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Partito radicale - 1 settembre 1964
APPELLO PER UNA INIZIATIVA DI PACE
COMITATO PER IL DISARMO ATOMICO E CONVENZIONALE DELL'AREA EUROPEA

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SOMMARIO: Nella primavera-estate del 1964, lo scienziato e senatore socialdemocratico austriaco Hans Thirring sottoponeva al Parlamento del suo Paese la proposta di "abolizione dell'esercito", e quindi di adesione ad una prospettiva di "disarmo unilaterale", totale e controllato. Thirring non parlava dei banchi dell'opposizione, ma dell'interno della maggioranza governativa. La proposta costituiva il primo esempio di richiesta di "disarmo strutturale", che avrebbe necessariamente comportato la conversione delle strutture militari in strutture civili di servizio.

Perché avesse successo era necessario promuovere attorno al progetto del senatore austriaco dibattito e interesse delle forze politiche. Anche in Italia, uno dei paesi più coinvolti: tra le condizioni richieste da Thirring, accanto alla garanzia delle N.U., vi era infatti l'accordo dei Paesi confinanti, i quali si dovevano impegnare a ritirare le loro truppe a una distanza determinata dai confini della Repubblica austriaca.

In collaborazione con il "Comitato per il Disarmo Atomico e Convenzionale dell'Area Europea" (sorto alla fine del 1962 per iniziativa soprattutto di radicali) il Partito Radicale rivolse, ai pacifisti ma anche a "coloro che non sono pacifisti", un appello per "aiutare ed accelerare il corso di realizzazione del progetto Thirring". L'appello fu diffuso a poche migliaia di copie, una dimensione esigua e inadeguata, ma imposta dagli scarsi strumenti finanziari a disposizione. In particolare, venne inviato a tutte le Amministrazioni comunali.

Il momento non era favorevole; in Francia, militarismo e nazionalismo gollista prendeva quota (e i radicali lo indicavano come il vero pericolo per l'Europa democratica, molto più che non il militarismo tedesco, su cui si appuntava invece la polemica PCI); ma soprattutto, l'Italia subiva il travaglio della crisi del Sud Tirolo, dove l'oltranzismo filotedesco "inventava" per la prima volta la pratica di far saltare i tralicci dell'alta tensione, e si scontrava con la repressione di stampo militare del governo italiano. Ma nonostante tutto la risposta fu sorprendente; in poche settimane oltre quattrocento Consigli comunali, in maggioranza democratici e di regioni "rosse", aderirono, con deliberazioni ufficiali (in larga misura prese all'unanimità), e si associavano anche, come proponenti e promotori. In qualche caso l'autorità tutoria si oppose e annullò la deliberazione. Alle adesioni dei Comuni si unirono migliaia di firme di cittadini, in quella che fu probabilmente la prima iniziativa di massa promossa dal

Partito Radicale. Tra le firme, fu sorpresa individuare quella di Vittorio Vidali, il "duro" esponente del comunismo degli anni '30, ancora a capo - quasi feudo personale - della Federazione del PCI di Trieste.

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La proposta di abolizione dell'esercito austriaco, che il Senatore socialdemocratico e fisico pacifista, Hans Thiring, ha rivolto al Parlamento del suo paese, sollecita le responsabilità delle forze democratiche europee.

Il progetto Thiring infatti non soltanto costituisce la prima proposta di disarmo unilaterale totale e controllato, avanzata da una personalità non di opposizione in un paese europeo; non soltanto - se attuato - avrebbe il valore di una indicazione e di un esempio; ma, nella sua articolazione, prevede esplicitamente la partecipazione e l'impegno degli altri paesi. La proposta del Senatore socialdemocratico richiede:

1) il consenso dei 4 paesi firmatari del Trattato di Pace (URSS,USA, Gran Bretagna e Francia);

2) la garanzia delle Nazioni Unite, ai cui funzionari dovrebbe essere affidato il compito di controllare i confini del paese, posti sotto la tutela del consiglio di sicurezza;

3) l'accordo con i 6 paesi confinanti (fra cui l'Italia) perché si impegnino a ritirare le loro truppe a una determinata distanza dai confini della Repubblica Austriaca.

E' ora compito del governo e delle forze politiche italiane, per quello che li riguarda, di rispondere al progetto, che è attualmente allo studio del governo austriaco, incoraggiando così la prima proposta di disarmo strutturale che sia stata fin qui responsabilmente proposta sul continente europeo.

Rivolgiamo quindi un appello a tutti i partiti democratici perché, rispondendo positivamente alla proposta del Senatore Thiring, creino le condizioni per l'attuazione da parte dell'Italia delle misure che il progetto prevede. Questo appello è avanzato anche nella consapevolezza che un tale comune e pacifica azione costituirebbe un contributo indiretto ma importante al rafforzamento della amicizia italo-austriaca e alla soluzione dei problemi che la riguardano.

E' necessario che l'opinione pubblica del nostro paese prenda coscienza della concretezza politica e del rigore ideale che le tesi unilateraliste stanno ogni giorno di più assumendo come pilastro per la edificazione di una società nuova, nei suoi aspetti, inscindibili, nazionali e internazionale.

Il progetto Thiring scaturisce anche da condizioni favorevoli quali non è dato rilevare attualmente in altri paesi europei.

Ma è anche la prima radicale risposta alla minaccia, ogni giorno più grave e pressante, proveniente dall'autoritarismo militare di De Gaulle e della Francia, del fascismo spagnolo e portoghese, delle forze revansciste e reazionarie tedesche, con l'acquiescenza sostanziale delle attuali classi al potere in Italia.

Appare infatti sempre più chiaramente come falsa e rinunciataria ogni contrapposizione di un preteso "riarmo democratico" al riarmo gollista. In definitiva, in questo come in quello, sono le stesse forze che cercano di esprimersi, imporre e realizzare vecchi metodi e strutture, propi alla tradizionale e tragica "politica di potenza".

Anche le ragioni umanitarie invocate dal senatore Thiring comportano una risposta politica, che non è possibile eludere, senza cadere in una forma innegabile di sostanziale ripulsa.

Lo scioglimento delle esigue forze umane austriache (meno di un decimo di quelle italiane) comporterebbe la conversione di circa 100 miliardi di lire da spese annue improduttive e pericolose per la pace e la democrazia a settori di investimento e di promozione di progresso economico sociale e civile. L'enorme prestigio di una decisione di questa natura presa dall'Austria fornirebbe al paese una forza morale e pratica infinitamente maggiore di quella che potrebbe raggiungere con il suo adeguamento al riarmo in corso nel mondo.

L'iniziativa del senatore Thiring permette inoltre di centrare uno dei più grossi problemi di rilievo ideologico non meno che pratico, che egualmente i due tipi di società che si confrontano in questo momento nel mondo mostrano di non sapere nemmeno avvertire.

E' infatti a partire dalle società comuniste non meno che da quelle capitaliste che il problema della abolizione delle strutture militari, come pilastro della società e dello stato, deve essere posto da quanti ritengono che non possa più essere rinviato indefinitivamente la realizzazione di una nuova società socialista, attraverso sempre più radicali metodi e strutture di libertà.

In un terzo del mondo almeno le forze militari rappresentano soprattutto uno strumento di potere e, in definitiva, di guerra civile.

I democratici italiani debbono rispondere alle richieste esplicite, non meno che ai pressanti interrogativi che implicitamente, con la proposta, il fisico Thiring rivolge non solo al proprio paese.

In Italia anche coloro che non sono pacifisti, anche coloro che manifestano opinioni diverse da quelle unilateraliste e di radicale rinnovamento delle strutture della società possono concordare però nella opportunità di aiutare ed accelerare il corso di realizzazione del progetto Thiring.

 
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