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Conferenza Movimento club Pannella
Partito Radicale Rinascimento - 6 maggio 1996
L'OPINIONE 4 MAGGIO 1996 (pag 8)

MA DOVE VANNO I RADICALI? - articolo di Maria Grazia Passeri

Abbiamo rivolto alcune domande a molti protagonisti di quello che è stato il Partito Radicale sino al 1988, quando fu superata la sua forma di partito nazionale ed elettorale. Un viaggio che non vuole essere solo retrospettivo, dentro la forza politica che per oltre un decennio condusse una guerra partigiana alla partitocrazia, ma anche guardare al metodo ed alle lotte radicali in questo lungo passaggio dalla prima alla seconda Repubblica, in una fase nella quale i valori laici e garantisti sono spesso additati come negativi e minoritari.

Queste le cinque domande rivolte ai nostri interlocutori:

1) Partito radicale: un partito da ricordare, da aiutare, o da reinventare?

2) I radicali hanno retto all'impatto col sistema maggioritario, del quale sono stati i primi promotori?

3) Come è possibile salvare il patrimonio delle battaglie radicali?

4) Italia laica: esiste ancora?

5) Virtù e limiti della politica di Pannella, dal superamento del Pr alla Lista Pannella.

Oggi rispondono Gianfranco Spadaccia, Carduccio Parizzi e Maria Grazia Passeri.

IL DRAMMA E' IL VUOTO LAICO

Parla Giancarlo Spadaccia: "Riformatori e liberal-socialisti sono in diaspora".

"Ma reinventare di questi tempi il Partito radicale è assolutamente impossibile"

1) Credo che man mano che ci si allontanerà nel tempo risulteranno più evidenti i meriti e l'importanza che il Partito Radicale ha avuto nella storia politica italiana dagli anni '60 agli anni '80. Non spetta a noi, che ne siamo stati protagonisti, di ricordarlo. Al massimo possiamo dare qualche significativo contributo ad una riflessione critica e non agiografica. Parlo naturalmente del Partito radicale di cui ho fatto parte, dal momento della sua fondazione nel 1955, fino al 1991. Quanto al Partito Radicale attuale, va certamente aiutato quando fa cose egregie, come pure ha fatto e fa, per esempio sulla questione della pena di morte o del Tribunale internazionale per il perseguimento dei crimini contro l'umanità, quanto e più di altre associazioni che si occupano di diritto internazionale e di diritti umani senza purtroppo nessuna possibilità o speranza che diventi il partito transnazionale e transpartitico che alcuni di noi avevano immaginato e voluto. E' rimasta una metafora o al più, per usare una espre

ssione consolatoria una generosa illusione. La lista Pannella e i Riformatori, invece, affondano le radici nel Partito radicale con cui hanno in comune (e non è poco) Pannella, ma sono altra cosa. Personalmente ho votato per loro in un paio di circostanze, ma non ho mai aderito. Reinventarlo allora, il partito radicale? E' assolutamente impossibile.

2) Potrei rispondere, con una battuta, che hanno retto alla prova del maggioritario quei radicali, dell'uno o dell'altro Polo, che hanno scelto, si sono schierati, non hanno avuto paura di compromettersi, si sono candidati e sono stati eletti (o si sono onorevolmente battuti e sono stati sconfitti). Come in tutte le battute c'è un forte elemento di verità perchè la politica è come la vita: continua. Ed io mi auguro che questi compagni portino convinzioni laiche, libertarie, antiproibizioniste, antifondamentaliste e capacità riformatrici nei rispettivi campi e sappiamo affermarle: se lo faranno avranno sempre meno bisogno, come fino ad ora è accaduto, di affievolire la loro identità e di far dimenticare il loro passato. E' tuttavia certo, che se questo accadrà, non avranno meno diritto di essere considerati, per quel che sono stati e soprattutto per quel che faranno, meno radicali di Pannella e di chi è rimasto con Pannella, e di quanti come me si sono ritratti dall'impegno politico. Mi pare, invece, evidente

che il Partito Radicale in quanto tale non ha retto alla prova del maggioritario, ma non per le scelte che sono state compiute alla fine degli anni '80 e che hanno dato luogo a una diaspora concordata, come ritengono, sia pure con argomentazioni diverse, sia Teodori che Mellini. Il Partito Radicale era comunque una forza di minoranza ed anche se fosse continuato ad esistere come soggetto politico si sarebbe dovuto porre l'obiettivo di dissolversi in qualcosa di diverso e di più grande. I fatti che si sono verificati sono stati più grandi di noi, o, se si preferisce noi non siamo stati alla loro altezza, non siamo stati capaci di prevederli e di governarli. E poiché questo è fuori discussione, l'esistenza del Partito radicale non avrebbe impedito scelte e risposte diverse da parte dei Radicali, solo che queste si sarebbero verificate anziché in forma pacifica e in qualche misura concordata, in forma traumatica, attraverso scissioni, polemiche e rotture.

3) E' qualcosa di allarmante il tasso che il mondo cattolico riesce a diffondere, come un virus, nel resto del mondo politico contro il radicalismo italiano, quasi come una vendetta per le sconfitte che questo ha inflitto al clericalismo italiano in materia di divorzio e di aborto e soprattutto perché attraverso di esse, ha cambiato in senso liberale, tollerante e laico la cultura italiana, non solo quella politica, ma in qualche misura anche quella religiosa. Io non ho condiviso le scelte di Pannella degli ultimi anni, ma mi preoccupa la demonizzazione che delle sue posizioni politiche radicali è stata fatta prima all'interno del Polo e poi, dopo l'accordo elettorale degli ultimi giorni, da parte della sinistra, nel silenzio e nell'indifferenza di quanti si definiscono liberali, laici, tolleranti da una parte e dall'altra. Visto che prima si è parlato di come attrezzarsi al maggioritario, uno dei modi di attrezzarsi è sicuramente quello dei movimenti di opinione che non guardino indietro al proporzionale pe

r rinchiudersi di nuovo, come amano fare i nostri Verdi e ambientalisti in piccoli partiti che diventano altrettanti piccoli ghetti. Ma siamo capaci di condizionare le grandi forze politiche contrapposte e di influenzarne le scelte, riuscendo a volte a determinare la vittoria dell'uno o dell'altra. Ma è un compito difficile in un Paese in cui non esiste una forte tradizione civile e democratica.

4) Il partito radicale nacque per porre rimedio alla subalternità dei partiti laici e socialisti alla Dc e al Pci e per promuovere e fondare un'alternativa liberal-democratica e liberal-socialista all'egemonia che i due maggiori partiti esercitavano rispettivamente nel Governo e nell'opposizione. In questo obiettivo, in questa aspirazione il Partito radicale ha fallito. Quando i partiti laici e socialisti sono stati travolti da Tangentopoli, eravamo dispersi ed esausti e non avevamo la forza di sostituirli. Alcuni di noi hanno pensato che bastasse qualche nuova sigla o qualche facile aggregazione di intellettuali e degli uomini migliori del vecchio sistema. Altri hanno talmente enfatizzato nelle loro analisi e nelle loro convinzioni la forza del vecchio potere, da non accorgersi che stava in gran parte crollando e, paradossalmente, hanno finito per esser travolti anch'essi dal crollo del regime che avevano intransigentemente combattuto. E tuttavia è sbagliato concretarsi sull'insuccesso di Pannella, che cont

inua alla sua maniera ad operare e lottare e quindi a esistere nonostante le sconfitte, o a piangere sulla scomparsa del Partito radicale. Il vero dramma della politica italiana è in questo vuoto laico, liberale e socialista, nell'assenza di una moderna forza riformatrice, determinati dalla crisi del Psi, del Pli e del Pri, un vuoto ed un'assenza che il Partito radicale non è riuscito a riempire. Ed è in questo paradosso: che sono il post-comunisti, i post-democristiani e i post-fascisti ad occupare gli scenari della politica e che l'unica forza nuova, Forza Italia aspira con il suo leader, con una gran parte dei suoi dirigenti, con la totalità o quasi (e non per caso) dei quadri prestati dall'Azienda Fininvest, ad essere la continuatrice della vecchia Dc anziché, una moderna forza laica e liberale anziché moderata. Non torna in Parlamento Pannella, ma restano a casa anche i pochi che per la verità con errori e limiti molto maggiori, hanno comunque tentato di giocare un ruolo riformatore: da ultimo Segni, Ad

ornato e Pasquino. Torna invece De Mita, che insieme a Craxi ha la maggiore responsabilità di aver bloccato ogni seria e profonda riforma istituzionale. Io mi auguro che D'Alema (ma anche Berlusconi) rifletta e non si faccia paralizzare da Prodi, da Bianco, da Bertinotti (e l'altro da Urbani, Letta, Mastella e non so chi altri). Se seguirà l'esempio di De mita e Craxi, se indugerà, se inseguirà la riforma più morbida e quella che non scontenti nessuno, la crisi della Prima repubblica si trasformerà in crisi definitiva della Repubblica e della democrazia. I processi dissolvitori messi in moto da Bossi sono già stati sottovalutati due volte. Farlo anche ora sarebbe folle. Rischiamo di avere un federalismo senza Stato Federale e dunque il puro e semplice dissolvimento dello Stato (perché questo sarebbe un federalismo senza presidenzialismo, senza uninominale e senza forti competenze sia pure in campi delimitati del Parlamento federale).

5) Politique d'abord, questo motto potrebbe riassumere la vita politica di Pannella assai più di quella di pietro Nenni. la politica prima di tutto, e il potere al massimo come sottoprodotto della politica e in funzione della politica. leggo e sento dire che questa è stata la sua forza, ma anche il suo limite. E' vero, come suggerisce la logica oltre che l'evidenza, anche il contrario: che questo limite è stato anche la sua forza: l'ancoraggio alla politica e alle battaglie politiche e agli obiettivi riformatori gli hanno impedito (ed hanno impedito anche al Partito Radicale finchè è esistito sulla scena politica italiana) di essere masticato, triturato, digerito e metabolizzato da un sistema di potere che ha riservato questo destino alle forze politiche riformiste e rivoluzioniste che si sono affidate alla scorciatoia della realpolitik. In questa ultima vicenda, Pannella si sarà comportato pure da ubriaco, come gli rimprovera Giuliano Ferrara. ma che doveva fare: accettare una manciata di seggi, neppure sic

uri da un polo che, mentre rincorreva i Mastella e i Buttiglione, lo delegittimava nella sua identità ideale, lo teneva fuori della porta della alleanza come un questuante, gli assicurava al massimo una desistenza come L'ulivo aveva riservato a Bertinotti, ben sapendo che non aveva la forza radicata nel territorio che Bertinotti ha trattato dal vecchio Pci e dalla sinistra extraparlamentare e sindacale? No, lo sbaglio di Pannella semmai è altrove. Nel contrapporre l'antitesi conservatori-riformatori, ha sbagliato due volte: perchè non è vero che la prima antitesi non ha più senso (le classi e i conflitti sociali cambiano, ma continuano ad esistere) e perchè non è vero, come ha mostrato di credere, che la destra sia riformatrice e liberale contro una sinistra tutta conservatrice e illiberale. Spostandosi a destra, ha liberato la sinistra della sua più forte contraddizione liberale e riformatrice, senza però riuscire a rendere più liberale e riformatrice la destra. Oggi tutti amano definirsi liberali e il term

ine socialista è in disuso. Vorrei ricordare che la rosa nel pugno, che adottammo in sostituzione della testa di Minerva voluto da Pannunzio nel 1974, con la mia segreteria, era il simbolo del rinnovamento mitterandiano del socialismo francese e poi divenne il simbolo di tutto il socialismo europeo. Fummo l'unico Partito Radicale a farlo proprio e il partito socialista italiano, quando rinunciò alla falce e martello, dovette scegliere il garofano.

Non siamo riusciti a fare il salto da antagonista radicale a protagonista socialista, come si proponeva lo slogan di uno dei nostri congressi. Abbiamo fallito, ma rimango fedele a quelle scelte e non inseguo le nuove mode liberiste. Non sono un ex combattente e reduce. Sono molto attento alle cose importanti che stanno accadendo a destra (per esempio i coraggiosi cambiamenti di cui Fini è stato protagonista). Sono molto critico nei confronti di questa sinistra, ma il 21 Aprile non ha vinto soltanto il fascio dei poteri corporativi, non hanno vinto Cuccia e i poteri forti, il partito dei giudici e quello dei giornalisti. Ha vinto soprattutto un' Italia che aspira ad una maggiore onestà e pulizia e che quando non ha scelto la strada della protesta e della demagogia, ha preferito in maggioranza l'Ulivo al Polo. Non dico beninteso, che i pescicani, gli evasori, i corruttori e i corrotti, gli abusivisti siano tutti dall' altra parte. No, ce n'è anche nel centro sinistra, ma l'Italia degli onesti ha creduto che il

tasso d' onestà e di pulizia dell' Ulivo fosse maggiore. E se lo ha creduto e ha scelto di conseguenza,(e in questa Italia c'è probabilmente la maggioranza di coloro che hanno votato Pannella), ci sarà pure una ragione che non sia la prevaricazione dei poteri forti, la prevenzione dei giornali e dei giornalisti, la disinformazione.(Gianfraco Spadaccia)

REFERENDUM, NON SIAMO UN ALIBI PER SENTIRSI VIVI

PARIZZI:"Siamo come naufraghi su un' isola deserta"

Partito Radicale? Chiunque rifletta sul Partito Radicale -quello vero, quello della nonviolenza, dei diritti civili, delle grandi battaglie di giustizia e di libertà, delle riforme- sa che il PR è un modello difficilmente riproponibile. Nonostante tutto penso che anche il Partito Radicale di oggi, quello del Segretario Olivier Dupuis e del Presidente Jean Francois Hery, rappresenta battaglie che ti rimettono in gioco a partire dalla tua presenza.

Insomma con in tasca la tessera del Partito Radicale, mi sento come un naufrago su un' isola deserta che gelosamente conserva le poche cose utili salvate dalla furia degli elementi.

Il Partito Radicale in quanto tale non si presenta da anni alle elezioni e i "Radicali" non sono solo nella Lista Pannella.

Dunque di che parliamo?

Della Lista Pannella? Ma per piacere! Anche il "sistema maggioritario" non è il "sistema maggioritario"."L'impatto col sistema maggioritario" è il problema di tutti gli schieramenti politici, di come organizzare un partito moderno. da questo i "primi promotori" non si salvano, anzi, se non si attrezzano sono i primi a soccombere elettoralmente (vedi Segni, Pannella, Barbera). Che dire? Di fronte al sorgere di schieramenti politici, come quello dell' Ulivo, che affondano le radici nelle vecchie formazioni politiche ed affidano le loro speranze alla memoria corta degli Italiani è fuor di dubbio che molta strada deve essere ancora fatta da chi crede nel sistema maggioritario, a cominciare dalla costruzione di organizzazioni e partiti funzionali allo spirito del maggioritario.

Il patrimonio delle battaglie radicali non ha bisogno di "salvatori". Le battaglie radicali hanno vita propria, fanno parte della storia di questo paese (sempre che la storia di questo paese non venga riscritta dai post-comunisti!) e si incarnano in Marco Pannella. Semmai il problema è come dare forza a nuove battaglie radicali. Chi si è impegnato in una lotta per la trasformazione della realtà, sa che non può prescindere dall' esigenza che il suo progetto sia storicamente attuale, cioè che gli preesistano nella società, come risultati di un processo del tutto indipendente dalla sua azione, le condizioni della sua realizzabilità. I Radicali sono stati questo, in un determinato momento storico (senza perdersi in deliri di onnipotenza) sono riusciti ad intercettare, interpretare, accelerare l' esigenza di nuovi diritti e di nuove libertà. Oggi questo ruolo, in negativo, sembra giocarlo la Lega di Bossi. E anche il referendum, da strumento di democrazia diretta per inventare politica e scadenze per il Paese, ri

schia di apparire come un faticosissimo marchingegno per credere di essere vivi.

Il laico è quello che rifiuta verità rivelate, assolute e definitive. In questa Ialia , governata da mezzo secolo da "partiti-chiesa", il laicismo è merce rara e preziosa. Diciamo che l'Italia laica esiste, è quella liberale che, da tutti evocata, con grande difficoltà cerca un suo spazio. Insomma l' Italia laica esiste ma, nel paese dei cachi rischia, senza un leader, un organizzazione o un partito di non contare nulla. O no?

In un paese dove i partiti, utilizzando tangentopoli e spesa pubblica, avevano ridotto la politica a puro affarismo e pura ricerca del consenso, l' esistenza del Partito Radicale e di un nucleo di uomini e di donne che, con la sola forza del gesto e della parola, di batteva per idee e progetti a prescindere non solo dal potere ma anche dal consenso, era e rimane la virtù della politica pannelliana. Il limite è stato quello di non averci creduto fino in fondo e aver disarmato il Partito Radicale disperdendo quel patrimonio. Ma non basta. Limiti e virtù hanno dovuto fare i conti con un tipo di organizzazione sempre più carismatica e su misura per i tempi e i tic del leader. Organizzazione che indebolita dall' inevitabile diaspora radicale e dalla perdita di consenso elettorale, rischia di chiudersi in un gruppo ristretto di adoratori del leader. Peccato.

PANNELLA E' VIRTU' E VIZIO, UN VERO MUTANTE

MARIA GRAZIA PASSERI "L'Italia laica esiste, ma come erba buona in mezzo alle ortiche"

Partito Radicale da ricordare: un rischio da non correre. E' addirittura difficile da dimenticare quell' esplosione di intelligenza, di razionalità dirompente, di capacità progettuale, che nelle giuste condizioni diventava capacità di materializzazione in un clima di esausta estasi. Da aiutare? La strumentalità con la quale viene chiesto aiuto dal Partito Radicale e la strumentalità di chi di volta in volta lo aiuta è un capitolo veramente infelice. Da reinventare? E da chi? Da chi a tavolino col senno di poi pensa di poter assumere su di se un passato che comunque prescindeva anche da chi contribuiva a crearlo? Ci è concessa forse una sorta di "Possesione" durante la quale potremo essere grandi e forti oltre la forza? Lo potrà fare forse ancora Pannella o altri che siano in grado; chi sarà in grado. Lo vedremo quando questa forza si manifesterà; come durante la campagna referendaria ultima si è allontanato per un momento il pericolo della restaurazione.

Il maggioritario ha bisogno di lealtà, Pannella che non ha clientele come altri, ha bisogno di lealtà. La testa di Pannella è stata chista da Salomè invecchiate sotto veli spessi. Riattaccarla non è stato facile e il Battista è stato fortemente innervosito.

Esiste. Esiste non come una parte, ma come erba buona in mezzo a campi di ortiche. La vede chi la conosce, anche se chi ha i mezzi si agita a dire che non c'è. E'cresciuta nei posti più strani, in AN, nel popolo muto. Non è tra i quadri di partito più di tanto. Ci vuole chi sappia raccontargliela.

Facciamo l' esempio della "liberazione della donna". Non c'è stato un partito di donne liberale, eppure un salto c'è stato e si vede. E se qualcuno rivendicasse questo patrimonio e qualcuno sotto alberi da fusto dopo essersi comprato una o due testate putrefatte e qualche slogan mummificato tentasse di farlo, come tenta, farebbe solo pena. Noi abbiamo, tempo orsono, disperso un grande patrimonio di generosità. Occorre ora una nuova frontiera di diritti di libertà da conquistare. Ma dov'è il personale politico che abbia la lucidità di identificarla e sia pronto a lavorare senza un ritorno immediato? Chi sarà capace di dargli vita? Chi sarà capace di salvare il bambino e le sue potenzialità dall' acqua sporca in cui si troverà inevitabilmente immerso?

Pannella è virtù e vizio. Quando la sua creatività è data per morta risorge, stupendo anche noi che lo conosciamo bene. Pannella consuma e macina idee e vite; in certi momenti con legittimità. Ha scelto di essere un mutante; non si ferma per non essere preso. Come gli indios dell'Amazzonia che a causa delle condizioni proibitive, uccidevano i loro nati tranne uno che doveva essere salvato. Cosi' Pannella ha fatto con le sue idee, una per volta. E un po' di truppa con se', meglio se dagli incerti contorni, in modo ds poterla controllare. Non ha utilizzato i migliori di noi e ha regalato personaggi inesistenti alla sinistra e alla destra. In fondo al secchioneinutilizzata e' rimasta grande lealta' e generosita'. Troppe apparizioni TV gli hanno fatto del male, troppo fermo davanti alle telecamere ha dato alla gente l'illusione ottica di aver circoscritto e catturato fino all'osso lui e le sue idee.

 
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