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Azione Nonviolenta - 31 dicembre 1972
Obiezione di coscienza: cronaca del dibattito parlamentare

SOMMARIO: La cronaca del dibattito parlamentare sulla proposta di legge sper i riconoscimento dell'obiezione di coscienza, dal 16 novembre, data di inizio della discussione in Senato, al 30 novembre giorno in cui viene approvata; il 4 dicembre la Camera decide di affidare il progetto di legge alla Commissione Difesa in sede deliberante che l'approva senza modifiche il 13-14 dicembre.

(AZIONE NONVIOLENTA, novembre/dicembre 1972)

16 NOVEMBRE. - Il digiuno di protesta del centinaio di pacifisti - obiettori, nonviolenti e radicali - iniziato il 1· ottobre e protrattosi per Alberto Gardin e Marco Pannella fino al limite drammatico di 38 giorni, era riuscito ad ottenere che il Parlamento definisse una data precisa per l'inizio della discussione dei progetti di legge, data fissata e mantenuta per il 16 novembre. Si doveva di diritto iniziare alla Camera; la discussione è invece incominciata al Senato, dove migliori erano le condizioni, anche per il precedente della legge-truffa votatavi nella scorsa Legislatura, che il primo varo fosse il più retrivo possibile.

I lavori si aprono alla Commissione Difesa del Senato con la relazione di Rosa (DC), relatore di maggioranza, il quale propone e sostiene come testo base il progetto Marcora (DC), criticando quello Cipellini che diversamente dal primo esclude la commissione inquisitrice e prevede la dipendenza del servizio civile dal Ministero del Lavoro. Venanzetti (PRI) interviene a sostenere la libera scelta (niente cioè commissione inquisitrice) e la sottrazione dell'obiettore dalla giurisdizione militare, e postula che il servizio civile debba dipendere dal Ministero degli Interni attraverso il Servizio della Difesa Civile. Arnone e Gatto (PSI) parlano a favore del progetto Cipellini.

De Zan (DC) riconosce l'impossibilità la non liceità della commissione inquisitrice e della giurisdizione militare sull'obiettore: "La legge è piuttosto ipocrita. Non esiste un criterio obiettivo per stabilire se un giovane è o non è un obiettore di coscienza". (Per questa dichiarazione - informa "Panorama" del 14-12-1972 - il sen. De Zan "si è attirato un cicchetto dal vice-presidente del suo gruppo, il fanfaniano Giuseppe Bartolomei: `Devi capire che questo è il massimo che si può ottenere dai militari. Se insistiamo a voler cambiare questo testo, rischiamo di trovarci con un pugno di mosche in mano'").

Il rappresentante del governo, sottosegretario alla Difesa Montini, sostiene il progetto Marcora criticando duramente quello Cipellini che, a suo parere, rimetterebbe in discussione alcuni problemi di legittimità costituzionale. Pirastu (PCI) e Antonicelli (sinistra indipendente) difendono il principio della commissione, sulla presunzione che una libera scelta da parte dei giovani conduca ad un esercito di mestiere o comunque ad un rafforzamento dei corpi a lunga ferma e all'invigorimento della destra nell'esercito; inoltre la mancanza di una commissione fornirebbe ulteriori privilegi ai "figli di papà" pseudo-obiettori, che più facilmente dei proletari possono sobbarcarsi la più lunga durata de servizio civile.

21 NOVEMBRE. - Si riaprono i lavori limitatamente ad un emendamento all'art. 1 e si ha la prima votazione. Il sen. De Zan era stato inspiegabilmente sostituito da un altro senatore fedele alla linea governativa. Il repubblicano Venanzetti si trova schierato con il blocco delle sinistre. Accade qui un fatto molto significativo che non tarderà ad avere il suo seguito di polemiche. Ecco come il settimanale "Settegiorni" lo riferisce e commenta: "La discussione preliminare dei due progetti di legge presentati in Senato nella presente legislatura (dal dc Marcora e dal socialista Cipellini) si è conclusa martedì con un voto in odore di inquinamento nero. Ecco come. I senatori della commissione difesa cono 26, la maggioranza è dunque di 14 voti; ma con il rappresentante repubblicano passato all'opposizioni, le forze governative sommano solo 13 voti (undici dc, un liberale, un socialdemocratico; anche il presidente della commissione, Garavelli, è del Psdi, ma è consuetudine che il presidente si astenga; ed è stato s

ostituito una dc, il senatore De Zan, che aveva già annunciato la sua opposizione), e quindi i due voti fascisti possono diventare determinanti. E infatti, nonostante la loro opposizione di principio a qualsiasi statuto sull'obiezione di coscienza, i due si schierano con i rappresentanti governativi. Ma sono davvero determinanti i loro voti? Secondo Garavelli no. Il presidente farà notare che al momento del voto un senatore si era assentato; e che quindi il quorum si era abbassato a 13; e che anche lui, rompendo con la consuetudine, aveva votato; e che pertanto i voti fascisti erano solo aggiuntivi... Una maggioranza pulita, dunque, dal punto di vista numerico. Ma anche da quello sostanziale?".

A questo punto, invece di andare avanti nell'esame degli articoli e dei vari emendamenti, la commissione decide di passare tutto all'assemblea per il 29 novembre. Con il voto di cui si è parlato sopra la commissione trasmette al Senato come testo base il progetto Marcora.

29 NOVEMBRE. - In seduta notturna l'assemblea di Palazzo Madama inizia il dibattito con una relazione del senatore dc Vito Rosa, il quale sottolinea prima di tutto il "grande vuoto" che esiste nella legislazione italiana a proposito dell'o.d.c. che deve essere colmato al più presto. Egli ricorda come sia difficile risolvere il problema dei testimoni di Geova che rifiutano anche un qualsiasi servizio alternativo; e afferma potersi dividere gli obiettori in due categorie, quella dei libertari i quali, invocando una società liberata da ogni tipo di ordinamento, respingono il concetto stesso di Stato, e la categoria di coloro che invece si oppongono al servizio militare semplicemente come preparazione alla guerra: solo quest'ultima categoria, secondo Rosa, è quella dei "veri obiettori", anche perché aggiunge - è comunque necessario respingere ogni tesi tendente ad identificare il pacifismo con una condanna dell'apparato militare, essenziale invece, secondo lui, nell'ambito dello Stato. Entrando nel merito della

legge Rosa ha affermato che un periodo di servizio civile più lungo per gli obiettori non deve ritenersi troppo gravoso, visto che i giovani che prestano normale servizio di leva restano a lungo soggetti all'obbligo del richiamo alle armi per addestramento. Ha inoltre insistito nel rifiuto dell'automatismo nel riconoscimento dell'obiettore.

In un breve intervento il Ministro della Difesa Tanassi ha voluto ricordare che il medesimo disegno di legge era stato approvato nel luglio del '71 con il voto del centro-sinistra e dei liberali e con la "benevola astensione" della sinistra.

Il relatore di minoranza Arnone (PSI) ha fatto un ampio e approfondito esame del testo Marcora rilevandone gli errori di impostazione, le incongruenze e le contraddizioni. Arnone ha sottolineato nel testo l'esistenza di una discriminazione nei confronti di motivazioni non "comode" come quelle degli obiettori che esprimono una critica in termini politici all'uso collettivo delle armi. Si è quindi pronunciato contro l'istituto della commissione "vero e proprio tribunale col compito di inquisire nella coscienza dell'obiettore". Secondo Arnone il problema dell'accertamento dei falsi obiettori non esiste, a meno che non si voglia parlare in termini di discriminazione ideologica e politica. L'impostazione, ha aggiunto, in realtà punitiva, discriminatoria e sostanzialmente elusiva dei principi che pur si vorrebbero riconoscere, è confermata e aggravata da norme secondo le quali la gestione del servizio civile è affidata al Ministero della Difesa e il soldato-obiettore è sottoposto alla giurisdizione militare per un

periodo di otto mesi in più della ferma.

Per Tedeschi (MSI), altro relatore di minoranza, occorre opporsi a qualsiasi riconoscimento dell'o.d.c. sulla base della Costituzione repubblicana: "Se si dovesse accettare il principio che i cittadini sono liberi di `concepire' a modo loro i pubblici doveri derivanti dalla Costituzione, si arriverebbe presto all'anarchia: come, del resto, già sta accadendo". "Gli obiettori - ha detto tra l'altro - e i gruppi politici che li sostengono non esprimono più il semplice rifiuto all'uso delle armi, ma qualcosa di molto più grave: l'attacco alle forze armate, alle istituzioni, allo Stato". A proposito della commissione di accertamento, Tedeschi ha affermato che essa non risolve il problema: "bisognerebbe poter `radiografare le coscienze' dei giovani di leva. Pretesa addirittura assurda, anche perché la coscienza, nella maggioranza degli individui, è la cosa più elastica che si possa immaginare".

In breve questa la posizione dei vari gruppi: democristiani, socialdemocratici e liberali si pronunciano contro il riconoscimento automatico, dietro semplice domanda degli interessati, sostenendo invece una valutazione preventiva; repubblicani e socialisti, contrari ad ogni criterio di valutazione in quanto i convincimenti dell'obiettore sono insindacabili; i missini, contrari in linea di principio, sopportano il progetto come un "male minore"; i comunisti si pronunciano a favore di commissioni locali non sottoposte al Ministero della Difesa, mantenendo comunque la loro opposizione al criterio della libera scelta che secondo loro esporrebbe ad una inflazione degli obiettori tale da svuotare i contingenti ed aprire la strada al volontariato mercenario.

30 NOVEMBRE. - La discussione al Senato approda all'approvazione di un testo che resta sostanzialmente quello Marcora, modificato con alcuni semplici emendamenti formali, a parte la soppressione dell'art. 7 - voluta dall'opposizione e dalla maggioranza - che comminava, in aggiunta alla condanna da 2 a 4 anni di carcere, l'interdizione dai pubblici uffici per la durata di cinque anni agli obiettori non riconosciuti che continuano a rifiutare il servizio militare e a quelli che rifiutano ogni tipo di servizio. Un'altra modifica positiva è la disposizione transitoria che valuta un anno di carcere scontato per obiezione di coscienza, prima dell'approvazione della legge, sufficiente per esonerare dall'obbligo del servizio militare. Altro cambiamento è l'abolizione del principio secondo cui l'obiettore dovrebbe aver fatto prima della sua obiezione di coscienza "manifesta professione" dei suoi convincimenti. Alcuni emendamenti socialisti, miranti a sopprimere la norma in base alla quale il Ministero della Difesa co

n proprio decreto decide sulla domanda, sentito il parere di una commissione nominata dallo stesso Ministro, sono stati respinti.

Il Senato ha anche approvato un ordine del giorno del sen. Bolandi (PLI) con il quale si sollecita il governo a promuovere l'istituzione di un "servizio di difesa civile", per riparare alle carenze di questo provvedimento che prevede un servizio civile che non è però ancora organizzato.

In sede di dichiarazione di voto il sen. Cipellini (PSI) motivando l'astensione del suo gruppo ha espresso la delusione dei socialisti per l'atteggiamento rigido del governo e di parte della maggioranza che hanno sistematicamente rifiutato qualsiasi miglioramento sostanziale ai vari articoli. Ne è risultato perciò, ha aggiunto, una legge che non risolve nulla sul piano umano e umanitario in quanto è stato affrontato e risolto il problema in modo superficiale e approssimativo.

L'astensione dei comunisti è stata motivata dal sen. Pecchioli che, parlando della posizione dei partiti circa la natura, la funzione, l'ordinamento delle forze armate e la loro collocazione nello Stato democratico repubblicano, ha affermato che la posizione del PCI era quella stabilita dalla Costituzione, la quale prevede il servizio militare obbligatorio e sancisce la natura difensiva delle forze armate. "Ci siamo dichiarati disponibili ad accogliere nella legislazione il riconoscimento dell'obiezione di coscienza - ha precisato Pecchioli - ma difendendo con fermezza e coerenza il valore di un punto essenziale quello che si riferisce al carattere obbligatorio del servizio militare". Questo per "garantire alle forze armate una base di reclutamento popolare, una presenza di cittadini, di lavoratori, di giovani che siano espressione diretta della nostra realtà sociale, un collegamento vivo con gli ordinamenti democratici e antifascisti della grandissima maggioranza della gioventù". La legittimità dell'obiezio

ne di coscienza per i comunisti va collocata nel quadro delle loro iniziative politiche per la riforma democratica delle forze armate, per impedire che esse si trasformino in un esercito di professionisti delle armi, di militari di mestiere, e quindi in un "corpo separato" dello Stato. Pecchioli ha quindi risposto ai "critici del PCI, i quali pretendono di confutare la nostra posizione sull'ordinamento delle forze armate, addirittura in nome del marxismo-leninismo. I comunisti non negano i diritti di coloro che hanno ripugnanza per l'uso delle armi, ma negano decisamente che si possano assimilare al marxismo-leninismo le ideologie e i principi che determinano tale ripugnanza". "Noi comunisti" - commenterà l'Unità il giorno dopo - "combattiamo e combatteremo sul piano della polemica ideale e della battaglia culturale e politica una parte di quelle posizioni politiche e di quei principi che ispirano ad alcuni l'obiezione di coscienza".

Il sen. Bacchi (MSI-DN), dichiarando che il gruppo della Destra Nazionale votava contro il progetto di legge, ha concluso affermando la propria preferenza "per una società che esalta gli eroi rispetto a quella permissiva che esalta invece gli obiettori di coscienza".

Il sen. Antonicelli (Sinistra Ind.), dopo aver criticato severamente il progetto di legge che si stava per votare e dichiarato l'astensione del proprio gruppo, ha ricordato la "giusta carica eversiva" che è insita nell'autentica obiezione di coscienza. Hanno parlato inoltre, per dichiarazione di voto, il sen. Pellizzo (DC), Bonaldi (PLI), Garavelli (PSDI), in senso favorevole; il sen. Venanzetti (PRI), motivando l'astensione del suo gruppo.

Il progetto Marcora viene così tranquillamente approvato e passa all'esame della Camera.

4 DICEMBRE - Accogliendo una proposta del presidente Pertini, la Camera ha deciso di affidare il progetto di legge alla Commissione Difesa in sede deliberante. Questo significa che la legge non dovrà essere sottoposta alla discussione dell'intera assemblea. La formula di urgenza adottata prevaricherà la possibilità di apportare seri miglioramenti.

6 DICEMBRE. - Il relatore De Meo (DC) dà inizio ai lavori della Commissione Difesa della Camera dicendosi pienamente favorevole all'approvazione del testo prevenuto dal Senato. Servadei (PSI) - presentatore di un progetto-legge che prevede commissione di indagine e pari durata del servizio civile - sottolinea la positività che si giunga ad una regolamentazione giuridica del fenomeno degli obiettori, ma aggiunge che il testo in esame non risponde coerentemente ai problemi posti dagli obiettori italiani. Mette in evidenza come la pretesa di limitare e definire per legge i motivi di coscienza non sia legittima, come non si possa limitare il riconoscimento solo al momento del servizio di leva e lasciare al Ministero della Difesa la funzione esclusiva di accogliere o respingere le richieste e di gestire il servizio civile sostitutivo.

Fracanzani della sinistra DC, anch'egli presentatore di un progetto di legge che invece prevede la libera scelta e un servizio civile di pari durata, si è animosamente battuto contro il progetto approvato al Senato. "Non si può - egli ha detto - arrivare agli stessi risultati a cui si arrivava quando non c'era una legge in materia, emanando un provvedimento che in realtà rende estremamente difficile e contrastato, al di là della denominazione che porta, il riconoscimento dell'obiezione di coscienza". La legge varata al Senato, secondo Fracanzani, mostra infatti uno "spirito di incardinamento" al Ministero della Difesa, sia per la presenza della commissione formata perlopiù da militari, sia perché in definitiva a decidere per il riconoscimento è sempre il Ministero della Difesa. "Ciò è un fatto inaccettabile sul piano politico ed è un fatto illogico. Occorre invece adottare il criterio dell'automatismo, visto che l'obiettore dovrà comunque effettuare il servizio civile". Fracanzani si è quindi pronunciato per

un cambiamento profondo della legge osservando che "non ci sono motivi giuridici che ne impediscano la modifica. Se c'è volontà politica si può modificare nel senso giusto il testo, e nel giro di poche ore".

I comunisti ribadiscono la loro posizione nei confronti dell'obiezione di coscienza in relazione alla funzione delle forze armate e propongono di ridurre di due mesi la durata del servizio civile e di affidare a commissioni regionali l'accertamento dei motivi addotti dell'obiettore.

L'intervento di numerosi esponenti dell'estrema destra mostra un atteggiamento di autentico ostruzionismo (il missino Santagati aveva annunciato di essere disposto a parlare per 6 ore consecutive). Rauti afferma che "tecnicamente questa è una pessima legge, che non solo non risolve il problema ma anzi lo aggrava e lo esaspera, fornendo nuovi spunti alla polemica antimilitarista". Per quanto riguarda le valutazioni di principio, Rauti ha affermato che con questa legge "non si coglie un momento di crescita civile - come sostengono tutti i nostri avversari - ma si dà un'ulteriore spinta verso il basso, ed è problema che riguarda tutte le forze politiche perché col materiale umano degradato che l'attuale fase storica sta `plasmando' nessuna forza politica riuscirà a fare alcunché di serio".

13-14 DICEMBRE. - Si conclude l'esame del progetto di legge votato al Senato, che viene approvato senza modifiche. Numerose le proposte di emendamento al testo, presentate da tutte le parti politiche opposte allo schieramento governativo. In particolare Fracanzani ha tentato di rendere più giusta e adeguata la legge presentando una lunga serie di emendamenti (quasi ad ogni articolo) tendenti specialmente ad eliminare la presenza della commissione e della giuridizione militare, e ad affermare la pari durata del servizio civile e di quello militare. Tutti gli emendamenti sono stati respinti con l'appoggio determinante del voto dell'estrema destra. Tra gli altri emendamenti respinti ricordiamo quello dell'onorevole Bandiera (PRI) tendente a sopprimere nel testo dell'art. 1 ogni riferimento ai convincimenti religiosi, filosofici o morali di giustificazione dell'obiezione di coscienza. "Ogni cittadini italiano, per il solo fatto di possedere questo titolo, senza alcun'altra motivazione può dichiararsi, al momento

della sua chiamata alle armi, obiettore di coscienza". La legge alfine è stata varata con il voto favorevole di democristiani, liberali e socialdemocratici e l'astensione di repubblicani, socialisti e comunisti; hanno votato contro i missini.

Questi alcuni giudizi sulla legge pronunciati da parlamentari in sede di dichiarazione di voto o subito dopo la sua approvazione. On. Bandiera (PRI): "Con questa legge il principio dell'obiezione di coscienza esce svisato: il provvedimento è indubbiamente utile per regolare le situazioni passate, per consentire la liberazione degli obiettori ancora in carcere, per impedire, in una certa misura, che altri giovani finiscano in carcere; è inadeguata per proiettare il principio dell'obiezione in un nuovo e moderno sistema democratico. Da domani, quindi, dobbiamo lavorare per l'elaborazione di un nuovo testo". On. Servadei (PSI): "La legge testé approvata non rappresenta certamente l'ideale. Essa risente delle notevoli spinte negative esistenti anche nello schieramento della maggioranza, specie nella DC. I parlamentari socialisti si sono preoccupati, nel limite del possibile, di migliorarla, senza prestarsi comunque ai tentativi di insabbiamento, ancora una volta posti in essere non soltanto dallo schieramento fa

scista. Ora che il principio è sancito, e che i giovani incarcerati hanno una prospettiva certa di ritorno in libertà, la lotta del PSI si sposta sul piano del miglioramento delle norme, nella preoccupazione costante che l'applicazione sia pari al disposto costituzionale ed alle collaudate esperienze dei paesi di più antica tradizione democratica". L'on. Anderlini ha dichiarato: "Non si tratta purtroppo di una buona legge: c'è ancora troppo paternalismo, troppo autoritarismo, troppi meccanismi complicati ed incongrui; manca il principio del riconoscimento della stessa obiezione, incombe su tutti i meccanismi l'autorità del Ministro della Difesa". L'on. De Lorenzo, in sede di dichiarazione di voto, ha rivolto tra l'altro un saluto alle forze armate e "un omaggio memore a quanti combattendo per la patria e ispirandosi ad una diversa concezione della Nazione per essa si sono, in ogni tempo e comunque, sacrificati".

L'on. Fracanzani ha dichiarato dopo il voto che la proposta Marcora non aveva voluto "recepire nessun apporto costruttivo, neppure quelli provenienti da fonti autorevoli anche di carattere religioso, e neppure l'importante parere della Commissione Giustizia della Camera, che con i numerosi e pesanti rilievi che contiene è dimostrazione non sospetta di quali gravi limiti risenta questa legge sotto il profilo sostanziale e anche sotto quello strettamente giuridico". "E' un fatto di grande rilievo - ha aggiunto - che dopo anni di battaglia la spinta dell'opinione pubblica giovanile sia riuscita a far varare un provvedimento sull'obiezione di coscienza. Ma si deve anche sottolineare come si tratti di un provvedimento che riversa tutte le opposizioni che fino ad oggi in linea di principio venivano fatte al riconoscimento dell'obiezione, in un meccanismo di legge che si sforza di essere il più possibile restrittivo e punitivo. E' necessario che il Parlamento, al più presto, riveda la materia per emanare un provved

imento che costituisca un effettivo riconoscimento giuridico dell'obiezione di coscienza, non solo in termini di etichetta ma di sostanza".

 
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