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Pannella Marco - 1 marzo 1959
I Congresso del Pr (2) intervento di Marco Pannella

SOMMARIO: Pannella interviene nuovamente (vedi testo n.3482) nel dibattito del 1· Congresso del Pr (Roma, 27, 28 febbraio, 1· marzo 1959), dando atto a Valiani di aver finalmente messo in chiaro, nel suo discorso, le "certezze ideologiche" cui il partito può ancorarsi in relazione anche al suo rapporto con il partito socialista: Valiani ha messo in luce definitivamente come il Pr riposi sopra una concezione crociana della politica. Purtroppo, una tale consapevolezza è stata vissuta in modo da impoverirne la vita, l'attività quotidiana del partito, la sua pratica politica: non si è fatto sì che esso potesse raggiungere ogni giorno, grazie all'iniziativa, alla presa di posizione, alla gestione reale degli avvenimenti, il maggior numero possibile di cittadini. Altro è leggere o scrivere un articolo, altro far vivere concretamente un partito: "Questo - dice Pannella - negli ambienti della sinistra democratica in Italia è stato un vizio costante, è uno dei difetti per cui essa ha conosciuto le sue sconfitte". Gra

zie alla chiarezza dei punti di partenza, del resto, non bisogna nemmeno aver paura di mescolarsi con i comunisti o con i sindacati, e la stessa CGIL. Una simile prassi è molto differente dal frontismo. Si dichiara infine fiducioso, assieme agli amici con cui ha fin quì lavorato, che il partito radicale dei liberali possa farcela a vivere e a crescere.

(Trascrizione dell'intervento di Marco Pannella al I· Congresso del Pr, Roma, 27, 28 febbraio, 1· marzo 1959)

Cari amici,

io credo che con l'intervento di Valiani di questa mattina è stato definito il punto a partire dal quale il nostro Congresso apre davvero maggiori chiarezze al partito. Chi fra noi aveva preoccupazioni, nel passato - e anch'io avevo queste preoccupazioni - di una maggiore precisazione ideologica e di una maggiore certezza ideologica, è certo che è stato soddisfatto non solo dall'intervento che oggi ha fatto Leo Valiani, ma anche da quell'articolo che segnalo - anche se non ve ne è bisogno - al Congresso, che l'avv. Piccardi ha scritto, in risposta a Basso, sul "Mondo" di questa settimana; coloro i quali temevano che un'azione di sostegno al partito socialista potesse in qualche modo significare una volontà dimissionaria dei nostri leader nei confronti del partito socialista stesso hanno avuto le loro assicurazioni e le loro risposte, e sanno oggi che quella è stata una felice e giusta iniziativa politica e tattica, una felice e giusta iniziativa pratica.

Ma dal discorso di Valiani parte anche la coscienza di quello di nuovo che può differenziarci e chiarire quali sono le differenze del nostro partito. Io credo chiaramente che si possa riscontrare nelle posizioni e nell'intervento stesso di Valiani, come nella pratica politica di gran parte di noi, una concezione crociana del partito; in effetti Valiani parlando questa mattina del partito radicale non ha mostrato di intenderlo in un modo molto diverso di come Croce intendeva il partito liberale e la funzione prepolitica del partito liberale steso. Io credo che d'altra parte due anni, tre anni di vita politica radicale abbiano dimostrato l'esattezza di questa diagnosi; tutti quanti sanno che molti dei nostri dirigenti ritengono che la pratica politica possa esaurirsi nel dare indicazioni attraverso uno o due o tre manifestazioni di partito, quando le manifestazioni di partito danno l'occasione di questo; io credo che la maggior parte dei delegati, se non hanno falsi timori riverenziali e se oggi ricordano quel

lo che ogni giorno nella solitudine del loro lavoro per tre anni hanno pensato, devono darmi atto che questa è cosa che in questo Congresso debba essere detta perché è cosa vera.

Un partito ha la stessa logica di un giornale, l'ho già detto ieri, e così come il nostro amico Benedetti si preoccupa certamente non solo di fare un bel giornale, ma di fare un giornale che raggiunga il lettore e l'italiano medio, così noi dobbiamo preoccuparci di avere nel partito uno strumento che raggiunga ogni giorno più cittadini; è un problema quindi di pratica politica, perché altrimenti i discorsi che qui applaudiamo mi sembrerebbero un po', come dire, come il "Contemporaneo" di una volta o "Italia Domani": giornali in cui si tenta di copiare l'"Espresso" o il "Mondo", giornali in cui si leggono dei saggi apparentemente interessanti ma che non hanno lettori perché non c'è la volontà e il problema e la preoccupazione di avere lettori. Questo, negli ambienti della sinistra democratica in Italia, è stato un vizio costante ed uno dei difetti per cui la sinistra liberale ha conosciuto le sue sconfitte, come le ha conosciute il Partito d'Azione e quanti altri da sinistra hanno tentato di realizzare una co

ncreta forza politica nella sinistra democratica italiana.

Devo dire che dalle stesse premesse ideologiche possono scaturire conseguenze politiche diverse perché altro è dire come ha detto Valiani che la certezza delle differenze ideologiche può anche permettere in pratica frontismi o concentrazioni, altro è verificare in pratica questo fatto, sapendo che abbiamo delle verità ben chiare, non avere per esempio timore - quando i comunisti attraverso la CGIL, non per ragioni politiche ma per ragioni sindacali, fanno delle agitazioni - di avere il coraggio di andare, se volete, a mitigare la compagnia come intellettuali radicali [...] che combattono una battaglia giusta e seria. Perché questi scetticismi e queste saggezze? Io credo, amici, che anche nell'amico Rossi, così coraggioso e generoso, vi è un margine - perfino in lui, in fondo - di rassegnazione, rispetto alla vita nel nostro paese e rispetto alle possibilità del nostro partito. Egli diceva testualmente: "come possiamo noi chiedere ai sindacalisti che ..."ma cari amici, prima chiediamo ai sindacalisti che facc

iano alcune cose, chiediamolo quotidianamente momento per momento, se ci risponderanno di no sarà un successo politico - se voi volete - anche se triste, della nostra parte e sarà più chiaro alla vita del paese e all'intera sinistra che cosa è il partito radicale. Ma non possiamo rinunciare ad aver soldi, perché "come si fa a chiedere soldi..."; non possiamo rinunciare ad aver contatti con i sindacati, perché "come si fa a parlare con i sindacati...". Non possiamo rinunciare ad essere federalisti - caro Rossi, è una bandiera come quella del Concordato - solo perché Mendes-France era cieco sei anni fa in Europa, dimenticando che esistono pure altri dati; e non possiamo dimenticare, non possiamo rinunciare a priori ad essere nel paese, proprio perché siamo certi di voler democrazia e libertà, a volte confusi anche con i comunisti quando la situazione lo richiede. Abbiamo delle forme di [...] che son possibili e non si scoprono, solo perché spesso i nostri discorsi sono degli alibi rispetto all'azione pratica:

il discorso che vi ho fatto ieri e che voi avete inteso come discorso organizzativo che vi ho fatto non è un discorso organizzativo; sono d'accordo sulle cose di Valiani, ma vi è anche una differenza di concezione quando dico che quelle premesse politiche hanno vita pratica e politica diversa se significano che domani o dopodomani il nerbo della Giunta Nazionale del partito radicale fa il sacrificio personale, magari se voi volete, di andare dall'on. Foa, dall'on. Di Gioia, o di andare comunque a cercare, a verificare, a mostrarsi dinanzi alla stampa, se è necessario, anche in compagnia di comunisti. Io qui non faccio appelli al frontismo, seguo la logica del discorso di Valiani che dice: "quando Nenni adesso ha detto è chiara la supremazia e i valori della supremazia della democrazia e della libertà e allora a noi non interesserebbero nemmeno eccessivamente gli eventuali ritorni frontisti e perché potrebbero essere tutt'al più degli errori di tattica". Questo è vero ed è vero anche per noi; allora guardiamo

a viso più aperto le cose che per tre anni abbiamo detto. Sono esatte ad una condizione, che si traducano in pratica quotidiana, solo allora avremo di ritorno quella forza politica che io son certo come radicale possiamo avere; e io devo dare un grazie di cuore, al di là di ogni formalismo di partito, all'avv. Piccardi che se anche non sono stato ogni giorno, ed io non sono molto spesso d'accordo con l'avv. Piccardi, è stato ogni giorno un dirigente di partito, ogni giorno io l'ho visto presente sulle piazze e l'ho visto ogni giorno presente nei convegni, ogni giorno presente nella vita politica del partito (interruzione)

[...] ma devo anche dire che vi è una differenza non di metodo pratico, spiccio, ma di concezione quando si intende un partito come un tutt'uno di pratica, di pensiero, di azione, e quando si ritiene sia invece una occasione per illuminarlo di immenso o illuminarlo di cose che sono estremamente esatte ma che coloro fra di noi che possono avere un minimo di serietà hanno anche il dovere e il diritto di andarsi a studiare su dei libri. Cari amici, non c'è malanimo, credetemi, vi è solo serietà e convinzione, vi garantisco provo non solo stima ma vero affetto per tutti i nostri dirigenti e per ciascun radicale, siamo tanto pochi che non è assolutamente questo un modo sentimentale di esprimere un dato preciso, ma voglio anche che voi sentiate come i discorsi che ogni radicale - a Modena Bassoli, o Tiberini a Trieste o Caporale a Pescara - ogni giorno si son fatti, che sembravano limitati e meschini - queste piccole difficoltà pratiche, questo ambiente che ci soffoca e questa ammirazione in fondo perché non si pu

ò essere radicali in Italia se non essendo ammirati dal centro radicale - è questa un po' la sensazione, ditemi se sbaglio, che molti amici provano in periferia, che l'essere radicali, in fondo, è l'essere come vogliono gli altri partiti [...] seguaci i quali amano solo delle persone migliori a Roma.

Quindi, amici, io temo che in otto minuti, che son finiti - non ne voglio di più - qualche equivoco su quello che vi ho detto si può fare, ma sono anche certo che da anni, dal giorno in cui il partito si è costituito, io con alcuni amici ed alcuni amici con me non hanno avuto incertezze, hanno sempre agito di conseguenza, sapendo quello che vogliono, ed è per questo che avendo potuto farlo ancora una volta fino adesso in questo Congresso, noi diciamo che usciamo da questo Congresso abbastanza fiduciosi e con l'appello a tutti gli amici, che per ragioni di carattere pratico a volte sentono la stanchezza di esser radicali-liberali, a non scoraggiarsi, perché credo che anche praticamente, politicamente, partiticamente, esser liberali sarà una cosa possibile e soddisfacente nel futuro.

 
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