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Carandini nicolo' - 29 maggio 1956
ESORDIO RADICALE
di Nicolò Carandini

SOMMARIO: Prende atto con soddisfazione della presentazione del neonato partito radicale alle elezioni: è stato "un atto di coraggio". Dovunque è stato possibile, "si sono pronunciate parole oneste e nuove ascoltate con crescente interesse e simpatia", e nonostante "il silenzio della stampa bempensate" i radicali sono stati accolti "con iniziale interesse e rispetto, poi con sorpreso consenso", in nome della "inconfondibile tradizione dell'antifascismo, della lealtà repubblicana". Bisogna convincerci "che la storia sta vendicandosi di un decennio di immobilismo"; anche in Italia soffia la ventata di "universale rinnovamento", e ne è segno la nascita del partito radicale, che ha riempito il vuoto creatosi tra i "due blocchi" del comunismo e del clericalismo. Si augura che la nascita del p. radicale favorisca lo sviluppo di una "possibile azione autonoma del socialismo nenniano", che è condizione essenziale per la crescita della "democrazia italiana". Ma quale via ha scelto l'on. Nenni per il suo partito? Se

egli sceglierà la via della democrazia, "tempi migliori si prepareranno alfine". A questo esito deve cooperare il partito radicale, ad evitare che nasca un "clericalsocialismo" pernicioso.

(IL MONDO del 29 maggio 1956)

In questa estrema vigilia elettorale il partito Radicale segna un primo successo. Presentandosi alla prova nella fase più delicata della sua prima organizzazione, esso ha voluto essenzialmente compiere un atto di coraggio.

E' sceso in questa battaglia perché sentiva che i motivi che lo avevano suscitato erano maturi, che il suo intervento non era prorogabile, che una spiegazione ed un appello al paese erano urgentemente dovuti.

Così in una febbrile attività in cui tutti, giovani ed anziani, si sono prodigati, il profilo sereno della Dea della Libertà coronata dal berretto frigio è stato sollevato fra i simboli dei più vecchi e forti partiti. In tutta Italia, ovunque è stato possibile apprestare un apparato elettorale e lottare per un successo, si sono provvedute modesti sedi, si sono raccolti fonti fra gli aderenti, si è avviata una fervorosa propaganda, si sono tenuti comizi vistosi e modesti ma tutti vivi e battaglieri, si sono pronunciate parole oneste e nuove ascoltate con crescente interesse e simpatia. Da improvvisate tribune sulle piazze italiane questi nostri giovani generosi che fra i sogni dell'estrema sinistra e gli incubi dell'estrema destra hanno scelto fermamente di servire la libertà, hanno rivolto il loro severo ammonimento ad una società italiana che va alla deriva carica di vecchi errori e di nuove corruzioni, incapace di risanare se stessa e di promettere un avvenire migliore.

Il silenzio che una parte della stampa benpensante ha mantenuto su questo energico esordio dei radicali italiani, venendo meno al suo elementare dovere di onestà informativa di una opinione costantemente giuocata ed ingannata, non ha valso ad impedire che la loro volontà di svincolarsi dalle abitudini e dalle complicità che infestano la vita italiana si facesse strada presso vasti strati di cittadini ansiosi di una via di scampo dalla triplice ipoteca della minaccia rivoluzionaria, della reazione conservatrice e della protezione clericale. Ovunque siamo stati accolti con iniziale interesse e rispetto, poi con sorpreso consenso ed infine con quella improvvisa amicizia, con quel sollievo concorde che si stabilisce fra anime che si ricoprono e si riconoscono in quella che si è fatta ormai l'inconfondibile tradizione dell'antifascismo, della lealtà repubblicana, della moderna concezione democratica, dell'esaltazione dello Stato laico come insuperabile regolatore della vita civile dei cittadini.

L'opinione qualunquista che vuole svilire la comparsa di questo "solito nuovo partito" e la sua prematura discesa nella competizione elettorale è smentita dalla risonanza che la nostra iniziativa ha avuto in tutta la penisola, della serietà del nostro impegno e dal procedere della nostra penetrazione. Come questo successo abbia a tradursi sul piano dei risultati elettorali, è problema di relativa importanza per noi. Noi guardiamo e speriamo al di là dei pochi seggi che potremo conquistare nei consigli comunali e provinciali. Abbiamo colta questa troppo immediata ma pure stimolante occasione per farci conoscere, per presentare al paese una nuova forza che si introduce nelle confuse vicende italiane in una ora opportuna; una forza che non si propone di assumere funzioni mediatrici o soccorritrici secondarie, ma rivendica compiti determinanti di equilibrio, di chiarificazione, di iniziativa.

L'opinione qualunquista, e quella meno labile di chi teme ad occhi chiusi la nostra azione di disturbo e di rinnovamento, si devono convincere che la storia si sta vendicando su tutta la terra di un decennio di immobilismo. Il fermento che commuove e mira a sciogliere verso imprevedibili mutamenti gli aspri ed ambigui rapporti fra Oriente ed Occidente, che sommuove razze e popoli sui continenti in una irresistibile aspirazione alla felicità, che snoda la vita delle nazioni e delle classi sociali, questa ventata di universale rinnovamento ha investito l'Italia portandovi il turbamento che scuote, malgrado ogni diniego, una vita morale e politica appartata dalla marcia del mondo moderno. Noi sentiamo di non peccare di presunzione se affermiamo che il primo effetto in Italia di tale stimolo salutare è stato il sorgere spontaneo e necessario di quello che sarà domani il grande movimento del radicalismo italiano.

Noi soli non affrontiamo in ansietà il verdetto elettorale amministrativo perché abbiamo già ottenuto quello che servirà al nostro esordio. Il primo incontro fra noi ed il pubblico italiano, che ha disertato sulle piazze per stanchezza e sfiducia ben altre tribune, non poteva essere più abbondante e confidente. Questo è il risultato che segnamo intanto a nostro favore.

Venendo al concreto, da tutti i comizi e le consultazioni a cui abbiamo partecipato in tutta Italia, è emersa una larga concordanza sulla seguente visione delle cose nostre: la vita politica italiana è oggi, come ieri, paralizzata fra la minaccia (troppo a lungo sostenuta e non risolta) del comunismo fiancheggiato dal socialismo nenniano e la resistenza sempre più irrigidita del clericalismo sostenuto da alcuni deboli partiti minori e rafforzato dalle segrete suture della Confintesa. Questi due blocchi non sono in condizione né di superarsi l'un l'altro né di cooperare. I partiti minori, dal canto loro, hanno rinunziato al compito di spezzare questo stato di inerzia con una azione politica dignitosa e concorde. Essi si sono adattati a fare da comparse per creare la facciata di una coalizione che pretende impersonare una augusta posizione di "centro" solo perché è imperniata su una DC clamorosamente dotata di una estrema sinistra e di una estrema destra, solo perché contiene un socialismo democratico che va s

ottobraccio ad un liberalismo malagodiano. Il fatto che a questa coalizione presieda un galantuomo come l'On. Segni nulla toglie alla fallacia di questa concezione centrista fondata sulla somma, la media e la confusione di inconciliabili estremi.

E' l'assenza totale di ogni autonome funzione da parte dei partiti minori di democrazia laica che ha creato il vuoto in cui il partito radicale è attratto ad inserirsi ed a svilupparsi per rappresentarvi quella che è oggi la grande assente: l'Italia libera e risorgimentale capace di tenere a bada l'uno e l'altro estremo, di governare se stessa onorando a due diversi altari lo Stato di diritto e la propria religione.

Parallelamente la carenza dei partiti di democrazia laica, dopo aver determinata l'esigenza del nostro sorgere come forza nuova e risolvente, ha posto naturalmente un secondo problema: quello della possibile azione autonoma del socialismo nenniano come elemento di sblocco e di evoluzione verso nuovi rapporti di forza e nuovi schieramenti. Questo è l'argomento fondamentale che riguarda più alla lontana il governo del paese ed immediatamente la possibilità di formare maggioranze capaci di reggere le amministrazioni cittadine su problemi cittadini, senza esclusione e senza esclusive. Fra il molto vociare che se ne è fatto, con maggiori e minori riserve, è bene che ognuno dica senza veli la sua, onde evitare che la fatalità delle cose prenda il sopravvento e ci trovi tutti impreparati o vincolati a rigidi dinieghi o a illusori consensi.

Noi siamo convinti che non esiste possibilità di stabile e sicura vita per la democrazia italiana nella assenza dal campo democratico di un forte ed unito partito socialista.

Questo è nella tradizione e nel destino del socialismo, questo è il privilegio di tutte le libere democrazie europee ove il partito socialista rappresenta una delle colonne essenziali che sostengono la volta della libertà. Ora, il socialismo nenniano, che proviene da una così lunga ed intima consuetudine col partito comunista, ci deve un primo chiarimento. Che le vie del socialismo siano varie è noto. Quello che noi non sappiamo ancora è quale tra quelle vie l'on. Nenni ha scelto o sta per scegliere. Se sarà la via della libertà noi siamo convinti che ogni onesto spirito democratico in Italia deve auspicare l'ingresso del socialismo nenniano nel campo e nella responsabilità della nostra democrazia. Ma ad una condizione: che, a scelta fatta, l'operazione avvenga entro le mura della democrazia e non fuori di esse, e non lungo quei confini fluidi fra la libertà e la non libertà ove è inutile avventurarsi in sterili sortite a costo di perdervi tempo ed anima.

Se questo felice ritorno del socialismo alla democrazia dopo una lunga divagazione, che ha avuto evidentemente le sue ragioni storiche di essere, verrà come un sollievo improvviso alle pene ed alle costrizioni della nostra vita politica (e non è necessario che ciò avvenga per atti drammatici ma per leali intese nel profondo delle coscienze) tempi migliori si prepareranno alfine per la nostra sicurezza, per la nostra libertà ed il nostro progresso. Sono i tempi in cui tanto più necessaria sarà la presenza di un forte Partito Radicale attorno a cui si stringano la mano tutti i partiti di democrazia laica. Una simile forza, una simile lega saranno indispensabili tanto al socialismo nenniano quanto alla democrazia cristiana per rendere possibile e proficuo il loro colloquio, se mai dovrà venire, per evitare che fra quei due isolati ed indisturbati protagonisti si stringa un patto da cui esca un clericalsocialismo che tutto sarebbe meno che una promessa di avanzamento sociale e di rinnovamento spirituale del nost

ro paese.

Per favorire alfine lo scioglimento della stretta soffocante dei contrasti e della impotenza politica che infirmano ogni atto della nostra vita pubblica, per evitare nuove inquietanti incognite ad un popolo già troppo provato, il Partito Radicale si organizza ed opererà per fare dell'Italia una moderna, cioè una libera ed una giusta, democrazia

 
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