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Pannella Marco - 1 marzo 1971
Una risposta alla sfida clericale
Marco Pannella

SOMMARIO: Nella fase finale della campagna per il divorzio si era addivenuto - in sede parlamentare - ad un accordo tra i partiti divorzisti e la Dc. I democristiani si impegnavano a non fare ostruzionismo contro la legge Fortuna-Baslini in cambio dell'approvazione della legge attuativa del referendum, previsto dalla Costituzione. Varato il divorzio da subito un comitato di cattolici cominciò la raccolta delle firme per il referendum abrogativo.

Questo breve intervento di Pannella - un appello per una manifestazione - è interessante perché delinea una iniziale opposizione al referendum cattolico, che sarà poi superata con la richiesta di arrivare al più presto al referendum quale doveroso momento di confronto e di scontro.

(Lettera aperta a laici e divorzisti - Marzo 1971 da " Marco Pannella - Scritti e discorsi - 1959-1980", editrice Gammalibri, gennaio 1982)

Continuando in una vergognosa, secolare tradizione di intervento e di sopraffazione della società civile in difesa di interessi politici di contenuto autoritario, di abuso della religione e della libertà di coscienza, di inumano, scandaloso esercizio di un potere illecito, forze confessionali e vaticane, con l'appoggio della CEI, stanno tentando di ottenere l'abrogazione della "Legge Fortuna-Baslini" mediante un antidemocratico referendum "popolare".

Il 22 marzo, anche a Roma, nell'imminenza della Pasqua, sfruttando così la ricorrenza religiosa, intendono iniziare la raccolta delle cinquecentomila firme necessarie per raggiungere questo risultato. Vescovi, parroci, suore, stipendiati dallo Stato con i soldi di tutti i cittadini, a partire da luoghi di culto, scuole, ospedali, enti assistenziali, che vivono anch'essi con danaro pubblico - stracciando ancora una volta quello stesso Concordato che difendono accanitamente per gli immensi privilegi che loro accorda - cercheranno così una prima, clamorosa affermazione della rivolta sanfedista e reazionaria che hanno con l'inganno, la falsità, la prevaricazione fomentata.

Non dobbiamo sottovalutare il pericolo. Dobbiamo subito rispondere chiaramente, ammonendo il Vaticano, la Democrazia cristiana, che non possono sperare di restare fuori della mischia che hanno voluto, facendo passare i Greggi, i Fusacchia, i Padre Mariano, gli Enrico Medi, i Gabrio Lombardi (che da soli raccoglierebbero si e no poche migliaia di firme) come i responsabili dell'iniziativa. La storia dei "cattolici democratici" e delle massime gerarchie ecclesiastiche ricattate e condizionate da un pugno di clericali intransigenti è semplicemente incredibile. Possiamo ancora impedire il referendum, se questo apparirà chiaro, se sapranno quanto costerebbe loro questo attacco massiccio alla libertà di coscienza, a una legge umana, al diritto alla famiglia, alla laicità dello Stato. Ma rischiamo di fallire. L'assenteismo, l'indifferenza, la consueta insensibilità delle grandi forze organizzate, la mancanza di mezzi, l'impossibilità di annunciare questa manifestazione con manifesti e con la stampa, costituiscono u

n pericolo grave. Vi inviamo quindi questo nuovo appello perché sappiate che solo organizzando voi, spontaneamente, con i vostri conoscenti laici e le vostro famiglie, i vostri colleghi e compagni di lavoro e di attività sindacale e politica, la partecipazione a questa manifestazione, essa avrà successo. Noi non possiamo fare di più.

Abbiamo comunque fiducia. Roma democratica e laica, i militanti divorzisti di ogni altra città, non possono non comprendere la necessità e la moralità di questa risposta alla nuova sfida clericale. Ritroviamoci dunque a piazza Navona, domenica 14 marzo, alle ore 10,30, amici e compagni vecchi e nuovi di una delle più civili ed entusiasmanti battaglie che il nostro Paese ha in questi anni conosciuto e - finora - vinto.

 
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