"E' urgente sbloccare l'integrazione slovena"
(intervento tratto da "Il Piccolo" / 3.3.95 / p.7)
Non è impensabile che il Consiglio dei ministri degli Esteri
dell'Unione europea, che si terrà a Bruxelles il prossimo
lunedì 6 marzo, possa finalmente segnare una svolta nei
rapporti fra Italia e Slovenia, e fra quest'ultima e
l'Unione europea.
Segnali concreti sul piano bilaterale, una tonalità diversa
dei contatti diplomatici e l'emergere di una serie di nuovi
fattori di riferimento, costituiscono altrettanti parametri
che inducono gli ambienti comunitari a valutare imminente il
"via libera" all'accordo di associazione della Slovenia e
dell'Unione europea.
Si tratta, inutile negarlo, di un'opportunità indifferibile.
I negoziati, condotti al riparo dai riflettori da Susanna
Agnelli e dal suo omologo sloveno, Thaler, credo siano ormai
vicini al punto critico di composizione del contenzioso
bilaterale. Ambedue i ministri hanno potuto - finalmente -
liberarsi dal peso delle reciproche recriminazioni che
avevano fatto seguito all'"affondamento" della dichiarazione
di Aquileia dell'anno scorso (negoziato da Martino e
Peterle). E si è fatta strada, a Lubiana, la convinzione che
il mutato - seppur precario - assetto governativo abbia
infine creato un'atmosfera più propizia per la presentazione
di un accordo ai rispettivi Parlamenti.
Per parte mia, non posso non ricordare che il Movimento dei
Club Pannella-Riformatori anche su questo fronte, come
sull'intera gestione della politica estera, ha sempre
espresso le sue più vive critiche per il modo in cui il
tandem Martino-Caputo ha condotto l'intera vicenda, isolando
il nostro Paese sul piano europeo senza peraltro ottenere
nessuna contropartita significativa.
E' indiscutibile che gran parte delle richieste avanzate
dall'Italia nel negoziato siano fondate su diritti e
aspettative legittime e condivisibili. E' giusto e opportuno
perseguire l'indennizzo e - per quanto possibile - il
ripristino delle situazioni di diritto reclamate dalle
famiglie degli esuli incolpevoli del dopoguerra. I
negoziatori delle due parti dovranno, in questa fase
cruciale, dare prova di flessibilità e di lungimiranza per
fare sì che questi obiettivi siano raggiunti, senza che
emergano vincitori e sconfitti.
Ma tutto il resto - le foibe titine, la "croatizzazione
forzata", i precursori della "pulizia etnica" - appartiene
alla storia, che lo si voglia o no.
E' soprattutto alla luce delle mutate condizioni storiche
che tutti i governi interessati (a Roma come a Lubiana, a
Zagabria come altrove nell'ex Jugoslavia) dovrebbero trarre
le dovute consegyuenze politiche dalla considerazione
fondamentale che non c'è alternativa all'associazione - e, a
termine, all'adesione - di tutte le repubbliche ex jugoslave
all'Unione europea. Ha ragione Riccardo Illy ad affermare
che sul piano regionale "Trieste ha bisogno di Lubiana, e
viceversa. C'è tutto un tessuto connettivo dei rapporti
culturali, di interessi economici, di comunità locali che
non aspetta altro, non dovrebbe aspettare altro, che una
piena normalizzazione della politica per sviluppare tutto il
suo potenziale.
Non va dimenticato, infatti, che è tuttora pendente a
livello della commissione europpea di Bruxelles il giudizio
- in termini di compatiblità con la disciplina di
concorrenza e del mercato unico - sulla creazione del Centro
off-shore di Trieste. Si tratta di un progetto che ha la
capacità di mobilitare importanti risorse ed energie
economiche, e che può finalmente fare dell'area triestina il
volano di sviluppo economico e finanziario di una vasta
regione mittleuropea. Oggi, tale progetto, con l'adesione
dell'Austria all'Unione, il dinamismo economico di cui fa
prova proprio la Slovenia e, a termine, la piena
associazione economica all'Unione europea di Paesi come
l'Ungheria e le Repubbliche Ceca e Slovacca è più che mai di
attualità.
Non si crede che se il tutto giace da tempo in qualche
cassetto del Commissario europeo competente, questo sia
consentito dal perdurare del veto italiano all'accordo con
la Slovenia, a tutto vantaggio, in definitiva dei porti
oltre confine?
Non si crede che si venuto il tempo che si arrivi, nella
dignità e nel rispetto reciproco, a concludere la soluzione
più equa del contenzioso bilaterale e che sia fondamentale
che il Consiglio dei ministri dell'Unione sblocchi, se
possibile sin dal 6 marzo, l'accordo di associazione fra la
Slovenia e l'Unione europea?
Io personalmente, credo di sì.
--- MMMR v3.60unr