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Pannella Marco - 1 dicembre 1970
Difendere la vittoria divorzista
Marco Pannella

SOMMARIO: Il 30 novembre 1970 veniva definitivamente approvata la legge istitutiva del divorzio. Era la conclusione di una lunga campagna condotta dal partito radicale e dalla Lid (Lega Italiana Divorzio). Durante l'estate si erano moltiplicate le inziative e nell'autunno si era fatto ricorso anche ad un digiuno di alcune settimane per ottenere dal Parlamento il rispetto degli impegni assunti.

In questo intervento, immediatamente successivo a tali avvenimenti, Pannella non si rallegra solo del successo ottenuto, ma pone da subito la necessità di rilanciare l'iniziativa con il referendum anticoncordatario.

(Notizie Radicali - Dicembre 1970 da " Marco Pannella - Scritti e discorsi - 1959-1980", editrice Gammalibri, gennaio 1982)

Quel che più oggi importa, in questo momento di vittoria e di profonda serenità delle coscienze di chi ha vinto, è probabilmente indicibile.

Che la famiglia - e l'amore - si fondino sulla libertà e sulla responsabilità, o non possono e non meritino d'essere, è una grande idea che oggi è diventata legge.

Che la sostanza stessa di cose legittimamente sperate da milioni di esseri umani (e ieri disperate da generazioni intere di un popolo massacrato dal secolare flagello dell'emigrazione) s'imponga allo Stato, è avvenimento storico per qualsiasi società, per qualsiasi coscienza che nutra rispetto per sé e amore per il prossimo, e fiducia nella possibilità di ordinata, anche se pur sempre drammatica, convivenza umana.

Cessano d'essere fuori-legge i separati che lo furono, per rispetto alle leggi dell'amore e della famiglia. Cessano d'esser sempre protervi vincitori quei dignitari di Chiesa, di Stato, di classe che hanno mortificato forse irrimediabilmente la classe dirigente dalle origini laiche, rendendola ideologicamente loro subalterna, fidente, o rassegnata, nel regime che ovunque - nella famiglia, nella scuola, nell'educazione, nella salute pubblica, nella natura stessa, nel lavoro e nel "tempo", per ironica degenerazione del linguaggio ancora chiamato "libero" - s'è venuta imponendo nella Italia che doveva essere quella delle generose speranze della Resistenza.

Ora ci sarà da difendere questa vittoria. Già i "laici" che hanno dovuto subire per cinque anni la sfera della azione e delle richieste della LID mostrano d'essere spaventati d'aver vinto. Fatto sintomatico: in questi giorni immediatamente successivi all'approvazione della legge Fortuna-Basso-Spagnoli-Baslini, Berlinguer e Malagodi, L'Unità, Rinascita e le agenzie di stampa del PLI, con tutto il territorio intermedio della stampa "indipendente" o di partito, sono larghe di riconoscimenti e di elogi verso il preteso comportamento "civile" della Democrazia cristiana e severi critici, frettolosi e saccenti avversari di quella Lega Italiana del Divorzio cui debbono - come solo Umberto Terracini e Renato Ballardini hanno pubblicamente riconosciuto e affermato - l'essenziale di questa vittoria.

Abituati a perdere e a contrattare, hanno paura di essere vincenti o fretta di svendere il significato e la potenzialità di questa affermazione, mostrano quanto sia in realtà estranea alla loro volontà e alla loro sensibilità di burocrati paralleli del potere.

Dobbiamo difenderla contro pericoli vari; grandi e minori, tutti già chiaramente delineati. E non parliamo, per un attimo qui, di quanto tutti sanno e di cui abbiamo discusso da anni, per cui siamo già preparati: del ricorso alla Corte costituzionale e del referendum. C'è dell'altro: gli "emendamenti Leone", che complicando il giudizio di divorzio lo rendono più macchinoso, più esposto al sabotaggio, più costoso e più lento; il conseguente, gravissimo rischio che la "giustizia" si riscopra "in crisi profonda", paralizzata fino a far durare anni e anni la procedura (quando si tratta di condannare ladri di mele o di biciclette, di dare anni di prigione per un furto di carne o di fagioli in un supermercato, la giustizia è poi di una ammirevole efficienza): dovremo suscitare il clima adatto, lo stimolo per una sistematica politica di impugnazione delle sentenze da parte dei pubblici ministeri: dovremo trovare un metodo rapido e sicuro dell'accaparramento da parte di professionisti poco seri ed esosi; dovremo, in

fine, sottolineare ora l'incostituzionalità palese e l'inaccettabilità politica degli effetti civili riconosciuti dal Concordato ai matrimoni religiosi, che si tradurrà ora in una "concorrenza" immorale e pericolosa delle illimitate e irresponsabili possibilità di divorzio totale contro il severo divorzio previsto dalle leggi della Repubblica.

Veniamo ora al referendum. Cosa sta accadendo? La vicenda ci sembra chiara. Un recente esempio storico può meglio illuminarla. Nel 1959 e nel 1969, il generale De Gaulle, divenuto Presidente della Repubblica francese mentre era in corso il conflitto algerino, si recò in due riprese in Algeria e impegnò l'esercito metropolitano e le minoranze bianche a lottare a fondo per "l'Algeria francese". In realtà il generale era già rassegnato a perdere la guerra e a trattare il "dopo-indipendenza" con i nazionalisti algerini. Aveva solo bisogno di trattare da posizioni di forza, per questo spinse, nel corso di quei due viaggi, a una intensificazione e a un aggravamento della guerra.

Così ufficiali e civili si impegnarono a fondo per l'Algeria francese, garantendo anche agli algerini collaboratori che mai li avrebbero abbandonati alla vendetta degli avversari.

Cosa accadde? Quando De Gaulle firmò la pace di Evian, coloro che egli aveva inteso strumentalizzare si rifiutarono di prestarsi a tale gioco. Tentarono addirittura la rivolta contro le istituzioni del loro Paese, pur di mantenere in vita la guerra per una "Algeria francese".

E' quanto sta accadendo oltretevere. I maggiori esponenti della DC e del Vaticano, Andreotti e il cardinale Villot in testa, sono sempre stati nemici acerrimi del referendum abrogativo della "legge Fortuna". Non perché, come alcuni cialtroneggiano, essi abbiano a cuore di non scatenare, per civile senso di responsabilità, una "guerra di religione": essi, per primi, infatti sanno che di "religione" e - tanto meno - di "guerra religiosa" comunque non ce ne sarà, perché sono in gioco interessi di potere politico clericale e non articoli di fede e la libertà di pregare e di credere nell'infallibilità del Papa o nell'assunzione in cielo di Maria in corpo e anima. No. Ma essi sanno bene che andranno o andrebbero al massacro, verso una sconfitta che farebbe impallidire quella riportata nei giorni scorsi sul progetto di legge divorzista. Ma tutti, per tre anni, hanno ritenuto buona regola di guerra quella di minacciare ai laici questa iniziativa, non per convincerli ma per offrire un pretesto plausibile a quelli fra

loro che fossero decisi a compromessi sostanziali e a far saltare la maggioranza divorzista in Parlamento.

Così, anch'essi hanno freddamente giocato sulla buona fede dei loro "ufficiali", dei collitorti di parrocchia, degli "ultrà" e dei tetri nostalgici dei fasti della Controriforma, più qualche simpatico vecchio elefante o più giovane boy-scout della DC, Ora, sono questi a presentare allo sconto la cambiale in bianco firmata dagli Stati maggiori. E, con molta probabilità, in più o meno evidente polemica con i superiori, raccoglieranno davvero le cinquecentomila firme e ci sarà, alla fine, nel marzo 1972, il referendum abrogativo.

Nell'attuale situazione - non dispiaccia al prof. Luzzatto-Fegiz e alla sua testarda manipolazione statistica - s'annuncia un vero massacro per i clericali. Stiamo già prendendo contatti per creare un grande Comitato di credenti contro l'abrogazione del divorzio attraverso il referendum popolare. Il mondo cattolico è, in questa ipotesi, alla vigilia di una spaccatura profonda e definitiva, in tre tronconi che possiamo indicativamente definire in tal modo: un troncone giovanneo e cattolico-liberale, uno ultra-clericale comprendente anche i "laici" del MSI e del MAIL, un terzo ligio all'equivoco paolino e democristiano. Dovremmo esser tranquilli. Il grande motivo di alcuni per l'adesione al "centro-sinistra" fu dato dall'illusione che si sarebbe con tale schieramento spezzata l'unità politica dei clericali nella DC (e oggi Andreotti è invece il più solido profeta dell'estensione di quella politica); saremo invece noi ad assicurare, su posizioni di confronto democratico e radicale, tale spaccatura.

Ma la situazione è in via di mutamenti sostanziali. Fra due anni, anche in quella occasione, l'unità "divorzista" dei partiti non clericali e non fascisti potrebbe essere rotta. Per dirla francamente, non ci piacciono affatto, per esempio, gli attacchi così precipitosi, reiterati, diffamatori, contro i "leghisti" laici, scatenati nei giorni scorsi dagli "apparatchniks" del PCI. Non ci piacciono non perché li temiamo per noi: ci fanno solo sorridere, Vogliono isolarci dall'immensa maggioranza dei compagni del PCI o votanti PCI e riusciranno solo a isolarsi loro; non è lecito mettere infatti in dubbio lo spirito e la decisione laica e anticlericale degli otto milioni di voti comunisti, che non sono dati dal cinquemila funzionari d'apparato che ci attaccano. Non ci piace perché "possono" - dico "possono" - testimoniare del rischio di un folle progetto di repubblica "neo-concordataria" (e, in realtà, "anticonciliare") in cui dignitari ecclesiastici e dignitari burocratici si spartiscono il potere nella provincia

italiana, politica nient'affatto impossibile per chi non abbia una visione superficiale e di maniera dell'universo burocratico: è proprio, infatti, da quel grigiore che nascono gli incubi, le terrificanti proiezioni fantastiche, le allucinanti e disumane necessità politiche, che da Praga, simbolicamente, Kafka consegnava alle generazioni che hanno preceduto stalinismo e nazismo, e London oggi a noi.

Non è che un esempio, il più pericoloso ed eloquente. Ecco perché non potremo e non dovremo disinteressarci del referendum. Vigileremo e, come in passato, dovremo per prima cosa mettere il morso a bestie di casa nostra, che stan dando in pericolose smanie...

Di nuovo, la raccolta di firme per il referendum abrogativo del Concordato, la sollecitazione e l'appoggio di iniziative parlamentari per la abolizione dell'art. 7 con procedura di revisione costituzionale, appaiono quindi gli strumenti più adatti per difendere il divorzio e la vittoria che il Paese ha in questi giorni conquistato. Perché non solo firmeremo per vincere, ma costituiranno un'occasione unica per la creazione di organismi moderni di massa democratici, ancora più potenti e decisivi della LID.

Coloro che hanno annunciato di aver già iniziato la raccolta delle firme per il referendum abrogativo del divorzio hanno comunicato che tremila "attivisti" sono stati incaricati di raccogliere duecento firme ognuno. Saremmo curiosi di sapere la professione di questi "attivisti"... Ma, senza funzionari, senza organizzazioni, senza parrocchie, senza parastato e ospedali, anche noi dobbiamo raggiungere lo stesso obiettivo.

Ai compagni comunisti, socialisti, democratici, libertari, agli amici della sinistra liberale, vada il fiducioso saluto per questa nuova, grande, comune battaglia.

Il Paese ha bisogno, anche a livello di governo e di maggioranze parlamentari, di quei temi e di quegli schieramenti laici che, de noi imposti sul divorzio, i vertici di tutti i partiti sembrano invece ritenere impossibili o dannosi. Una maggioranza di libertà e di progresso che respinga nella opposizione democristiani e conservatori di ogni bordo. Non abbiamo bisogno, nessuno, di veder rinnovare lo sfacelo della FGCI negli anni Cinquanta, quando, postosi l'obiettivo di cinquecentomila iscritti, si trovò in due o tre anni a duecentomila - al massimo - associati: ricordi Berlinguer questo esempio che lo riguarda così da vicino. Non abbiamo bisogno dell'assennatezza dell'on. Malagodi che ha reso le tradizioni liberali asfittiche e reazionarie, testimonianza temeraria di incapacità politica. Abbiamo bisogno di uomini e gruppi che hanno la fiducia di saper vincere, e non l'astuzia di mascherare l'abbandono dei motivi per i quali scesero un tempo in lotta con "nuovi corsi" e "dialoghi" nei quali saremmo tutti per

denti.

 
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