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Fratini Gaio - 11 settembre 1975
PANNELLA, IL NEMICO DEI BENPENSANTI
Concentrati in un libro del leader radicale vent'anni di battaglie per i diritti civili

di Gaio Fratini

SOMMARIO: L'intervista a Marco Pannella a partire dall'annuncio della pubblicazione di un libro, curato da Umberto Eco, sui suoi vent'anni di lotta per i diritti umani.

(IL MONDO, 11 settembre 1975)

"Questo mio libro avrà per titolo ``Una politica da marciapiede''. Lo stampa Bompiani e l'uscita è prevista per gennaio. Io per la verità avrei voluto chiamarlo ``Associazione a delinquere'', un titolo più provocatorio sarcastico, emblematico, non ti pare? Ma poi Umberto Eco, il curatore dell'edizione e dei tanti nostri dialoghi tra il partito, i caffè, le piazze, le carceri, mi ha ricordato che viviamo in un Paese perfettamente incapace d'ironia e di potere d'astrazione. Siamo rimasti al più aulico Pirandello, gioia dei nostri principi del foro. Non sei più l'essere, ma il sembrare, Una donna cammina con te dopo la mezzanotte? Non può essere che una puttana. Un ragazzo ti segue con i suoi lucidi occhi di apostolo? Deve essere senza dubbio un frocio. Con un titolo simile ma ha detto Andrea Ketoff, mio estemporaneo biografo che conserva e tiene in ordine tutti i miei articoli, avresti potuto finir dentro per apologia di reato. O magari per plagio, come Braibanti, essendo notoriamente io mistico che trascina d

ietro di sé inermi folle in preghiera lungo le rive del Gange, come ha scritto, ahimè, in perfetta buonafede, il solito agiografo di regime".

Le grandi, nervose mani appoggiate sulla macchina per scrivere, maglione bianco, occhi azzurri, magnetici, una fiammante abbronzatura da yachtman, ma di quelli - mi spiega con un sorriso - che fatalmente restano a terra, come nella celebre poesia del senatore a vita Eugenio Montale, il leader radicale Marco Pannella sta lavorando da qualche settimana, tra Roma e la sua nativa Teramo, al montaggio di tutto il complesso materiale riguardante vent'anni di lotta in difesa dei diritti civili.

"Cosa sono i diritti civili? Le verità che hanno radici nella tua storia, che si specchiano continuamente nella tua vita privata. S'identificano sempre nel sentimento comune della gente e quindi sono istanze sociali da risolvere per affrontare e vincere l'ingiustizia. Vedi?, se una cosca di poveri clericali s'oppone a una proposta di miglioramento economico, si trova sempre una scusa, un alibi, che so? la contingenza, il braccio di ferro con Agnelli, il settembre caldo e cose del genere. Ma quali ragioni possono addurre per opporsi a un referendum? Sono cavilli giuridici, rinvii da ex mozzorecchi. E finiscono per arrabbiarsi, perdono le staffe, diventano clown da circo Togni".

"Questa tua casa è un posto di mare. Non difendi certo la tua privacy, se apri al primo sconosciuto."

E' vero, non la difendo, almeno apparentemente. Anche perché in Italia una delle industrie che fiorisce meglio è quella della privacy classista, la privacy come privilegio dei nuovi ricchi, quelli con diritto al dobermann, al gorilla, al mitra, al water in oro massiccio. Ecco i luoghi deputati da visitare, le appassionanti mappe dell'attuale sottobosco politico. Questo museo dedicato ai recenti profitti quanto prima aperto al pubblico."

"Quali sono, Marco, i tuoi maggiori nemici?"

"I benpensanti. Ah, meglio vedere intorno a te degli avversari autentici, meglio chi ti odia apertamente e reclama la tua testa, che avere a che fare col gruppo dei benpensanti, così immobili nelle loro idee e abitudini. Con gli avversari più feroci un giorno o l'altro puoi anche far pace e trovare in loro un'insperata collaborazione, come a me è capitato alla vigilia del referendum sul divorzio. Coi benpensanti no, questo non avviene mai. Sono proprio loro a contraffare la tua immagine, con definizioni meschine, idiote, come quando ti chiamano il Gandhi in via Veneto. Capisci?, un Gandhi snob, elegante, in piena salute, che si è seduto al caffè assieme alla Morante e Pasolini. Cosa dovrei fare per loro? Lo stilista? L'anacoreta? Vestire il perizoma? Adottare una capra? Quelli che poi giurano di volermi veramente bene mi definiscono un artista della politica. Davvero un bel complimento! Come se chiedere da mattina a sera il rispetto dei diritti delle minoranze e digiunare per sessanta, settanta giorni, per a

nticipare una sentenza della corte costituzionale, e con la quale anche noi potessimo aver spazio in televisione accanto ai grossi partiti, sia uguale a scrivere una poesia sull'ultimo modello della Fiat o fare un quadro alla Guttuso sull'esportazione del pescespada."

"In quei giorni dell'estate scorsa, quando tu digiunavi, assieme ai tuoi compagni, ho incontrato al ristorante Colonna Antonina alcuni personaggi di Montecitorio. Democraticamente chiesero all'oste il meglio e il più per celebrarti in maniera degna."

"Poveretti se non riescono mai a capire che in me non c'è alcuna idea di sacrificio, come lo intendono i clericofascisti, sai?, quelli che inaugurano ancora monumenti ad aviatori scomparsi e bazzicano solitamente vedove di guerra truccate da Dodo d'Hmbourg. Io detesto l'idea del sacrificio. Detesto i cristiani che muoiono dalla voglia di andare in pasto ai leoni. Del resto quella del digiuno è l'arma più lucida e temibile a disposizione di chi è in minoranza. E' incredibile la forza spirituale, il vigore dialettico che s'acquistano digiunando. Sei come in cordata sull'Everest, tra speranze, vertigini, allucinanti visioni. Per tenerti su, reciti Rimbaud e in un verso mi pareva concentrarsi tutta la bella e gioiosa vita radicale. ``Le raisonnable dérèglement des sens'', il ragionevole sregolamento dei sensi, proprio il contrario dell'autolesionismo, del suicidio, del violento e sordo morire. La cima è a un passo da noi, ricordavo ai compagni più dubitosi. Ormai dobbiamo farcela. Non siamo mai stati più compatt

i e sereni di ora, ci andavamo dicendo con gli occhi e il sorriso. E gli altri che inventino pure sconce barzellette su di noi. Non ci toccano, ormai viviamo in un'altra dimensiona. Provare per credere, teneri ed espliciti maialetti che facevate il pieno, alla nostra salute, s'intende, nei ristoranti alla moda. Ah, mi ricordo che una mattina telefona una voce greve che somigliava tanto a quella di Maurizio Ferrara e mi dice: Nun fà er martire. Ma ché, voj morì? No, gli rispondo; non sono mai stato più vivo e felice di ora. Voglio che il mio compagno anche lui viva e sia felice. Non ci piace per niente morire e passare alla storia come eroi. Tu vedrai, ce la facciamo, e potresti invitarmi a cena per l'occasione. Lo sai, mi piace mangiar bene."

"E invece ti ha invitato alla sagra del sonetto romanesco. Bravo, volevi prenderti tutta la gloria del referendum, con la tua Lid. così diceva in quelle sue rime da Festa de Noantri."

"Sì, ci chiamò finocchi e vacche, ma ormai è acqua passata. E poi la legge del contrappasso ha funzionato e come. Un mese fa il poeta del ``Compromesso rivoluzionario'' l'hanno laureato con allori e pergamene in Campidoglio. Mi dicono che alla cerimonia fossero presenti le ombre di Rebecchini e Petrucci. Ma, sonetto del referendum a parte, posso dire che coi comunisti siamo in rapporti molto più tranquilli. Umberto Terracini ci segue con affetto, e fuori dal solito patrialcalismo. Sì, il patrialcalismo dei laici più santoni e bigotti che ancora si domandano quando Pannella metterà giudizio. Così sicuri, quando pontificano al ristorante che il Paese sia immaturo e arretrato, non loro. Quanto a Berlinguer, se andrà al potere, finalmente, non credo che per l'occasione voglia riaprire i giochi del Colosseo, per far scomparire i radicali dalla faccia della terra. Anche lui, penso, ha bisogno di gente che non crede più nelle ideologie chiuse, codificate e nemmeno alle infinite celebrazioni, a cortei, sermoni natal

izi."

"Oltre che di aver rovinato coi tuoi digiuni le cene degli Scarpia più ingordi, vieni accusato si aver preso il vizio del referendum."

"C'è chi ha scritto che è lo strumento giuridico dei regimi reazionari. Si vede proprio che vogliono seguitare a confondere referendum con plebiscito, che vogliono seguitare a disprezzare la gente come se fosse la plebe di ieri. Montanelli dice che per la gente seria l'aborto è tema da confessionale, se credente, o da insonnie, se atea. Anche per l'aborto il referendum? Ma siamo impazziti? Basta con simili forme ricattatorie, anacronistiche, tuona il direttore del ``Giornale''. L'aborto merita delicato studio e intensa meditazione..."

"Per il divorzio erano almeno cent'anni che di meditava..."

"Sicuro, e volevano che si meditasse per qualche altro decennio, non solo Fanfani. Tanto il divorzio della Sacra Rota e delle trascrizioni all'estero, notabili ed evasori fiscali lo avevano per diritto divino, come per diritto divino godono dell'aborto di classe."

"Si deve a te se gli obiettori di coscienza non vanno più in galera, compresi i pavidi, i cretini, i figli di papà. Disertare caserme e ignorare come è fatto un fucile tu lo ritieni un fatto di crescita culturale. In che misura?"

"Un vero intellettuale non può essere che contro ogni bomba, ogni esercito, ogni forma di rafforzamento, anche solo contingente, dello Stato. Io, ripeto, sono contro ogni sacrificio, morte, assassinio, massimamente se concepito per motivi rivoluzionari. Io credo solo alla parola che si dice e si ascolta, ai racconti che si fanno in cucina, a letto, per le strade, al lavoro, quando si vuol essere onesti, essere veramente capiti. Tutto il resto è aggressione, violenza."

"Ma le tue invettive, i tuoi laser polemici, le tue ingiurie? Non ti ho mai visto porgere l'altra guancia. Solo colpire d'incontro al fegato e alla mascella."

"Beh, contro chi usa il laicismo al solo scopo di garantirsi una fetta di potere, ogni comportamento evangelico è di troppo. In quei casi altro che apologo dell'altra guancia. Conviene armarsi di frusta, cacciare i mercanti dal tempio. E poi qualche mossa di lotta giapponese la devi prima o dopo apprendere per disarmare i boia di Stato, dico i tenutari di quel postribolo che chiamano ``l'Ordine''. Per immaginarsi vivi i boia di Stato hanno necessità di arrestare, perquisire, ammazzare, spedire in manicomio le vittime. Cercano in qualche modo di trasferire quei demoni interiori di repressi, impotenti, frustrati, nei corpi di chi ritengono diversi da loro."

"Ancora si discute sulla tua fumatina di haschish davanti alla squadra narcotici. Mero esibizionismo, hanno commentato. Non poteva tornare ai cappuccini del suo digiuno?"

"L'asino di Buridano non muore mai. Devo ricordare ai deboli di memoria che col nostro digiuno ottenemmo al legge Valpreda e facemmo con questa legge uscire due anni e mezzo fa circa 150 ragazzi dal carcere. Erano stati condannati per aver fumato hashish. Ma l'hashish, vogliamo ripeterlo?, non è droga, non crea assuefazione, toglierà magari le capacità immunologiche all'organismo, ma la stricnina che ti fulmina è considerata per questo una droga? La colpa di tutti questi ragazzi non è maggiore di quella di bere vodka e fumarci sopra un pacchetto di sigarette americane. A me non restava che andar dentro per segnalare che se non si fa un bel nulla, fra poco arriva la strage per droga vera, sto parlando dell'eroina. Bisogna immediatamente riformare la legge a dar caccia spietata agli spacciatori delle polverine letali. Sono loro i carnefici da incatenare. Chi spaccia eroina guadagna trenta volte più che con l'hashish e sa troppo bene che il ragazzo drogato si comporta da schiavo perfetto, e prima di morire potr

à diventare anche un esemplare propagandista del prodotto."

 
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