di Gianfranco SpadacciaSOMMARIO: Subito dopo la sua elezione a segretario del partito, Gianfranco Spadaccia si rivolge a iscritti, compagni ed amici, per ragguagliarli delle proprie valutazioni e decisioni. Giudica positivo che Pannella abbia chiesto (e ottenuto) di essere "esonerato" dall'incarico di segretario del partito garantendo nel contempo il suo contributo "qualitativamente non meno importante", ringrazia la Commissione per lo Statuto che ha assicurato "la saldatura tra la vecchia direzione e la nuova". Giudica quindi che il congresso abbia consolidato la "nuova realtà" del partito, conquistata in "oltre cinque anni di duro lavoro". Sottolinea "lo scarno ed essenziale" documento approvato, che fissa gli obiettivi unificanti per i 3/4 degli iscritti. Rileva l'importanza del prossimo congresso di novembre, con il quale il partito si avvia alla normalità statutaria, e al quale parteciperanno personalità esterne con loro relazioni. Afferma che la "novità statutaria" è la maggiore novità emersa dal congresso appena concluso.
(NOTIZIE RADICALI, 20 maggio 1967)
Roma, 20 maggio 1967
Cari compagni e amici,
nell'assumer la segreteria del partito rivolgo ai congressisti il mio ringraziamento per la fiducia che mi hanno accordato e a tutti gli iscritti e simpatizzanti il mio fraterno saluto.
So che la richiesta di Marco Pannella di essere esonerato dall'incarico di segretario del Partito e, successivamente, la presentazione della mia candidatura hanno suscitato in Congresso preoccupazione e perplessità. Vi prego di credere che le esitazioni e i dubbi di ciascuno di voi sono stati nell'ultimo mese i miei stessi dubbi e le mie stesse preoccupazioni. I risultati complessivi del congresso, la sostanziale unità che vi è stata raggiunta, la consapevolezza che Marco Pannella continuerà ad assicurare un contributo qualitativamente non meno importante di quello che avrebbe potuto assicurare come segretario del Partito, la composizione stessa della nuova Direzione Nazionale sono gli elementi che mi hanno consentito di affrontare con fiducia le mie nuove responsabilità.
Con il congresso di Bologna abbiamo superato una scadenza che era ormai improcrastinabile e l'abbiamo superata con successo. Il primo merito di questo successo è degli amici che hanno fatto parte della Commissione precongressuale. Nei mesi che hanno preceduto il Congresso la Commissione ha costituito la naturale saldatura fra la vecchia direzione e la nuova, permettendo una prima positiva esperienza di lavoro comune fra un certo numero di amici di diverse parti d'Italia. Credo che di ciò vada dato atto soprattutto all'amico Sergio Stanzani che per otto mesi ha diretto come presidente i lavori della commissione, assicurandone l'efficacia operativa e la collegialità politica.
Il Congresso ha sanzionato la nuova realtà del Partito, conquistata in oltre cinque anni di duro lavoro, in cui ogni giorno la nostra stessa esistenza politica rischiava di entrare in crisi e di essere messa in discussione. D'ora in poi sarà sempre più difficile che questo possa verificarsi. Se sapremo sviluppare ciò che il congresso ci ha consegnato, se sapremo tradurre in chiare ed efficaci iniziative di lotta gli obiettivi politici approvati dal congresso, il Partito diverrà un dato politico di cui amici e avversari dovranno sempre di più tener conto. Sulla nuova realtà del partito non ritengo necessario soffermarmi: risulta con chiarezza dagli obiettivi che il documento conclusivo del congresso fissa per la nostra azione politica; e risulta - come ha sottolineato Pannella nella sua replica - dalla composizione stessa del Partito emersa nella assemblea di Bologna.
Desidero invece sottolineare tre punti che mi sembrano importanti:
1) Lo scarno ed essenziale documento conclusivo approvato quasi alla unanimità dal Congresso esprime la piattaforma unitaria del partito: gli obiettivi che in esso sono contenuti (superamento del nazionalismo, anticlericalismo, antimilitarismo, lotta per i diritti civili) sono quelli su cui la grande maggioranza del partito si è trovata d'accordo. Abbiamo voluto così realizzare subito quella norma del nuovo statuto che rende vincolanti per tutti i radicali solo le mozioni congressuali che raccolgano il consenso di almeno 3/4 dei votanti. Per me questo significa agire, come segretario, nell'ambito delle indicazioni di quel documento. In particolare per quanto riguarda i rapporti con le altre forze di sinistra, che mi propongo per quanto sarà possibile di intensificare, ciò comporta l'impegno a far valere in ogni occasione i contenuti del partito come qualificanti della nostra autonomia e soprattutto della nostra azione di rinnovamento nei confronti dell'intera sinistra. Ogni iniziativa unitaria dovrà essere q
uindi innanzitutto occasione concreta di confronto con gli altri partiti sui nostri temi.
2) La prossima scadenza congressuale di novembre darà precisione e rigore al nostro lavoro dei prossimi mesi. Non costituirà una distrazione, ma al contrario deve divenire una importante occasione di crescita del Partito. Dopo anni di sostanziale, se non formale, carenza statutaria non possiamo considerare il Congresso di Bologna come un momento conclusivo del nostro dibattito congressuale. Con l'assemblea di Bologna abbiamo fatto un grosso salto qualitativo. La maturazione collettiva del Partito e le sue possibilità di sviluppo esigono che si vada avanti in questa direzione sia per quanto riguarda i punti di azione unitaria, acquisiti nel documento, sia per quanto riguarda le diverse ipotesi di lavoro che dal documento rimangono fuori e che restano affidate alla capacità e libertà di iniziativa degli iscritti. Il contributo che sarà assicurato al congresso di novembre da esponenti di altri partiti della sinistra, presenti con loro relazioni, garantirà che lo sviluppo del nostro dibattito avvenga nel confron
to con la realtà esterna, allontanando il rischio di chiusura in noi stessi che potrebbero essere pericolose per l'efficacia della nostra azione.
3) L'approvazione del nuovo statuto apre infine per noi un nuovo fronte di iniziativa politica. Oltre ai problemi di definitiva sistemazione tecnico-giuridica del testo statutario, si impongono per noi due impegni precisi: sul piano interno si tratta di cominciare ad avviare, con gradualità ma anche con precisione, la realizzazione dei partiti regionali; sul piano esterno si tratta di promuovere e di suscitare il maggior numero possibile di occasioni di pubblicità, di riflessione e di dibattito sulle forme statutarie che abbiamo prescelto. Mentre chiederò alla Direzione di affrontare al più presto il primo impegno, richiamo la vostra attenzione sul secondo punto. Abbiamo infatti avuto dalle reazioni al congresso la conferma della previsione che la novità statutaria sarebbe stata uno degli elementi di maggiore interesse del congresso. In futuro essa può divenire, se sapremo utilizzarla come elemento di iniziativa politica, motivo di attenzione, di richiamo e di scelta per associazioni, gruppi, individui. E' q
uindi necessario cominciare a studiare i modi attraverso i quali rendere possibile il più ampio dibattito intorno al nuovo statuto del Partito.
Sono queste alcune prime osservazioni, che ho ritenuto opportuno comunicarvi. Con Marco Pannella e con altri amici sto procedendo in questi giorni ad un riesame delle attività e degli impegni complessivi del Partito. Il risultato di questo lavoro mi auguro possa offrire una valida base di discussione alla prima riunione della Direzione Nazionale, che è stata convocata per i giorni 3 e 4 giugno a Roma.
Subito dopo la riunione della Direzione e la costituzione della Giunta Esecutiva, conto di poter disporre di tutti gli elementi per lanciare la "campagna di tesseramento" per il 1967. Fra i due congressi sarà questo il primo sforzo collettivo che dovremo tutti assicurare per convogliare e organizzare nel Partito quelle energie che l'attività precedente e il dibattito di Bologna hanno avvicinato al nostro impegno politico.
Fraterni saluti,
Il Segretario
Gianfranco Spadaccia