dietro indicazione medica" (Kramer-Cameron, op. cit., p.15 e segg.)

Quindi ci sono due criteri per definire l' "uso non terapeutico": 1) la sostanza deve "provocare assuefazione", 2) deve usata in maniera diversa da una "indicazione medica".

Come abbiamo visto, la definizione dell'OMS del 1965 di "droghe che provocano assuefazione", non ha un chiaro significato scientifico. Quindi, ancora una volta, abbiamo una definizione apparentemente obiettiva che si riferisce a un criterio soggettivo.

D'altro lato, l'espressione "uso diverso dall'indicazione medica" è chiaramente collegata a qualsiasi genere di uso ricreativo. Ma, come sappiamo, il sistema internazionale di controllo non si è mai occupato di alcune droghe ricreative, come l'alcool e il tabacco, a dispetto delle loro proprietà di causare dipendenza. Il codice arbitrario dell'uso "non terapeutico" è quindi la chiave semantica della discriminazione tra le cosiddette "droghe" e gli intossicanti tradizionali dei paesi occidentali.

SEMANTICHE DELLA SINGLE CONVENTION

L'uso del linguaggio da parte delle organizzazioni internazionali che si occupano di droga è spiegato in maniera significativa da alcuni dettagli storici della Single Convention dell'ONU del 1961.

La SC inseri' la cannabis nella Tabella IV (insieme all'eroina) con le seguenti motivazioni:

"forte probabilità che se ne faccia abuso e che produca effetti nocivi [...] questa probabilità non è equilibrata da vantaggi terapeutici sostanziali".

Il termine "abuso" non veniva definito dalla SC, ma possiamo presumere, dato il contesto, che il suo significato fosse equivalente a "uso non terapeutico". Pero' il termine "abuso" era citato nella XVI Sessione della Commissione Narcotici dell'ONU (il principale organismo delle Nazioni Unite nel sistema di controllo della droga) del 1961, quando il rappresentate dell'OMS affermò che "l'abuso di cannabis ricade definitivamente sotto la definizione di assuefazione", ma spiegò che "non era possibile [...] definire quantitativamente le sue proprietà di provare assuefazione" (ACDD: "Cannabis", par.20, cit. da Solomon: "The Marijuana Papers", p. 87): il che significa che queste proprietà potevano anche essere irrilevanti.

La parola "assuefazione", secondo la definizione OMS del 1957, equivaleva a "dipendenza fisica"; ma la successiva definizione di "dipendenza dalla cannabis" data dall'OMS nel 1965 diceva che c'era "scarsa, se non nessuna, dipendenza fisica" (Kramer-Cameron, op. cit., pp.37-38).

Quindi è fuor di dubbio che l'inclusione della cannabis nella Tabella IV da parte della SC si basasse su una classificazione dell'OMS che l'OMS stessa aveva successivamente disapprovato.

Comunqe, secondo varie fonti (cfr. Bruun e al.: "The gentlmen's club", Chicago 1975,pp. 201-202), la ragione principale dell'inserimento della cannabis nella Tabella IV era il fatto che non avesse alcun uso terapeutico e che fosse generalmente usa per divertimento:

"[...] la presenza della cannabis nella Tabella IV è motivata dal suo esteso abuso e dalla sua inutilità ai fini terapeutici piuttosto che dai suoi intrinseci pericoli" (Adivsory Committee on Drug Dependence: "Cannabis: Report", HMSO, London 1968, App. 2, par.24).

Su questo argomento, è interessante il confronto con un'altra droga popolare, come l'alcool, che:

1) era ufficialmente inclusa nell'elenco dell'OMS delle droghe che provocano assuefazione: già nel 1954 il Comitato di Esperti dell'OMS affermava che la dipendenza dall'alcool era in posizione intermedia tra abitudine e assuefazione (cit. da Bruun - Pan - Rexed: "The gentlemen's club", Chicago 1975,p. 176); inoltre, secondo la classificazione OMS del 1965, la specifica "dipendenza da alcool" era descritta come molto più grave di quella da cannabis;

2) non ha scopi terapeutici

3) è "probabile che produca effetti nocivi", che infatti hanno (e avevano, all'epoca) gravi effetti sulla nostra società.

Nonostante questo, l'alcool non mai stato neppure nominato nella Single Convention dell'ONU.

CONCLUSIONI

Il sistema semantico delle Nazioni Unite risulta essere una tautologia che può essere tradotta come segue:

- alcune sostanze sono illegali perchè se ne fa "abuso"

- "abuso" equivale a "uso non terapeutico"

- "uso non terapeutico" è l'uso di qualsiasi sostanza illegale.

Una situazione che è stata descritta in modo appropriato da Apsler:

"Spesso le definizioni non fanno altro che affermare che qualcosa è cattivo senza spiegare cosa sia questo qualcosa, senza specificare i criteri su cui si basa il giudizio negativo, e senza dichiarare i presupposti da cui deriva il valore" (Apsler: in Contemporary Drug Problems, 7:55-80, 1978).

 
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