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Grassi Libero, Sinistra radicale - 31 gennaio 1962
Lettera dalla Sicilia
di Libero Grassi

SOMMARIO: Lettera pubblicata dal giornale della corrente di minoranza "Sinistra Radicale", con cui Libero Grassi spiega le ragioni delle sue dimissioni dal Partito radicale. Nel numero precedente, "S.R." aveva pubblicato la seguente notizia "Libero Grassi, esponente in Sicilia del P.R. fin dalla sua fondazione, si è dimesso dal partito alla fine dello scorso agosto. La decisione sarebbe motivata dall'atteggiamento assunto dal Partito nei confronti dei cristiano-sociali, né inoltre le sarebbe estranea anche una certa sorpresa alla notizia della nomina di un membro della segreteria radicale nel consiglio di amministrazione di un importante ente siciliano". Grassi, pur esprimendo riserve sulle procedure che hanno portato alla nomina di Eugenio Scalfari al consiglio di amministrazione dell'Ese (Ente Siciliano di Elettricità), precisa che si è dimesso perché ha trovato intollerante "la manovra condotta al Congresso per svalutare il significato e la efficacia di una minoranza".

(SINISTRA RADICALE - N. 3-4 - GENNAIO 1962)

L'amico Grassi, in seguito alla notizia delle sue dimissioni, da noi pubblicata lo scorso numero, ci ha inviato una lettera di cui riportiamo alcuni brani. Dopo aver criticato la politica imposta dalla Direzione nazionale ai radicali siciliani, Grassi conferma:

"La politica della Sicilia, non può coincidere con la cosiddetta politica del centro-sinistra, almeno finché questa sia espressione di situazioni accentrate nel "triangolo industriale" e si realizzi prevalentemente attraverso intese di vertice, che le regioni autonome politicamente ed amministrativamente si debbono limitare a subire. Il movimento cristiano sociale diede voce e consistenza a questa posizione, ed è indubbio suo merito; anche se oggi il disconoscimento di questa funzione da parte di altre forze politiche, che avrebbero dovuto essere più mature, e la pochezza e povertà politica di molti suoi uomini lo hanno condotto alla attuale funzione di Democratici di scorta. La validità del movimento resta un fatto obiettivo e storicamente consistente, sopratutto per i radicali, che non possono sottovalutare l'affermazione laica da esso rappresentata e culminata nella scomunica.

Per quanto riguarda poi la nomina di Scalfari al consiglio di amministrazione dell'ESE, da parte di un governo (per la nostra segreteria) frontista, ritengo Scalfari persona assai qualificata a ricoprire quella carica. Ciò non toglie che si sia provveduto sempre con intese al vertice senza consultare o informare gli organi periferici. Inoltre non mancavano in Sicilia, tra gli iscritti al Partito, elementi di provata capacità tecnica nel settore.

Ciò nonostante non sono stati questi i motivi che mi hanno spinto alle dimissioni. Io avevo trovato inserimento in una corrente che si batteva in favore di principi sui quali io ritenevo di operare. Ma la manovra condotta al Congresso per svalutare il significato e la efficacia di una minoranza mi è risultata intollerante.

Ciò non toglie che i radicali palermitani compreso me s'impegnano nella quotidiana battaglia del progresso democratico".

Ricordiamo a questo proposito l'opera dei radicali Pirrone e Vicari per ilo risanamento di quattro mandamenti palermitani e l'impegno personale di Grassi nell'ECA per combattere i criteri di gestione democristiana (impegno che si è concluso con le dimissioni del Presidente dell'ECA).

 
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