SOMMARIO: Il PCI no può pensare di migliorare la legge sul divorzio trattando con la Chiesa e con la DC che sono contrarie al divorzio come istituto. Noi troveremo la forza di far giudicare agli elettori questi darmmatici errori politici. La LID intende denunciare la fazosità della stampa nazionale che non vuole dare informazioni circa i sondaggi sugli esiti del referendum ché mostrano che ci sono almeno cinque milioni di maggioranza per la difesa della legge; è anche opportuno denunciare il PCI e gli altri patrti laici che hanno svolto unicamente trattative contro la legge Fortuna con la mistificazione della pretesa di migliorarla.
(NOTIZIE RADICALI N. 138, 16 novembre 1972)
Roma, 12.11. 1971 (NR) - LE TRATTATIVE IN CORSO SONO NON CONTRO IL REFERENDUM MA CONTRO LA LEGGE FORTUNA - SE IL PCI PENSA DAVVERO DI "MIGLIORARE" LA LEGGE SUL DIVORZIO TRATTANDO CON LA CHIESA E LA DC PUO' ANCHE TENTARE DI MIGLIORARE LA LOTTA ANTIFASCISTA METTENDOSI D'ACCORDO CON I FASCISTI DI ALMIRANTE - DA 18 MESI NON SI PUBBLICANO SONDAGGI SUL REFERENDUM PERCHE' MOSTRANO CHE CI SONO ALMENO CINQUE MILIONI DI MAGGIORANZA PER LA DIFESA DELLA LEGGE - VERGOGNOSA DISONESTA' DI REGIME DI GRAN PARTE DELLA STAMPA NAZIONALE CHE CENSURA E DISTORCE LE POSIZIONI DEL MOVIMENTO LAICO E DIVORZISTA.
E' ormai chiara la posta in gioco tra Chiesa, DC e Partito Comunista: la legge Fortuna risulterà stravolta e abrogata, il referendum si terrà ugualmente, il divorzio sarà un'istituto pressoché eccezionale (e di classe, perché agibile in particolar modo dai ceti abbienti), la giurisdizione ecclesiastica privilegiata e sostanzialmente imposta a chi voglia in tempi umanamente accettabili riacquistare il diritto alla famiglia, i "credenti" vengono consegnati come "oggetto" alla sovranità temporale vaticana. La reticenza manifesta della relazione Berlinguer che sottrae al Comitato Centrale del PCI ogni elemento di discussione nel merito e nella sostanza del compromesso che si va tentando, è una riprova del carattere verticistico, "lateranense", antidemocratico che hanno assunto le trattative sul Concordato, sul divorzio e sul referendum. Se il PCI pensa davvero di migliorare la legge sul divorzio trattando con la Chiesa e con la DC, può almeno anche tentare di migliorare la lotta antifascista mettendosi d'accordo
con i fascisti di Almirante. Ma non ci si illuda: troveremo la forza, se necessario, perché il giudizio su questi drammatici errori politici, per non dire altro, sia data innanzitutto dai militanti, e dagli elettori comunisti e socialisti, laici e democratici.
Mentre gli onn. Cossiga e Bufalini approntano lo schema d'accordo e il "pacchetto" complessivo che resterà certamente meno chiaro, non è un caso che sia il capo della redazione romana del giornale della FIAT, un giornalista particolarmente legato agli ambienti clericali, a sostenere e diffondere i principi ed i particolari del tentato compromesso.
La LID, nel confermare l'esattezza di queste informazioni precisa però che il presupposto ormai accettato dai vertici politici impegnati nell'operazione non è affatto quello della non indizione o della rinuncia al referendum, ma solo quello di un impegno della Chiesa a non appoggiarlo. Si accetta dunque di considerare come una "conquista" o una concessione quel che è semplice e obbligato rispetto delle leggi costituzionali e penali del nostro paese; si offre inoltre allo schieramento clericale ed alla C.E.I. una via d'uscita dal vicolo cieco nel quale si sono volutamente cacciati, dal ricatto antidemocratico e sovversivo tentato e naufragato - se è vero come è vero che da diciotto mesi non si pubblicano i sondaggi fatti sull'esito del referendum perché i divorzisti risultano vincenti, sin da ora, e malgrado la posizione di abdicazione dei partiti laici, con almeno cinque milioni di voti.
Si concede dunque quel che nessun referendum, nessun confronto politico democratico mai avrebbe permesso di sperare di ottenere. Per "opporsi al disegno clerico-fascista" si mortifica e offende dunque laicismo e democrazia, lo si premia e rafforza, si rinuncia a presupposti ideali e di metodo, si scredita deliberatamente una legge che ha vinto perché giustamente venne accolta e sostenuta come una bandiera di civiltà e di progresso civile da tutto il paese.
La LID combatterà fino in fondo tale operazione. Essa non può intanto non accusare pubblicamente di falso e di disonestà quella gran parte della stampa nazionale, dal "Corriere della Sera" all'Unità, che al seguito delle calunniose affermazioni dei principali attori di questa vicenda, attraverso una continua opera di censura e di distorsione delle sue posizioni, cerca di far dimenticare all'opinione pubblica democratica la realtà della situazione. Coloro che affermano che la LID e il Partito Radicale hanno voluto e sostenuto il referendum al pari delle forze clericali della Chiesa, della DC e del MSI, sanno infatti che dal mese di gennaio, in ogni occasione, ad ogni livello, nei paesi e nelle città, nelle chiese e nelle piazze, in Parlamento e sulla stampa, con denunce giudiziarie e contestazioni delle illegittimità che ancora oggi continuano perfino ad opera della corte di Cassazione, sono state le uniche forze impegnate senza riserva, fra l'incoscienza e l'irresponsabilità altrui, ad opporsi al referendum
stesso.
Né il PCI né gli altri partiti laici, ma solo e sporadicamente alcuni parlamentari, hanno fatto alcunché invece, checché affermino, in tal senso. L'unica loro opera è stata svolta non "contro il referendum" ma contro la legge Fortuna, con la mistificazione in atto della pretesa di migliorarla. Questo falso è clamoroso e indecente e mostra quanto disprezzo nutrano per le masse democratiche e dei lavoratori, per credenti e noncredenti, coloro che pensano di poter impunemente proporre loro l'accettazione di una tale smaccata menzogna.