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Mellini Mauro - 29 novembre 1968
LA NOTA: I RISULTATI DEL CONGRESSO
di Mauro Mellini

SOMMARIO: All'indomani del Congresso di Ravenna (2, 3, 4 novembre 1968), il segretario del Pr Mauro Mellini esprime un giudizio positivo sui suoi lavori e sulle sue conclusioni poché ha consentito di definire la strategia complessiva del partito rifuggendo dalle astrazioni ideologiche proprie del momento politico caratterizzato dalla forte presenza di movimenti di contestazione studentesca e di "nuova sinistra". La priorità della battaglia anticoncordataria e anticlericale.

(NOTIZIE RADICALI N. 55, 29 novembre 1968)

Il Congresso di Ravenna ha rappresentato per il Partito Radicale un momento di riflessione e di orientamento dopo un anno di iniziative e di lotte che ne hanno indubbiamente allargato di molto il credito ed il peso politico.

Proprio perché oramai l'etichetta radicale viene sempre più spesso applicata ad un certo tipo di azioni politiche, ad un certo modo di affrontare i problemi, ci siamo sentiti sempre più spesso porre da compagni della sinistra tradizionale e della "nuova sinistra", da avversari e da simpatizzanti, interrogativi sulle finalità e le prospettive generali delle singole iniziative radicali. A molti era potuto sembrare che esse rispondessero unicamente ad un impulso morale e civile verso la soluzione di certi problemi e l'introduzione di certe riforme, senza che potessero essere inquadrate in un preciso disegno politico. Così a Ravenna abbiamo dovuto chiarire a noi stessi ed agli altri la nostra strategia, i nostri obiettivi ed il nostro metodo di lotta. Abbiamo voluto farlo partendo dai dati della nostra esperienza politica, rifuggendo dalle astrazioni ideologiche, evitando di porci le alternative d'obbligo, violenza o non violenza, riforme o rivoluzione, come se in questi termini e nella loro scelta e non invece

nelle reali possibilità di lotta, nelle concrete strutture del potere contro cui ci si batte, potesse ricercarsi la base di una politica e le scelte effettive di una formazione di combattiva minoranza.

Abbiamo ribadito che ciascuna delle nostre battaglie è diretta contro uno degli elementi, delle strutture essenziali del regime in cui concretamente si esprime la società italiana e che ciascuna è condotta puntando essenzialmente sulle grosse contraddizioni, sulle gravi soluzioni di continuità che esistono nella saldatura tra gli elementi eterogenei della macchina di potere che ci sta di fronte. Attraverso un'azione decisa di minoranza, agile ed articolata, con la spinta efficace della azione diretta noi miriamo a creare vasti schieramenti di opinione e di lotta dando coscienza di sé a latenti zone di dissenso e ad interessi sacrificati e messi al margine, mirando ad offrire prospettive concrete ed autonomamente realizzabili, ciascuna delle quali, peraltro, rappresenti un momento dello scardinamento delle strutture oppressive del regime e della società.

Il Congresso ha cercato questa risposta in un dibattito svoltosi senza preoccupazione dell'incontro con le altre forze politiche, delle presenze esterne, di quel tanto di riconoscimenti e di parata che avevamo avuto e cercato persino nei nostri precedenti congressi. L'attenzione è stata rivolta più alle prospettive di azione del partito ed alla sua capacità di esprimere e di convogliare i gruppi ed i compagni che già si muovono nell'ambito dell'azione radicale, che non alle possibilità di azione comune, di relazioni e di alleanze con altri partiti. Ed in realtà la struttura federativa del Partito deve corrispondere all'autonomia dei gruppi e dei fronti di lotta in cui si articola la azione radicale.

Nello scorso anno abbiamo messo molta carne al fuoco. Abbiamo impostato la lotta per la libertà sessuale, incominciando a delinearne il significato politico. La lotta contro la corruzione ha assunto, con gli sviluppi del caso Petrucci, le proporzioni che ci pongono in prima linea contro una delle istituzioni fondamentali del regime: il monopolio e lo sfruttamento clericale dell'assistenza pubblica e la corruzione come strumento fondamentale di potere, che condiziona ogni aspetto della vita politica. La lotta contro il militarismo ha avuto con l'affare del SIFAR una svolta ed ha visto la conferma delle nostre analisi e nuovi elementi e punti di forza per portare avanti la nostra campagna.

Si tratterà ora di tradurre in dati organici i risultati di questo lavoro politico, dando un'esatta collocazione, nel quadro dell'azione radicale, a queste iniziative e creando, tra i compagni che ci hanno seguiti ed hanno dato il loro apporto, gruppi capaci di condurre autonomamente nel quadro federativo le battaglie intraprese. Una iniziativa come quella per la "marcia antimilitarista Milano-Vicenza" dovrebbe concretarsi in un gruppo permanente federato nel Partito.

Ma il congresso ha dato una precisa indicazione sulla priorità tra le iniziative del Partito. Se è difficile in una lotta partigiana, in cui bisogna approfittare di ogni occasione favorevole per colpire più efficacemente l'avversario, fare precisi piani e rigide scelte preventive, tuttavia possiamo prevedere che sarà la campagna per l'abrogazione del Concordato ad impegnarci prima e più di ogni altra.

In realtà in questa direzione potrà e dovrà confluire il risultato del lavoro compiuto con l'iniziativa "1967 Anno Anticlericale", con la campagna per la libertà sessuale. Dovremo saper dare alla lotta contro il Concordato il carattere e le proporzioni di una battaglia contro lo strumento tipico, la "magna charta" del clericalismo italiano, il mezzo attraverso il quale è stata ed è ogni giorno messa a punto e rafforzata la struttura del potere clericale, del monopolio della assistenza pubblica, del monopolio matrimoniale, del controllo della scuola, delle grosse speculazioni finanziarie vaticane. Il Concordato è strumento tuttora efficiente dell'azione autoritaria della chiesa al suo interno e al suo esterno, uno strumento di cui con la revisione, si cerca di realizzare l'ammodernamento per potenziarne l'efficacia e renderne meno urtante e pericoloso l'uso. La lotta contro di esso darà la misura della reale consistenza e della reale validità di tutte le tendenze antiautoritarie e anti-temporaliste germinate

nello stesso ambiente cattolico, che dovranno dimostrare la loro capacità di scontrarsi con il dato del potere clericale della società italiana, al pari di tutte le altre forze di origine laica. Sarà un'occasione per tirare le fila di un lavoro che dura oramai da anni, fissando un'obiettivo preciso, verso il quale in questo anno dovremo muovere, anche se lo spiegamento dell'azione si verificherà più tardi, contando su di un assai diffuso atteggiamento popolare, mettendo intanto davanti a precise responsabilità forze politiche tradizionali e davanti a concreti impegni forze di "nuova sinistra".

Altra indicazione data dal congresso è quella per una lotta contro le strutture neocorporative che si vanno creando con i nuovi orientamenti professionali dei giornalisti, degli avvocati, eccetera. E' questa una altra delle singolari tendenze della società neocapitalistica italiana che offre notevoli possibilità di efficace azione contestativa nella quale possono essere coinvolti vasti settori di opinione pubblica.

E' certo che questi progetti esigono una revisione di tutta l'organizzazione dei servizi centrali del partito, senza i quali le iniziative non vanno avanti e il vincolo federale non ha ragione di essere. Lo stato in cui essi si trovano è preoccupante. E' preoccupante la situazione finanziaria. Sarebbe sciocco e velleitario pretendere di pensare alla strategia senza curare un minimo di servizi logistici. Anche se siamo e vogliamo essere partigiani e non truppe di trincea.

 
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