Bonino: l'Italia copi l'esempio di KohlLA STRATEGIA DEL COMMISSARIO EUROPEO
di Marco Zatterin
Diecimila albanesi visti come una bomba ad orologeria. Rimandiamoli a casa con la forza, dice Emma Bonino, e l'ordigno finirà direttamente sotto il tavolo di un governo, quello di Fatos Nano, che si trova a gestire una situazione ancora estremamente delicata; potrebbe saltare l'intero processo di pace. Al punto in cui siamo la soluzione deve essere diplomatica, deve nascere dal dialogo fra Roma e Tirana, anche se - ammette il commissario europeo - il filo diretto fra le due capitali non sembra aver funzionato a dovere.
"Mi ha sorpreso il rapido cambiamento dei tempi per il rimpatrio degli albanesi - commenta l'esponente radicale, oggi responsabile a Bruxelles per gli aiuti umanitari -. All'inizio il governo ha sbandierato la data del 31 agosto e poi ha dovuto fare dietrofront. Non so quali siano i rapporti fra la Farnesina e Tirana, ma è chiaro che alla radice della retromarcia ci deve essere stato una scarso coordinamento fra le due capitali. Evidentemente il termine non era stato discusso".
Quale sarebbe stata la strategia migliore?
"Quella che hanno utilizzato i tedeschi per i quattrocentomila ex jugoslavi che hanno in casa dal 1992".
E cioè?
"Bonn sta lavorando su un ritorno pilotato da un accordo legato al rafforzamento del processo di pace nei Paesi di origine. La situazione politica non è certo tranquilla in Germania, eppure non si va oltre un qualche sentimento di irritazione per la presenza di questo esercito di profughi nel Paese. Nessuno al governo ha mai pensato minimamente ad espellerli da un giorno all'altro. Gli uomini di Kohl guardano al medio periodo, puntano al pieno ripristino della normalità in quella regione dei Balcani. Sanno che un rientro forzato di 400 mila persone potrebbe rimettere tutto in gioco".
Lo stesso vale per l'Albania...
"Sono diecimila profughi, non è il caso di esasperare i toni: maggioranza ed opposizione dovrebbero scontrarsi su altri temi. E' chiaro comunque che il senso della missione Alba non era esclusivamente militare. L'obiettivo era una via istituzionale per risolvere la crisi albanese, che permettesse lo svolgimento delle elezioni e l'insediamento del nuovo governo. Va da sé che l'impegno non si esaurisce qui. Ilcammino può essere lungo e un'eventuale espulsione degli albanesi danneggerebbe la situazione".
In pratica, cosa suggerisce?
"Bisogna stabilire insieme con Tirana tempi, modalità e condizioni del rientro degli albanesi, elaborando nello stesso momento i tempi e le modalità della non uscita di altri albanesi".
Se l'Italia ha sbagliato, lo ha fatto da sola, visto che i Quindici non hanno un quadro normativo comune per l'immigrazione. E dunque, se c'è stato un errore, la colpa è anche di Bruxelles...
"L'immigrazione è uno di quei capitoli davanti al quale mi trovo a dover dar ragione a chi dice che l'Europa non fa abbastanza. Nella loro "immensa saggezza", i Dodici hanno ritenuto di non doversi occupare dei movimenti dei popoli con il Trattato di Maastricht, hanno giudicato che non servisse una politica comunitaria. Con il Trattato di Amsterdam si sono ravveduti, ma solo in parte, perché la nuova costituzione dell'Unione europea entrerà in vigore solo fra due anni e le decisioni dovranno essere prese all'unanimità. Il che non rende certo agevole l'iter di un provvedimento. Basta un voto per bloccare tutto e credo che lo troveremo spesso e volentieri. Si è visto in passato come i governi preferiscano decideri di formaggi, latte e vacche pazze piuttosto che di immigrazione o di politica sociale".
Si continuerà allora con le leggi nazionali. L'Italia sta correndo in qualche modo ai ripari. Prodi ha promesso la nuova legge entro ottobre. Ma intanto gli sbarchi sullo Stivale sono all'ordine del giorno.
"Per i "nuovi arrivi" occorre applicare la legge sull'immigrazione. Ne abbiamo una e vale quella sino a nuovo ordine, considerando anche il problema della partecipazione a Schengen. Ci sono alcuni nostri partner che valutano come essenziale una forte normativa in questo settore per accettare di buon grado l'entrata dell'Italia nell'Europa senza controlli alle frontiere. Dobbiamo dotarci anche noi di normative che non ammettano dubbi e che, soprattutto, non confondano gli immigrati coi profughi, le filippine che vengono a fare le colf con gli iracheni in fuga. Anche questo è un compito non da poco".