Roma, 17 febbraio 1996
Caro Silvio,
non ho mai messo in dubbio la tua buona fede, la tua sincerità, nel compiere il tentativo di associarti con l'universo della conservazione, del trasformismo, e dell'intolleranza per scrivere insieme regole comuni, nuova Costituzione, per realizzare 'riforma'. Ho radicalmente dissentito da questo tentativo perchè credo che sia errato, per un liberale, per un radicale, per un democratico, per un tollerante che le regole, le Costituzioni siano elaborate in comune fra liberali e nonliberali, quando storicamente è proprio in causa la scelta fra le regole degli uni e quelle degli altri. La Terza Repubblica francese fu votata con un solo voto di maggioranza, in uno Stato ed in una società che sembravano moralmente divisi, mortalmente contrapposti ed unì per oltre mezzo secolo il Paese. Poichè prevalse, contro ogni ignavia, contro ogni trasformismo, contro utopie unanimistiche, la scelta di regole tolleranti ed intransigenti, contro le faziosità, ammucchiate, politiche e sociali, civili e di potere. Così la Fr
ancia ebbe Costituzione e unità repubblicane. Mezzo secolo dopo la Costituzione della Quinta Repubblica, fu votata contro un amplissimo 'cartello dei no' che accusava d'esser 'fascisti' i suoi sostenitori.
Da quel che mi scrivi resta dunque, fra di noi, forte la divergenza su un punto che non è solamente metodologico, ma pienamente politico. E non mi stupisco, quindi, se sei passato, con Forza Italia, al semi-presidenzialismo 'francese', lasciandoci pressochè soli - ma con la maggioranza degli italiani - a proporre il presidenzialismo, fortemente filo parlamentare e federalista, di stampo americano.
Ciò, di per sè, non mi appare affatto come ostacolo insormontabile ad una alleanza fra di noi, nè - reputo - con il resto del 'Polo'.
Dove, invece, il problema mi appare di molto difficile soluzione, è quello dei termini, formali e sostanziali, di una eventuale alleanza fra voi e il nostro Movimento, movimento dei diritti civili e referendario, liberale, ma anche liberista e libertario, radicalmente antipartitocratico, teso ad una alternativa di regime e non a proseguire in eterno il sistema delle 'alternanze' (da allargare al PDS, dopo esser stato allargato al PSI ed al PRI, ed ai 'tecnici' d'area scalfariana -sia di Scalfari che di Scalfaro).
Di fronte al poderoso e spaventoso blocco storico e sociale di potere che domina l'Italia e i cittadini, statalista, burocratico, protezionista, assistenzialista, corporativista, intellettualmente corrotto e corruttore, intollerante e fazioso, riteniamo che occorra rivolgersi al paese, alla gente, ai cittadini, per proporre loro una rivoluzione, una radicale riforma liberale e liberista, la chiusura dei partiti post-fascisti (dell'arco 'costituzionale' e delle opposizioni di comodo, filo-terroristiche filo-piduistiche) come si procedette a quella del PNF, oggi con metodi più democratici. Ma anche rispettosi della legalità, che vorrebbe si procedesse quanto meno al divieto della loro ricostituzione, ed al sequestro cautelativo (se non alla confisca) dei loro patrimoni. L'ordine giudiziario, infatti, ha in questi ultimi anni continuato a violare la legge con un comportamento omertoso nei loro confronti.
Noi possiamo chiederlo questo: in nome di una cinquantennale storia di comprovata democraticità e onestà che va dalle campagne di Ernesto Rossi, negli anni cinquanta, fino ai referendum contro il finanziamento pubblico dei partiti, ed alla assoluta estraneità a quella nomenclatura e oligarchia della quale il solo 'Giornale' di Feltri ha dimostrato a lettere chiarissime la natura e la persistente forza di dominio in Italia.
E' anche per questa nostra storia, questa nostra capacità, lo so bene, che vi è la tua amicizia, la tua stima, il tuo affetto nei nostri confronti.
Ma, in questi due anni, dalle elezioni della Presidente della Camera, alla formazione del Governo con la Lega anzichè la richiesta di un immediato ritorno alle urne (che lo Scalfaro di allora era certamente disposto a prendere in considerazione), e con la nostra esclusione, al privilegiare nei fatti sempre altri, come gli autori dei ribaltoni o i tremebondi e avidi dialoganti su tutto e con tutti, se si toglie il nostro rapporto personale e l'amicizia sincera di tanti amici autorevoli, quanto disarmati, di F.I., agli errori di conduzione della lotta per nuove elezioni, noi siamo stati nei fatti estranei alla concreta azione tua e del Polo.
Ora che, fra Ulivo, Quercie e Abeti, opus dei e opus di pseudo-grandi-architetti, tutto il laicume italiota, ieri asservito alla DC o al PCI; tutti i sepolcri imbiancati del regime, dalla lobby riunita della Banca d'Italia a quella della Mediobanca; da quella del parastato sindacale a quella del partito giudiziario che opprime giudici capaci ed onesti, indipendenti e in tal modo democratici; dal giornalismo corporativista e antigiornalistico, spesso banditesco e corruttore, con i suoi micidiali mammuths ipocriti e santificati, i suoi ex-arrabbiati potopini o autonomi, oggi compassati e avidi parvenus ai massimi livelli editorial-poteroni, tutta questa armata sta per scendere in campo, possente e inanimata, una nostra alleanza con voi avrebbe senso solamente se tu - e Fini - e gli altri che hai promosso ad attori politici di primo piano - voleste al massimo giocare la nostra 'carta', conferirle il valore che merita e che - soprattutto - è necessario?
Undici milioni di firme autenticate, 230 mila firme sulla petizione per la difesa delle regole e della Costituzione con la richiesta delle dimissioni e dell'incriminazione del Capo dello Stato, decine di obiettivi liberisti, liberali, riformatori suffragati da milioni di cittadini, il nostro passato, come garanzia per il presente e l'avvenire, la nostra capacità di lotta, in piena crescita pur nella totale clandestinizzazione cui siamo sottoposti in queste settimane e che tutti possono giudicare, costituiscono la cifra, i connotati della nostra esistenza.
Non siamo marginali, nè interessati a compartecipazioni in eventuali ed improbabili spartizioni di posti e di prebrende. Possiamo allearci solamente con chi voglia e possa nella campagna elettorale, nei programmi e negli assetti di governo (o di opposizioni) dare a noi pari dignità e pari responsabilità. Noi dobbiamo mostrare che ci alleiamo se e dove la forza libertaria, liberista e liberale è posta al centro, con altre convergenti, della proposta politica dell'alleanza. Dubitiamo che questo sia possibile, anche se spereremmo che lo fosse. Per questo, da domani, inizieremo la raccolta delle accettazioni delle candidature in tutte le circoscrizioni e in tutti i collegi italiani, e la raccolta di firme, nei giorni successivi, sugli stessi tavoli delle nostre petizioni liberali e democratiche.
Sai bene, caro Silvio, che siamo( forse unici) oltre ogni sospetto di pratiche 'tattiche', per non dire ricattatorie. Alle politiche del '94, alle europee, alle regionali, alle comunali, alle provinciali, alle suppletive di Napoli e ora di Trani, abbiamo sempre scelto di sacrificare gli averi possibili in imprudenti alleanze, al rigore della lotta contro il regime e contro i poteri riuniti dell'illibertà e del conformismo nel nostro paese. Eppure siamo sempre stati animati alla volontà di allearci con te, ma la regola, praticamente senza eccezioni, appare questa, se si vuole rovesciarla in positivo occorre prenderne consapevolezza.
Ritengo, purtroppo per il paese e per noi tutti, probabile che questa dolorosa storia si ripeta. Ma, come diceva Benedetto Croce, occorre pure che nella storia di una nazione vi sia qualcuno per cui Parigi, o Roma, non valga una messa. Per amore di Parigi, di Roma; e anche della 'messa'.
E' certo possibile che così, questa volta non sia.Ma occorrerebbe allora giocare il possibile contro il probabile.
Non so se siamo ancora in tempo.
Ne saremo, ne sei, ne siete capaci?
Vi sono pochissimi giorni ancora per accertarlo.
Con amicizia,
Marco Pannella