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Liberazione - 13 settembre 1973
NO AL »DIALOGO , LOTTA
Una denuncia radicale: si sabota deliberatamente la »fondamentale riforma del diritto di famiglia per facilitare una nuova operazione Carettoni. Prime reazioni: l'on. Mammì e la sinistra repubblicana si pronunciano per il referendum sul divorzio. Fortuna chiede un dibattito nel PSI. Una dichiarazione del presidente dei senatori socialisti.

SOMMARIO: Si getta l'allarme su una operazione, già in corso, "per arrivare allo smantellamento della legge Fortuna" e impedire una "sconfitta" della DC e della Chiesa. Si discute strumentalmente, in Parlamento, di riforma del diritto di famiglia, mentre appare "assurda" e "fallimentare" la strategia del compromesso " perseguita dai laici e dalla sinistra: Berlinguer cerca di scongiurare il referendum e Spadolini si candida a mediatore.

Da Spadolini si dissociano solo il deputato Mammì e la sinistra repubblicana mentre Loris Fortuna chiede un dibattito pubblico dentro il PSI...C'è da augurarsi che queste posizioni si accrescano: ma per rafforzare l'opposizione occorrono strumenti adeguati. Il referendum è uno di essi, e "Liberazione" è nata per sostenerlo.

(LIBERAZIONE, 13 settembre 1973)

L'operazione è in corso. Già nei prossimi giorni, prima del »vertice dei partiti di centro-sinistra, un accordo sarà probabilmente raggiunto sulla procedura da seguire per arrivare allo smantellamento della legge Fortuna e impedire così, con il referendum, una bruciante sconfitta della DC e della Chiesa. Un progetto di legge, che ricalcherà le linee di famigerato progetto Carettoni sarà presentato alla Camera dai capigruppo laici contemporaneamente a un altro elaborato da parlamentari democristiani che dichiarerebbero, come già Leone, di agire a titolo personale.

Intanto una riforma del diritto di famiglia, la cui priorità era stata invocata dai democristiani per ritardare l'approvazione della legge sul divorzio, finalmente approvata dalla Camera con il voto favorevole di tutti i gruppi del cosiddetto »arco costituzionale dalla DC al PCI, viene boicottata al Senato dagli stessi democristiani che ad essa contrappongono un progetto di legge della sen. Falcucci. Lo scopo è evidente: poter continuare a utilizzare una vieta polemica contro la legge Fortuna e rafforzare la propria posizione contrattuale.

Già assurda e vergognosa nella precedente legislatura, la strategia del compromesso perseguita dalla sinistra e da tutti i partiti laici diventa fallimentare e suicida nell'attuale Parlamento dove non esiste una maggioranza divorzista e ne esiste, al contrario, sul problema del divorzio, una clerico-fascista. E tuttavia Berlinguer al festival dell'Unità davanti alle centomila persone afferma che bisogna scongiurare il »pericolo di un referendum, che tutti i sondaggi demoscopici danno vincente per i laici, e salvaguardare la pace religiosa; sulla solita "Stampa" il repubblicano Spadolini si candida a succedere alla Sen. Carettoni nelle funzioni di pronubo dell'operazione neoconcordataria.

L'attacco a questa strategia e le informazioni contenute nel numero zero di "Liberazione", già determinano dibattiti e prese di posizioni contrarie nei vari partiti.

Il deputato repubblicano Mammì e i consiglieri nazionali della sinistra repubblicana di dissociano dalle dichiarazioni rilasciate alla Stampa da Spadolini. Loris Fortuna chiede un dibattito pubblico nel PSI. Il Presidente del gruppo senatoriale socialista, Zuccalà, conferma l'opposizione del suo gruppo a qualsiasi tentativo di rinviare ulteriormente il dibattito e il voto sul diritto di famiglia.

»Non si comprende - dichiara l'on. Mammì - perché si debba considerare l'Italia un paese immaturo e perché il referendum sul divorzio dovrebbe avere conseguenze più gravi e drammatiche di quello del '46 su Monarchia o Repubblica, tenuto in ben altra situazione di maturità democratica e di consolidamento delle istituzioni. Non si comprende, inoltre, come si possa pensare di andare a un compromesso onorevole per i laici quando esiste in Parlamento una maggioranza antidivorzista, che include i rappresentanti missini . Mammì conclude proponendo che anziché preoccuparsi di raggiungere assurdi compromessi per evitare il referendum, le forze politiche provvedano fin d'ora a costituire un comitato pro-divorzio e uno anti-divorzio a cui affidare la campagna elettorale. »Si preparerebbe così un confronto civile .

Anche più nette le dichiarazioni rilasciate dai consiglieri nazionali della corrente di »Sinistra repubblicana ; »ogni proposta di modifica della legge Fortuna, per quanto presentata con il pretesto di migliorarla o con la giustificazione di non compromettere gli equilibri politici del paese non riesce a mascherare la sua natura non democratica, conciliare e sostanzialmente rinunciataria e non potrebbe non essere avversata dai militanti di un partito che si dice laico .

»Che si muova oggi Spadolini, come ieri la senatrice Carettoni - ci ha detto Loris Fortuna - non mi sembra abbia molta importanza. Il problema è un altro: la strategia dell'accordo di potere, sulla pelle delle libertà fondamentali, fra PCI e Curia, fra PCI e mondo clericale. A questa linea politica è urgente che i socialisti diano una risposta alternativa, complessiva e chiara. E' anche per questo che abbiamo preso l'iniziativa del raggruppamento laico e libertario nel PSI (aperto anche ad altre forze) .

Infine il Presidente dei senatori socialisti, Zuccalà, interpellato da Liberazione, ha assicurato che il PSI considera prioritaria la discussione della riforma sul diritto di famiglia e che ne chiederà l'approvazione prima delle ferie di fine anno: »Tutta una serie di problemi (riconoscimento dei figli naturali, figli adulterini, alimenti, ecc.) sono già regolati dal testo di riforma approvato alla Camera e possono essere meglio disciplinati al Senato, se sarà necessario. La riforma è quindi da sola in grado di annullare automaticamente tutte le critiche alle pretese carenze della legge Fortuna .

Ci auguriamo che queste prese di posizione diventino sempre più numerose. In una situazione in cui mancano prospettive a lunga scadenza e che appare destinata a slittare verso soluzioni sempre più oppressive, è determinante l'opposizione che può venire da movimenti dal basso; sono necessari strumenti di lotta che possano supplire alle inerzie e alle carenze dell'establishment. Il referendum è uno di questi strumenti residui, e chi non lo vuole vuole in realtà consolidare il regime.

Anche per questo è nata Liberazione. Per sventare e battere questo disegno.

 
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