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Notizie Radicali - 23 luglio 1974
Violenza e soprusi si aggravano. E' più dura la nostra risposta

SOMMARIO: Al 53· giorno di digiuno, Marco Pannella dopo aver precisato gli obiettivi della sua iniziativa nonviolenta (la richiesta che la LID possa difendere per almeno un quarto d'ora alla televisione il suo punto di vista sul divorzio, che il Parlamento esamini la proposta di legge sull'aborto, che il Presidente Leone ricevi una delegazione della LID e del Pr e che sia garantita la linea laica del quotidiano romano "Il Messaggero") annuncia, vista la totale indifferenza delle forze politiche alle questioni sollevate dalla LID, di aggravare le richieste aggiungendo altri sette obiettivi (attivazione della Commissione inquirente, voto ai diciottenni, diritto di famiglia, tutela nei confronti dei promotori dei referendum, concessione da parte dei giornali di una pagina pubblicitaria alla LID).

(NOTIZIE RADICALI n. 289, 23 luglio 1974)

Roma, 24 giugno (NR)

Nel corso della conferenza stampa tenuta stamane all'albergo Minerva, il segretario nazionale della Lid, Marco Pannella, in merito agli obiettivi in appoggio dei quali sta digiunando dal 3 maggio, cioè da 53 giorni, insieme ad altri sette militanti radicali e nonviolenti, al loro 13· giorno di sciopero della fame, ha annunciato che, vista la totale indifferenza delle autorità investite del problema, la LID ha deciso di aggravare le richieste fin qui portate e di aggiungere a queste altri sette obiettivi.

Rai TV

Abbiamo chiesto un quarto d'ora, almeno per la LID, nelle identiche condizioni tecniche e di trasmissione (ora e modalità) riservate ai programmi dai quali siano stati indebitamente esclusi.

Chiediamo ora almeno "venti minuti" in tale contesto e la partecipazione ad un dibattito politico sui temi dei diritti civili con un totale di tempo a nostra disposizione di non meno di altri "dieci minuti".

Inoltre avevamo chiesto di ottenere quel quarto d'ora, ma non avevamo posto condizioni sul "quando" dovesse effettuarsi la sua emissione. Chiediamo ora che avvenga entro i cinque giorni dal termine del digiuno, per avvenuto accordo.

Se per il 5 luglio non avremo ottenuto soddisfazione in questa richiesta sin da ora e per allora, in aggiunta alle attuali richieste chiediamo un "secondo quarto d'ora" riservato alla LID nelle condizioni su precisate.

Abbiamo chiesto almeno un quarto d'ora di spazio radiotelevisivo per consentire a dom Giovanni Franzoni di illustrare la sua vicenda e le sue posizioni, e ancor di più, per consentire all'opinione pubblica e agli utenti radiotelevisivi italiani di usufruire del loro diritto di conoscerne volto, parola, ragione come è stato possibile per centinaia di milioni di stranieri.

Nella nostra richiesta non precisavamo né modalità né ubicazione all'interno delle varie rubriche televisive, né tempi di attuazione. Sarebbe stato agevole realizzare un servizio giornalistico contraddittorio, anche in presenza di altre persone e altre tesi contrapposte.

Alti ambienti della Rai-Tv ci hanno assicurato che esiste un veto (naturalmente ufficioso) della Cei e del Vaticano che hanno impedito di informare in qualsiasi modo il pubblico sulla vicenda. Ci è stato anche affermato che sarebbe più facile ottenere un qualche accoglimento della proposta di una presenza della LID alla Tv se rinunciassimo a questa rivendicazione.

E' un baratto ignobile, quanto più oggi dom Franzoni è indifeso per la gravità allucinante e controriformista del ricatto che viene compiuto contro di lui dalla Chiesa della Cei, e per la inesistente difesa che di lui viene fatta dagli stessi cosiddetti cattolici democratici del No e degli ambienti laici e di sinistra.

Chiediamo dunque ora che il servizio su dom Franzoni duri "almeno 25 minuti" e, all'interno di questi, almeno "un quarto d'ora" gli sia direttamente riservato. Se il 5 luglio questa domanda non sarà accolta chiederemo che l'intero tempo sia riservato a dom Franzoni, suor Marisa Galli e don Marco Misceglia, parroco di Lavello.

Proposta di legge di nuova regolamentazione dell'aborto

Abbiamo chiesto garanzie che, dopo sedici mesi dalla trasmissione da parte dell'assemblea alle commissioni giustizia e sanità congiunte del progetto patrocinato dal PR e presentato dal deputato Fortuna, il naturale e obbligato itinerario parlamentare fosse avviato.

Era facile, ci sembra, compiere un gesto, soprattutto quando era facile l'iscrizione allo o.d.g. e la nomina del relatore, misure comunque obbligate e indifferibili se non in base ad un prassi innaturale e lesiva del prestigio del parlamento. Salvo poi eludere la sostanza della nostra richiesta, non dando seguito pratico al dibattito.

Chiediamo ora che il progetto firmato da 46 parlamentari, fra i quali molti ministri e i massimi responsabili socialisti, e depositato l'11 febbraio 1973, venga immediatamente iscritto all'odg, venga nominato il relatore, venga assegnato a questo il tempo regolamentare senza ulteriori dilazioni per presentarlo alle commissioni, la fissazione di un tempo massimo entro il quale le commissioni affronteranno il dibattito e giungeranno al voto, referente, com'è noto.

Sottolineamo in questo caso l'estrema moderatezza della nostra richiesta in rapporto alla gravità ed all'estrema urgenza del problema per milioni e milioni di persone, per la dignità stessa della legge e dello Stato.

Se entro il 5 luglio non avremo ottenuto l'accoglimento di questa richiesta, chiederemo che il tempo entro il quale le commissioni dovranno portare a termine l'esame sia sufficentemente breve in rapporto alla suddetta e incontraddetta eccezionalità e gravità della situazione sociale e morale connessa, e garanzie sull'eventuale dibattito in assemblea e voto finale.

Garanzie sul rispetto dell'effettiva conferma della linea laica di "Il Messaggero" da parte della nuova proprietà

Abbiamo chiesto finora la garanzia che la conferma della linea laica del giornale si concretasse con l'impegno esplicito a non praticare alcuna forma di censura rispetto alle iniziative del Partito Radicale e della LID. Linea "laica", di per sé, non vuol dire nulla, in un paese in cui per decenni vi sono state maggioranze parlamentari teoricamente laiche e il contemporaneo accrescersi del potere e della corruzione clericale e concordataria, e la battaglia per il divorzio è stata possibile e vincente solo quando e dopo che il PR e la LID avevano mobilitato l'opinione pubblica e organizzate masse considerevoli di cittadini per esigerlo.

Chiediamo ora un preciso documento di garanzia in tal senso che sottoporremmo nei prossimi giorni prima al comitato di redazione, per eventuali correzioni, e poi alla nuova proprietà, cioè alla Montedison, per quello che se ne sa; chiederemo inoltre la pubblicazione integrale del documento e di un commento di tre cartelle giornalistiche da parte della LID e del P.R. sul giornale.

Se non avremo ottenuto soddisfazione di questa richiesta, entro una settimana dalla presentazione, chiederemo spazio corrispondente a due interventi di tre cartelle, uno nella prima e uno nella seconda pagina del quotidiano, sempre udito il parere del comitato di redazione, anche a favore della quale in definitiva avanziamo queste richieste di garanzia.

Udienza del Presidente della Repubblica

Sabato alle ore 15 abbiamo ricevuto un telegramma firmato dal Segretario generale della Presidenza della Repubblica, avv. Picella, con il quale ci si informa che giovedì 27 giugno il Presidente Leone alle ore 11, in accoglimento della richiesta avanzata dalla LID e dal PR, ci riceverà in udienza. Esattamente a 78 giorni dalla presentazione della richiesta stessa.

Non farò parte di questa delegazione. Il PR e la LID formeranno le delegazioni e le comunicheranno entro domani, doverosamente, prima al Presidente della Repubblica e successivamente alla stampa, in modo che esse siano al massimo rappresentative di tutti i movimenti per i diritti civili, il che è agevole perché i massimi esponenti di questi appartengono tutti al Partito Radicale o quanto meno alla LID. Dovrà in tal modo, inequivocabilmente e anche solennemente, apparire chiaro che viene definitivamente e chiaramente superato il principio e il criterio secondo il quale solo i partiti ufficialmente riconosciuti dal regime in sede parlamentare possono essere legittimati ad esprimere al Presidente della Repubblica, supremo garante della Costituzione e quindi dei diritti delle minoranze e di tutti i cittadini non organizzati in quei partiti, proteste o richieste che investano le sue funzioni. E' quanto chiediamo ad ogni libello: vale per la RAI-TV come per le discriminazioni di ogni altra natura. E' l'obiettivo f

ondamentale della politica dei diritti civili in Italia, sul piano della loro difesa: l'abrogazione di tutte le norme classiste, corporative, autoritarie e clericali, dal Concordato ai codici e tribunali militari a molte norme dei codici penali che sono aggetto dei referendum abrogativi promossi dal Partito Radicale e per i quali, in primo luogo, oggi ci si combatte in modo così odioso e antidemocratico da parte delle istituzioni.

Poiché su questo punto la nostra richiesta salvo imprevedibili complicazioni, sembra accolta, non abbiamo evidentemente, oggi, qui, accentuazioni e estensioni da fare.

Non abbiamo nemmeno, evidentemente, motivi di ringraziamento o di riconoscimenti particolari o di particolari soddisfazioni sul piano civile e morale. Ma dobbiamo anche dare atto al Presidente della Repubblica di essere stato il primo fra i destinatari della nostra iniziativa a riconoscere la fondatezza e la serietà della nostra richiesta. Pensiamo che nessuno, e in primo luogo in regime repubblicano e democratico, possa essere immune da errori. Riconoscerli e superarli è prova di forza e di serietà, di onestà e di umiltà democratica, non di debolezza. Può essere solo motivo di fiducia e non del contrario. Ci si consenta solo qui di esprimere il nostro franco dolore che sia stato necessario tanto perché il PR e la LID ottenessero qualcosa per cui nessuno è perdente, a nessuno verrà documento, ma invece solo ragioni di crescita e di rispetto per il costume e le istituzioni repubblicane. Questo accade però, oggi, così di rado; è fatto così eccezionale per cui è altrettanto sincera la soddisfazione di aver comp

iuto da soli, ed in condizioni drammatiche, fino in fondo il nostro dovere.

Nuovi obiettivi

1) Chiediamo garanzie dell'accoglimento dell'impostazione data dalla Direzione Nazionale del Partito Comunista, secondo quanto pubblicato ieri sull'Unità, sul tema specifico e sotto la voce "Il dovere della Commissione inquirente del Parlamento", che almeno in parte, su fatti ignominiosi e di una gravità senza pari per il costume democratico e il prestigio delle istituzioni repubblicane, quali quelli di probabili sistemi di corruzione reciproca da parte del potere politico e di quello economico, accoglie le esigenze espresse da settori addirittura maggioritari della nostra democrazia.

2) Chiediamo, dopo anni di menzogne e di impegni pubblicamente e solennemente professati da tutti i partiti democratici e (dico e ripeto "e") dalla DC, sul tema specifico, che il Parlamento e le forze politiche in esso rappresentate e determinanti, fissino un termine entro il quale si giunga al voto delle proposte di legge che da anni giacciono in Parlamento per l'estensione del voto ai diciottenni. Entro il 5 luglio, se non avremo ricevuto le garanzie richieste, chiederemo che questo termine sia breve.

3) Chiediamo, dopo ancor più anni di vergognose fandonie, di speculazioni indegne delle istituzioni repubblicane, che il Parlamento italiano fissi un termine per il voto del testo unico di riforma del diritto di famiglia che la CEI ha ipocritamente prima sabotato e bloccato e poi in un suo appello preelettorale ha chiesto a tutti gli uomini di buona volontà di sotenere ed esigere, che com'è noto è già stato votato a più riprese, approvato da un ramo del Parlamento.

Entro il 5 luglio, se non avremo ricevuto le garanzie richieste chiederemo che questo termine sia breve.

4) Chiediamo che il Ministro della Giustizia intervenga immediatamente per interrompere la grave azione di violenza contro i diritti dei cittadini che promuovono raccolte di firme per i referendum previsti dalla Costituzione e dalla legge, che consiste nell'abusiva mancata autorizzazione della maggior parte dei maggiori Tribunali italiani all'attività di autenticazione delle firme da parte dei cancellieri al di fuori del recinto dei tribunali stessi, palese violazione della legge che non ha mai previsto clausola.

5) Chiediamo alla proprietà ed ai direttori dei maggiori quotidiani italiani, a titolo di parziale e simbolico riconoscimento dell'indebita censura, antidemocratica, contraria ad ogni deontologia giornalistica anche e specie la più classica e tradizionale, la concessione gratuita di una pagina di pubblicità alla LID ed al PR, entro il 5 luglio.

6) Un ultimo obiettivo previsto, che riguarda personalmente me ed alcuni dei digiunatori, ha trovato nel Partito radicale alcune perplessità. Per questo motivo sarà reso noto solo nei prossimi giorni. Concerne il potere economico, pubblico e para-privato, con il suo sistematico intervento per falsare l'onestà del gioco democratico e per condizionarlo oltre il lecito. Chiederò in proposito, per una preliminare chiarificazione, un incontro con il Presidente della confindustria, Gianni Agnelli. E confesso di avere, proprio in quanto militante di una sinistra intransigente e radicale, maggiore fiducia nella capacità di stile democratico e di un dialogo civile del "capo dei padroni" borghesi e "privati" che degli esponenti "democratici" magari anche "antifascisti" dell'economia corporativa che di "pubblico" ha solo il suo servizio di parte democristiana, classista, burocratico e di corruzione.

 
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