di Mauro MelliniSOMMARIO: L'entrata in vigore nei tribunali ecclesiastici del "motu proprio" sui giudizi matrimoniali, accelerando le procedure, ha causato un notevole aumento degli annullamenti presentati alle Corti di Appello da parte delle Autorità ecclesiastiche.
(LA PROVA RADICALE N.2, BENIAMINO CARUCCI EDITORE, Inverno 1972)
Il primo ottobre è entrato in vigore nei tribunali ecclesiastici il "motu proprio" di Paolo VI sui giudizi matrimoniali.
L'acceleramento delle procedure di annullamento determinato dalla nuova regolamentazione procedurale è destinata ad avere conseguenze notevoli nella strategia della Chiesa per fronteggiare il nuovo dato del divorzio nel nostro Paese e per trovare nuove forme di sfruttamento del potere che gli deriva dal Concordato. Se infatti il "motu proprio" è legge generale della Chiesa, valida come tale per tutti i paesi in Italia esso ha conseguenze particolari per gli effetti civili che le sentenze ecclesiastiche in materia matrimoniale, immediatamente dispiegano, a causa delle norme concordatarie, nel nostro ordinamento giuridico.
Nel 1970, ultimo anno di cui si possiedono fino a questo momento statistiche generali, gli annullamenti presentati alle Corti d'Appello da parte delle Autorità ecclesiastiche, sono stati 815. Nel 1971 si è verificato un notevole aumento: alla sola corte d'appello di Roma, mentre nel 1970 erano stati presentati 170 annullamenti, nel 1971 ne sono stati presentati 200. Per valutare il balzo in avanti delle cause e delle sentenze di annullamenti negli ultimi mesi del '71, si deve tener conto che il progressivo e costante aumento, verificatosi negli ultimi anni, a causa della larghezza sempre maggiore della Chiesa e dei tribunali ecclesiastici, aveva subito una battuta d'arresto per l'approvazione della legge Fortuna. In particolare nella prima metà del '71 si era avuta una netta flessione dei nuovi ricorsi e degli appelli presentati contro sentenze sfavorevoli. Per la prima volta il bilancio del tribunale del vicariato di Roma ha registrato un deficit di 20 milioni di lire. Pare che le preoccupazioni della Sacra
Rota e della Curia per questa diminuzione di attività si sia attenuata dopo il "motu proprio". E' ancora presto per avere dai dati statistici una conferma della rinnovata capacità concorrenziale nei confronti del divorzio assicurata ai tribunali ecclesiastici. I sintomi però giustificano l'ottimismo dei monsignori. Nel mese di gennaio alla Corte d'Appello di Roma sono arrivati annullamenti ecclesiastici al ritmo di oltre uno al giorno. Ciò significa che la sola Corte d'appello di Roma riceverà quest'anno almeno tanti annullamenti quanti ne venivano presentati per l'esecutività a tutte le Corti d'Italia fino a cinque o sei anni fa. Ma probabilmente si tratta di una valutazione errata per difetto, perché tenuto conto del tempo necessario per ottenere il visto sostitutivo dell'appello e per il controllo del Tribunale della Signatura, non è ancora arrivata alla Corte d'appello la prima ondata di annullamenti confezionati col metodo rapido del "motu proprio".
Ciò che stupisce di più, o meglio che dovrebbe stupire di più, è la mancanza di ogni reazione da parte dello Stato, e delle stesse forze laiche. Lo Stato dichiara esecutivi con la stessa disinvoltura i mille o due annullamenti di oggi come ne dichiarava esecutivi un centinaio non molti anni fa, assicurando la collaborazione sul mercato italiano del prodotto confezionato con il metodo artigianale della tradizionale lentezza e diffidenza canonica.
Intanto nuovi nomi si aggiungono alla lista degli esponenti del mondo clericale che possono permettersi di continuare a professare una intransigente ostilità al divorzio, malgrado le loro vicende personali, grazie ad un provvidenziale annullamento. Ultimo, l'esponente fanfaniano della DC romana Mauro Bubbico.
Pare che la commissione ministeriale che a suo tempo »indagò sugli aspetti del Concordato da prendere in considerazione per chiederne la revisione, non si sia mai curata di prendere in esame gli aspetti statistici di questo assurdo sistema degli annullamenti concordatari di matrimoni, come se il mutamento dei termini numerici non rappresentasse anche una trasformazione qualitativa del fenomeno.
Dopo il "motu proprio" che generalizza l'annullamento facile, se fosse approvata una qualche legge Carettoni per un divorzio più difficile, il giuoco sarebbe fatto: il trionfo degli annullamenti rotali in regime di concorrenza sarebbe assicurato dimostrando quello che gli economisti avevano scoperto da tempo: che un regime di monopolio assicura a chi lo esercita vantaggi che non scompaiono solo perché un bel giorno viene abolita la privativa legale e che fiorenti monopoli di fatto possono esistere benissimo in regime di apparente concorrenza. Specialmente quando chi fa la concorrenza è ben deciso a non farla e a non lasciarla fare sul serio.