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Conferenza Movimento club Pannella
Partito Radicale Rinascimento - 23 gennaio 1995
LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DINI DI MARCO PANNELLA
"IL PRESIDENTE SCALFARO, LUIGI EINAUDI E LA COSTITUZIONE MATERIALE. IL DIRITTO DOVERE DEI DEPUTATI BERLUSCONIANI: DUECENTO ELEZIONI SUPPLETIVE - OLTRE AL REFERENDUM - AD APRILE. IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO NON PUO' ESSERE DESTINATARIO DI BUBBOLE PER I GONZI...ANCHE SE CI SI E' PROVATO."

"Da ogni parte, nel Polo della liberta' e del buongoverno, si afferma - a volte in modo eccessivo e sommario - che il Presidente della repubblica non ha colto in modo adeguato il nuovo che il sistema maggioritario - ancorche' imperfetto - impone.

Il Presidente della repubblica - in effetti - non ha colto proprio quello che per un suo predecessore, Luigi Einaudi, appariva come un punto discriminante fra sistemi anglosassoni e sistemi proporzionali. In questi ultimi c'e' una "loyalty" - da rispettare, ancorche' senza vincolo di mandato - nei confronti del partito e delle liste nelle quali si e' stati inclusi; nei primi c'e' la "loyalty" prioritaria fra gli elettori e l'eletto, fra le forze elettrici e il deputato. E' infatti aberrante che il senatore Bossi, eletto per l'80% almeno da elettori di "Forza Italia" ( e della stessa Lega perche' alleati, e avversari dello schieramento progressista e di quello popolare) possa operare in Parlamento e politicamente quale il massimo nemico di Silvio Berlusconi, dei suoi alleati, di un governo nel quale la Lega era magna pars. In questo caso acquista il valore di verita'' e di opportunita' quel concetto di "Costituzione materiale ", quale fu elaborato da uno dei massimi costituenti e dei piu' suggestivi e auto

revoli esponenti della cultura democratica, il prof. Costantino Mortati; e non quale viene fatta vivere - come antitesi e negazione della Costituzione scritta - dalla partitocrazia e dalla sua Corte Costituzionale. Per una volta che il concetto mortatiano appare assolutamente pertinente e prezioso, appare strano che il Presidente della Repubblica - giurista e costituzionalista forte e attento - non lo colga, o mostri di non coglierlo.

Ma e' troppo comodo guardare pagliuzze o travi nell'occhio del Quirinale e ignorare i motivi di cecita' o di obnubilamento. Se e' questo che tanti parlamentari (ed i loro leader) del Polo credono: non potersi - cioe' - esimere dall'interrogare gli elettori nel caso di grandi rivolgimenti o "tradimenti" ( che brutto termine e che pessima abitudine usarne e abusarne, almeno per molti di noi), poiche' essi sono stati eletti anche dalla Lega e da Bossi, che oggi a ragione ritengono il peggio che la politica italiana stia manifestando, poiche' il Presidente della Repubblica sembra voler imporre ancora un anno almeno a questa legislatura e negare il ricorso agli elettori, perche' questi parlamentari dovrebbero non prendere l'iniziativa di dimettersi, provocare elezioni suppletive? C'e' una ragione di prudenza, almeno, che subito si propone: ma se solamente i deputati " lealisti" si dimettono e tornano all'elettorato, al massimo essi possono tutti essere rieletti, in pratica diviene matematico che in almeno qualch

e caso sarebbero eletti esponenti delle opposizioni, sicche' il "plenum" del Parlamento si troverebbe ricomposto a favore di queste ultime. La preoccupazione e' fondata. Ma il Presidente della Repubblica, dinanzi ad almeno un terzo dei deputati cosi dimissionari, con un Governo necessariamente di breve termine, dinanzi a tanti segnali ( diciamo: esternazioni) popolari a favore delle lezioni (ancorche' non "istituzionali" come referendum - ma alcuni sono sul punto di svolgersi - o elezioni regionali o comunali), dinanzi alla non serieta' di elezioni in autunno, che impedirebbero l'approvazione della "legge finanziaria" e comporterebbero " l'esercizio provvisorio", un vero disastro per la nostra economia e la nostra politica democratica, con la riserva mentale magari di proporre un "rimpasto" del Governo dei tecnici, potrebbe continuare a dire manzonianamente: "queste elezioni non s'hanno da fare"?

Ma qui, caro Presidente del Consiglio incaricato, caro Dini, e' lei a dover venir messo in causa, come auspicabile autore di ragionevolezza e di prudenza. Lei certissimamente, non puo' (e non deve, a mio avviso; i toni da diktat malauguratamente usati in una certa conferenza stampa non glielo consentono) proporre o imporre una "sua" data per le elezioni. Ma, nel contempo, lei ha il diritto-dovere di chiarire il contesto costituzionale e politico, civile del Governo che e' stato incaricato di formare. Lei ha gia' accertato che in una decina di settimane, per quanto sta al governo, e' possibile licenziare i quattro provvedimenti cardine del programma, e rilanciare il processo di riforma e di rafforzamento della nostra economia. Lei lo fara' secondo le sue convinzioni, che sono quelle del rigore e rigorosamente liberali. Lei sa benissimo che, non appena sara' trascorso il brevissimo periodo che rende impossibile la convocazione delle elezioni per giugno, tutto il mondo assistenzialista, socialista, solidar

istico, progressista - che ora vuole sostenerla, passera' all'assalto del governo reazionario, affamatore del popolo, massacratore sociale, filofascista e via disdicendo. Per di piu' dal Quirinale, senza smentite, con scarso garbo s'e' lasciato dire e scrivere che di lei non si ha fiducia come Governo che vada alle elezioni. Lei sa, inoltre, che le elezioni in autunno sono una scemenza o una follia; per i motivi gia' esposti. Lei sa anche che con un Governo di "tecnici" non e' possibile nemmeno affrontare i conflitti sociali economici, politici che la nuova finanziaria dovrebbe sicuramente e opportunamente determinare. Lei sa, anche, che ipotizzare un "rimps" di un governo di "tecnici" e' una bubbola per gonzi.

Allora? Lei dovrebbe servire, non lo Stato, ma una strategia volta a farle cavare, a Lei, le castagne dal fuoco, a lacerare il Polo berlusconiano, che e' anche il suo, oltre che - in parte, e con verifica da fare - il mio, per poi affidare il Governo ad altri Prodi o Cossiga, perche' governino i vinti del 27/28 marzo 1994? Penso che questo non sia possibile, nemmeno costituzionalmente serio. Un Presidente del Consiglio governa un paese; ne governa il presente e l'avvenire immediato, quanto meno. Se questo non gli e' consentito, ma gli si chieda solamente di coprire strategie e interessi altrui, per di piu' politicamente avversari, allora - ne sono certo - a chi di dovere lei sapra' e vorra' rispondere: " Non questo, o non io". Fino a domani pomeriggio nulla deve e puo' esserle pre-scritto, magari approfittando del suo non essere "politico" di professione e di professionalita', al contrario del piu' prestigioso dei suoi interlocutori. Che, ne sono sicuro, e', puo' continuare ad essere un grande Presidente

anche senza compiere grandi e tragici errori, il migliore di noi, anche senza gettarci nella piu' sciagurata disavventura di questi anni.

Auguri signor Presidente incaricato; stiamo facendo la nostra parte, per quanto riguarda l'apporto, o il supplemento d'apporto e d'anima che puo' venire dai parlamentari e dalle forze politiche. Auguri a Lei ed la paese. Ne abbiamo tutti grande bisogno"

 
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