Dichiarazioni di Marco Pannelladi Marco Pannella
SOMMARIO: In una intervista riportata sul settimanale femminile "Eva", che sulle sue pagine ha iniziato una inchiesta sul divorzio, Marco Pannella risponde affermando che la campagna divorzista è una battaglia solo politica e niente affatto religiosa, come alcuni ambienti ecclesiastici e clericali pretendono. La difesa della famiglia è il senso drammatico e urgente dela lotta della LID mentre lo schieramento politico che si oppone al divorzio non ha affatto a cuore la difesa della famiglia, come dimostrano la maggior parte delle sentenze di annullamento della Sacra Rota.
(BATTAGLIA DIVORZISTA N. 4, febbraio 1967)
("Il settimanale femminile EVA ha iniziato dal n. 7 una inchiesta sul divorzio, indicendo anche un referendum tra i propri lettori,
Segnaliamo questa iniziativa agli iscritti e simpatizzanti della Lega e riportiamo integralmente l'intervista, comparsa sul n. 8 della stessa rivista, del dr. Marco Pannella della Segreteria Nazionale della LID.")
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Lei ritiene che il movimento divorzista italiano abbia tenuto nel dovuto conto i motivi che gli vengono opposti, in particolar modo da esponenti religiosi?
La campagna antidivorzista che si sta conducendo in Italia è una battaglia politica, e niente affatto religiosa, come taluni ambienti ecclesiastici e clericali pretendono. Questo loro abuso contro la religione è antico, tradizionale, mortalmente pericoloso per lo Stato non meno che per la Chiesa. Abbiamo purtroppo ancora fra di noi e contro di noi gli eredi di coloro che fecero coincidere la missione religiosa della Chiesa con la difesa armata (e poi sovversiva) del potere temporale degli Stati Pontefici, e che "scomunicarono" l'intero Risorgimento, condotto in gran parte da cattolici, definendo lo Stato italiano come un "usurpatore"; tutto questo soltanto perché l'unità d'Italia colpiva la forza mondana di una certa parte del mondo ecclesiastico e la potenza politica e il dominio temporale del Capo dello Stato vaticano.
Sono gli eredi delle posizioni del "Sillabo" che, sconfitti oggi in Concilio dall'assemblea della Chiesa, per un attimo travolti dal pontificato giovanneo, si vendicano gettando il più grave turbamento nell'immenso patrimonio religioso delle nostre coscienze, e cercano di trovare nella difesa del loro potere sullo Stato italiano l'ultima trincea contro l'evoluzione della Chiesa secondo la coscienza dell'immensa maggioranza dei suoi fedeli di tutto il mondo. In nome di queste posizioni, un secolo fa, Pio IX si rivolgeva a Vittorio Emanuuele II per scongiurare "il nuovo flagello" dell'istruzione pubblica. Niente di nuovo, dunque. Si tratta di una posizione assai simile a quella di cent'anni fa.
Come ogni causa cattiva, quella che vuole fare coincidere la sacralità di un sacramento, che deve vincolare la coscienza dei credenti, con l'uso dei carabinieri per imporre, anche contro coscienza, agli uomini delle fedeltà confessionali, si sta esprimendo o con cecità passionale, o deliberatamente puntando su argomenti falsi e speciosi, volti a mantenere i cittadini italiani, cattolici e non, nell'gnoranza dei veri termini del problema, direi soprattutto quelli cattolici.
Gli avversari della sua tesi obbiettano che i filodivorzisti dimenticano che la famiglia deve essere difesa come un "bene" comune. Lei che cosa risponde? E' d'accordo sulla difesa della famiglia?
Certo. Questo è anzi il senso drammatico e urgente della nostra lotta. Sono personalmente convinto che la sete di potere dello schieramento politico che ci combatte, ha in realtà ben meno a cuore la difesa della famiglia di quanto non vada contando.
Faccio, a caso, alcuni esempi:
1) Se fossimo regolati dal diritto canonico e non da un diritto laico e statuale, basterebbe, come in effetti basta, il documentare che uno dei coniugi non creda alla indissolubilità del sacramento al momento del matrimoni, perché questo sia considerato "nullo", cioè mai avvenuto. Con buona pace dei figli e della famiglia. Se questa è una posizione rispettosa della famiglia, come fondamentale nucleo della società e dello Stato, lo lascio giudicare a voi. In questo senso, e in nome della famiglia, credo che possiamo ritenere umanamente e socialmente aberranti decenni di sentenze della Sacra Rota. Riflettano le lettrici di "Eva" (che aderiranno certamente all'ottima iniziativa del settimanale) che cosa significherebbe per una società come la nostra (dove, secondo statistiche di fonte cattolica, meno della metà dei cittadini può essere considerata effettivamente praticante; dove la tendenza a rendere meno onerose le vertenze rotali le rende ora accessibili anche alle grandi masse) il prevalere di queste posizio
ni, proprie dei gruppi clericali che conducono la battaglia antidivorzista.
2) Esistono in Italia almeno due milioni di famiglie "di fatto", nelle quali, spesso da decenni, dopo unioni matrimoniali durante pochi mesi o pochi anni, due coniugi e i loro figli (che possono perfino ignorare la loro posizione di "fuori legge") vivono nel terrore di ricatti, denunce, veri e propri linciaggi. Non sono dunque, anche queste famiglie vere, da salvare?
3) Crescono ogni anno le "famiglie" di un solo coniuge. I cittadini italiani sposati con stranieri che hanno diritto al divorzio, restano condannati in perpetuo alla castità o all'illegalità se il coniuge straniero ottiene nel proprio paese il divorzio e si ricrea, di conseguenza, una nuova famiglia.
4) Esistono centinaia di migliaia di "vedove bianche", di donne cioè che sono state abbandonate, in genere da emigrati che da decenni o comunque da molti anni si sono ricreata una famiglia altrove. Esse hanno spesso la possibilità di rifarsi una famiglia, ma restano condannate all'illegalità.
5) Padre Rotondi (e con lui tutti coloro che da posizioni politiche clericali conducono la battaglia antidivorzista) ha riaffermato di recente che per lui un matrimonio contratto in municipio non esiste, non è altro che concubinaggio in ogni caso, Il coniuge che, sposato in municipio, volesse quindi, con la benedizione di Padre Rotondi, distruggere la sua famiglia, sa che cosa deve e può fare.
Termino dicendo che se davvero si volesse difendere un principio religioso, questo dovrebbe avere valore di assolutezza rispetto a ogni circostanza esteriore e politica. Quindi la Chiesa dovrebbe battersi in tutti i Paesi del mondo (il 97 per cento dell'umanità) per togliere allo Stato il diritto di sciogliere i vincoli matrimoniali. Invece, come è noto, esponenti cattolici e ecclesiastici americani, appena un anno fa, hanno appoggiato "una legge di estensione" dei casi di divorzio nello Stato di New York. Anche ad essi, dunque, dovrebbe essere rivolta, ed ai cattolici di tutto il mondo, la accusa menzognera di essere contro la famiglia e la pace religiosa?