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Pannella Marco - 21 febbraio 1974
Onorevole mendicità
di Marco Pannella

SOMMARIO: Nella pagina che "IL MONDO" offre settimanalmente alla Lega Italiana per l'Istituzione del Divorzio (LID), Marco Pannella rivolge un appello ai lettori perché sostengano finanziariamente le lotte della LID e del Partito Radicale per la difesa del divorzio e per i referendum.

(IL MONDO, 21 febbraio 1974)

("Il mondo apre una pagina, durante tutta la campagna del referendum, alla Lega Italiana per il Divorzio, intendendo così evitare per quanto possibile che si impedisca alla LID di continuare la sua battaglia. Siamo lieti di farlo, anche se le opinioni e i giudizi della LID non sempre coincidono con quelli del "Il Mondo".)

Cari amici di "Il Mondo", un quarto di secolo fa, nella prima sede del giornale, in via Campo Marzio, meno che ventenne, discutevo una sera con l'Averroè di allora, Panfilo Gentile. Ero, al solito, entusiasta di quel che aveva scritto e della proposizione finale, ch'era questa: "Altrimenti continueremo nella onorevole nostra mendicità di chierici". Solo che quel "chierici" non m'andava giù. "Laici", ribattevo con la testardaggine che avevo già allora e che Averroè metteva nel conto del mio essere (come lui) abruzzese. Così quella sera finì male, troppo animata: come spesso per altri tredici anni, con Mario Pannunzio e, poi, anche con Ernesto Rossi, in via Colonna Antonina, dove al primo piano era "Il Mondo", ed era al terzo il Partito Radicale, dal 1956. Fino ai tristi anni dei veri litigi, delle separazioni, il 1962 e 1963, già qui ricordati da Arrigo Benedetti.

Eravamo stati tutti uniti, a lungo, in una analisi pessimista del regime democristiano (e di "regime", di nuovo, fu "Il Mondo" il primo a parlarne). Ci separammo, quando la prospettiva del centro-sinistra sembrò consentire a molti speranze di una radicale inversione di tendenza con la prospettiva di una rottura dell'unità politica dei "cattolici", e non della sinistra. E' andata com'è andata.

Abbiamo da allora fatto quel che abbiamo potuto. Dieci anni fa la classe politica guardò con ironia e commiserazione i nostri primi tentativi di promozione di diritti civili fondamentali, dal divorzio all'obiezione di coscienza. Senza danaro, senza potere, senza stampa, eravamo i loro sanculotti, "va-nus-pieds" anacronistici, patetici e isolati; per di più, nonviolenti come siamo, incapaci perfino di lanciare un sasso al gendarme o all'esattore. Ma è andata, anche questa, per fortuna com'è andata.

Da qualche mese, con l'uscita del quotidiano "Liberazione", lo schieramento sorprendente e convergente di personalità democratiche e liberali, di sindacati, di tutte le forze extraparlamentari, delle sinistre repubblicane, socialiste e liberali, sul progetto di difesa del divorzio e di lancio di altri otto referendum abrogativi delle leggi corporative, clericali, fasciste è suonato il campanello d'allarme. Teatri e piazze tornano nuovamente a riempirsi, da Trieste a Catania, da Roma a La Spezia. Ancora una volta senza soldi, senza organizzazione, senza potere. Il segno è conosciuto, premonitore.

Dobbiamo quindi scomparire. Da destra, ma anche da "sinistra" l'operazione incalza. Voi amici de "Il Mondo" siete i primi, e per ora i soli, a mostrare di sentire che la vostra libertà è in causa, davvero, con la nostra, come con qualsiasi altra; di amici o di avversari che sia. Non essere d'accordo, ma difendere ad ogni costo il diritto altrui di esprimere le proprie idee è l'antico precetto su cui si fonda la tolleranza volterriana, senza la quale non si è laici. Rifiutare di vivere corporativamente la propria libertà se scade a privilegio di fronte a coloro cui vien tolta, è virtù civile e necessaria perché vi sia democrazia, e vi siano democratici. Vi ringraziamo soprattutto perché avrete così mostrato ai potenti che esiste qualche rischio in questa operazione, che non viene loro solo da noi; ed a altri che, per essere "compagni", non valgono le proclamazioni ideologiche ma le azioni politiche. Vi ringraziamo perché ci aiutate così a far vivere speranze, e non le disperazioni distruttrici, di cui questo

regime ha bisogno e che deliberatamente provoca e nutre.

Chiediamo all'opinione pubblica, ai vostri lettori, ai militanti divorzisti e alici, ai compagni e amici radicali di non sottovalutare l'alto valore civile, ma nemmeno la portata politica concreta di questa solidarietà che ci viene offerta, l'occasione di potenziamento della comune lotta che rappresenta. Ci auguriamo, anche, che costituiate un esempio per i troppi che, potendolo e professandosi nostri amici, sono restati inerti.

E voi, consentitemi anche il grazie personale (ma non troppo) di chi, senza pretendere a nessuna eredità, fedeltà o merito, è felice di poter continuare nella mai smessa sua "onorevole mendicità" tornando a salire ancora le vostre scale come quand'era ragazzo a raccogliere anche rimbrotti e litigi e dissensi. Mi sembra di buon auspicio. La presidenza della LID si esprimerà qui, la prossima settimana, collettivamente ed adeguatamente. Intanto, buon lavoro anche a voi, amici del "Il Mondo".

 
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