SOMMARIO: Ricordando la data del XX settembre, si denuncia l'indifferenza del mondo laico nei confronti dell'allontanamento dall'insegnamento del professor Gugole perché si era spogliato dei suo abiti talari.
(AGENZIA RADICALE, 20 settembre 1963)
Non ci illudiamo, con la nostra azione, di aver sollecitato alcuno a celebrare come si converrebbe la data del XX settembre; per noi, questo sì, continuiamo a rivendicare quest'obbligo, in un momento in cui quasi ci si rimprovera perché esercitiamo, cos' facendo, un nostro diritto.
Per ragionata convinzione non facciamo l'apologia della storia; perfino rivendicare paternità ideali, ai nostri occhi, può sembrare un controsenso, o cosa di poco o scarso interesse. Ma ci interessa in sede politica affermare che la data del XX settembre è una data precisa ed importante, una cartina di tornasole degli avvenimenti politici di oggi e di domani.
Perciò avvertiamo che oggi il fatto politico di cui dobbiamo occuparci è la faccenda del professor Gugole, il professore della Scuola Media Statale "D'Annunzio" cacciato dal preside perché spogliatosi dei suoi abiti talari. Continuiamo a considerarlo un fatto grosso, e non "una vertenza personale tra preside ed insegnante", e non un "episodio in sé banale", come invece pretendono Carlo Falconi e l'Espresso, dimentico quest'ultimo del fatto che una pigra opinione pubblica e una scettica stampa continuano a qualificarlo un settimanale "radicale".
La faccenda del Prof. Gugole non è un episodio in sé banale né un fatto privato, quando si apprende che il Provveditorato agli studi "attende la risposta dalla Curia Vescovile, per sapere se è vero o no che il Prof. Gugole aveva il permesso di indossare abiti civili"; e attende questa risposta per poter reintegrare il professore nei suoi diritti di insegnante, riconoscere che gli esami sostenuti dagli alunni in sua assenza sono illegali, concedergli lo stipendio per il mese di settembre ed il compenso per gli esami della sessione autunnale. Quando insomma si apprende che il Provveditorato agli Studi dello stato è all'ansiosa ricerca del diritto canonico (invece che delle opere di Paolo Sarpi) per regolare i suoi rapporti con un cittadino italiano.
In una situazione come questa, quando la data del XX settembre viene accantonata, e magari qualificata come reminiscenza "borghese", perché poi dobbiamo stupirci se il Vaticano protesta per ottenere un esperto di diritto canonico nelle commissioni di studio per la riforma dei codici (italiani)?