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Spadaccia Gianfranco - 30 novembre 1961
Un dibattito non esplicito
di Gianfranco Spadaccia

SOMMARIO: Resoconto estremamente dettagliato dei lavori della direzione del Pr svoltasi l'11 novembre 1961. In particolare, dà conto del durissimo confronto tra Piccardi, da una parte, e il gruppo del "Mondo" - Cattani, Carandini, Pannunzio, ecc., dall'altra - con Scalfari che opera come mediatore, interessato ad una soluzione che lo veda entrare in una segreteria collegiale. Nella conclusione, esprimendo le posizioni della sinistra radicale, segnala la necessità di un confronto politico in seno alla Direzione che si incardini su "opinioni e propositi" e non su personalismi o altro. Auspica anche la convocazione del Consiglio Nazionale, organismo dal quale peraltro la sinistra è esclusa. (cfr. anche, sullo stesso numero di "S.R.", "Crisi nella Direzione", e "Dimissioni della segreteria", "Due domande a Eugenio Scalfari" e, in generale, l'intero numero - vedi anche la scheda su "Sinistra Radicale", a.b., nel testo n. 3669). (I titoletti presenti nel testo originale sono redazionali).

(SINISTRA RADICALE N. 2, novembre 1961)

Sabato 11 novembre la Direzione radicale, dopo una breve discussione, ha approvato due documenti politici: il primo di politica interna, conteneva un fermo invito rivolto alla Direzione Repubblicana perché provocasse la crisi delle convergenze; il secondo esprimeva la denuncia radicale contro gli esperimenti nucleari e invitava la base del partito a partecipare a manifestazioni pacifiste ("no a tutte le bombe").

Sembrava a questo punto che ci dovesse passare al secondo argomento in discussione, cioè la politica estera del partito in vista del dibattito del prossimo consiglio nazionale.

Invece, dopo l'approvazione dei due documenti politici...

DISSENSO SULLE ALLEANZE POLITICHE?

"...Cattani chiede che si continui la discussione sulla politica interna e in particolare sulla posizione del partito nei confronti dei socialisti e sui propositi del partito in vista delle prossime scadenze elettorali.

Risponde Piccardi: l'alleanza con i socialisti, nella competizione amministrativa, non può essere considerata un fatto del tutto contingente; la collocazione stessa del Partito Radicale nell'ambito della sinistra democratica porta a una alleanza duratura con i socialisti piuttosto che con gli altri partiti laici, naturalmente nel rispetto della autonomia del partito.

La risposta non soddisfa Cattani che esprime il timore che il partito radicale possa essere assorbito dal PSI. In definitiva Cattani chiede che il Partito Radicale non si impegni nella alleanza con i socialisti e che piuttosto si mantenga disponibile per una maggiore possibilità di scelte non esclusa l'eventualità della non partecipazione alle elezioni.

Alle riserve di Cattani si uniscono Carandini, Pannunzio e numerosi altri membri della Direzione (Libonati, Oneto, Cagli, Leone, Gatti, De Matteis ecc.)".

ERNESTO ROSSI ATTACCA LA POLITICA ESTERA DEL MONDO

La mattina successiva, nella assenza di Piccardi, che ha dovuto allontanarsi da Roma per ragioni professionali, si affronta la discussione di politica estera.

Ernesto Rossi ribadisce le sue posizioni neutraliste e accusa il Mondo di seguire una politica estera centrista e oltranzista.

Pannunzio minimizza il dissenso denunziato da Rossi; nega che esistano differenze sostanziali di vedute in politica estera fra L'Espresso e Il Mondo e all'interno del partito: il caso di Ernesto Rossi, sostiene Pannunzio, costituisce una eccezione.

PANNUNZIO CRITICA PICCARDI

"La discussione di politica estera si limita, di fatto, ad uno scambio di battute. Il dibattito, inaspettatamente, ritorna sulla politica interna e si fa estremamente vivace. Pannunzio critica personalmente l'avv. Piccardi al quale rimprovera di compromettere con le sue iniziative e con un eccessivo attivismo la politica del Partito e l'equilibrio della Direzione, non tenendo conto delle posizioni di una parte della maggioranza.

(Piccardi è assente ma potrebbe agevolmente rispondere che queste posizioni non sono state rese mai esplicite nel corso dei dibattiti congressuali e consiliari).

Carandini e Cattani intervengono a sostegno di Pannunzio accentuando il tono risoluto e la destinazione personale dell'attacco.

La discussione cresce rapidamente di tono e impegna tutta la seduta della Direzione sino a che, data l'assenza di Piccardi, gli altri membri della segreteria, annunziando il loro proposito di dimettersi, ottengono che la discussione venga aggiornata ad altra data".

UN ACCORDO FATICOSO

Iniziano, subito dopo, febbrili trattative tra Scalfari e Piccardi, Scalfari e Pannunzio, Pannunzio e Ferrara, Scalfari e Ferrara.

Si profila faticosamente un accordo su queste basi: segreteria, sempre collegiale, Scalfari-Gatti-Ferrara.

La collocazione di Ferrara la conosciamo. L'avv. Gatti è poco conosciuto nel partito al di fuori della sezione romana, della quale fu segretario in tutto il periodo in cui Cattani ricoprì la carica di consigliere al Comune di Roma; non ripresentò la propria candidatura dopo l'elezione di Piccardi nelle ultime consultazioni amministrative.

MORALE

"In realtà il dibattito in Direzione non è stato esplicito. Il dissenso di fondo più che in termini politici si è manifestato sul terreno della competizione e delle incompatibilità personali. La Direzione si sta divedendo fra una posizione di accentuato filosocialismo e una posizione di attenuato lamalfismo" senza che da una parte o dall'altra si riesca a definire al di là delle preoccupazioni tattiche e di schieramento (valide ma relative), le ragioni di una consistente autonomia del Partito Radicale. "La verità è che l'unità di un gruppo dirigente è sempre unità politica di intenti e di vedute e non può resistere a lungo come semplice connivenza di potere. Un maggioranza che ha smorzato la discussione politica nel partito a tutti i livelli, sino a procurarsi con i propri voti una minoranza di comodo a danno della effettiva minoranza del partito, sconta prima o poi il suo difetto di origine. Il dibattito, scacciato dalla porta, rientra dalla finestra; i dissensi, quelli autentici, anche se scrupolosamente o

vattati, si ripropongono esasperando i dissidi personali.

Ripetendo ancora una volta una nostra vecchia istanza, vorremmo ora che i componenti la maggioranza, prima di arrangiare un ennesimo compromesso tattico, risolvessero questa impasse mettendo a confronto le proprie opinioni e propositi: solo così un accordo raggiunto riesce ad essere un equilibrio e le persone dirigenti acquistano, con la capacità rappresentativa, quella libertà di movimento che è indispensabile per agire senza ogni volta dover mettere in discussione il proprio comportamento.

Una rottura di questa portata nella maggioranza del partito è un fatto che interessa tutti gli iscritti e investe la competenza e la responsabilità del Consiglio Nazionale.

La sinistra radicale non richiede direttamente la convocazione del Consiglio perché, come è noto, per quanto è avvenuto a nostro danno e a danno del Partito nell'ultimo congresso nazionale, la nostra presenza nel Consiglio Nazionale è stata artificiosamente accantonata e di conseguenza il nostro più valido interlocutore è la base radicale. Richiedere la convocazione del Consiglio Nazionale riguarda il senso di responsabilità di quei consiglieri che hanno espresso l'attuale maggioranza e l'attuale direzione.

Per questo appunto ci sentiamo in dovere di informare tutti i radicali di quanto avviene".

 
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