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Pannella Marco - 1 marzo 1975
Felicità è libertà
Intervista a Marco Pannella

SOMMARIO: Replicando alla accusa di voler strumentalizzare, in quanto uomo, la battaglia sull'aborto, Marco Pannella afferma che queste "femministe" rappresentano una aristocrazia completamente scissa dai sentimenti di milioni di donne impegnate nelle battaglie per i diritti civili.

(intervista ad Amica - Marzo 1975 da " Marco Pannella - Scritti e discorsi - 1959-1980", editrice Gammalibri, gennaio 1982)

Amica - Cosa intendi esattamente per "politica della persona"?

Pannella - Io dico felicità è libertà, non come due cose simili, ma come la stessa cosa. Ho sempre detto che tutte le cose che sono connesse con la vita delle coscienze, con i problemi quotidiani di ognuno di noi, hanno la preminenza su tutte le altre, sono politicamente preminenti. Ecco perché allora parliamo di amore, di sessualità, di masturbazione, di divorzio, di aborto, come aspetti strettamente politici dell'individuo.

Amica - Alcune femministe rifiutano di allearsi con gli uomini (o partiti politici) nella battaglia per l'aborto, perché dicono che, una volta legalizzato, l'aborto è solo una "comodità" in più per l'uomo, che al contrario dovrebbe mettere in discussione il suo modo aggressivo e violento di far all'amore. Che ne pensi?

Pannella - Queste femministe sono al massimo centocinquanta. Ma non è tanto il numero quanto il fatto che se noi, in dieci, parliamo di "divorzio" o di "aborto", siamo i portavoce di trenta-quaranta milioni di persone, con un Parlamento che ne rappresenta, sì e no, il 35%. Queste femministe sono un dato aristocratico, oligarchico, perché il loro linguaggio non ha nessuna eco, non esprime il grado o la qualità di maturità e coscienza della cosiddetta gente comune, perché ritengo che la gente comune non sia matura. Invece la donna è maturissima, tanto è vero che abortisce: l'atto di aborto deve essere sicuramente ritenuto fra gli atti più morali che esistano in questo mondo.

Io so che le donne che abortiscono non sono quelle-sprovvedute-che-non-capiscono-perchè-sono-vittime-del-maschio, come dicono queste femministe: queste donne danno l'indicazione concreta, grossa, obbligante per tutti noi.

Amica - E le femministe del MLD (federato al Partito radicale) come si riconoscono nel discorso del Partito radicale?

Pannella - C'è un dato macroscopico: quando facemmo nel '65 la legge per il divorzio, dopo quattro mesi il 70% dei militanti erano donne. E già questo non è un caso. Poi il nostro discorso "reichiano" sulla liberazione sessuale, il nostro anticlericalismo e quindi il discorso sulla castità, l'innocenza, la verginità, come oppressione della donna, lo facevamo nel '62. Poi la nonviolenza, la critica al ruolo maschile tradizionale, alla violenza nel nome della forza, la critica alla cultura dell'aggressione, alla gerarchia come dato di efficenza. Noi abbiamo capovolto tutto. Abbiamo sempre detto che il massimo dell'efficientismo è proprio l'essere disordinati, per impedire la formazione dei ruoli gerarchici, questo anche nella famiglia, nella coppia, nell'amore.

Amica - Alcune femministe ti hanno attaccato nella loro rivista, chiamandoti l'antifemminista del mese, perché ti assumi, da maschio, la paternità delle battaglie delle donne. Che ne pensi?

Pannella - Quell'articolo è il più antifemminista che io abbia letto. Perché in effetti non è contro di me, ma contro la donnetta sprovveduta, quella che non sa, quella che avendo bisogno di Gary Cooper, del mito, del divo, lo ritrova in politica (secondo le femministe sarei io). Quindi il disprezzo per questa "povera" donna e per tutte le minoranze. E' rivoluzionarismo antipopolare, contro le donne come sono, contro gli operai come sono. Lei, questa femminista "superiore", si costituisce donna autonoma e giudica le altre donne delle sprovvedute, delle poverine. E' l'ape regina che disprezza le api operaie, che sono le mie compagne dell'MLD che fanno la battaglia per strada, in piazza, in borgata; loro fanno le api operaie da sette anni. Le femministe aristocratiche sono delle giacobine che, come nella rivoluzione francese, fanno parte del club più duro, non contro gli aristocratici che stanno fuori, ma contro Marat, Danton e poi Robespierre...

 
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