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Liberazione - 21 dicembre 1973
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SOMMARIO: Analizza la situazione editoriale di "Liberazione" che ormai esce, dopo circa 30 numeri come quotidiano, saltuariamente, con una cadenza pressappoco settimanale. Informa sulla campagna pubblicitaria promossa su settimanali e quotidiani, sui suoi costi e sulle reazioni provocate. Certamente, essa ha fallito l'obiettivo finanziario. Invece, assai positivo è stato il riscontro per ciò che riguarda le energie umane. Al piccolissimo gruppo dei redattori e collaboratori si affiancano "importanti e caratterizzanti collaboratori". In queste condizioni, l'articolo propone un nuovo progetto di lavoro. A certe condizioni, se si conseguiranno certi obiettivi, non è impossibile prevedere una nuova serie del giornale quotidiana, da inviare solo o quasi per abbonamento, evitando le edicole e quindi gli oneri della distribuzione se non in casi eccezionali (a Roma, p.es.). Questa ripresa sarebbe importante nell'imminenza del referendum sul divorzio e della raccolta delle firme sui nuovi referendum.

(LIBERAZIONE, 21 dicembre 1973)

Che ne è, dunque, del progetto di una seconda serie quotidiana di »Liberazione ? Da quando, dopo 31 numeri, il 19 ottobre, il giornale è passato alla attuale formula, annunciamo che era su questa ipotesi che avremmo concentrato ogni nostro sforzo. Abbiamo, da allora, stampato, a circa cinquantamila copie, otto numeri, inviandole ad un indirizzario »laico del Partito Radicale, ai sottoscrittori, a rotazione ad altri indirizzi e ai parlamentari.

La campagna pubblicitaria su settimanali e quotidiani è stata l'espressione più vistosa e di maggior prestigio del lavoro che abbiamo tentato di compiere. Proprio lì dove potevamo pensare di essere il più isolati e ignorati, dove non avevamo mai (i temi, lo stile, di »Liberazione le nostre stesse capacità e storie individuali lo provano) direttamente e consapevolmente sollecitato solidarietà e consensi, abbiamo in questo caso constatato che »Liberazione è stata ed è una voce ascoltata e stimata dei »diversi che siamo, dei »diversi cui abbiamo tentato di fornire una occasione di espressione e di lotta civile.

L'annuncio che per sostenere il nostro progetto, i giornalisti, i parlamentari, gli uomini di cultura il cui elenco insolito e certamente prestigioso è comparso nel nostro appello sui giornali, offrivano la loro collaborazione a »Liberazione , nel quadro delle lotte civili e della campagna per i referendum antiregime, ne è una eloquente testimonianza.

Questa insolita campagna pubblicitaria ci è costata, all'incirca sette milioni, sui trenta che, a rigore, avrebbe dovuto impegnare. Tranne a »Il Corriere della Sera ed a »Il Messaggero , su »L'Espresso , »Panorama , »ABC , il costo della pubblicità è stato assunto direttamente, come contributo alle nostre lotte, da redattori, collaboratori, dipendenti.

Chiedevamo cinquanta milioni subito, duecento in totale, a brevissima scadenza. Tanto richiedono i 90 numeri a 40 mila copie che avevamo preventivato come necessari per tornare in edicola come in ottobre e per mantenere e potenziare le precedenti caratteristiche editoriali.

Non possiamo fornire oggi, ancora, un resoconto definitivo sulla risposta che abbiamo ricevuto. Il disservizio postale non lo consente.

Possiamo però sin d'ora dire che l'obiettivo è sicuramente mancato. Come provano gli elenchi di sottoscrizione che andiamo pubblicando, arriviamo appena a pagare le spese di questa serie provvisoria di numeri poco più che settimanali. E' possibile che, alla fine, risultino disponibili dai cinque ai dieci milioni.

Che fare?

Abbiamo smesso, da un mese, di informare i lettori, gli amici i compagni, come avevamo invece fatto in precedenza, della situazione di redazione, cioè delle energie non finanziarie, ma umane e politiche che sono impegnate nel nostro collettivo. Siamo non più di cinque compagni (Enzo, Marco, Marina, Paolo e Vincenzo) per tutto il lavoro organizzativo, e redazionale. Ma s'è aggiunto com'è noto un elenco di importanti e caratterizzanti collaboratori.

Siamo riusciti a far acquistare (con il contributo ed alle modalità che abbiamo già comunicato) dalla tipografia l'elemento di macchina che ci consentirebbe di uscire a quattro pagine, con orari non più proibitivi. Era la condizione pregiudiziale che annunciammo per configurare un'ipotesi di »Liberazione quotidiana non più »volantino ma un po' più vicina ad un piccolo, effettivo giornale.

Dunque, riassumendo, dai due ai cinque milioni anziché duecento. Un collettivo minimo, inadeguato, un gruppo vasto di potenziali collaboratori. La possibilità tecnica (che non esisteva a ottobre) per uscire a quattro pagine quotidianamente.

Non siamo, ciò malgrado, insoddisfatti di quel che abbiamo fatto. Abbiamo, ci sembra, mantenuto gli impegni assunti. La stessa campagna pubblicitaria s'è tradotta in un notevole, imprevisto salto qualitativo dell'informazione sui referendum antiregime, sul loro rafforzamento, su quello del giornale stesso. Sentiamo il dovere, e forse la possibilità, di andare avanti. Riproponiamo, dunque, un nuovo progetto di lavoro, cui stiamo già applicandoci.

Dall'inizio delle pubblicazioni, in totale hanno sottoscritto per »Liberazione circa 1.800 persone (670 fino a 3.000 lire; 350 fino alle 5.000; 370 fino alle 10.000; 160 fino alle 30.000; 60 con oltre). E' evidente che la maggior parte di questi versamenti, in termini strettamente economici, esauriscono la loro funzione di sostegno ad un quotidiano in un lasso di tempo molto breve. Ma pensiamo, anche, che sia giusto presumere che molti di questi amici hanno contribuito nella misura del possibile e ci sembra giusto non limitarci quindi alla sola valutazione finanziaria.

Se raggiungeremo, con i versamenti in corso di arrivo ed i nuovi, almeno 2.500 sottoscrittori; se riusciremo a raggranellare almeno quindici milioni e la prospettiva di raccoglierne altri nelle due settimane immediatamente successive; se i collaboratori si impegneranno a tradurre in effettivi contributi il loro impegno sì da ridurre il compito altrimenti impossibile della redazione, cercheremo di riprendere le pubblicazioni quotidiane a metà gennaio, al massimo.

Invieremo il giornale solo ai sottoscrittori, ai militanti delle lotte per i diritti civili che ce lo chiederanno, ai parlamentari ed ai »vertici politici, per assicurare quella pressione e quell'intervento politico laico, libertario, concretamente ancorato alle lotte per i referendum che, senza »Liberazione , non può, purtroppo, essere assicurato.

Non andremo in edicola, visto che i costi di distribuzione assorbirebbero almeno il 40-45 per cento del denaro. Non ci andremo anche perché è provato che, per vendere per esempio 15 mila copie è necessario preventivarne altre 35.000 da destinare al macero, come rese. Il che significa che, fra costi di distribuzione e rese, l'80 per cento almeno del danaro dei sottoscrittori finisce, in questi casi, nel nulla, o in peggio. Dovremo fare i conti con un maggiore sforzo di allestimenti e di spedizioni; con il caos postale. Ma non vediamo altre soluzioni possibili, utili e, anche, morali.

A titolo di promozione e di informazione invieremo »Liberazione a rotazione a tre o cinque mila altre persone di indirizzari politici che si possono presupporre interessanti e interessati. Cercheremo anche di prendere in considerazione l'immediata diffusione anche a Roma, attraverso tutte o una parte delle edicole; in tal caso, infatti, non vi sarebbero le spese ingenti dei trasporti, i problemi dell'anticipo degli orari di chiusura, e potremmo curare direttamente una diffusione che riduca al minimo le rese. Progressivamente si potrà passare, sulla base di richieste impegnative, alla distribuzione in altre zone del Centro Italia, mentre sin dall'inizio potremmo inviare a eventuali nuclei di militanti pacchi di giornali per la vendita diretta.

Tutto questo, naturalmente, se l'uscita della nuova serie, precaria e aleatoria in partenza più della precedente, potrà far scattare meccanismi di impegno, di finanziamento e di forza politica e umana adeguati al progetto iniziale di tenere in vita e sviluppare »Liberazione per la campagna dei referendum ormai in corso, e per la raccolta dei 4 milioni di firme che si inizierà, probabilmente, il 15 marzo.

A gennaio, in un modo o nell'altro, verranno i nodi al pettine del referendum sul divorzio; quelli sull'uso sempre più di destra della politica e della formula di »centro-sinistra ; gli altri, connessi alle implicazioni gravi e scontate in temi di diritti civili della linea Berlinguer. La nostra presenza, oggettivamente, sarà sempre più necessaria anche a quelle minoranze sempre più consistenti della sinistra tradizionale che cominciano a dar segni di maggior consapevolezza delle urgenze di lotta che il regime impone.

Ci siamo chiesti, fino ad oggi, se non dovevamo e non potevamo rivolgere agli amici, ai compagni, ai lettori di »Liberazione , con i nostri fraterni auguri, anche un definitivo e semplice commiato. Avevamo a lungo, in queste settimane, considerato questo numero come l'ultimo, nel caso in cui la sottoscrizione promossa avesse mancato (come ha nettamente mancato) i suoi obiettivi minimi.

Siamo qui di nuovo ad assicurare la continuazione del nostro impegno, del nostro lavoro quotidiano, del dialogo e della collaborazione con le centinaia di nuovi amici che si sono manifestati in queste settimane. Decisi a fare il possibile perché la speranza di farcela non ci si muti definitivamente in mano in illusione presto perduta.

 
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