Questo documento è stato redatto da Angiolo Bandinelli - Silvio Pergameno - Massimo Teodori
SOMMARIO: Rivolgendosi espressamente alla classe dirigente della sinistra italiana, il "libro bianco" si propone di ovviare, almeno parzialmente, alla disinformazione e all'ostracismo sul Partito radicale con cui gli apparati dei partiti della sinistra tentano di soffocarne la vita.
2. Il Partito Radicale: Una minoranza per l'unità e il rinnovamento della sinistra
2.1. 1962-1966: Il rinnovamento del PR
2.2. Comportamenti elettorali
2.3. Strutture del PR: Organizzazione, statuto e finanziamenti
2.3.1. Organizzazione e statuto
2.3.2. Finanziamenti
(EDIZIONI RADICALI - bozze di stampa - ottobre 1967)
2.1. 1962-1967: Il rinnovamento del Partito Radicale
Con il precisarsi della posizione di sinistra del PR, con il passaggio ad una sua effettiva organizzazione partitica, il PR perde ogni collegamento istituzionale con "Il Mondo" e "L'Espresso", non diversamente di quanto è accaduto al PSU francese con "L'Express" e "France Observateur". Il PR perde nella stessa fase di crescita la caratteristica di punto di raccordo di un ceto intellettuale, caratteristica in realtà attribuitagli da una opinione politica o interessata o sprovveduta: è infatti noto che per gran parte di coloro ai quali veniva attribuita la qualifica di "radicale" questo significava in realtà una posizione di disimpegno e di irresponsabilità - e non l'inverso.
La frase di Bellocchio: "In realtà io sono sempre stato un progressista, moderato, laico, questo sì, un radicale, ecco..." è sostanzialmente esatta ed è nata all'interno stesso del PR, nei primi anni della sua esistenza, nei dibattiti interni. E' esatto anche dire quindi, in questo senso, che a un certo punto il PR è morto. Non è morto invece il PR di Ernesto Rossi e dalle nuove generazioni militanti che assieme ne hanno costituito fin dal primo giorno l'essenza ideale e di azione. Nel 1963 la crisi si era ormai compiuta. Il nuovo gruppo dirigente si trovava dinnanzi ad una ossatura organizzativa e programmatica di partito chiaramente caratterizzata dalla scelta di una "opposizione di regime" (e perciò anche contro il Centro-Sinistra) dai contenuti nuovi in rapporto a quelli ormai tradizionali per la Sinistra, sia quella di governo che quella di opposizione.
A distanza di cinque anni la realtà del PR è significativamente illustrata da una situazione organizzativa e militante che non ha mancato di sorprendere tutti gli osservatori intervenuti al suo III Congresso Nazionale (Bologna - 12, 13 e 14 maggio 1967); dalla ripresa, per la prima volta nel dopoguerra, di spesso coordinate iniziative anticlericali e antimilitaristiche che coinvolgono, come ognuno può constatare, non più ristretti cenacoli o dibattiti culturali nella capitale, ma ad ogni livello piazze e teatri, centri minori e grandi città, ambienti giovanili e vecchi settori militanti, associazioni culturali e nuove organizzazioni di massa.
Sistematiche iniziative di moralizzazione pubblica, individuazione attraverso la lotta di nuovi punti critici nell'azione delle Sinistre, contestazione quotidiana della pratiche poliziesche del regime, creazione costante ed istituzionalizzata di nuovi centri di iniziativa democratica ed unitaria, ecco alcuni altri aspetti essenziali del contributo che il PR già assicura, comunque, all'intera Sinistra.
Certo, era una caratteristica del PR degli anni Cinquanta quella, per esempio, di fornire sporadicamente autorevoli difensori a compagni della Sinistra trascinati nei Tribunali per le loro attività democratiche; mentre oggi, in molte decine di casi, avvocati comunisti o socialisti assicurano la difesa di radicali imputati di analoghi reati. Avremmo allora perso il diritto di operare nella Sinistra e con la Sinistra, a partire dal momento in cui alcune caratteristiche di efficienza e rispettabilità sembrerebbero esserci venute meno? Noi abbiamo forse sostituito, ampiamente, quanto poteva fornire di "copertura di comodo" il vecchio PR?
Il PR ha in questi giorni invitato i militanti e gli esponenti nazionali degli altri partiti della Sinistra a partecipare, non solo formalmente, ai lavori del proprio IV Congresso Nazionale (Firenze - 3, 4 e 5 novembre) concependone l'organizzazione e lo svolgimento in modo tale da garantire concretamente la realizzazione della ipotesi di un dibattito aperto.
Ci auguriamo che questa occasione di conoscenza e di documentazione venga colta. Intanto con questo "libro bianco" ci proponiamo di assicurare la nostra presenza propio lì dove il settarismo di forse pochi, ma certamente potenti burocrati, ci impedisce di essere presenti.
Perché?
2.2. Comportamenti elettorali
Nel 1963, il consiglio nazionale del PR invitò gli elettori a votare nelle elezioni politiche ""per uno dei quattro partiti della Sinistra"", auspicando - ben prima che la polemica politica la mettesse al centro di appassionati dibattiti - una bipolarizzazione della lotta politica tra la Destra imperniata storicamente nella DC e la Sinistra, attraverso tutte le sue componenti laiche.
Per illustrare questa posizione e farne anche concreto strumento di lotta, la Segreteria del PR (Marco Pannella, Luca Boneschi, Vincenzo Luppi), unitamente al presidente del Consiglio Nazionale Elio Vittorini, pubblicavano un opuscolo dal titolo ""Il voto radicale"" in cui era raccolta una serie di dichiarazioni di radicali o di indipendenti che accattavano di qualificare "come tale" il loro voto. La pretesa scomparsa degli "intellettuali" dal PR trovava così una prima seria smentita, e grazie soprattutto ad Elio Vittorini, che mai in passato aveva accettato di assumere concrete responsabilità di partito. Nell'opuscolo, tra gli altri, si espressero Mario Monteverdi, presidente dell'Accademia dei Lincei, Massimo Mila, Silvio Ceccato, Ernesto N. Rogers, Francesco Leonetti, Roberto Roversi, Leonardo Sciascia, Umberto Eco, Pierpaolo Pasolini e Nelo Risi.
Solo "l'Unità", tra i giornali di sinistra, dette qualche rilievo all'iniziativa, restata quindi scarsamente conosciuta. A causa delle condizioni organizzative del PR, in realtà i radicali non furono altrimenti presenti. V'è da aggiungere che il PCI, dopo il fallimento delle trattative con un gruppo di intellettuali rappresentati da Giulio Einaudi, nelle ultime battute della preparazione elettorale aveva offerto al PR, appena uscito dalla scissione del gruppo "Il Mondo", dalla defezione del gruppo Piccardi e prima che concretamente si manifestasse una qualsiasi ripresa, un accordo con la garanzia di almeno tre candidati eletti alla Camera dei Deputati. Ma sempre da parte comunista, precedentemente, tramite Gian Carlo Pajetta si era suggerito al PR di costituire raggruppamenti elettorali "autonomi" in appoggio di candidature di tipo di quelle di Carlo Levi e Alberto Carocci.
Il PRI, per suo conto, cercò di ottenere in ogni modo nelle tre circoscrizioni in cui si presentava l'On. La Malfa (Palermo-Bologna-Torino) il contributo dei candidati radicali, non avrebbero però dovuto figurare in quanto tali. Nessun contatto si stabilì con il PSDI, anche per il fatto che il segretario della cosiddetta "Unione Radicale degli Amici del Mondo", avv. Leone Cattani, si presentava candidato in quelle liste. Con il PSI furono realizzate forme di collaborazione e convergenza solo con la sua corrente di sinistra, per cui a Roma, la locale federazione sostenne l'On. Vecchietti e invitò esplicitamente a "non votare per le liste repubblicane" in cui era ancora presente l'On. Pacciardi "e per quelle del PSDI", partito coinvolto in gravi responsabilità amministrative.
Questa scelta si tradusse in una decisa opposizione al Centro-Sinistra e a qualsiasi altra prospettiva di collaborazione tra le forze della Sinistra e partito unico dei cattolici. Essa ha trovato anche una puntuale conferma e una ulteriore precisazione nelle successive scelte elettorali che il Partito ha compiuto.
Nelle elezioni comunali parziali e provinciali del 22-11-1964, la grande maggioranza delle federazioni e delle sezioni radicali appoggiò le liste del PSIUP, o presentando propri candidati o invitando i propri elettori a votare per quel partito. La Direzione prese atto di questo generale orientamento delle organizzazioni di base e approvò un documento in questo senso. Analoga scelta fu fatta dalla federazione romana in occasione delle elezioni comunali del giugno 1966 quando, su invito del PSIUP ed in seguito ad un accordo nazionale, il PR decise di ritirare la lista già presentata per le elezioni comunali e provinciali di Roma e di formare liste comuni PSIUP-PR. Nel novembre dello stesso anno si è avuto a Ravenna il primo accordo elettorale tra una federazione radicale ed una del PCI, ratificato poi dagli organi nazionali.
Che l'apporto radicale sia spesso divenuto di rilevante entità, può essere dimostrato dal fatto che nel 1966 in città come Roma, Genova, dove il PSIUP ha avuto un solo consigliere comunale eletto, i candidati radicali giungevano nelle primissime posizioni, ed a Ravenna i due consiglieri comunali radicali eletti riscuotevano affermazioni personali.
2.3. Strutture del PR: Organizzazione, statuto e finanziamenti
2.3.1. Organizzazione e statuto
Il dibattito, aperto dall'on. Amendola, sul rinnovamento della sinistra nel riconoscimento del fallimento delle due "esperienze storiche" del movimento socialista, sembra oggi essersi chiuso, nell'arroccamento dietro "unificazioni" non meno burocratiche dei deprecati "centralismi".
Oggi la Sinistra è più che mai divisa e incapace di un confronto unitario: nell'interno delle sue componenti di dissenso, il dibattito politico sono evitati ed ogni manifestazione di autonomia è costretta ai margini.
Offriamo ai compagni una prima documentazione dello sforzo compiuto dai radicali per avviare il discorso sulle necessarie revisioni delle strutture e dei metodi di organizzazione. Anche su questo tema il PR vuole evitare che, attraverso la disinformazione, atteggiamenti e battaglie radicali possano essere ignorati o travisati.
Il PR ritiene che il dibattito unitario, la cui promozione è tra gli obiettivi del PR, debba interessare, senza preclusioni e rifiuti, tutte le diverse esperienze che storicamente costituiscono il patrimonio della Sinistra:
"Ciò proprio in quanto il Partito Radicale è convinto dell'impossibilità per qualsiasi formazione politica di esprimere da sola tutto l'arco della Sinistra nella sua interezza; esso, infatti, è caratterizzato - per le vicende attuali non meno che in conseguenza della storia passata - da una estrema varietà di interessi, tradizioni ed aspirazioni. Una politica di rinnovamento potrà scaturire solo da un incontro tra tutte le forze della sinistra, ciascuna con l'apporto dei motivi di iniziativa che le sono peculiari [dal documento di convocazione del III Convegno Nazionale].
Questa apertura ed equidistanza sarebbe espediente tattico qualora il PR non avesse coscienza che il confronto interno alla Sinistra deve essere promosso contestualmente al suo rinnovamento. I radicali hanno sempre posto in primo piano la necessità di una nuova organizzazione delle forze democratiche, tema a cui hanno dedicato il loro convegno di Faenza del novembre 1966 sul "Partito moderno", al quale furono invitati a partecipare pacifisti, indipendenti, socialisti, repubblicani e comunisti.
Anche i congressi nazionali radicali, quello tenuto a Bologna nel maggio 1967 ed il prossimo di Firenze del novembre 1967, hanno la caratteristica di essere "aperti", cioè prevedono la partecipazione in qualità di congressisti con pieno diritto di intervento e di iniziativa, anche se non di voto, di non iscritti al PR, cioè di indipendenti o militanti di altri partiti della Sinistra.
Il congresso di Bologna era convocato con un documento che diceva, tra l'altro:
"I problemi posti dalla nuova realtà interna e internazionale sono problemi comuni a tutta la sinistra. I motivi di dibattito e di confronto su di essi non dividono e non contrappongono rigidamente, come nel passato, i partiti di questo schieramento politico, ma passano attraverso ciascuno di essi, del repubblicano non meno che del socialista, del comunista non meno che del radicale e del socialproletario.
E' per questa considerazione che la Commissione per la preparazione del III Congresso Nazionale ha ritenuto di dover evitare che proprio in un momento così importante per le proprie scelte il Partito Radicale si chiudesse in un dibattito limitato ai soli iscritti, estraniandosi dal più vasto dibattito che interessa oggi tutte le forze democratiche e socialiste. Per queste ragioni, relazioni su argomenti di particolare interesse ai fini di questo dibattito, sono state sollecitate a personalità indipendenti e ad esponenti politici e parlamentari degli altri partiti. Per queste stesse ragioni si è deciso che "il III Congresso Nazionale del Partito Radicale sarà un congresso aperto alla partecipazione dei militanti di altri partito della sinistra e di democratici indipendenti". Questi parteciperanno al dibattito non in veste, come normalmente avviene in casi analoghi, di semplici osservatori, ma di congressisti, cui il regolamento riconoscerà diritto di intervento sia nei lavori assembleari sia in quelli di comm
issione".
Il congresso di Firenze prevede quattro relazioni, tra le quali tre affidate ad esponenti della Sinistra, invitati a tal fine.
I tre inviti vennero rivolti all'on. "Renato Ballardini (PSU)", presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati (relazione: "Una politica della sinistra per i diritti civili"); all'on. "Arrigo Boldrini (PCI)", membro della Commissione Difesa della Camera dei Deputati (relazione: "Problemi di politica estera e militare e le scelte della sinistra"); all'on. "Luigi Anderlini" (socialista autonomo), membro della Commissione Bilancio della Camera dei Deputati (relazione: "La politica economica della sinistra").
Il Congresso aperto, adottato dal PR, riprende in sede congressuale una caratteristica che è peraltro presente e determinante in tutta la vita del PR e che è sancita nel nuovo statuto; riportiamo di questo i punti essenziali, con un breve commento tratto dalla relazione della Commissione per lo Statuto al III Congresso Nazionale:
1) "il PR è articolato in autonomi partiti regionali"; la disciplina nazionale per i partiti regionali, per le associazioni di base, per singoli iscritti è limitata ai soli punti della politica del partito che il congresso nazionale abbia approvato con una maggioranza dei 3/4 dei voti, mentre libertà di iniziativa e di autonomia politica viene lasciata al di fuori di questi limiti.
2) "Il partito si regge sull'autofinanziamento" conseguito attraverso le quote fissate dai soci; i suoi bilanci sono pubblici.
"Il partito si fonda sul principio dell'autofinanziamento, per conservare la propria autonomia, per escludere apporti finanziari che costituiscano condizionamenti. Il contributo finanziario costituisce criterio di misura dell'impegno che l'iscritto mette alla vita del partito; il contributo finanziario chiesto al non iscritto, sempre come persona, deve essere finalizzato a precise iniziative, in modo da costituire esso pure una forma di collaborazione politica".
3) "Il congresso del partito è annuale" e si svolge, ogni anno, in data prefissata e fissa (3, 4, 5 novembre).
"Si è osservato che il congresso annuale si rende necessario nel momento in cui si vuole realizzare un partito di militanti, nel quale la base decide i propri obiettivi politici. In tale ipotesi il congresso annuale diviene il momento deliberativo ordinario del partito e dal congresso debbono uscire soltanto organi esecutivi, che al congresso direttamente rispondono".
4) "I radicali eletti nelle amministrazioni locali come anche al Parlamento non sono legati alla disciplina di partito", ma rispondono esclusivamente, del loro mandato, agli elettori.
5) "Possono aderire", per conseguire in comuni iniziative specifici obiettivi, "associazioni e gruppi, anche su base temporanea".
"Il partito si propone di essere luogo di convergenza di iniziative di associazioni e gruppi non radicali, al duplice scopo sia di arricchire il proprio patrimonio politico, sia di inserire nel dialogo politico, in piena autonomia, interessi ed aspirazioni di altra provenienza. E' una delle esigenze oggi maggiormente avvertite, che i partiti tradizionali non riescono a soddisfare. Si è prevista in conseguenza l'adesione al partito di associazioni e gruppi, a livello regionale e a livello federale, ed insieme la partecipazione al congresso del partito - e cioè al momento deliberativo della vita del partito - di questi organismo, dietro pagamento di una quota ridotta, rispetto a quella dovuta dagli iscritti".
2.3.2. Finanziamenti
La riorganizzazione e il rilancio del Partito Radicale, lo sviluppo e il successo delle sue iniziative politiche nazionali non sarebbero stati possibili in questi anni senza il diretto impegno dei suoi militanti, che è stato insieme impegno di attività e impegno finanziario.
Grazie a questo impegno il partito presenta oggi due caratteristiche che gli sono peculiari e che sono probabilmente anche uniche nel panorama della attuale organizzazione politica italiana:
"a") è un partito privo di apparato e di funzionari. I suoi dirigenti non sono stipendiati, ma svolgono la attività politica accanto alle loro normali attività professionali e lavorative;
"b") è un partito che, per statuto, finanzia la propria organizzazione e la propria attività, pressoché esclusivamente, con i contributi dei propri iscritti e dei propri simpatizzanti. Sono molti i militanti del Partito che versano, oltre alla quota obbligatoria di iscrizione, percentuali spesso rilevanti dei propri redditi personali. E si tratta nella generalità dei casi di professionisti, di impiegati, di semplici lavoratori.
"Volontariato dei militanti e autofinanziamento sono considerati infatti dai radicali le sue condizioni necessarie per assicurare autonomia e democrazia interna al Partito".
Questa è stata la regola costante nella nostra attività dal 1963 ad oggi. Salvo in rare eccezioni la direzione del PR non ha mai usufruito di finanziamenti esterni e questi sono stati "legati a specifiche iniziative". Ne riportiamo tutti gli elementi.
Nel luglio del 1963, un serio e non indifferente contributo finanziario fu assicurato dal PCI ad Agenzia Radicale, che aveva in quel periodo periodicità quotidiana.
Alla fine del 1963 e all'inizio del 1964, la direzione radicale ricevette alcuni modesti contributi finanziari, che avevano più che altro significato di testimonianza di amicizia e vicinanza politica, da parte di un esponente della allora sinistra socialista.
In occasione degli accordi elettorali raggiunti con il PSIUP e, una volta, con il PCI abbiamo, nel quadro degli stessi accordi, usufruito di finanziamenti corrispondenti alle spese di stampa di numeri speciali di Agenzia Radicale.
Inoltre, a titolo e con fondi personali, nel 1965 un alto dirigente del settore pubblico della nostra economia versava al PR una cifra corrispondente alle spese di un mese di gestione ordinaria del partito.
Queste che abbiamo voluto elencare sono state le uniche eccezioni alla regola rigorosa dell'autofinanziamento. Complessivamente rappresentano una cifra pari a non più di un terzo di uno solo dei nostri bilanci annuali.
Per finanziare singole iniziative il Partito ricorre a volte al lancio di specifiche campagne di "sottoscrizione per autofinanziamento". Ne ricordiamo due esempi:
a) "la sottoscrizione per l'iniziativa" "1967 - "Anno Anticlericale"" che ha dato vita a un fondo autonomo, utilizzato per le attività previste e programmate nel quadro di questa iniziativa. I rendiconti di bilancio vengono regolarmente inviati ai sottoscrittori;
b) "l'appello per l'autofinanziamento del IV congresso nazionale del Partito". Sottoscrizioni in risposta all'appello sono state effettuate non solo dagli iscritti al PR ma anche da simpatizzanti, da indipendenti, da iscritti ad latri partiti della Sinistra, fino a coprire - a tutt'oggi - circa un terzo del bilancio di previsione del congresso.