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Sorrentino Antonio - 10 aprile 1963
IL VOTO RADICALE (10): Antonio Sorrentino

SOMMARIO: Il 28 aprile del 1963 si svolgevano in Italia le elezioni alle quali il Partito radicale, appena uscito dalla crisi, non partecipò. Diffuse però un fascicolo, curato da Elio Vittorini, Marco Pannella e Luca Boneschi, contenente giudizi di numerosi intellettuali sulla crisi delle sinistre, e sulla via per uscirne lungo un processo "realmente rivoluzionario" capace di rinnovare le sinistre del "triangolo Milano-Parigi-Dusseldorf".

Antonio Sorrentino (avvocato, membro della direzione nazionale del PR, auspica una nuova sinistra, alla quale partecipino tutte le masse popolari, convergenti sulla medesima componente di libertà.

(IL VOTO RADICALE, 10 aprile 1963)

1) Al centro dell'Europa si è senz'altro rafforzato il conservatorismo autoritario che può diventare germinatore di qualsiasi avventura. Oggi questo conservatorismo assume forme anche parademocratiche, senza peraltro mutare la vera sostanza della sua natura. Questa forza ha tentato, nel luglio del '60, di inserirsi prepotentemente anche nella situazione italiana. In quella circostanza le masse popolari italiane scongiurarono questo pericolo e posero le premesse di un nuovo corso che potrebbe avere insperati risultati per tuta l'Europa. Penso che si potrebbe avere, dopo le elezioni del 28 aprile, un movimento inverso a quello del luglio del '60. Se in Italia il centro sinistra dovesse uscire rafforzato, specialmente nella sua componente socialista, l'Europa non potrà non venire influenzata da questo risultato.

2) Per questa costruzione occorre realizzare una nuova sinistra, alla quale partecipino tutte le masse popolari, anche di diversa ispirazione ideologica, tutte convergenti sulla medesima componente di libertà.

Il centro sinistra italiano è, a mio parere, il primo timido tentativo di questa realizzazione. La costruzione di una nuova società in Italia non comporterà una rottura con le strutture comunitarie europee, ma non potrà non influenzarle indirizzandole in senso sempre più democratico.

I pericoli della involuzione al centro dell'Europa sono immensi. Io, pessimisticamente, vedo in questa involuzione addirittura il ripristinarsi della situazione che negli anni 30 portò il mondo alla catastrofe della guerra. Il fascismo, oggi sotto diverse forme, ha in mano la situazione di troppi paesi, dalla Spagna al Portogallo, alla Francia, alla Grecia.

3) Come già ho detto, il centro sinistra può rappresentare il primo tentativo della costruzione della nuova sinistra italiana, il cui principale obiettivo dovrebbe appunto essere quello di mutare i rapporti tra cittadini e Stato in senso democratico. La realizzazione di tutto questo dipenderà dalla forza contrattuale che le forze democratiche avranno in questa nuova sinistra.

Posta così la questione, è ovvio che non si può giudicare il centro sinistra da questa sua prima apparizione. Se dovesse rafforzarsi convenientemente, le forze conservatrici italiane avrebbero, per la prima volta nella storia del nostro paese, un valido competitore.

4) Il benessere elargito dai detentori del potere è il più grosso pericolo che corre la democrazia in senso assoluto. Una gabbia d'oro e sempre una gabbia, ma è assai improbabile che, specialmente i nostri ceti medi, comprendano questa realtà. La sensibilizzazione delle masse popolari e dei ceti medi su questo punto, è compito della nuova classe dirigente (che dovrebbe nascere insieme alla nuova sinistra), della pubblicistica democratica e soprattutto dei partiti politici.

5) Così com'è oggi, certamente no. L'ago della bilancia a mio parere, è costituito dall'atteggiamento delle masse cattoliche. Se queste masse popolari si collocheranno sulla sinistra dello schieramento italiano, ed accetteranno il terreno della libertà per una contrattazione democratica, l'alternativa democratica sarà, anche in Italia, un fatto concreto. E' stato sempre questo il grande problema della democrazia in Italia. Quando le masse popolari sono state divise, la reazione ha sempre vinto. E' stata invece battuta, quando si è costituito, sul terreno della libertà, un grande fronte che le unisse tutte. La vittoria del fascismo da una parte e la grande riscossa delle Resistenza dall'altra, rappresentano i due momenti storici nei quali le due ipotesi si sono realizzate. I risultati non credo siano contestabili.

6) Dipenderà soltanto dai modi di attuazione di queste riforme. Se esse saranno unicamente demagogiche, effettuate in presenza di una sinistra democratica succube e possibilista (come sin'ora è stata) con scarse possibilità di contrattazione, certamente saranno "utilizzate" dal capitalismo per rafforzare il proprio potere. Occorre scongiurare questo pericolo che è direttamente collegato a quello della domanda n. 4.

7) Io voterò il PSI. - Il mio voto è diretto appunto ad aumentare le possibilità contrattuali di questa forza politica che io vedo unica capace di condurre questa contrattazione in senso democratico.

Ovviamente anche gravi riserve ho verso questa formazione. Temo che troppo preoccupato ad ottenere dei miglioramenti sul piano sociale il PSI dimentichi il problema della libertà, senza del quale le masse popolari finirebbero per non inserirsi mai democraticamente nella vita della società italiana.

8) L'On. Moro è un cattolico e deve fare il suo mestiere di cattolico. Non ci interessano quindi le sue posizioni settoriali, quanto piuttosto le possibilità di contrattazione che egli in tutti i suoi discorsi lascia aperte verso le forze della sinistra italiana.

E' infatti sul terreno della libertà che egli ha chiuso irreversibilmente verso le destre e verso il PCI.

Questo significa che i cattolici italiani (pur restando cattolici) hanno accettato di collocarsi sulla sinistra dello schieramento italiano ed hanno scelto il terreno della libertà sul quale incontrare le altre forze democratiche. In questo incontro, è chiaro che ciascuno dei contraenti porterà, non soltanto le sue istanze, quanto il suo peso contrattuale.

Il nostro problema è tutto qui. Se la nostra forza contrattuale sarà maggiore nell'avvenire, è evidente che potremo far sempre più prevalere le nostre istanze su quelle degli altri.

Da parte nostra quindi occorrerà operare ogni sforzo, perché agli elettori del ventotto aprile, sia sempre più chiara questa situazione.

 
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