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Pannella Marco - 24 novembre 1971
PER EVITARE UNA DISFATTA
Dare più forza alla LID

di Marco Pannella

SOMMARIO: In vista della convocazione del secondo Congresso Nazionale della LID, Pannella evidenzia il rischio che corre la legge Fortuna. La LID è mobilitata ad impedire l'approvazione di una "nuova" legge di divorzio che i parlamentari liberali Bozzi e Cottone stanno trattando con Cossiga nell'illusione d'impedire il referendum. Per questo motivo Pannella esorta tutti coloro che hanno dimostrato solidarietà alle iniziative della LID a partecipare al Congresso ed a contribuire al tesseramento.

(NOTIZIE RADICALI N. 139, 24 novembre 1971)

"Mentre scriviamo queste righe di convocazione del II Congresso Nazionale siam tesi ad impedire l'approvazione di una "nuova" legge di divorzio e l'abrogazione di quella Fortuna, al Senato, prima dell'elezione del nuovo Presidente della Repubblica.

Ancora una volta la LID è in parte riuscita a infliggere un duro colpo a chi stava e sta imbastendo attorno ed a spese del divorzio mercati inconfessati: senza la opposizione dura che abbiamo scatenato il "disegno" Bufalini-Cossiga-Bozzi si sarebbe già compiuto.

Non più tardi di ieri "Paese Sera" e "l'Unità" assicuravano con titoli trionfali che in pochi giorni il nuovo progetto, cioè quello del divorzio ancor più severo, lungo, complicato e costoso, sarebbe stato presentato senza altri indugi in Parlamento.

Se questo accadrà, se non riusciremo ad impedirlo, tutti i processi in corso dovrebbero adeguarsi alla nuova legge e non più a quella Fortuna.

Il "fronte laico", in verità, ha ritrovato la sua unità: ma come per vent'anni nel servilismo e nella subalternanza - prima che gli imponessimo la vittoria divorzista. Solo Loris Fortuna (ancora una volta), Eugenio Scalfari, Bonea, Baslini, forse Mussa Ivaldi e la pattuglia del "Manifesto" hanno consentito ai laici ed ai divorzisti di aver voce anche a livello di parlamento e di classe dirigente. Gli altri, o tacciono, o consentono all'operazione di liquidazione della vittoria che riportammo un anno fa.

Eppure la situazione sembra chiara: se la legge che Bozzi e Cottone stanno trattando con Cossiga non conterrà riforme sostanziali, non avremo che una operazione di gratuita demolizione di una legge profondamente civile e seria, e il referendum abrogativo non potrà farsi ugualmente. Se vi saranno riforme sostanziali, accettate dalla DC, dal Vaticano e dalla CEI, vorrà dire che i clerico-fascisti hanno vinto senza nemmeno aver bisogno di combattere e che hanno strappato a tavolino una vittoria che il referendum non avrebbe loro mai dato; in tal caso, certo, il referendum non si farà.

Intanto dal PLI al PCI, non contenti di questo drammatico errore, si professa chiaramente che non vi sono preclusioni contro candidati della DC alla Presidenza della Repubblica; si ingoia il veto a Basso nelle votazioni per la Corte Costituzionale; si tratta in segreto le revisione cioè la conferma del Concordato, senza dar seguito all'impegno assunto di interrompere ogni negoziato nel caso di un impegno della Chiesa a favore del referendum; non si denuncia il vulnus al Concordato ed alla legge italiana inferto dal "motu proprio" del papa, che esigerebbe una immediata iniziativa legislativa; si lascia che la DC saboti ogni riforma significativa nei settori della scuola e della sanità, oltre che della famiglia... Che cosa potran vendere e svendere, dopo questo fallimentare e liquidatorio bilancio, non si comprende.

Se quest'anno, invece del poco più di mille iscritti avessimo avuto la modesta cifra di diecimila contributi e tessere, non saremmo arrivati a questo punto. Troppi, non solo fra i leaders politici, hanno abbandonato il campo e stanno tradendo. Qualche migliaia di amici, convinti che il "loro" divorzio, comunque, fosse assicurato, sono scomparsi. Rischiano e rischiano di pagarlo caro.

Abbiamo fatto questo foglio sulla testata di "Notizie Radicali" perché, come LID, non abbiamo che debiti. Non che la situazione sia molto diversa per il Partito Radicale, ma il Segretario Nazionale ed il Tesoriere del PR hanno deciso di dare così un nuovo necessario tributo agli amici della LID.

Ora vedremo quel che accadrà. Se al Congresso saremo pochi, lo avranno vinto Andreotti, Fanfani, Montini e Almirante. Se ci troveremo in molti, da tutte le città d'Italia, avremo creato la premessa per la definitiva vittoriosa conquista della legge Fortuna.

Dovremo prepararci al referendum, ma prima ancora dovremo fornire una risposta pubblica e solenne alla errata politica che pressoché unanime la classe politica democratica sta compiendo.

Gli assenti hanno sempre torto: ma in particolare in questo caso. Per evitare la fatica e i sacrifici di un viaggio a Roma, finirebbero tra l'altro per pagare decuplicate - almeno - le somme così risparmiate.

Saremo in molti, dunque? Speriamolo. Da Trieste a Palermo e Avola, da Aosta a Lecce, a Cagliari, da Firenze a Bari, non solo divorzisti, i vecchi compagni, ma chiunque senta la nausea e lo sdegno crescere dinanzi al triste e pericoloso spettacolo che abbiamo dinanzi, socialisti, radicali, democratici, amici e compagni delle sinistre liberali, libertarie o comuniste sappiamo che abbiamo bisogno di loro, così come la democrazia e la libertà hanno bisogno una volta di più di noi, della LID, più forte, più decisa, più ricca di energie e di mezzi che nel passato.

Centinaia di compagni ci hanno scritto, a Fortuna, a Mellini, alla LID - negli scorsi mesi - per ringraziarci, incoraggiarci, mostrando fiducia e accordo. Se dicevano il vero, lo dimostrino: vengano al Congresso, contribuiscano al successo del tesseramento per il 1972, dell'autofinanziamento della manifestazione, della sottoscrizione straordinaria.

Fino al 4 e 5 dicembre ci sentiamo impegnati ad andare avanti anche nelle attuali condizioni. Se si debba e possa proseguire deve stabilirlo il Congresso.

Amici divorzisti, auguri di buon lavoro ed arrivederci al 4 e 5 dicembre".

 
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