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Liberazione - 9 ottobre 1973
IN PARLAMENTO L'ABORTO DI STATO
In una lettera aperta del Movimento di liberazione della donna al presidente Pertini un tassativo richiamo al dovere del Parlamento di discutere e votare con procedura d'urgenza la proposta Fortuna sull'aborto. I clericofascisti devono essere costretti ad assumere dinanzi al Paese le loro responsabilità di profittatori e responsabili dell'aborto di classe.

SOMMARIO: Si dà conto della lettera inviata dal Partito radicale e dal Movimento di liberazione della donna al Presidente della camera Sandro Pertini, perché egli "avvii subito la necessaria procedura" parlamentare sul disegno di legge presentato dall'on. Fortuna in tema di aborto. Se esso venisse assegnato alle Commissioni parlamentari, potrebbe esere discusso "entro il dicembre di quest'anno". Si ripercorrono quindi, attraverso la citazione di larghi brani della lettera, alcuni drammatici casi di donne arrestate o morte per procurato aborto, e si deplora che il paese sia retto ancora da leggi penali fasciste, introdtte per garantire "la conservazione dell'integrità della stirpe". In definitiva, si chiede al presidente Pertini che faccia percorrere con "procedura d'urgenza" il suo iter alla legge presentata "l'11 febbraio scorso" dall'on. Fortuna ed altri parlamentari socialisti. Si annuncia infine l'apertura di una "campagna di agitazione e di lotta".

(LIBERAZIONE, 9 settembre 1973)

L'immediato inizio della discussione in Parlamento della legge per legalizzare l'aborto, presentata dall'onorevole Fortuna e da altri parlamentari socialisti è stata chiesta dal Partito Radicale e dal Movimento di liberazione della donna. Una lettera è stata indirizzata al Presidente della Camera, Sandro Pertini, perché avvii subito la necessaria procedura. Fortuna ha presentato la legge nel febbraio scorso. Se essa venisse assegnata adesso alle commissioni parlamentari competenti, potrebbe essere discussa in aula entro il dicembre di quest'anno. Sarebbe una cosa inutile? E' vero che la legge non ha alcuna possibilità di scavalcare la barriera parlamentare della maggioranza clericale e neofascista? E' vero che dovrebbe comunque fermarsi davanti allo steccato dello schieramento neo concordatario che salda la DC ai comunisti? In realtà si riproduce la situazione politica, il gioco conciliare che accompagna la vicenda della legge sul divorzio.

Ma si tratta di una battaglia popolare. A chi è utile la legalizzazione dell'aborto? Le donne che abortiscono sono donne del popolo: le »signore subiscono un »piccolo intervento in cliniche specializzate dove i milioni non solo aboliscono i rischi ma cambiano anche il nome alle cose. Né è inutile che DC e MSI rivelino ancora una volta la loro fondamentale identità in fatto di ossequio clericale e di repressione dei diritti civili. Ai dirigenti dei partiti di massa la responsabilità di scegliere tra uno schieramento reazionario e la difesa degli interessi quotidiani della loro base. Una scelta come quella cui non poterono sottrarsi nel corso della battaglia per il divorzio.

Se non potrà approvarla, il Parlamento bocci dunque la legge sull'aborto: servirà da mobilitazione, servirà a creare un grosso movimento di base capace di diventare il simbolo di una alternativa politica, sia negli schieramenti che nei contenuti. Questo è l'obiettivo politico. E perché si vuole legalizzare l'aborto?

»Signor Presidente - è scritto nella lettera a Pertini - il 27 agosto è stata arrestata ad Agrigento una donna, madre di otto figli, per procurato aborto, il 2 settembre, a Roma, è morta una ragazza di 17 anni, sempre per aborto. Nella cronaca emergono soltanto le briciole di una realtà tragica e abietta, di uno scandalo che ormai è di dominio pubblico: le leggi vigenti servono soltanto a coprire gli aborti di classe di chi può permetterseli, a facilitare le speculazioni e gli enormi guadagni dei medici »compiacenti . Queste leggi, signor Presidente, sono causa di morte, di invalidità permanente e di umiliazioni per centinaia di migliaia di donne degli strati più poveri della popolazione, che sono costrette a servirsi degli strumenti più rischiosi e barbari per ottenere l'unico tipo di controllo delle nascite oggi obiettivamente consentito e concepibile in Italia. Non è infatti né onesto né lecito sostenere che il problema dell'aborto, oggi e in Italia, possa essere risolto esclusivamente attraverso la

(necessaria) educazione preventiva di massa sui metodi contraccettivi. Non è onesto né lecito, in particolare, che un simile discorso sia avallato da chi sempre ha combattuto l'abrogazione dell'articolo 553 del codice penale. Non è possibile, oggi, immaginare un'adeguata campagna e la diffusione di strumenti idonei al controllo delle nascite: lo impedisce, tra l'altro, la colpevole delega della gestione dell'assistenza a strutture clericali. Ma anche se una simile prospettiva fosse reale, per molti anni ancora proseguirebbe lo sfruttamento e l'omicidio di milioni di donne.

Siamo, signor Presidente, in una situazione in cui la discriminatoria disapplicazione delle norme penali per »la conservazione dell'integrità della stirpe innesca drammi come quelli che le abbiamo ricordato. Non è più tollerabile il disinteresse del Parlamento. Esistono ancora forze che ritengono di dover affossare ogni proposta tendente ad eliminare dal nostro paese la vergogna dell'»aborto di Stato . Costoro si appellano - come già fu per il divorzio - alla presunta immaturità del popolo italiano, o peggio, si fanno portavoce e strumenti di opportunismi collegati a disegni generali a lei certamente noti. Costoro sono, in realtà, complici coscienti dei crimini che ogni giorno mietono vittime tra le donne meno abbienti e difese.

Come lei sa, l'11 febbraio scorso è stato presentato alla Camera dall'onorevole Fortuna e da altri parlamentari socialisti un progetto di legge contenente norme per la regolamentazione dell'aborto. Da democratici quali siamo non abbiamo intenzione, qui e ora, di chiedere che questo progetto venga approvato. Ma abbiamo il diritto di pretendere che la Camera si assuma le proprie responsabilità, che lo discuta e lo voti. Con procedura d'urgenza, sicuramente possiamo chiederle, e pretendere da tutte le forze politiche che si definiscono democratiche che il progetto Fortuna venga assegnato alle commissioni competenti, che il previsto iter parlamentare entri in funzione rapidamente, e che entro dicembre sia discusso in aula il testo di legge.

Certi che, come è sempre stato suo costume, vorrà prendere in esame questa nostra richiesta e consentirci di poterle esporre ulteriori particolari del problema, la salutiamo fraternamente .

Una campagna di agitazione e di lotta è già pronta su questi temi. Si aprirà a Roma il 22 settembre con una manifestazione promossa dal Movimento di liberazione della donna.

 
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