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Notizie Radicali, Pannella Marco - 6 dicembre 1968
DI NUOVO LA "CENSURA PREVENTIVA" SULLA STAMPA

SOMMARIO: A proposito dell'azione repressiva nei confronti dei giornali "per soli uomini" e del sequestro, prima della distribuzione, del settimanale "Men", Pannella afferma che ci si trova in presenza di una azione incostituzionale e illegale volta ad imbavagliare, con il pretesto della pornografia, chiunque non sia gradito al regime. Il silenzio complice dell'ordine dei giornalisti.

(NOTIZIE RADICALI N. 56, 6 dicembre 1968)

Roma (N.R.) - L'azione repressiva della polizia contro i settimanali per soli uomini ha registrato nell'ultima settimana un nuovo gravissimo abuso. Il settimanale "Men" è stato sequestrato, prima di giungere alle edicole, direttamente presso i distributori e presso le stazioni ferroviarie.

Tutti gli stampatori di riviste "sexy" hanno inoltre ricevuto l'ordine, a Milano, di consegnare alla Questura, subito dopo la stampa e prima della distribuzione, copia delle pubblicazioni. Questi fatti sono senza precedenti: è evidente che, se non vengono immediatamente combattuti, comporteranno in pratica, con la scusa della lotta all'oscenità e alla pornografia, il ritorno della censura preventiva sulla stampa.

Come sempre, naturalmente, assistiamo al gioco di scaricabarile che serve a intorbidare le acque e ad evitare di individuarne le responsabilità.

La Questura, ad esempio, ha giustificato la propria richiesta ai tipografi affermando di aver ricevuto una precisa "delega di funzioni" da parte del Prefetto. La Prefettura, invece, interpellata da alcuni avvocati, ha negato di aver concesso tale delega, trincerandosi dietro la motivazione di un "incarico meramente tecnico" attribuito alla Questura per ragioni di funzionalità. Secondo questa giustificazione, la Questura dovrebbe limitarsi a raccogliere le pubblicazioni che per legge devono essere inoltrate al Prefetto. La spiegazione non regge. A noi risulta infatti che a molti tipografi la Questura ha chiesto la consegna delle copie delle pubblicazioni ritenute pornografiche e non quelle di altre pubblicazioni edite presso gli stessi stampatori.

La censura preventiva è un'iniziativa autonoma della Questura di Milano, o è un'iniziativa del Prefetto?

Mentre attendiamo che si risolva questo interrogativo e ci prepariamo a prendere iniziative precise contro i responsabili di questo inammissibile abuso, pubblichiamo una dichiarazione rilasciata sull'argomento dal compagno Marco Pannella, della Direzione Nazionale del Partito:

"Una vera e propria operazione di polizia di carattere repressivo e fascista è stata oggi compiuta contro il settimanale "Men", sequestrato presso i distributori e nelle stazioni ferroviarie su mandato del Prefetto di Monza.

Ci troviamo di fronte a un'operazione incostituzionale, illegale, prevaricatoria che, con il complice silenzio dell'ordine dei giornalisti e di quanti devono vigilare sulla libertà di stampa in Italia, sta divenendo un vero e proprio sistema volto a imbavagliare e colpire, con pretesti vari, chiunque esprima opinioni, fornisca informazioni, promuova campagne di stampa, attui iniziative che non siano gradite al regime e ai suoi caudatari e che, non appartenendo ad aspetti tradizionali della lotta politica, non godono dell'appoggio delle forze partitiche tradizionali, di destra o di sinistra.

Ogni settimana, con il pretesto di reati contrari al comune senso del pudore o di manifestazioni pornografiche, si sta ristabilendo in Italia la censura preventiva del periodo fascista; si sta ridicolizzando la magistratura giudicante, che nel 90% dei casi manda assolti gli imputati dei relativi procedimenti, da parte di quella requirente: gli "innocenti", infatti, hanno in realtà già scontato una pena senza poter poi trovare in alcuna sede riparazione e giustizia.

Si provoca il dissesto di aziende editoriali che non siano inserite nell'area del conformismo civile, quando non si ottenga per questa via il loro "spontaneo" allineamento o infeudamento. Le grandi forze politiche tacciono. Un'intellighentia timorosa e avara, moralistica anch'essa e corporativa, tace anch'essa consapevole che si rischia oggi molto di più nel paese assumendo la difesa delle vittime di ipocrite convenzioni di costume e di morbose forme di sessuorepressione che portando avanti totali contestazioni e accuse lirico-idelogiche e apocalittiche; arroccata nella pretestuosa difesa di una trincea che separerebbe la civile e aristocratica insinuazione erotica dalla volgare e barbara aggressione pornografica.

Son cose che bisogna, ormai a proprio rischio e pericolo, affermare e denunciare senza indugi. Non si tratta più di dichiarare la propria pietistica solidarietà con la vittima e il debole perseguitato ma denunciare la proterva pericolosità di chi scambia sistematicamente la funzione della magistratura della Repubblica con quella repressiva di un "potere" giudiziario, inteso come superiore alle stesse leggi, addette non già alla loro attuazione ma a funzioni di braccio secolare dei detentori del potere, con funzioni poliziesche di tutela di una determinata versione di "ordine pubblico".

L'ennesimo sequestro di "Men", anche per le modalità con le quali è avvenuto, è un'illegalità, un fatto delittuoso. Se v'è giustizia, o tentativo di giustizia, in Italia, da questo episodio devono scaturire non "un" processo, ma almeno "due". Quello a carico dei responsabili del settimanale, per accertare ancora una volta se essi abbiano davvero violato la legge, e, per lo stesso motivo, quello a carico di chi aggrava ogni giorno una procedura poliziesca intollerabile contro la libertà si stampa e i diritti del cittadino.

Un terzo processo, anch'esso, non sarà certo ritenuto dai radicali inutile e deprecabile: quello che venisse intentato a chi in questo modo ritiene di poter accusare metodi e persone che dovrebbero tutelare e non snaturare le leggi, con grave pericolo per le istituzioni e la democrazia.

Per finire, di nuovo, non possiamo non denunciare pubblicamente il comportamento degli ordini professionali dei giornalisti, che praticamente favoriscono, con omissioni d'intervento, o peggio con il fornire alibi ideologici al sistema, queste procedure vessatorie e anti-costituzionali".

 
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