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Notizie Radicali - 30 novembre 1974
Per Moro non esistono le minoranze radicali

SOMMARIO: Il testo della lettera con cui il Presidente del consiglio federativo del Pr Franco De Cataldo e il Segretario nazionale Gianfranco Spadaccia chiedono di essere ricevuti dal Presidente Aldo Moro, incaricato di formare il nuovo governo.

(NOTIZIE RADICALI n. 334, 30 novembre 1974)

Roma, 20 novembre (N.R.)

"Il Presidente del consiglio federativo del Partito radicale, Franco De Cataldo, e il Segretario nazionale, Gianfranco Spadaccia, hanno inviato un telegramma al Presidente incaricato, on. Aldo Moro, per rinnovargli la richiesta d'udienza, già avanzata con lettera l'11 novembre scorso.

Pubblichiamo il testo della lettere che il Presidente e il Segretario del P.R. hanno inviato dieci giorni or sono al Presidente incaricato:"

"Onorevole Presidente,

le posizioni del nostro Partito Le sono certamente note, così come Le è nota la sua condizione di minoranza non rappresentata in Parlamento, prevalentemente impegnata in questi anni nella lotta per i diritti civili.

Il Partito Radicale è forse la più intransigente forza politica di opposizione alla Democrazia Cristiana, partito del quale Lei è stato per lungo tempo Segretario politico e uno dei maggiori "leader" e per incarico del quale sta ora tentando di formare il nuovo Governo. Uno dei firmatari di questa lettera - nella sua recente relazione al congresso radicale - ha espresso inoltre, con la franchezza che ci è consueta, decise critiche al suo operato di Presidente del Consiglio a capo dei governi di centro-sinistra durante la legislatura 1963-1968.

Operiamo, tuttavia, da forza extraparlamentare, non contro le istituzioni rappresentative e parlamentari del nostro paese, ma al contrario per il loro rafforzamento e per il pieno ristabilimento delle loro funzioni legislative, di controllo democratico dell'esecutivo, e di diretta e più alta espressione della volontà popolare. In modo non violento i nostri sforzi, le nostre lotte sono indirizzate alla reintegrazione della legalità repubblicana e costituzionale, fino ad oggi troppo spesso contraddetta e violata da leggi e comportamenti.

Con il nostro programma, con la nostra azione non violenta lottiamo per conquistare nuove condizioni di legalità per costruire una società laica, socialista e libertaria. Ma lo facciamo a partire dal rispetto dell'attuale legalità costituzionale e repubblicana che costituisce il contratto sociale, la carta comune della convivenza democratica delle donne e degli uomini, in quanto cittadini e lavoratori, di questo paese. Le nostre lotte sono anche e soprattutto rivolte a rivendicare il rispetto da parte del potere e delle forze politiche di questa legalità, e l'attuazione degli impegni politici, programmatici, legislativi che non noi, ma i partiti rappresentati in Parlamento, i partiti di maggioranza e gli stessi partiti che consideriamo nostri avversari, hanno assunto di fronte al paese.

Non si meravigli, dunque, Signor Presidente, se nel momento in cui Le è stato affidato, in una situazione estremamente delicata e difficile per la vita e il progresso del Paese, l'incarico di formare il nuovo Governo, il Partito Radicale Le rivolge, rispettosamente, la richiesta di voler ascoltare anche la voce di un partito non rappresentato in Parlamento, ma che ha espresso ed ha dato voce in questi anni, in tema di diritti civili, ad esigenze e richieste che erano e sono sentite come giuste non da un'esigua minoranza, ma da larghe masse e in alcuni casi da larghe maggioranze della popolazione.

Le chiediamo, pertanto, mentre sta procedendo alla formazione del programma di governo, di voler ricevere, nelle forme che riterrà più opportune, una delegazione del Partito Radicale, per consentirci di esprimere alcune preoccupazioni e proposte in ordine a problemi e leggi che sono o dovrebbero essere all'ordine del giorno delle due Camere e comprese nel programma del nuovo Governo".

"La richiesta del Partito Radicale allo On. Moro costituisce un atto di umiltà democratica. Il momento che la Repubblica sta attraversando è estremamente difficile, non soltanto per la crisi economica che è probabilmente la più grave che investa il paese dal dopoguerra. La crisi delle istituzioni è probabilmente anche più drammatica della stessa crisi economica. La nostra valutazione è che le cause più profonde di questa crisi non possono essere affrontate e risolte se non preparando fin da oggi una alternativa democratica alla D.C., di cui ancora oggi non esistono le condizioni. Riteniamo però che esistono problemi urgenti per la democrazia che devono essere affrontati subito e non possono attendere ulteriormente. In particolare sul piano delle riforme civili è stato perso anche troppo tempo. Non possiamo ignorare che il Governo Moro nasce da un braccio di ferro che si è verificato fra i fautori della crisi e di elezioni politiche anticipate da una parte e il PSI e i sindacati dall'altra. Se questo confront

o s è risolto positivamente, lo si deve anche alla tenacia, alle scelte e all'abilità dello On. Moro. E' giusto pertanto, da parte nostra, dal momento che il PSI ha deciso di dare il suo appoggio esterno al nuovo governo bicolore, senza rinunciare alla nostra intransigenza democratica, rinunciare ad atteggiamenti aprioristici per chiedere alla nuova maggioranza e al nuovo governo alcune assunzioni di responsabilità e alcune garanzie politiche e legislative. Noi ci auguriamo che il Presidente Moro sappia e voglia valutare e prendere atto di questa volontà. La sua risposta alla nostra richiesta sarà per noi un primo elemento di valutazione sugli indirizzi e sulla volontà politica del governo che sta per costituirsi."

 
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