Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
sab 23 nov. 2024
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Archivio Partito radicale
De Marchi Luigi - 1 ottobre 1973
Referendum contro il regime (9) Interventi e adesioni: Luigi De Marchi, sessuologo

SOMMARIO: Il Partito radicale ha deciso d'indire una serie di referendum popolari: per l'abrogazione del Concordato, delle norme fasciste del codice penale (compreso l'aborto), dei tribunali militari e sulla libertà di stampa e di diffusione radiofonica e televisiva. Rispondendo al questionario de "La prova radicale", Luigi De Marchi afferma che bisognerebbe ridurre gli obiettivi dei referendum scegliendo i temi di maggior interesse per la vita quotidiana dei cittadini (aborto, servizio militare, scuola materna), mettendo in sordina quelli legati alla tematica anticlericale che appare a moltissimi lontana dalla realtà. Sollevando riserve sulle conquiste reali assicurate dalle lotte, prevalentemente salariali, del movimento operaio che appaiono lontane dai bisogni reali dei lavoratori e della società, ritiene che i referendum proposti potranno finalmente dare risposte alla domanda di giustizia e d'uguaglianza finora sottovalutata a causa di prevenzioni ideologiche.

(LA PROVA RADICALE, n.10-11-12 agosto-ottobre 1973)

1.- A mio parere, il progetto di referendum potrà assolvere il suo compito di mobilitazione contro il regime solo se sarà attuato avendo sempre ben chiaro in mente il profondo disinteresse delle masse per i tecnicismi giuridici e la loro incomprensione del gergo politico.

In altre parole, bisognerà presentare con chiarezza pochi obiettivi fondamentali che interessino e che investano direttamente la vita reale quotidiana della popolazione --per esempio, l'aborto, il servizio militare, la scuola materna-- e indicare nella richiesta di referendum solo il mezzo per raggiungere quegli obiettivi.

Raccomando anche, in questo contesto, di mettere la sordina alla tematica ideologica e anticlericale che, per moltissimi, suona astrusa o addirittura sospetta e di limitarsi a presentare l'iniziativa in termini di realizzazione fatturale. Per esempio: "Donne! Perché continuare a rischiare la vita e la galera negli aborti clandestini? Votate per la dignità morale e l'assistenza sanitaria dell'aborto legale".

2.- La domanda mi sembra macchinosa e discutibile nella sua impostazione. Per esempio, dubito molto che "l'alto livello delle lotte operaie degli ultimi anni" abbia assicurato conquiste e vantaggi cospicui ai lavoratori (basta pensare alla vanificazione degli aumenti salariali in seguito alla lievitazione dei prezzi): e ciò appunto in quanto il livello delle lotte è stato troppo alto sul piano quantitativo (si pensi all'abuso dello sciopero) e troppo basso a livello qualitativo (per una insufficiente analisi dei bisogni reali dei lavoratori e della società).

Ad ogni modo, nella misura in cui i referendum riusciranno ad avvicinare l'eliminazione di alcune mostruose sopraffazioni (la costrizione della donna a procreare suo malgrado, o quella dell'uomo ad uccidere o a collaborare all'apparato militare del massacro, o quella del bambino a subire l'avvelenamento della sua psiche ad opera di donne --le suore-- nevrotizzate dalla repressione sessuale e da una esistenza masochista e gregaria) si sarà data alla domanda di giustizia e d'uguaglianza un contributo non solo integrativo, ma assai maggiore di quello assicurato da certe lotte operaie troppo demagogicamente decantate.

3.- In linea di principio e a lungo termine, il rinnovamento dei partiti di sinistra è, a mio giudizio, inattuabile se la selezione interna dei loro dirigenti e la strategia esterna della loro attività non saranno profondamente modificate conforme alle indicazioni della psicologia dinamica in genere, e di quella reichiana in particolare.

A breve termine, comunque, i referendum possono servire da reattivo per mobilitare gli elementi più vivi della popolazione e per creare un "contropiede" al quieto vivere dei dirigenti della sinistra istituzionale.

4.- Sì, penso che i referendum possano contribuire a questa "semplificazione" non solo nel paese, ma anche all'interno dei partiti di sinistra, facilitando l'individuazione e l'isolamento degli elementi opportunisti che vi si annidano numerosi.

5.- Considero cruciali i referendum sull'aborto, sul servizio militare (anche se penso questo ultimo debba essere meglio impostato), sulla scuola materna, sulla libertà di antenna: i primi due perché suscitano l'interesse di larghe masse popolari; gli ultimi due perché mirano a colpire due strumenti essenziali con cui il regime democristiano (al pari di tanti altri, comunisti compresi) vanifica il diritto del popolo all'autoregolazione e all'autodeterminazione.

6.- Per parte mia, penso che preclusioni ed esclusioni non debbano esserci (neanche verso un certo elettorato di destra), ma non debba neppure essere richiesta o postulata --in una grande battaglia di libertà come questa-- la collaborazione di elementi che quotidianamente tributano il loro plauso (o la loro tacita acquiescenza) a regimi oppressivi o tirannici: fascisteggianti, comunisteggianti e clericaleggianti che siano.

Come risulta dalla prima risposta alla mia domanda del questionario, io vedo nel realismo di una moderna impostazione psicopolitica il modo più adatto per assicurare il successo dell'iniziativa radicale.

 
Argomenti correlati:
alternativa
pci
dc
unita' nazionale
stampa questo documento invia questa pagina per mail