POLO, ARRIVA PANNELLA ED ESCE MASTELLA
Riformatori e Sgarbi rinunciano alla loro lista. Il Ccd punta i piedi sui collegi
L'ex ministro del Lavoro: "Così non andiamo avanti". Mancuso, Taormina e Dell'Utri candidati.
articolo di Carlo Fusi
Semaforo verde sull'intesa con Pannella; brusco stop nelle trattative sui collegi. Il Polo va avanti a docce scozzesi, e le notizie positive che arrivano da a casa di Berlusconi vengono clamorosamente smentite da ciò che succede poche centinaia di metri più in là, dove Mastella (Ccd), Matteoli (An), Valducci (FI), Costa (FLD) discutono dei problemi più spinosi: quanti collegi per uno e a quali candidati. Cominciamo da Pannella. L'incubo che il leader riformatore, assieme a Vittorio Sgarbi, potesse presentare una lista autonoma il 21 aprile, rosicchiando così voti al Polo, è di fatto rientrato. Nel senso che, salvo colpi di scena mai da escludere quando c'è in ballo Pannella, la lista non ci sarà. Ci sarà, invece, che il primo atto dello schieramento conservatore all'apertura della prossima legislatura sarà di chiedere la procedura d'urgenza per l'abolizione del 25% di quota proporzionale nella ripartizione dei seggi della Camera. Questo era il punto che più stava a cuore al leader riformatore; su questo ha o
ttenuto il consenso di Berlusconi e quello, molto meno caloroso, di Fini, Buttiglione e Casini. "Non avevamo firmato il referendum per l'abolizione della quota proporzionale - ha osservato Pinuccio Tatarella - e dunque abbiamo fatto una grande concessione". Non gratis, ovviamente. La concessione verrà ripagata oggi quando il Polo affronterà altre due questioni calde: la liberalizzazione delle droghe leggere e il semi-presidenzialismo. Su questi due punti sarà Pannella a cedere: a riconoscere cioè che la posizione maggioritaria del Polo è diversa dalla sua ma che non per questo ci si deve separare. A Pannella premeva l'uninominale inglese, vero colpo di maglio "contro la cultura partitocratica"; a Casini, Fini e Buttiglione interessava dimostrare al proprio elettorato che "lo spinello libero" non passerà. Così come il sistema istituzionale americano (che pure l'uninominale secca prefigurerebbe), visto che la preferenza verrà confermata per il modello presidenzialista francese. Dove le cose sono assai più comp
licate è, come prevedibile, per la ripartizione dei collegi, dove pure sono confermate le candidature di Filippo Mancuso (a Roma o Catania); Carlo Taormina (Roma) e Marcello Dell'Utri (capolista proporzionale in Lombardia). La partita con Pannella e Sgarbi deve ancora cominciare, e sarà una bella gatta da pelare perché i due chiedono "eguale peso" del binomio Casini-Buttiglione. In compenso quella tra An, Forza Italia e Ccd si è subito interrotta. Ecco come. Attorno al tavolo si siedono Mastella, Matteoli e Valducci. Poi arrivano Costa e gli altri. "Diciamo fin da ora che il Ccd chiede la conferma della quota del 4,2% della regionali di giugno '95", mette in chiaro Mastella. Gli altri si guardano: alle regionali il CDU non c'era perché appaiato con il Biscione. Se passa il criterio di Mastella, dovrà essere Forza Italia a cedere collegi per far posto agli amici di Rocco... Valducci storce la bocca. E se fosse An a sacrificarsi, butta lì? Matteoli scuote la testa: niente scherzi. Vabbè facciamo così: fermo re
stando la media nazionale, vediamo regione per regione quanto i partiti hanno reso a giugno, i deputati li assegnamo così. Si comincia dal Piemonte. Il Ccd ha 5 parlamentari (naturalmente sempre sulla carta perché il 27 marzo '94 era tutto Forza Italia ed An...), e secondo i risultati di giugno gliene spetterebbero quattro. Si passa alla Calabria. "qui abbiamo preso il 10 per cento, e ci spettano 6 parlamentari", esclama mastella. Gli altri sbiancano : ne volevano concedere uno o due. Idem per la Liguria. "Basta, così si rompe", scatta Mastella. Si alza e se ne va. Tranquilli: oggi si ricomincia...