LID - DICHIARAZIONE DI MARCO PANNELLA, DELLA PRESIDENZA NAZIONALESOMMARIO: Fornisce, commentandoli, i dati del sondaggio/inchiesta promosso dal "Corriere della Sera" e dalla "Demoskopea" in tema di divorzio e di referendum. Denuncia che la "Doxa" abbia tenuto nascosti per più di un anno i dati relativi, "al servizio di una operazione politica inqualificabile". Nei nuovi sondaggi, solo un terzo degli italiani ha risposto al "ricatto" della Chiesa, ecc. Tutti i dati confermano quel che la LID ha sempre detto, cioè che il referendum è "una tigre di carta", e che solo la Chiesa ha ormai interesse a che esso non sia tenuto, mentre i "credenti e non-credenti laici e democratici" "non possono temere la vittoria delle loro idee". Stiano dunque attenti "i dirigenti dei partiti che dovrebbero essere laici e democratici" a non essere travolti dal "crollo morale, politico e storico" del regime, ecc.
Seguono i dati dell'inchiesta Demoskopea.
(NOTIZIE RADICALI n. 143 del 15 gennaio 1972)
Roma, 6 gennaio - "L'inchiesta pubblicata dal Corriere della Sera e dalla Demoskopea conferma infine in modo inequivocabile, e clamoroso per chi ha voluto non vedere e non sentire, informazioni, dati, valutazioni che la LID ha ininterrottamente fornito sin dal 1971, o precisato e ribadito costantemente. Conferma anche che la DOXA ha omesso da più di un anno di pubblicare dati relativi a divorzio e referendum al servizio di una operazione politica inqualificabile".
Malgrado la tacita connivenza dei partiti che votarono il divorzio, soltanto un terzo degli italiani o poco più ha risposto all'appello, anzi al ricatto della Chiesa, del Pontefice, della DC, del MSI. Un paese che sarebbe al 98% "cattolico" ha già acquisito per suo conto, malgrado gli errori e la diserzione dei grandi partiti democratici, 7 milioni di elettori di maggioranza a sostegno degli ideali laici e della legge divorzista. Altri dati LID vengono suffragati: almeno il 20% del clero è favorevole, senza remore, alla legge Fortuna; solo il 48% dei regolarmente praticanti dichiarano che avrebbero votato "contro" al momento dell'approvazione della legge.
Per anni la LID ha denunciato il referendum come una "tigre di carta", come un'operazione volta a fornire alibi e paure per consentire ai "laici" di giustificare cedimenti e tradimenti neoconcordatari e antidivorzisti. Per anni ne ha denunciato il carattere costituzionalmente e democraticamente inaccettabile, di tentata violenza contro la coscienza dei credenti, sostenendo però che nessun dubbio poteva esservi sul carattere strumentale di questa minaccia. Ora è chiaro che è la Chiesa ad aver bisogno di non fare il referendum che ha promosso, non i sostenitori della legge Fortuna: i "fuori-legge del matrimonio", i laici italiani. Se la Corte Costituzionale, entro il 20 gennaio, legittimerà la richiesta di referendum, questo deve ormai essere tenuto; la legge-truffa Carettoni-Bozzi, così come la revisione, cioè la conferma, dei Patti Lateranensi - l'una e l'altra prezzo che i "laici" dichiaravano d'essere disposti a pagare per salvare la "pace religiosa" e l'istituto del divorzio - devono essere condannate e i
mpedite.
I credenti e non-credenti laici e democratici sono grande maggioranza nel paese, ed essi non possono temere la vittoria delle loro idee, di principi fondamentali di civiltà, così come i vertici dei partiti che dovrebbero rappresentarli hanno mostrato di fare. In questa torbida vicenda i veri estremisti si sono dimostrati la Chiesa, da una parte, e - nel trasformismo e opportunismo - coloro che ci accusavano d'essere piccola minoranza avulsa dalla realtà delle masse e dalla coscienza del paese.
Badino i dirigenti dei partiti che dovrebbero essere laici e democratici a non essere travolti anch'essi nell'ormai evidente crollo morale, politico e storico in cui si sta risolvendo la minacciosa e proterva pretesa della Santa Sede e della CEI di opporsi alle lotte per la conquista di fondamentali diritti civili, condotte finalmente, con ritardo secolare, anche in Italia. La coscienza dei credenti e dei non-credenti democratici italiani non è più disponibile né per i falsi valori partigianamente proclamati nel suo messaggio dal Presidente Leone, né per operazioni neo-concordatarie e anti-conciliari, che in questi giorni si stanno riprendendo al Senato della Repubblica, per colpire la legge Fortuna".
Per comodità dei nostri lettori, riproduciamo qui di seguito alcuni dati dell'inchiesta della Demoskopea:
persone intervistate: 2332
Sesso: %
- maschi 48,9
- femmine 51,1
Età: dai 16 anni in su
Titolo di studio:
- nessuno 6,6
- licenza elementare 46,3
- titolo superiore 47,1
DOMANDA 1
"Se venisse fatto il referendum per decidere se mantenere in vigore o abrogare la nuova legge sul divorzio, Lei voterebbe per mantenere la legge o per abrogarla?
(Intervistati da 21 anni in su) %
- voterebbero per mantenere la legge 58,4
- voterebbero per abrogarla 34,1
- sono incerti, indecisi 7,5