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Notizie Radicali - 10 gennaio 1973
NATALE A CASA PER VALPREDA E GLI OBIETTORI
Bilancio di una iniziativa

SOMMARIO: Il bilancio dell'attività del Partito Radicale nel 1972. Si deve tener conto del fatto che il Partito Radicale è riuscito ad imporre ad un Parlamento clerico-fascista, l'approvazione della legge sull'obiezione di coscienza; è stato capace di ottenere uno spostamento su concezioni più democratiche dell'obiezione di coscienza e dell'azione antimilitarista di forze parlamentari che votarono la precedente e peggiore legge Marcora; ppuò contare su una piattaforma più avanzata per una contestazione dell'esrcito, della sua funzione e dei suoi valori.

A tutto ciò si devono aggiungere il cresciuto numero degli iscritti (1300) e dei sostenitori (1100), infine, la nuova configurazione che il Partito va assumendo. Tutto questo costituisce un risultato positivo ed incoraggiante.

(NOTIZIE RADICALI n. 139, 10 gennaio 1973)

Sulla lunga via per il disarmo, per la conversione delle strutture militari in civili, abbiamo compiuto un primo, serio anche se modesto, passo avanti. Avere imposto ad un parlamento nella sua maggioranza clerico-fascista l'approvazione di una legge sull'obiezione di coscienza, nei primi mesi della legislatura; avere liberato i compagni antimilitaristi nonviolenti detenuti nelle carceri militari; avere ottenuto, in poco più di due anni, un radicale spostamento su concezioni più democratiche dell'obiezione di coscienza e dell'azione antimilitarista in forze politiche parlamentari che votarono senza esitazioni la precedente, e peggiore, legge Marcora; poter ora contare su una piattaforma nettamente più avanzata per una profonda, ampia contestazione dell'esercito, della sua funzione e dei suoi valori; aver strappato tutto ciò nel corso di una lotta cui anche la stampa e forze di regime hanno riconosciuto il carattere di battaglia del Partito Radicale, tutto questo costituisce un risultato positivo e incoraggian

te.

Ma ora, il Partito, a tutti i livelli, deve immediatamente proseguire la lotta, tenendo ben presente che noi ci battiamo non tanto per il riconoscimento giuridico di un diritto, quanto per promuovere il riconoscimento politico del diritto-dovere alla obiezione di coscienza contro l'esercito, da parte delle masse di giovani direttamente interessate al servizio militare, come forma e strumento di una battaglia libertaria e rivoluzionaria, laica e nonviolenta, volta al deperimento delle istituzioni violente di Stato ed all'edificazione di una società diversa e alternativa.

Non abbiamo né tempo né spazio, qui ed ora, per fare bilanci esaurienti o anche solo sufficienti; per esaminare le modalità della azione che, in particolare dal 15 settembre, con il lancio dell'azione di disubbidienza civile fiscale e dei digiuni, manifestazioni e dibattiti, abbiamo condotta ed il cui "saldo" è sicuramente un raro successo, avendo raggiunto in pieno, e anzi oltrepassato, gli obiettivi che ci eravamo dati: la liberazione di Valpreda, Gargamelli, Borghese, oltre che degli obiettori, al più presto.

Vale solo la pena di sottolineare che siamo stati e restiamo gli unici che abbiamo i due obiettivi; che sostenemmo, in particolare con la manifestazione del 20 settembre a piazza Navona, che la via obbligata e più certa era quella dell'imposizione dei due progetti legislativi; che, a riprova della consistente presenza politica da noi guadagnata anche a livello parlamentare con le nostre lotte in merito, "legge Valpreda" e "legge Marcora" sono state discusse e approvate di pari passo, a distanza di poche ore l'una e l'altra, in tutto il loro itinerario.

Ancora una volta, come già per il divorzio, l'azione radicale, impostata sulla responsabilizzazione e sull'iniziativa di alcune migliaia di compagni e di cittadini; sulle pubbliche manifestazioni ma anche, e molto, sulle ondate di telegrammi, di lettere, di personali assunzioni di responsabilità (apparentemente minime, ma in realtà inconsuete); sulla gestione "unitaria" con compagni, non solo di base, comunisti, socialisti, democratici, gobettiani - e non ci riferiamo alle "doppie tessere", sulla prima prova "di massa" di azioni di digiuno pubblico e politico (1.300 giorni in complessive cinque settimane), con iniziative come quelle dell'"attendimento" dinanzi al Tribunale di Catanzaro per costringere i giudici a concedere immediatamente la libertà provvisoria ai compagni anarchici, - ancora una volta, dicevamo, l'azione radicale s'è dimostrata adeguata e consistente.

Un bilancio del 1972 deve tenere conto anche di questi fatti; non solo dei 1.300 iscritti, dei 1.100 sostenitori, della nuova configurazione che il Partito sta assumendo, sulla linea della attuazione del progetto statutario che avevamo stilato più di cinque anni or sono.

 
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