SOMMARIO: Si svolgerà anche quest'anno, dal 26 luglio al 3 agosto, la marcia antimilitarista radicale: essa è alla sua seconda edizione. Non sarà una manifestazione di massa, ma nei luoghi che saranno toccati si svolgeranno comizi, happenings, ecc. La marcia servirà comunque a confrontarsi con la "vecchiezza" e la "insufficienza" delle analisi della sinistra sulla funzione degli eserciti. Il due giugno scorso, mentre i radicali manifestavano contro la tradizionale parata, l'"Unità" dedicava un ampio servizio alla parata stessa definendola manifestazione "popolare". I fatti del luglio 1964, i rinvii della legge sull'obiezione di coscienza, gli interventi del gen. Vedovato, il "suicidio" del col. Rocca, le schedature, ecc., non sono solo "deviazioni" o "degenerazioni", ma appartengono alla logica di sviluppo delle strutture militari, non solo in Italia. Di quì l'importanza della marcia radicale.
(NOTIZIE RADICALI, 1 luglio 1968)
Anche quest'anno il Partito Radicale sarà impegnato nella marcia antimilitarista che si svolgerà, per iniziativa della Federazione milanese, dal 26 luglio al 3 agosto lungo il percorso da Milano a Vicenza.
E' la seconda edizione di questa iniziativa antimilitarista, cui potranno partecipare a fianco dei radicali, compagni di altri partiti e di altre organizzazioni che condividono l'urgenza di questa battaglia.
La lunghezza del percorso ed il periodo in cui si svolge non si prestano ad una partecipazione di massa, né questo vuole essere il carattere della marcia. I compagni che vi prenderanno parte promuoveranno tuttavia nei luoghi che si toccheranno durante il percorso manifestazioni, comizi, happenings, con il preciso scopo di coinvolgere, come già avvenne con successo lo scorso anno, l'attenzione e la partecipazione di larghe masse di cittadini.
Perché attribuiamo grande importanza, nei nostri programmi di attività, a questa iniziativa dei compagni della Federazione milanese?
C'è un punto nel quale la vecchiezza e la insufficienza delle analisi politiche della sinistra europea ci sembra particolarmente grave. Esso riguarda appunto la funzione degli eserciti nella moderna società industriale.
Il due giugno, con una di quelle manifestazioni di azione diretta che ci sono tipiche e alle quali dobbiamo ricorrere per mancanza di altri mezzi organizzativi capaci di far conoscere alla opinione pubblica le nostre opinioni politiche, abbiamo voluto richiamare l'attenzione sulla grave contraddizione di una repubblica democratica che la costituzione ha voluto fondata sul lavoro e che continua invece ad affidare la celebrazione dei propri anniversari alle sfilate militari.
Lo stesso giorno "L'Unità", che ignorava la nostra manifestazione e perfino il comportamento che la polizia aveva tenuto in quella circostanza, dedicava invece un ampio servizio di cronaca alla parata del 2 giugno, definendola manifestazione "popolare prima che militare". Per individuare le posizioni politiche del PCI bisognava andare a leggere fra le righe della cronaca: sottolineatura per gli applausi ai fanti (volti di operai e contadini) e soddisfazioni per le fredde accoglienze riservate dal pubblico al passo cadenzato dei paras e agli automezzi dei celerini.
Non si va oltre, quindi, quando si parla di esercito e di strutture militari, di vecchie impostazioni populistiche o alla pericolosa e ricorrente illusione del "popolo in armi".
Non scriviamo questo per amore in polemica ma perché senza rivedere queste impostazioni e senza abbandonare queste illusioni si finisce purtroppo per collocare in una errata strategia anche le giuste battaglie specifiche che la stampa e i partiti di sinistra conducono su questo o su quell'episodio.
I fatti del luglio 1964, i rinvii e gli insabbiamenti delle leggi per il riconoscimento della obiezione di coscienza, gli interventi del generale Vedovato, lo strano suicidio del col. Rocca, la funzione che per oltre un quindicennio ha svolto la sezione del controspionaggio diretta da questo misterioso personaggio nella vita politica italiana, le schedature, gli episodi di corruzione che a questo ambiente sono legati, non costituiscono "deviazioni" o "degenerazioni" dal e del sistema di un esercito democratico, appartengono purtroppo alla logica di sviluppo di strutture che dovunque in Europa, in potenza o in atto, costituiscono il principale sostegno di ogni soluzione autoritaria.
Con la convinzione di fornire un grande contributo - come minoranza radicale - a tutta la sinistra italiana, ci recheremo pertanto a manifestare nella marcia Milano-Vicenza per la conversione delle strutture militari in strutture civili, per lo smantellamento delle basi della Nato, per la liberazione degli obiettori di coscienza. Ci sforzeremo di richiamare alla coscienza dei militanti e all'attenzione della opinione pubblica, ovunque sarà possibile, la gravità della minaccia autoritaria che proviene da questa direzione.