SOMMARIO: Il Partito radicale ha deciso d'indire una serie di referendum popolari: per l'abrogazione del Concordato, delle norme fasciste del codice penale (compreso l'aborto), dei tribunali militari e sulla libertà di stampa e di diffusione radiofonica e televisiva. La rivista mensile "La prova radicale" ha chiesto, sulla base del questionario qui riportato, i pareri sull'iniziativa referendaria ad un certo numero di persone che hanno aderito all'iniziativa dei referendum. Nei testi successivi sono riportate le risposte che sono pervenute a "La prova radicale", una lettera di Enzo Forcella, le dichiarazioni rese a 'Liberazione ', quotidiano radicale, di Giuseppe Branca, Vittorio Foa, Wladimiro Dorigo e Adriano Sofri, e il contributo complementare di Giorgio Galli.
(LA PROVA RADICALE, n.10-11-12 agosto-ottobre 1973)
PREMESSA
Da ogni parte si giudica l'attuale momento politico molto grave. La fase in cui i più consideravano il centro-sinistra come un 'incontro storico ' é tramontata.
Questo governo, che ci si affanna a negare che sia 'l'ultima spiaggia', e la stessa coalizione su cui regge, non si sa bene se e quanto tempo durerà. Soluzioni di ricambio non si prospettano a breve scadenza né si vanno impostando prospettive alternative a lungo termine.
In tutti i partiti si diffonde scetticismo verso qualsiasi possibilità di mutare la situazione attraverso ricambi di classe dirigente e la formazione di schieramenti politici. L'attenzione é rivolta, anche a sinistra, prevalentemente alla gestione del potere o del sottopotere. Al logoramento dei vecchi equilibri non corrispondono alternative di nessun genere.
La mancanza di grandi riforme non solo nel venticinquennio ma nello stesso decennio passato ha accentuato, fino a rotture più frequenti e violente, le contraddizioni della società italiana, la sua arretratezza quanto a leggi ed istituzioni, la sua incapacità di divenire persino un paese più 'razionale ' e più 'europeo ', per non parlare di trasformazione in senso democratico, socialista, egualitario che non sono neppure all'orizzonte.
La Democrazia Cristiana é ormai senza possibilità di dubbi, anche per chi li avesse fino a ieri coltivati, l'espressione politica, culturale, sociale ed economica della vera grande destra italiana, degli interessi e dei valori della conservazione o della reazione; essa possiede ormai gli strumenti e l'esperienza di potere per perpetuare di altri venti anni il proprio dominio sul paese.
Gli aspetti corporativi nell'economia e nella società, l'autoritarismo vecchio e quello nuovo, il classismo intrecciato al paternalismo clientelare e all'arroganza dei 'corpi separati', si accentuano nonostante l'emergenza di forze, gruppi e tensioni di liberazione che si muovono in senso contrario. A questo groviglio tutto italiano, in cui alle ineguaglianze tradizionali del sistema economico si sovrappongono quelle determinate dallo stato padrone, all'autoritarismo residuo del fascismo si aggiunge quello prodotto dal nuovo potere clericale intimamente insediato all'interno dello Stato e delle istituzioni, i radicali, e non solo essi, danno il nome di 'regime'.
E' possibile fare qualcosa ? E' possibile per cittadini associati anche in gruppi minoritari pesare sulla vita del paese e mettere in moto meccanismi di rinnovamento e di trasformazione che interpretino e coinvolgano le aspirazioni di grandi masse? E' possibile partecipare alla vita del paese promuovendo movimenti dal basso che non siano velleitari e non cadano nella tentazione del ribellismo a cui il regime cerca di spingere gli oppositori? E' possibile opporsi al 'regime' usando strumenti di lotta politica che non si propongano di sostituire i partiti ma se mai intendono supplire alle loro inerzie e carenze attraverso una azione che oltre agli obiettivi specifici abbia effetto di stimolo e di pressione sulla stessa sinistra italiana? E' possibile ritrovarsi al di là, o meglio a partire e in nome di matrici ideologiche e culturali, di appartenenze e militanze politiche diverse, in un progetto puntuale che si proponga di mobilitare i cittadini su 'diritti civili' che li riguardano, puntando contemporan
eamente al concreto mutamento di leggi e istituzioni autoritarie?
Questo in breve il senso della proposta che il Partito Radicale fa con il pacchetto di referendum abrogativi di iniziativa popolare, sui quali raccogliere firme nella prossima stagione e proporre al giudizio del paese.
Ad un certo numero di persone che hanno già aderito all'iniziativa rivolgiamo perciò una serie di domande per meglio approfondire, dibattere e sviluppare il significato di questo progetto 'per una repubblica costituzionale contro il regime'.
QUESTIONARIO
1
Molti si domandano oggi "che fare" di fronte ad una situazione politica che appare in ogni senso priva di prospettive a lungo termine. Tuttavia la necessità di una radicale opposizione al regime si va facendo strada sia tra coloro che intendono difendere ed affermare una repubblica costituzionale che esprima valori autenticamente 'liberali' e democratici, sia tra coloro che propugnano mutamenti radicali e rivoluzionari. Quali sono le condizioni per cui il progetto dei referendum in questione può assolvere questo compito di opposizione al regime? Inoltre può questa iniziativa -- per gli obiettivi che si propone, per il metodo della mobilitazione popolare che usa, per l'arco di forze a cui si rivolge -- fungere da acceleratore e da detonatore di un più generale processo di rinnovamento e di alternativa al regime?
2
Il decennio trascorso é stato segnato da una forte ripresa del movimento operaio e sindacale: é opinione diffusa che anche rispetto ai paesi più sviluppati dell'occidente, sia alto il livello delle lotte operaie delle conquiste e degli obiettivi iscritti nei programmi delle forze che agiscono in fabbrica.
D'altra parte si é aggravata in questo periodo la sperequazione tra bassi ed alti gradi, tra i redditi della classe operaia e in genere dei ceti produttivi i redditi delle aree corporative e del complesso burocratico-clientelare democristiano; si é fatto più sapiente l'uso discrezionale e arbitrario del potere. Complessivamente si é accentuato il sottosviluppo nel campo delle libertà e dei diritti civili e più in generale in aree e istituzioni come la casa, la scuola, l'assistenza, la giustizia, l'esercito, la famiglia...
Non ritiene che l'iniziativa dei referendum sia non già deviante e accessoria, ma importante al fine stesso di consolidare le conquiste realizzate in fabbrica e di dare maggior forza alla domanda di giustizia e di uguaglianza sociale che il movimento operaio e il proletariato esprimono?
3
Mentre le esperienze italiana ed europea mostrano che i partiti storici della sinistra (PCI e PSI) rimangono i veicoli non sostituibili della espressione parlamentare per le forze sociali portatrici di mutamento, il sistema partitico italiano diviene nel suo complesso sempre più sclerotizzato quanto a capacità di esprimere la domanda civile e politica, le contraddizioni e gli schieramenti politici reali del paese.
E' possibile anche in Italia la promozione di campagne e battaglie che rispondano a tensioni e contraddizioni obiettive come talvolta é accaduto in altri paesi a democrazia più articolata?
Come é possibile un rinnovamento degli stessi partiti senza l'organizzazione di movimenti dal basso capaci, attraverso la lotta e quindi il confronto politico che possono suscitare, di affermarsi come maggioritari e vincenti nel paese?
In questo quadro, e all'indomani del referendum contro il divorzio, che importanza ha, per una affermazione democratica, il recupero da sinistra dello strumento del referendum e come giudica i tentativi di eliminarlo o renderlo politicamente inagibile?
4
In rapporto alla situazione di divisione delle sinistre italiane e delle forze del mutamento, questa iniziativa di referendum può essere, e a quali condizioni, tra quelle che creano comunicazione tra militanti di diverse forze di sinistra e quindi assolvere un ruolo obiettivamente unificante?
Lo strumento dei referendum in generale, ed il progetto proposto in particolare, possono contribuire a determinare con l'azione e con la proposizione di obiettivi qualificanti il confronto tra le forze del mutamento e quelle della conservazione?
Possono quindi contribuire a una 'semplificazione' democratica degli schieramenti politici tra destra e sinistra in alternativa a quella che alcuni vorrebbero realizzare attraverso mutamenti costituzionali?
5
Quali referendum tra quelli proposti ritiene che siano particolarmente importanti e perché, considerando: a) la lotta al regime, b) le particolari leggi da abrogare, c) gli strati di cittadini interessati e quindi le conseguenze concrete che la abrogazione può avere nei loro confronti e, d) la capacità di suscitare una mobilitazione di massa?
6
La campagna per i referendum e la raccolta delle 500.000 firme popolari richiedono impegno politico ed organizzativo che supera la capacità e la possibilità di ogni singolo gruppo e forza politica. Hanno già aderito all'iniziativa la maggior parte dei gruppi extraparlamentari insieme con parlamentari e dirigenti della sinistra e del mondo laico, nonché autonomamente numerose personalità della cultura, del giornalismo, del mondo sindacale e della scuola. L'impegno dei promotori del progetto è di ricercare le più ampie e attive collaborazioni senza preclusioni ed esclusioni di nessun tipo, con l'obiettivo di creare un movimento popolare e al tempo stesso uno schieramento di forze e gruppi il più ampio possibile.
Quali suggerimenti di azione propone per raggiungere questo scopo? Quali indicazioni di lavoro può dare per lo sviluppo dell'iniziativa? Quale il suo personale contributo?