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Agenzia Radicale - 18 marzo 1966
DICHIARAZIONI DI SOLIDARIETA' PER I GIOVANI MARXISTI-LENINISTI, I GIOVANI RADICALI ED I TIPOGRAFI INCARCERATI A MILANO.
DICHIARAZIONI DI ERNESTO ROSSI, GUIDO CALOGERO, FERRUCCIO PARRI, UMBERTO TERRACINI, GIUSEPPE PERRONE CAPANO ERCOLE BONACINA, SANDRO MENICHELLI, FRANCO ROCCELLA, ALOISIO RENDI, LINO JANNUZZI, UGO DASCIA, MAURO MELLINI, GIANFRANCO SPADACCIA

SOMMARIO: Le dichiarazioni di amici e democratici che hanno risposto all'invito rivolto da Agenzia Radicale a proposito dell'arresto di giovani radicali (Lorenzo e Andrea Atrik Lievers) e tipografi colpevoli di aver diffuso un volantino sull'obiezione di coscienza. Ernesto Rossi dichiara che l'arresto degli studenti e dei tipografi è un episodio di gravità eccezionale, perchè fa diminuire ancor di più la scarsisima fiducia che i migliori italiani hanno nella magistratura e dimostra che neppure il governo di centro-sinistra è capace di mantenere le sue promesse, cancellando dai codici, le disposizioni più illiberali per garantire ai cittadini i diritti sanciti dalla Costituzione. Guido Calogero, pur partendo da una posizione politica diversa, ritiene che la libertà di opinione vada difesa comunque, anche laddove la legislazione penale la limita sotto vari pretesti. Ferruccio Parri ritiene che l'accaduto sia la testimonianza del permanere nelle alte sfere del Ministero della Difesa di un fascismo di ritorno.

Sottolinea l'esigenza di riformare il codice Rocco. Auspica che la questione, che attiene alla sfera della libertà di espressione, sia portata dinanzi alla Corte Costituzionale. Umberto Terracini (Presidente del gruppo senatori comunisti) sottolinea che il Sostituto Procuratore della Repubblica non è certo stato precipitoso: l'arresto è avvenuto dopo 100 giorni dall'accaduto. La sua decisione viola però il disposto del CPP sotto più di un aspetto. L'indipendenza della magistratura consentea, dunque, che egli agisca a suo piacere senza incorrere in sanzioni disciplinari? Giuseppe Perrone Capano (già membro del Consiglio Superiore della Magistratura) si astiene da ogni giudizio sul contenuto dei manifestini e sulla loro distribuzione, ma sottolinea che la norma che consente al PM di sospendere l'esecuzione di un provvedimento giurisdizionale di concessione della libertà provvisoria è tra le più reazionarie del CPP. Ettore Bonacima (senatore del PSI) ritiene che la vicenda colpisca profondamente la coscienza d

emocratica del paese e sollevi il problema del diritto di esprimere opinioni pacifiste e antimilitarite. Esprime solidarietà ai sei giovani e ai due vecchi tipografi ed annuncia il personale sostegno politico perchè tali problemi siano superati. Sandro Menchinelli (deputato del PSIUP) reputa che la vicenda sia una manifestazione estremamente preoccupante di tendenze illiberali che, se non fermate, mineranno le fondamenta della democrazia. Franco Roccella (giornalista) si chiede quale principio democratico e costituzionale prevede il diritto di soffocare libere iniziative politiche che tendono ad aggiornarel'ordinamento del paese. Per di più, nel caso specifico, sembrerebbe che si siano adottate misure fortemente discriminatorie. Aloisio Rendi (università di Milano) afferma che l'operazione della Procura di Milano dimostri che le forze armate vengono considerate in Italia parte integrante di un'opprimente struttura di conservazione. Lino Jannuzzi (giornalista) sottolinea come sia singiolare che lo stesso giud

ice che ha disposto l'arresto dei 6 giovani e dei due tipografi abbia appena archiviato le denunce riguardanti lo sperpero di miliardi operato dal Presidente degli Istituti Ospedalieri milanesi.Ugo Dascia (giornalista) al di là del giudizio sul contenuto dei volantini, rivendica comunque il diritto ad affrontare certi problemi. Mauro Mellini (avvocato) ritiene che ambedue le imputazioni mosse ai giovani radicali siano assurde e stupefacenti. Gianfranco Spadaccia (giornalista) dichiara che l'intera vicenda è di una gravità sconcertante perchè dimostra come siano labili i confini che dovrebbero distinguere la volontà punitiva dalla volontà persecutoria.

(AGENZIA RADICALE, N. 119, 18 marzo 1966)

La stampa democratica dà oggi giustamente grande rilievo alla protesta di uomini di cultura, esponenti politici, giuristi contro l'atteggiamento della Procura di Milano nei confronti dei giovani studenti del "Parini". Nel frattempo, su iniziativa dello stesso organo dello stato, otto cittadini, di cui sei giovanissimi, sono in carcere. Le misure vessatorie applicate contro gli studenti del "Parini" hanno un carattere, dunque, meno drammatico e violento di quelle messe in atto contro i giovani radicali, i giovani marxisti-leninisti ed i due tipografi. Costoro, con imputazioni molto gravi, saranno processati per direttissima il 24 marzo. E' dunque urgente e necessario che l'opinione pubblica e democratica reagisca e difenda contro l'intollerabile azione di magistrati degni del ventennio fascista, gli arrestati di Milano.

A.R. Ringrazia gli amici e tutti i democratici che, rispondendo immediatamente alla nostra richiesta, ci hanno già rilasciato le dichiarazioni che seguono.

(La posizione della Segreteria Radicale è espressa nella nota firmata dal nostro direttore, in apertura di Agenzia)

PROF. ERNESTO ROSSI:

"L'arresto dei giovanissimi studenti pacifisti e dei vecchi tipografi, colpevoli di aver pubblicato i loro manifestini legalitari, e del rifiuto di concedere agli imputati la libertà provvisoria, in attesa del processo, è un episodio - secondo me - di gravità eccezionale: diminuisce anche più la scarsissima fiducia che i migliori italiani hanno nella magistratura (ricordo che, rientrato in Italia dal suo lungo esilio in paesi più civili, Salvemini mi diceva, dopo un seguito di processi politici particolarmente scandalosi; "se un magistrato mi accusasse di avere ingravidato la madonnina che si trova sulla più alta guglia del Duomo di Milano, non perderei un minuto di tempo: filerei all'estero anche senza passaporto"); conferma quali forze reazionarie, dietro l'apparenza della forma democratica, dominano effettivamente nel nostro paese; e dimostra che anche in questo campo, il governo cosiddetto di centro-sinistra è assolutamente incapace di mantenere le sue promesse e di concludere qualcosa di buono: neppure

il repubblicano Oronzo Reale, ministro della Giustizia, proveniente dalle file dell'antifascismo, è riuscito in due anni di permanenza al governo a far cancellare dai codici le disposizioni più illiberali, ereditate dal "regime" ed a far capire a tutti i magistrati che i diritti dei cittadini oggi sono quelli riconosciuti dalla costituzione repubblicana; non debbono più essere considerati "antinazionali" coloro che, fino a venti anni fa, il Tribunale speciale considerava come tali. Agli studenti ed ai tipografi milanesi va tutta la mia solidarietà."

PROF. GUIDO CALOGERO (UNIVERSITA' DI ROMA):

"Cari amici radicali, pur avendo una posizione politica diversa dalla vostra, sono d'accordo con voi nel protestare vivamente contro il fatto che si continui in Italia ad arrestare persone per il solo fatto di aver diffuso manifestini esprimenti opinioni eterodosse.

Personalmente ritengo che la libertà di opinione vada difesa in tutti i casi e cioè anche in quelli in cui la nostra legislazione penale continua a limitarla sotto pretesti vari, si chiamino essi divieto di apologia di reato o vilipendio delle autorità, oppure difesa della pubblica decenza.

Nel presente caso del manifestino della sezione milanese del Partito Radicale, il cui testo mi avete letto per telefono, neppure tali pretesti potevano d'altronde giustificare l'intervento.

Pur dissentendo quindi da molte delle cose sostenute o affermate nel manifestino, considero indegno che in Italia si possano ancora condannare cittadini per reati d'opinione."

ON. FERRUCCIO PARRI, SENATORE DELLA REPUBBLICA:

"Non par dubbio che i quattro mesi che dividono la diffusione del manifesto e la denuncia della Questura sono stati occupati dalla consultazione delle autorità militari, note per la loro esemplare lentezza e riflessi burocratici. E non è dubbio che l'iniziativa della Questura, il premuroso accoglimento da parte della Procura della Repubblica, il rifiuto della libertà provvisoria ai rei di tanto delitto s'inquadrano in un certo burbanzoso irrigidimento della autorità militare nella difesa dell'onore e del prestigio delle forze armate, che si è manifestato in varie occasioni recenti e non recenti.

Quali le conclusioni di carattere generale?

Il permanere, anzi il rafforzarsi, spiacevole nel ventennale della Resistenza, di un fascismo di ritorno nelle alte sfere del ministero della difesa. L'urgenza - è un'urgenza che attende anch'essa da venti anni - della riforma del codice penale Rocco. Non per nulla quegli ambienti romani che esigono la più severa repressione dei ribelli progettano solenne onoranze alla memoria di Alfredo Rocco. Non per nulla tra questi ambienti non mancano magistrati, che sono sulla linea dei militari. Ed infine speriamo che il giudice di merito porti questa questione della difesa della libertà d'espressione dinanzi alla Corte Costituzionale".

ON. UMBERTO TERRACINI, PRESIDENTE DEL GRUPPO DEI SENATORI COMUNISTI.

"Il Sostituto Procuratore della Repubblica che a Milano sta inflessibilmente perseguendo in giustizia i giovani radicali che hanno diffuso il 4 novembre dell'anno scorso un manifestino nobilmente ispirato dall'amore di pace non pecca certo di precipitazione. Gli sono infatti occorsi più di cento giorni per dare l'abbrivio alla sua bella impresa; il che dovrebbe far credere che egli, prima di incriminarlo, abbia pesato e soppesato ogni frase, ogni parola del documento che ha incriminato. Tuttavia la conoscenza acquisita del testo acconsente di dichiarare apertamente che la sua incriminazione rappresenta di per sé la più audace sfida alla verità. Nel manifestino nulla vi è infatti che, sia pure lontanamente, suoni istigazione dei militari alla disubbidienza o sia una notizia falsa, esagerata o tendenziosa. Si tratta, ben al contrario, o di verità lapalissiane, o di constatazioni storiche, o di previsioni e di rivendicazioni largamente condivise da ogni lato dell'orizzonte politico e morale.

Bisogna però riconoscere che il Sostituto Procuratore in causa è invece precipitosissimo nell'ignorare o meglio nel violare consapevolmente le norme del Codice di Procedura Penale specificatamente dirette proprio a dare regola e misura al suo procedere. Così egli ha fatto arrestare e rinviare a giudizio direttissimo persone che non sono state colte in flagranza di reato e subito dopo l'accertata flagranza; ha fatto fissare il processo a 15 giorni dall'arresto anziché nel termine massimo rituale di 5 giorni; non ha proceduto all'interrogatorio degli arrestati entro 3 giorni dall'arresto. Per il Signor Sostituto Procuratore della Repubblica di Milano i cittadini continuano dunque ad essere "corveables 'à merci" come ai vecchi tempi, e le norme che li tutelano nel giudizio sono vuoti flati, mentre il suo arbitrio fa legge. Chiedo: l'indipendenza della Magistratura deve dunque assumersi come facoltà del singolo Magistrato di agire a suo beneplacito, senza che nulla e nessuno possa richiamarlo all'ordine? Senza c

he una sanzione, magari solo disciplinare, lo colpisca? Senza che gli si impedisca di agire in modo da disgustare sempre più l'opinione pubblica nei confronti della amministrazione della Giustizia? Senza che finalmente gli si faccia comprendere che la Costituzione è la legge delle leggi e che, secondo le conclusioni del Congresso di Gardone, i Magistrati devono ispirarvisi per fare della loro azione un momento decisivo dell'ascesa democratica nel nostro paese?"

ON. AVV. GIUSEPPE PERRONE CAPANO, GIA' MEMBRO DEL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA:

"A parte ogni giudizio, che spetta anzitutto all'autorità giudiziaria, sul contenuto dei manifestini e sul fatto della loro distribuzione, vedo in quest'episodio un nuova, tipica occasione per insorgere contro la norma che, violando il principio della parità tra il P.M. e difesa, consente al primo di sospendere l'esecuzione di un provvedimento giurisdizionale di concessione della libertà provvisoria, e per invocare l'urgente abrogazione di tale norma che, innegabilmente, è tra le più reazionarie del codice di rito penale.

Nel caso in oggetto poi il ricorso appare, anche se non lo è, un espediente procedurale per trarre gli imputati in ceppi avanti ai loro giudici, pur convocati per il 25 corrente, laddove si era diversamente pronunciato un collegio di magistrati quale è la sezione istruttoria della Corte d'Appello."

ON. ERCOLE BONACIMA, SENATORE DEL PSI:

"Se non fosse vera la vicenda dei sei giovani milanesi e dei due tipografi arrestati, sarebbe incredibile. La natura dei fatti imputati, il procedimento osservato, la durezza manifestata contro i giovani pacifisti e i due vecchi lavoratori colpiscono profondamente la coscienza democratica del paese. La vicenda risolleva in termini drammatici molti e gravi problemi, da quelli riguardanti l'orientamento dei nostri organi di polizia giudiziaria e non giudiziaria e di una parte della magistratura a quelli concernenti il nostro sistema penalistico e prova ancora una volta l'urgenza di depurarlo dalle molte, troppe scorie fasciste che ne costituiscono poi la sostanza. Ma la vicenda solleva anche un problema politico più profondo: e cioè quello del diritto di cittadinanza nel nostro Paese di opinioni pacifiste e antimilitariste e del diritto di esprimerle liberamente specie in un tempo come il nostro in cui la pace e la sopravvivenza dell'umanità sono sinonimi. I sei giovani milanesi con la loro azione hanno credut

o che tali diritti ci fossero e stanno pagando per questo. Essi non si sono sbagliati: quei diritti ci sono, appartengono al filone più genuino sia del socialismo che del cristianesimo e perciò chi li sostiene è nel giusto anche se contravviene a leggi o voleri dell'autorità condannate dalla coscienza civile degli uomini ancor prima che dalla storia.

Tutta la mia solidarietà dunque ai sei pacifisti milanesi e ai due vecchi tipografi, e tutto il mio sostegno politico, anche, perché i problemi a cui accennavo, fino ad oggi non risolti e talora neanche affrontati, siano invece superati coerentemente con le convinzioni democratiche della stragrande maggioranza del paese e con i nostri principi costituzionali".

ON. SANDRO MENCHINELLI, DEPUTATO DEL PSIUP:

"L'arresto preventivo degli antimilitaristi di Milano e dei tipografi che hanno stampato i manifestini, e la ostinazione nel volerli trattenere in carcere, nonostante l'ordine di scarcerazione della sezione istruttoria, sono delle manifestazioni estremamente preoccupanti di tendenze illiberali che sono in contrasto con lo spirito della Costituzione. Se tali tendenze non saranno fermate, saranno in pericolo i fondamenti stessi della democrazia perché sarebbe negata la libertà di opinione. Maggioranza e governo hanno l'obbligo di favorire un intervento legislativo che meglio garantisca la libertà dei cittadini e in ogni caso escluda per questi fatti la possibilità di carcerazione preventiva".

FANCO ROCCELLA, GIORNALISTA:

"Il sottosegretario agli interni è intervenuto sulla questione insorta a seguito dei gravi fatti del liceo "Parini" di Milano con una lodevole e assai impegnativa dichiarazione; sullo stesso affare si è mobilitato la stampa, e ha fatto benissimo, senza risparmio di spazio e senza riserve mentali. Non vi è ragione che altrettanto non sia avvenuto sinora per l'arresto dei due radicali che a Milano hanno diffuso volantini recanti un testo redatto e sottoscritto dal loro partito. Ma non è avvenuto, ed è questo un primo motivo di sorpresa e di disorientamento. Eppure il caso è gravissimo perché investe direttamente la libertà politica. I due giovani propagandavano convinzioni e propositi di un partito politico, con argomentazioni alle quali la dialettica della nostra vita democratica ha dato piena legittimità. Chi può onestamente impedire che in una democrazia non si parli delle forze armate e del ruolo negativo che obiettivamente possono assumere in circostanze tipiche dell'attuale situazione politica, circostan

ze del resto accertate in trascorse e meno trascorse vicende del nostro e di altri paesi dell'area europea, nella quale l'Italia è integrata? In forza di quale principio democratico e costituzionale si ha il diritto di soffocare quelle libere iniziative d'ordine politico che tendono ad aggiornare l'ordinamento del Paese? L'Italia non è una repubblica fondata sulle forze armate.

Tanto più grave, poi, il trattamento riservato ai due giovani quanto più nei loro confronti si sono adottate procedure inconsuete ed eccezionalmente rigorose. Le pubbliche autorità rispondono non solo dei singoli interventi operati in applicazione delle leggi ma anche e soprattutto della imparzialità del loro modo di procedere. Si può, in analoghe circostanze, adottare in un caso la maniera forte e in tanti altri no? Non si può, e non si può in modo categorico in materia di libertà politica; in caso contrario si configura un delitto intollerabile in un regime democratico e civile: la discriminazione".

PROF. ALOISIO RENDI (UNIVERSITA' DI MILANO)

"La richiesta della progressiva conversione delle forze armate è affermazione del tutto lecita e naturale, e non dovrebbe sollevare particolare sorpresa in uno stato democratico. La pesante spagnolesca operazione della procura di stato milanese nei confronti di chi ha osato affermare una tale necessità dimostra a chi non lo avesse saputo che le forze armate vengono considerate anche in Italia parte integrante di una opprimente struttura di conservazione. La magistratura considera pericoloso per il sistema costituito chi osi toccare i militari. Dov'è qui il tanto conclamato scarso militarismo degli italiani, invocato a ogni momento di fronte a chi fa presente questo scottante problema?"

LINO JANNUZZI, GIORNALISTA

"A parte ogni altra considerazione sul merito delle iniziative prese dalla questura e dalla Procura della Repubblica di Milano contro i giovani del Partito Radicale, che hanno diffuso il volantino "pacifista", e contro gli studenti del Liceo Parini, c'è una cosa che colpisce sfavorevolmente.

In questo stesso periodo è straordinariamente aumentato, a Milano, il numero delle denunce penali e dei procedimenti istruttori riguardanti grossi scandali nel campo dell'assistenza pubblica, "archiviati per non luogo a procedere". Per fare un solo esempio, lo stesso magistrato che ha fatto "spogliare" i giovani del Liceo Parini, il dottor Pasquale Carcasio, ha appena "archiviato" le denunce riguardanti il professor Giancarlo Masini, presidente degli Istituti Ospedalieri milanesi, pubblicamente accusato di aver sperperato svariati miliardi per costruire la sontuosa chiesa del nuovo ospedale San Carlo Borromeo".

UGO DASCIA, GIORNALISTA

C'è un cadavere nel cassetto di questa giovane repubblica che si prepara a celebrare il suo ventesimo anniversario, ma è un cadavere che si agita, tira fuori la testa, minaccia e troppo spesso riesce ancora a vincere: la vecchia Italia che non si è ancora riusciti a seppellire venti anni fà.

E' la rancida Italia, che alza grida d'orrore quando i giovani del Parini rifiutano l'oleografia della "mamma angelo del focolare" ed il doppio gioco sessuale del loro padre, e che reagisce proprio su un piano di grossolanità sessuale imponendo a tre ragazzi di denudarsi.

E' l'Italia della retorica militare, troppo spesso dimentica dell'8 settembre, quando non pochi generali "salvarono le bandiere" e consegnarono ai tedeschi armi e divisioni. Guai a toccarla, guai a porre il problema in questa epoca, che pur vive nell'angoscia atomica e intravede la salvezza della civiltà solo al termine di strade infinitamente diverse da quelle calcate da quadrate legioni, da reggimenti di marines, di soldati russi francesi e cinesi.

Il dibattito ideale sulla civiltà ha il potere di mandarla in bestia, ed ecco arrestati i ragazzi che distribuiscono i manifestini del Partito Radicale. Non è questione del loro contenuto: si può essere d'accordo o no. E' questione del diritto e del dovere di parlarne di certe cose, senza cani da guardia che impediscano l'accesso ai giardini privilegiati in cui massacri e retorica vanno a braccetto.

La vecchia Italia la si poteva colpire ben più duramente vent'anni fa, sullo slancio della resistenza, ma compromessi e strumentalismi l'hanno impedito. Sono rimaste troppe pieghe polverose in cui essa si annida e, armata di decrepite leggi, vecchi decreti, assurdi regolamenti, istituti del passato, riesce ad avere la meglio.

La riforma dello Stato, la riforma dei codici, potranno strapparle alcuni denti. La reazione dell'opinione pubblica e democratica, le nuove generazioni, se sapremo difenderle oggi, faranno il resto.

MAURO MELLINI, AVVOCATO

Ambedue le imputazioni mosse ai giovani radicali milanesi sono assurde e stupefacenti. Il manifestino incriminato non invitava i militari a disobbedire alla volontà delle leggi ma semmai le leggi a disobbedire alla volontà dei militaristi.

Quanto alle "notizie false e tendenziose" è più che evidente che il giudizio storico e politico non solo non è una notizia ma che a nessuna autorità è lecito stabilire la presunta "falsità".

GIANFRANCO SPADACCIA, GIORNALISTA

L'arresto dei radicali milanesi e di giovani marxisti-leninisti, la loro incriminazione per "istigazione di militari alla disubbidienza", il processo per direttissima ad oltre quattro mesi dalla diffusione dei due manifestini su cui si fondano le imputazioni, l'impugnazione del decreto della sezione istruttoria che concedeva la libertà provvisoria sono episodi molto gravi, quasi senza precedenti, e provvedimenti di tale severità da confondere gli stessi confini che dovrebbero sempre distinguere la volontà punitiva dalla volontà persecutoria.

Non si può non essere allarmati da una incriminazione che, per quanto riguarda il manifestino della sezione milanese del Partito Radicale, colpisce la descrizione e la propaganda di un programma pacifista che questo partito ha sempre perseguito con metodi democratici e nonviolenti e in cui, anche sulla base della lettura del manifestino incriminato, è davvero difficile riscontrare il reato contestato ai radicali arrestati.

Come cittadino sono allarmato; come radicale sono fermamente deciso a difendere la libertà politica del mio partito.

 
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