Di Umberto Guidi
REFERENDUM, PANNELLA ACCUSA IL POLO DI TRADIMENTO
Il leader dei Riformatori a Viareggio usa parole dure nei confronti di Scalfaro. Una denuncia contro il finanziamento dei partiti.
VIAREGGIO - Fulmini terribili contro Scalfaro e la Corte costituzionale, contro la "cupola mafiosa partitocratica" e l'inciucio BerlusconiD'Alema. E' un Marco Pannella soavemente furioso quello che ieri si è fermato a Viareggio, nel corso di un breve giro toscano che ha toccato anche il teatro Guglielmi a Massa. Il leader referendario, che ha incontrato in municipio un gruppo di sostenitori e la stampa, non ha ancora metabolizzato la bocciatura del ricorso presentato alla Consulta contro la nuova legge del finanziamento pubblico dei partiti, legge che ha stracciato l'esito del referendum del 1993. E, come suo costume, non è tenero con gli avversari. "Questa mattina - annuncia - i promotori del referendum hanno presentato una denuncia presso la procura della Repubblica di Roma in relazione all'approvazione della legge che reintroduce il finanziamento pubblico dei partiti. I reati ipotizzati sono l'attentato contro i diritti politici del cittadino e l'attentato contro la Costituzione dello Stato. Ci rendiamo c
onto che è improbabile l'incriminazione dei responsabili, ma riteniamo che ogni tentativo di difendere la legalità sia utile". Nel mirino di Pannella, neanche a dirlo, ci sono il capo dello Stato e i giudici della Consulta. "Scalfaro ha promulgato fin dal 3 gennaio una legge ladra, creando così uno stato di cose che ha influenzato la stessa decisione della Corte. Non c'è da stupirsi: come dice il detto popolare, il pesce puzza dalla testa". Se gli uomini della Consulta sono "i cani da guardia del sistema", e quindi c'è da temere anche per la sorte dei referendum in queste ore al loro esame, il leader dei riformatori, giunto al ventiduesimo giorno dell'ennesimo digiuno, non risparmia neppure gli ex alleati del Polo. "Con l'eccezione di Segni, c'è solo silenzio intorno a questa vicenda. Tacciono An e Forza Italia, traditori del loro stesso programma elettorale. Sono diventati gli eredi di un sistema che ha perpetuato se stesso, dopo essersi sbarazzato del Caf con un manipolo di giudici". E tra Berlusconi e Fin
i, Pannella è disposto semmai a concedere il beneficio del dubbio al secondo: "Se il potere si sta mangiando tutti gli spazi di pluralismo come foglie di carciofo (Bossi, Pivetti, Dini, Maccanico, Berlusconi), il leader di An sta in mezzo, fa ancora un po' di resistenza. Berlusconi non pensa più a una forza autenticamente liberale né alla Dc del 2000, il suo problema è come partecipare al sottopotere. Anche se il vecchio Pci, al tempo della politica consociativa, aveva un ruolo più dignitoso". Riformatori soli contro tutti, dunque? Una via di salvezza c'è, l'appello agli eletti del Polo perché si schierino con il cambiamento: "O di qua o di là, o con le speranze della gente o con la partitocrazia".