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Fratini Gaio - 1 ottobre 1973
Referendum contro il regime (10) Interventi e adesioni: Gaio Fratini, giornalista

SOMMARIO: Il Partito radicale ha deciso d'indire una serie di referendum popolari: per l'abrogazione del Concordato, delle norme fasciste del codice penale (compreso l'aborto), dei tribunali militari e sulla libertà di stampa e di diffusione radiofonica e televisiva. Rispondendo al questionario de "La prova radicale", Gaio Fratini sostiene la necessità dei referendum per imporre l'approvazione di leggi di attuazione della costituzione attese da anni.

(LA PROVA RADICALE, n.10-11-12 agosto-ottobre 1973)

E' avvenuto il formale incesto tra alcune norme fasciste del codice penale e l'ambigua limpidezza di certe norme della Costituzione, anche lei a prevedere, come il codice, eccezioni "nei casi e nei modi stabiliti dalla legge".

I Rapporti Civili (la libertà personale inviolabile, il domicilio inviolabile, la libertà di circolare, riunirsi, associarsi liberamente, manifestare liberamente il proprio pensiero) sono regrediti attualmente ad un vicolo cieco dal quale il cittadino può uscire, come nel Gioco dell'Oca, avendo in tasca e consultando alla bisogna quel prezioso volumetto, grande come un francobollo, che un nostro giudice amico ha curato intitolandolo Vademecum del cittadino sospetto.

La costituzione spesso si rivela pericolosa come una curva bagnata di olio. A prenderla alla lettera, se ne smarrisce lo spirito rinnovatore del 1947, e dunque, senza prevenirne quel senso di astrattezza cattolico-populista, quella lingua che a legger bene è la stessa dei legislatori trapassati, premendo entusiasti sull'acceleratore della sacralità e della retorica, eccoci in un baleno fuori strada. Avevamo letto poco fa che il domicilio in Italia è inviolabile, ma questi ultimi due anni ci insegnano che nelle nostre case si possono eseguire ispezioni, senza nemmeno dar corso a quelle indagini preventive previste dal codice fascista.

Prova radicale ha già pubblicato, nel numero scorso, un articolo di Sergio Saviane su certi episodi che avvengono in Italia, in frode allo spirito della Costituzione, se questo spirito ancora esiste. In frode alla libertà di stampa di cui tutti i giornalisti parlano, ma solo per difendere i loro diritti alla pensione e al quieto vivere.

Io proporrei adesso a un attore di cabaret di non fare alcuno sforzo alla ricerca di cosiddetti testi "impegnati" ma di sedersi in mezzo al pubblico e invitarlo a recitare con lui l'articolo 15 della costituzione: la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili". Avete capito bene? INVIOLABILI. Il "pronto? Chi spia?" era dunque un modo di dire dei tempi del Quaternario. Libertà di culto? Si, si, hai letto giusto. Però, guarda, che fuori dalla Madre Chiesa, tutti gli altri riti possono trasformarsi con un bollo e una firma di un procuratore della repubblica, in "riti contrari al buon costume", lo dice la Costituzione. Libertà di manifestare il proprio pensiero con la parola scritta? Si, ma guarda che i giornalisti professionisti sono per l'albo chiuso, e per la corporativa condanna del primo Gaetano Salvemini che decida di pubblicare articoli, senza nemmeno darsi la pena di scriversi all'Albo dei Pubblicisti. Qualche giudice-pubblicista potrebbe off

endersi e condannarlo per esercizio abusivo della professione di pubblicista! Repubblica Costituzionale contro il regime clerico-fascista significa anzitutto Repubblica Costituzionale contro la imperante repubblica conciliare. Non certo la provvidenza, ma una persuasione di gente attiva e operante in ogni fronte, i comunisti in testa, ci deve liberare dall'anacronistico articolo 7 fortemente voluto da Palmiro Togliatti.

Sono dunque per il referendum sull'abrogazione dell'articolo 1 della legge 25-5-1929 n.810, riguardante l'attuazione in Italia dei Patti Lateranensi. Sulle premesse di questo referendum, sull'empito ideologico e l'eco spirituale che ne riceverà, si deve creare quel blocco antiautoritario e anticapitalistico che finora da noi si invoca in astratto, senza entrare mai nel vivo delle coscienze, a cominciare da tutti quei comunisti che sono per il dialogo e la gita in Assisi, tre giorni negli alberghi della Pro Civitate Cristiana, e magari si pensa a un San Francesco marxista che alla fine fa un viaggio in aereo con Paolo VI verso Mosca e Pechino. Il PCI non ha altro problema da conciliare che quello degli iscritti, del numero delle tessere che cresce, e non vuol capire che battersi per l'abrogazione di quella legge e quindi dell'art. 7, significa fare un salutare salto qualitativo, significa liberarsi di tanti ectoplasmi conciliari che ormai hanno 25, e più, anni di vegetale vita.

Bisogna creare un vuoto legislativo per imporre l'attuazione di leggi attese da anni. Bisogna battersi, non a parole, contro tutte le leggi contrarie allo spirito di una Costituzione da Ricostruire.

 
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