SOMMARIO: Il resoconto dei lavori della Direzione nazionale del Pr che si è svolta il 21 e 22 giugno 1969.
Ordine del giorno:
1) Stato del partito e preparazione del congresso
2) Campagna per il referendum contro il Concordato
3) Marcia antimilitarista Milano-Vicenza
4) Eventuali e varie
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In apertura di riunione, Marco Pannella ha formalmente deplorato una serie di ritardi e assenze di componenti della direzione, assenze e ritardi che finiscono per compromettere la continuità e l'efficacia del lavoro della direzione medesima come collettivo di lotta. In particolare ha deplorato l'assenza, considerata ingiustificata, di Spadaccia per la prima giornata di riunione, quella di Boneschi, assente per la terza volta consecutiva e che, se ulteriormente assente alla prossima riunione, verrà considerato dimissionario, e quella del tesoriere Bandinelli; ha parimenti deplorato il ritardo del segretario nazionale Mellini, assente all'inizio della seduta, e quello ormai abituale di A. Rendi e di M.L. Taranta. Ma deplorata poi la mancata pubblicazione dei resoconti delle ultime due riunioni di direzione, che usciranno pertanto insieme a quelli della riunione attuale. A sua volta Landi ha protestato energicamente contro il ritardo con cui abitualmente iniziano le riunioni.
STATO DEL PARTITO E PREPARAZIONE DEL CONGRESSO - RELAZIONE INTRODUTTIVA
La discussione è stata introdotta da una relazione di Massimo Teodori. Il relatore che presenta un quadro della realtà del partito da cui risulta che il numero degli iscritti, estremamente ridotto, non è cresciuto; fra coloro che risultano formalmente iscritti, inoltre, numerosi non hanno mai svolto un'effettiva attività nel partito. Solo una minoranza degli iscritti è in regola con le quote. Altro dato estremamente negativo è che, dopo la crisi della federazione milanese, l'unica presenza territoriale effettiva del partito è quella romana; in tutte le altre sedi dove dei radicali sono presenti, non si può parlare certo di poli radicali. A questi dati negativi corrisponde, peraltro, quello positivo del consolidarsi e del configurarsi sempre più precisamente di un'area relativamente vasta di simpatizzanti, costantemente attenti alle attività del partito e sensibili alla sua tematica.
Quanto all'attività del partito, il relatore ha rilevato la mancata realizzazione di una serie di obiettivi che ci si erano posti, principalmente quello della creazione di gruppi di lavoro su temi specifici (come sugli ordini professionali e per la ``rivolta giudiziaria''); unica iniziativa concreta in corso è quella anticoncordataria, ma anche qui si deve verificare una situazione di grave ritardo; solo ora è stato distribuito il numero speciale di "Notizie Radicali" in 50.000 copie, e ancora non se ne può valutare i risultati; è certo comunque che la sortita iniziale non ha avuto alcun seguito politico-organizzativo.
Il congresso di Ravenna aveva deciso la convocazione del prossimo congresso a Milano; il relatore ponte il problema dell'opportunità del mantenimento di questa scelta, in considerazione dello stato del partito a Milano e dei problemi, sia politici che organizzativi, posti da un congresso in un grande centro; propone pertanto di esaminare la possibilità di tenere il congresso in un centro minore. Dal punto di vista finanziario preventiva per il congresso una spesa oscillante fra le 500.000 e le 700.000 lire.
Sempre a proposito del congresso, si ponte l'esigenza di decidere il taglio politico che desideriamo dargli; per offrire i dati necessari a operare questa scelta, il relatore ha riassunto i dati a suo avviso più significativi dell'attuale momento della vita del partito. Accanto a una certa crescita di simpatie e consensi in diversi ambienti, alla maggiore attenzione della stampa verso le iniziative radicali e alla crescita di notorietà di Pannella e Mellini, al successo dell'iniziativa divorzista, si ha il mancato consolidamento organizzativo del partito, la mancata crescita di un gruppo dirigente radicale, il mancato lavoro di consolidamento e sviluppo delle iniziative che ogni tanto esplodono; negativamente gioca anche il fatto che, se pure aumentano i rapporti con singoli esponenti dei partiti, non esistono rapporti coi partiti, in quanto tali, né esistono rapporti con i gruppi di ``nuova sinistra''; manca soprattutto, almeno agli occhi dell'esterno, una ``linea radicale'', come poteva essere qualche anno
fa quella dell'``unità e rinnovamento della sinistra''. I tipi di congresso che possiamo scegliere, secondo il relatore, sono o un congresso essenzialmente di lavoro e di studio, rivolti ai militanti, o un congresso rivolto all'esterno, principalmente per aprire un dibattito con gruppi di ``nuova sinistra'', oppure un congresso di grande dibattito politico con presenza di personalità di vario tipo.
DISCUSSIONE
Sui temi sollevati dalla relazione di Teodori si è sviluppato un vasto dibattito. Nel quadro di una generale concordanza con le linee della relazione, alcuni compagni hanno sollevato obiezioni nei confronti di quanto in essa affermato a proposito dell'esistenza di una crescita del partito all'esterno. Bacchetti e Pannella hanno rilevato che si ha più un'attenzione a singole iniziative che attenzione al partito in quanto tale, e questo proprio in quanto da alcuni anni il PR non propone più uno schema complessivo, chiaramente identificabile, di gestione della lotta, come era a suo tempo la parola d'ordine dell'unità delle sinistre. Proprio sulla base del riconoscimento di questa carenza, Pannella ha proposto di riprendere la parola d'ordine dell'``alternativa-unità-rinnovamento'' delle sinistre, esplicitando che noi auspichiamo il passaggio del potere dalle burocrazie di estrazione borghese a quelle di estrazione proletaria, non certo come fatto decisivamente rivoluzionario, ma come un passo avanti comunque po
sitivo.
Il rilanciare questa tematica, ha affermato Pannella, ci permetterà di aprire realmente un proficuo dibattito con le forze più vive della sinistra italiana, anche perché si investe direttamente la questione della possibilità o meno di un ``momento rivoluzionario'' decisivo e definitivo, a cui noi non crediamo e a cui altri credono. E' un tema che diventa di attualità anche in considerazione della previsione di un ``ottobre rosso'': non possiamo dimenticare che le lotte non sono sempre, automaticamente, fatti positivi, che possono avere esiti positivi o negativi a seconda degli obiettivi che ci si prefigge. Esiste un preciso dissenso da parte nostra nei confronti di coloro che si muovono in una prospettiva in certo modo ``apocalittica'' e che agiscono in base a una concezione di proletariato come ristretto alla classe operaia; proletariato è per noi un dato più vasto della sola classe operaia, e noi stessi esistiamo proprio perché, sia pure in pochissimi, abbiamo saputo esprimere certe esigenze proletarie. Co
n l'esplodere della contestazione si è verificato nel partito un fenomeno di timidezza, abbiamo temuto di essere scavalcati nella contestazione contro i vecchi burocratici e abbiamo lasciato cadere la nostra piattaforma; ci è così mancata una chiara prospettiva politica. E' necessario ora riprendere i discorsi che facevamo e che non hanno perso di attualità reale: rivolgendoci anche ai socialisti, dobbiamo ribadire che preferiamo come più progressista un governo di destra con tutta la sinistra all'opposizione piuttosto che la situazione attuale.
Con molta attenzione, secondo Pannella, bisogna valutare il significato che potrebbe avere una presa ``rivoluzionaria'' del potere ove fosse, e non è, possibile; si correrebbe il rischio di vedere sacrificate quelle esigenze libertarie che costituiscono oggi sempre più i veri valori rivoluzionari. Per questo è un'indicazione valida quella dell'andata al potere delle burocrazie di sinistra; a condizione però che noi ci impegniamo in questa direzione, non riducendoci a mosche cocchiere (è questo il pericolo) ma accentuando e rendendo sempre più rigorose le nostre battaglie di libertà.
Pannella ha concluso, sostenendo l'opportunità che dal lavoro della direzione, unico organismo realmente funzionante nel partito, esca un documento per il dibattito congressuale.
Sul problema della mancata crescita del partito si sono soffermati anche altri compagni. Landi ha sottolineato come il problema di un rapporto insufficiente tra realtà ``esterna'' e ``interna'' del PR si ponesse già ai tempi del ``Mondo'' e come la situazione non sia da allora, dopo tutto, molto peggiorata. Baraghini ha indicato nella incapacità a realizzare l'autogestione del partito, la causa delle drammatiche condizioni in cui ci troviamo; ne sono esempi le carenze del lavoro di giunta e l'incapacità di portare avanti il lavoro iniziato nell'assemblea della federazione romana. Si ha perciò l'incapacità di far confluire tutte le energie potenzialmente disponibili nelle strutture di partito.
Strik Lievers ha invece indicato come una delle cause principali della crisi del PR il fatto che in troppo larga misura prescindiamo, nell'impostare la nostra azione, da un'analisi del modificarsi della situazione intorno al partito. Proprio la proposta di Pannella gli sembra confermare questa carenza: nel momento in cui sempre più deboli si fanno i legami fra gli apparati dei partiti di sinistra e le masse, appare altamente improbabile l'ipotesi di un'alternativa fondata su questi apparati; proprio questa situazione di grave debolezza delle burocrazie di sinistra rafforza le loro tendenze all'integrazione nel regime, e un'unità delle sinistre non si realizzerebbe in funzione dell'alternativa ma sarebbe la premessa della ``Grosse Koaliktion''. Muoversi secondo la linea indicata da Pannella vorrebbe dire isolarsi maggiormente sia dalla nuova che dalla vecchia sinistra, entrambe per opposti motivi non interessati a tale proposta. Anche nell'impostazione che si è data alla marcia antimilitarista, Strik Lievers
trova una conferma del proprio giudizio di fondo: si promuove una marcia identica nei suoi temi politici a quella dell'anno scorso, proprio quando si registrano cambiamenti fondamentali nel paese proprio su quei temi, come l'ormai evidente disimpegno sostanziale di tutta la sinistra (estrema compresa) sulla NATO e insieme il concentrarsi dell'interesse di buona parte dell'opinione pubblica sul ruolo politico dei militari. Sempre più rischiamo di muoverci in modo astratto e non incisivo.
Aloisio Rendi ha sottolineato le difficoltà che si incontrerebbero proponendo il discorso dell'unità delle sinistre: soprattutto chi è stato sottoposto al discorso del movimento studentesco non può accettare facilmente un discorso così poco ``entusiasmante''. Si pone veramente con urgenza il problema di come possiamo sopravvivere così in pochi, e come darci una fisionomia precisa, evitando di dare l'impressione che le nostre battaglie possono essere combattute anche stando in altri partiti.
Del Gatto non condivide l'allarmismo di molti sulla crisi del partito; esiste invece, secondo lui, un crescente grado di maturazione; certamente però il fatto di non avere ``costruito il partito'' ci ha messo in difficoltà di fronte ai fatti del 1968. Teodori ha rilevato una certa disorganicità nel discorso di Pannella. Noi abbiamo sempre posto il problema della distruzione del potere; nello stesso tempo parliamo però di presa del potere. Abbiamo sempre detto che c'è una forte sinistra nel paese, ma che proprio le burocrazie dei partiti di sinistra non sono realmente sinistra; ora, contraddittoriamente, veniamo auspicando la presa del potere da parte loro, e proprio nel momento in cui si sviluppa la rivolta della base contro gli apparati. Così noi ci isoliamo da quanti propongono il problema della presa del potere in termini di distruzione del potere. E' con questi invece che noi dovremmo misurarci, chiarendo che oggi lo scontro non è tra sfruttati e sfruttatori ma tra diretti e dirigenti. Unità della sinist
ra sì, ma in alternativa alle vecchie classi dirigenti dei partiti di sinistra. E' nostro compito inventare lotte che possano coinvolgere i dati di rinnovamento presenti nella sinistra (movimento studentesco, gruppi come quello di Dorigo).
Pannella ha ribadito la linea del suo discorso, sottolineando l'efficacia di scandalo che può avere oggi una proposta come quella dell'alternativa-unità-rinnovamento della sinistra. Quest'efficacia non fa che confermare il valore preminente della continuità nella lotta politica; una giusta proposta non perde di attualità reale se portata avanti con coerenza. Dobbiamo dunque sostenere quella prospettiva politica accentuando col massimo rigore le nostre battaglie libertarie, anticlericali e antimilitariste; anche queste divengono efficaci e incisive solo se condotte con continuità, senza inseguire una falsa attualità. Se il partito saprà fare fino in fondo queste battaglie, l'insieme costituirsi saldamente, coinvolgerà naturalmente tutte le possibili battaglie libertarie; è questo l'unico modo giusto di cercare il contatto con la vera nuova sinistra. Il proporre la creazione di maggioranze democratiche in ogni istanza della vita pubblica non è affatto contraddittorio con i dati realmente nuovi che emergono nel
paese; è un grave errore di prospettiva ritenere che la rivolta avvenga contro le burocrazie dei partiti; questo è vero solo per ristrettissimi gruppi politicizzati (che poi occupano l'espressione della protesta a livello di linguaggio vecchio-comunista), ma non per le masse che si ribellano contro un sistema di vita e una società repressivi. Sostenere lo sbocco politico di maggioranze democratiche, come passo iniziale, accentuando i valori ``umanistici'' della lotta rivoluzionaria, in termini di rivendicazione di diritto a una vita felice, rivendicando il valore di conquista per il proletariato della democrazia, non è contraddire al movimento reale. Questo significa ovviamente scontrarsi con la tendenza attuale degli apparati; ma non per nulla il problema è di battere i progetti di ``patto costituzionale'' che costituiscono oggi il pericolo più grave.
Mellini ha rivolto la propria attenzione al problema del congresso. Il punto da cui è necessario partire è la domanda fondamentale sul motivo per cui numerosi settori della pubblica opinione sono attenti e vengono coinvolti da alcune nostre iniziative, ma non sono in alcun modo attenti al fatto radicale in sé. E' il problema del perché non si costituiscono i gruppi di attività nell'ambito del partito. Il fatto è che la gente non si pone il problema della ragione per cui proprio i radicali fanno certe cose, e il partito non si preoccupa di dare risposta a questa domanda. Compito deve essere quello di fare uscire chiaramente la ragione per cui le nostre battaglie sono ``fatti radicali''. Per questo è necessario pubblicizzare il congresso in modo differenziato, a seconda dei vari indirizzari. Così ai divorzisti converrà mandare un documento sull'impostazione radicale del problema del divorzio, ai pacifisti un documento sull'antimilitarismo radicale, ecc. E' questo il modo per far uscire dei militanti radicali d
a quegli ambienti che si sono dimostrati sensibili alle nostre iniziative.
Alcuni compagni si sono espressi a favore della proposta di Mellini, Del Gatto in particolare ha sostenuto la necessità di aprire il congresso soprattutto a quei settori della nuova sinistra che sono veramente tali, e non a quelli che in realtà ripropongono vecchi modelli comunisti. Pannella ha invece indicato il limite maggiore della proposta di Mellini nel fatto che in sostanza l'unico gruppo consistente a cui si potrebbe fare appello è quello dei divorzisti. Si otterrebbe così certo un congresso consistente sul piano numerico, ma si rischierebbe di deformare il dibattito. Il problema vero del congresso è di discutere a fondo i motivi di una serie di gravissimi ritardi e disfunzioni (rapporti segreteria-iscritti, funzione del tesoriere, creazione dei gruppi, ecc.) che compromettono gravemente tutta l'attività del partito.
Dobbiamo porci l'obiettivo di realizzare un congresso in cui segretario e tesoriere non facciano un discorso politico-culturale, ma una relazione sulle attività svolte; allora il problema diventa: di quali attività andremo a parlare?
Teodori ha negato la produttività politica di un congresso rivolto ai soli divorzisti, come quella di un congresso rivolto genericamente all'esterno, senza uno sforzo di selezione; la scelta deve limitarsi, a suo avviso, all'ipotesi di un congresso ``chiuso'', cioè non preparato da uno sforzo per convogliare in esso forze esterne, o all'ipotesi di un congresso che serva ad aprire un dialogo con le forze di nuova sinistra. Secondo Baraghini è invece impossibile quest'ultimo tipo di congresso, perché i vari gruppi spontanei o non esistono più o comunque non accetterebbero di venire; è valida invece la prospettiva di un congresso aperto prevalentemente ai divorzisti perché in quell'ambito si è avuta una notevole crescita politica (come dimostra la battaglia contro il concordato), e ne potrebbe quindi nascere un utile arricchimento del dibattito.
Rilevata l'evidente difficoltà nostra a trovare interlocutori effettivi, Aloisio Rendi ha sottolineato la necessità di concretare, attraverso le indicazioni del congresso, il discorso dell'unità delle sinistre in precise iniziativa. La stessa esigenza è sentita da Strik Lievers, che propone pertanto il congresso ``chiuso'', di lavoro e dibattito interno, per ricercare i motivi della crisi del partito e per individuare, attraverso un'analisi della realtà del paese, quelle battaglie concrete capaci, come quella del divorzio, di coinvolgere forze sociali effettive nella lotta contro il regime; è l'unica via per fare del PR un vero partito politico e non una setta astrattamente impegnata nella propaganda di astratti principi.
E' stato unanime il giudizio sull'opportunità di arrivare al congresso sulla base di uno o più documenti distribuiti in precedenza agli iscritti; scartata l'ipotesi di costituire una commissione per la loro elaborazione, si è convenuto che essi debbano uscire dal lavoro della direzione, non in quanto alla direzione spetti elaborare le tesi congressuali ma in quanto la direzione è stata l'unico collettivo operante del partito.
Quanto alla sede del congresso Pannella ha precisato che le deliberazioni prese a Ravenna indicano Milano, e che la direzione non ha comunque il potere di modificarle.
Lo statuto del partito affida al segretario, non alla direzione, il compito della convocazione del congresso; si è perciò convenuto che il segretario vaglierà le proposte emerse dalla discussione e in base ad esse deciderà le modalità di convocazione.
REFERENDUM PER L'ABROGAZIONE DEL CONCORDATO
Spadaccia ha introdotto brevemente il dibattito su questo punto dell'ordine del giorno. L'unico dato nuovo è l'uscita del numero speciale di NR; per il resto non si è fatto pressoché nulla. A questo hanno contribuito sia difficoltà tecniche (scioperi postali, ecc.) sia vere deficienze politiche. Era necessario prendere altre iniziative che non sono state invece prese, sul piano dell'azione diretta e per lo sviluppo del comitato di sostegno, a cui sono giunte circa quindici adesioni. Mellini ha sottolineato come questa serie di ritardi e la mancanza di azione diretta configuri una situazione di insuccesso dell'iniziativa, nonostante le potenzialità positive; condizione del successo era la possibilità di una vata e tempestiva pubblicazione. Il segretario del partito ha comunicato tra l'altro, esplorandolo, che Teodori, nella sua qualità di membro della giunta, ha declinato formalmente le proprie responsabilità per quanto riguarda l'iniziativa, dissentendo sul modo con cui essa era condotta da chi ne aveva l'in
carico. Secondo Mellini la strada per il rilancio di questa battaglia è la denuncia del fallimento della commissione per la revisione. Bisogna inoltre, porsi con urgenza il problema di come organizzare la manifestazione del 20 settembre.
Pannella ha criticato la formulazione dell'appello per il comitato di sostegno; in esso si pone aggressivamente l'accento sulla polemica contro le prospettive di revisione del concordato. Il nostro problema, in quella sede, è invece quello di ottenere l'adesione di persone che fino a poco tempo fa erano su quella posizione. Ha chiesto che venga diffuso un nuovo documento che tenga conto di questa esigenza. Anche secondo lui i continui slittamenti determinano gravissime preoccupazioni sul complesso dell'iniziativa.
Rendi ha poi parlato della recente assemblea dell'ALRI in cui si è avuta una qualificata presenza radicale; sempre migliori si fanno le possibilità di collaborazione sul tema anticoncordatario.
MARCIA ANTIMILITARISTA
Cicciomessere ha riferito sull'attività del comitato promotore; è stato pubblicato l'annuncio della marcia su NR, sono state inviate lettere alle persone e ai gruppi ritenuti interessati, e si sono mandate anche lettere ai direttori dei giornali. Il grosso dei problemi di impostazione, sia politica che organizzativa, e quelli finanziari sono però ancora da risolvere.
Si è deciso di sollecitare da Milano la costituzione di un comitato di appoggio per la marcia e di promuovere lì una raccolta di fondi. Si è anche deciso di convocare un comizio in piazza del Duomo a Milano, la sera prima della partenza, sul tema della Cecoslovacchia, e un dibattito sull'obiezione di coscienza davanti al carcere di peschiera, invitando la Lega per l'obiezione di coscienza.
Aloisio Rendi e Strik Lievers hanno lamentato che la convocazione della marcia non sia stata preparata da una discussione sui suoi obiettivi e sulle sue modalità; in particolare Strik Lievers ha sottolineato l'esigenza di collegare il discorso della marcia con il dibattito sull'eventualità di un colpo di stato militare, in questo momento al centro dell'interesse dell'opinione pubblica politicizzata. Pannella ha invece manifestato la propria opposizione a tale impostazione; il valore della nostra lotta sta nella sua continuità, e il fatto che noi ci ritroviamo a ripetere tali e quali gli slogan di 50 anni fa non è certo di per sé negativo.
L'approfondimento della tematica dell'antimilitarismo radicale è stata comunque inviata alla prossima riunione di direzione, nella quale rappresenterà l'argomento ``monografico''.