Nel programma che il partito presenta per il 1976SOMMARIO: Il Congresso di Firenze del Partito radicale ha proposto al Psi un patto federativo sulla base di un progetto di raccolta di un milione di firme su numerosi progetti di legge d'iniziativa popolare e di un programma di governo di legislatura sulla quale chiedere fiducia all'elettorato. Se il Psi accetterà questa proposta i radicali lo sosterranno elettoralemnte, altrimenti presentaranno proprie liste alle elezioni del 1976.
(IL MONDO, 6 novembre 1975)
Partito federale e federativo, il Pr è concepito come "struttura di servizio" e di collegamento fra autonomi partiti "regionali", autonome forze e movimenti politici e sindacali; rigido autofinanziamento, quote mensili molto alte, congressi "sovrani" annuali autoconvocati a data fissa (per evitare il prepotere del esecutivo), bilanci pubblici, discussi, nei preventivi e nei consuntivi, nel quadro dei dibattiti politici congressuali; maggioranze altissime necessarie per vincolare i militanti, e sempre solo tendenzialmente mai giuridicamente, a sostegno dei progetti politici, che non possono impegnare per più di un anno l'organizzazione: divieto assoluto di "funzionamento"; divieto agli eletti nelle istituzioni statali di impegnare il nome del Pr nella loro attività (deve essere di diretta "rappresentanza popolare") poiché con l'elezione decadano dai doveri e dai diritti di iscritti, assenza di qualsiasi organo e di qualsiasi possibilità di provvedimento disciplinare; illegittimità di qualsiasi rappresentanza
da parte di organi centrali che non sia limitata all'esercizio dell'attuazione dei singoli deliberati congressuali... Insomma, uno statuto effettivamente laico e libertario, estremamente articolato e che s'è indubbiamente rivelato anche efficace se è vero come è vero che è con questa organizzazione che i radicali, a lungo in non più di duecento militanti, e ora poco più di duemila, sono riusciti a marcare in modo profondo e indelebile la vita politica italiana dell'ultimo decennio.
Il Pr è il primo movimento politico europeo che abbia proclamato con vigore e rigore la sua caratteristica "non violenta" come necessaria alla qualità socialista, democratica di classe, delle sue lotte. Lungi dall'esserne disarmato, con le sue non-collaborazioni e le disubbidienze civili contro organi e leggi ritenute illegittime e le obiezioni di coscienza contro quelle ingiuste, con le azioni dirette non violente, il partito radicale s'è rivelato come la forza politica relativamente più combattiva in Italia. I sondaggi e l'esito delle raccolte di firme per i referendum del Pr, la capacità di influire e determinare momenti essenziali della vita parlamentare, di "far legge" stanno a dimostrarlo.
Le vittorie per il divorzio, per l'obiezione di coscienza, per la libertà di stampa, per i diritti del cittadino di fronte alla giustizia ed alla polizia, ora per l'aborto, per la droga, nella concreta difesa dei "diversi", delle minoranze o delle maggioranze oppresse hanno trovato ancor più nei metodi che nei fini, pur così importanti, conquiste di viver civile.
Marco Pannella, il nome più prestigioso tra i radicali, non ha più la tessera del partito. Vuol organizzare, partendo di nuovo da zero, di nuovo a mani nude, la "Lega 13 Maggio - Movimento socialista per i diritti civili". Una forza libertaria e socialista non può "permettersi né leader carismatici né padri nobili o meno nobili", afferma Pannella. "Dobbiamo riprodurci", continua, "per scissione, come certe cellule di tessuti nobili. Per crescere meglio e meglio uniti."
Ai sondaggi che danno loro almeno due milioni di voti, i radicali rispondono ancora insoddisfatti e convinti che la lettura dei dati della "Demoskopea" autorizza invece già ad assegnargliene almeno quattro.
Nella sua relazione al Congresso di Firenze, Spadaccia, d'accordo con Roberto Cicciomessere, chiederà al partito uno sforzo immediato ed enorme. Per il 31 gennaio devono essere pronte, con i relativi presentatori oltre che candidati, liste radicali in tutte le circoscrizioni della camera e tutti i collegi senatoriali. La loro strategia sembra chiarissima. Chiedono al Psi di far proprio, per la prossima primavera, il progetto di raccolta di un milione di firme autenticate attorno a numerosi progetti di legge di iniziativa popolare più o meno corrispondenti ai temi dei referendum mancati negli anni scorsi. Chiedono anche che il Psi si presenti alle prossime elezioni con un programma di governo di legislatura sul quale chiedere la fiducia dell'elettorato; come primo nucleo aggregante per un programma comune di governo della sinistra unita. A queste condizioni il partito radicale proporrebbe al Psi un immediato rapporto federativo, e lo appoggerebbe alle elezioni, a cominciare da quelle amministrative di Roma, G
enova e Bari, a maggio del 1976. Altrimenti?
"Altrimenti", commenta Spadaccia, "il nostro Congresso del 1976 darà le sue risposte. E, se ci sono elezioni anticipate nel frattempo, se la vedrà il nuovo segretario nazionale. Al suo posto, io non solo le affronterei ma scatenerei il partito e le leghe in un assalto alla terza posizione elettorale, non alla quarta."
Spadaccia e Cicciomessere vogliono un congresso di lavoro intenso, di ricerca d'aumento del potenziale e del numero delle lotte per i diritti civili, di raccordo di sempre nuovi gruppi e ambienti di "diversi": a cominciare dalle minoranze etniche e "nazionali"; un congresso di minuziosa preparazione organizzativa, politica, finanziaria della battaglie in corso, da riprendere e proseguire.